Kyle Busch ha scritto una pagina storica per la Toyota e la NASCAR.
Ormai era nell' aria, si era capito sin dalle manche di qualificazione a Daytona che la Toyota versione 2008 aveva fatto piu' che buoni passi avanti rispetto alla stagione scorsa. Gia' sulla pista della Florida Tony Stewart e Kyle Busch avevano sfiorato un'impresa che sarebbe stata ancora piu' colossale, arrivando pero' corti di un niente, battuti dalla Dodge di Ryan Newman. Quando pero' Kyle è passato sotto la bandiera a scacchi per primo ad Atlanta, portando in victory lane la Camry #18 del Joe Gibbs Racing, seguito da Stewart per la doppietta, quella sensazione quasi astratta che stesse per succedere prima o poi, ma che in realta' sui ponti di comando di Chevrolet, Ford e Dodge speravano,segretamente ma non troppo, non si verificasse mai, è diventata realta'. Un costruttore di automobili straniero, non americano, ma giapponese, ha vinto la sua prima corsa nella categoria regina della piu' americana e nazionalistica delle forme di automobilismo, la NASCAR Sprint Cup Series. Non avveniva da un'eternita', in pratica dagli albori della categoria stessa. Nel 1954, in giugno, il semi sconosciuto Al Keller vinse su una pista stradale ricavata all'aeroporto di Linden, nel New Jersey, guidando una inglese Jaguar.
La Toyota ha fatto centro alla gara numero quaranta, dopo un anno di debutto passato da mille diffcolta', un momento temporale non certo ideale, coincidente con il dover portare in pista due progetti diversi a causa del passaggio della NASCAR al nuovo telaio, e l'ostilita' di proprietari di teams e costruttori US che ne hanno osteggiato, criticato e cercato di rimandare piu' a lungo possibile l'ingresso nella categoria top. Ora quello di cui si dovranno preoccupare i piani alti dei costruttori sopracitati dovrebbe essere se questa vittoria possa rappresentare un fuoco isolato o se sia invece la punta di un iceberg, che possibilmente potrebbe finire col far affondare tutta la nave US. Ma la risposta probabilmente la conoscono gia'.
Il successo di Busch deriva sia dalle possibilita' economiche immense che Toyota ha deciso di mettere a disposizione del programma NASCAR, che naturalmente per il mercato americano conta infinitamente di piu' che quello di F1 per esempio, ma soprattutto dalla strategia maturata nella seconda parte del 2007 e conclusa nell'inverno, che ha portato la Toyota a far approdare la sua Camry nelle mani di un top team come il Joe Gibbs Racing, forte di una struttura motoristica di primo livello che ha permesso di colmare rapidamente il gap con la dominante Chevrolet. Anzi oggi a livello di cavalli la Camry è di gran lunga la vettura piu' potente, e lo si è visto a Daytona, ed è migliorata molto anche a livello di guidabilita' come ha dimostrato soprattutto Busch negli ovali intermedi percorrendo piu' giri in testa di chiunque altro finora. Fondamentale poi anche arrivare a poter disporre di piloti del calibro di Stewart, Busch ed Hamlin.
Ma chi si aspettava che riuscisse a vincere prima Kyle, nuovo arrivato al JGR, che non il suo sostituto al team Hendrick Dale Earnhardt Jr.? Ed era ancora piu' difficile prevedere che dopo quattro gare la Chevrolet, e soprattutto lo squadrone di Hendrick, fosse ancora a bocca asciutta. Dale Jr. è stato finora il migliore del dream team Chevy, con solidi piazzamenti e la sola eccezione della corsa in California dove è stato coinvolto dall'incidente di un'altra Chevy Impala di Hendrick, la #5 di Casey Mears. E' mancato per ora il guizzo vincente nelle fasi finali delle corse, dove Junior è sempre apparso in difficolta', con qualche errore di troppo nei restart. Anche Jeff Gordon ha viaggiato sempre nei primi dieci, ma anche la Chevy #24 non è sembrata mai essere pronta nei momenti decisivi.
A Las Vegas poi Gordon ha buttato ottimi punti con un errore diffcile da comprendere per uno della sua esperienza, quando negli ultimi giri ha toccato Kenseth, finendo per sbattere duramente a muro. Jimmie Johnson è stato addirittura disastroso a Vegas, viaggiando sempre oltre la trentesima posizione, e ad Atlanta ha dovuto recuperare due volte il giro del leader lamentando una macchina inguidabile in tutte le fasi delle curve. La sensazione è che si riesca ancora a trovare l'assetto piu' equilibrato sui tracciati intermedi, dove la nuova vettura con ala e splitter corre per la prima volta, perchè nel 2007 aveva affrontato solo i tracciati corti.
La Chevrolet deve gurdarsi anche dalla Ford. Le due vittorie di Carld Edwards con la #99 del Roush Fenway Racing in California e a Vegas hanno sottolineato qualè al momento la migliore vettura in termini di maneggevolezza e guidabilita'. Edwards è stato poi penalizzato dopo la vittoria in Nevada per una irregolarita' del serbatoio dell'olio della sua Ford, ma il suo passo in testa alla corsa è parso sempre inarrestabile e ad Atlanta solo la rottura della trasmissione lo ha bloccato lasciando via libera a Busch. Ma se non avra' altri problemi di affidabilita' per la Chase è un contendente sicuro. Greg Biffle con due top 5 e il secondo posto in classifica generale, conferma l'arrembaggio della casa di Detroit. La Dodge dopo la vittoria di Newman a Daytona ha ha pagato un certo gap di prestazioni, con il solo Kasey Kahne con la #9 del Gillette Evernham con costanza nei dieci. In ombra soprattutto il team Ganassi, con Montoya in fase di stallo nela sua curva di apprendimento.
Per la Chevrolet il momento del riscatto potrebbe arrivare proprio nel prossimo weekend in cui si va a Bristol, il tracciato forse piu' amato dai piloti e di sicuro dal pubblico, con i suoi soli ottocento metri di lunghezza e le sue incredibili curve inclinate di 32 gradi, per una azione senza soluzione di continuita'. Kyle Busch l'anno scorso condusse proprio la Chevy alla vittoria nella gara di debutto delle COT, oggi si presenta da leader della classifica, fresco della prima vittoria con Toyota, e con tutte le intenzioni di fare il bis. Quello che è certo è che ci sara' battaglia e divertimento per cinquecento giri. Lets go racing boys!