Shaq ha lo sguardo puntato all'anello, ma se i Suns non si svegliano, i Playoff sono a rischio.
Dopo dieci partite è ancora difficile poter giudicare i Suns dell'era Shaquille O'Neal. Sono la squadra che ha battuto i Celtics e gli Spurs in due partite lente e dure (il tipo di partite che solevano perdere i vecchi Suns) oppure la squadra che è stata demolita pezzetto per pezzetto dai Pistons allo US Airways Center e dagli Hornets a New Orleans?
Contro Boston e San Antonio si sono visti sprazzi dei Suns che D'Antoni aveva immaginato quando è arrivato "The Big Cactus": forti in difesa e solidi a rimbalzo. Nessuna delle due squadre ha infatti raggiunto il 40% al tiro (38,5% per i Celtics e 34,9% per gli Spurs) ed entrambe sono state battute a rimbalzo (50-32 e 52-44 i margini rispettivi).
Senza bisogno di scomodare le imbarazzanti statistiche di certe sconfitte (i 41 punti dei Jazz nell'ultimo quarto, i 30 punti di scarto contro i Pistons…) dando uno sguardo ai numeri globali dell'era Shaquille O'Neal il panorama non è certo confortante: 110,9 sono i punti concessi agli avversari (la media prima dell'All-Star era di 104), di cui quasi 20 in contropiede (quando prima ne concedevano appena 10), i turnover commessi sono stati 15,9 (una media che piazzerebbe i Suns all'ultimo posto della lega) e il bilancio vittorie sconfitte è un deprimente 4-6.
Sono state dieci partite di alti e bassi, tipici di una squadra che non ha ancora trovato la sua identità , di una squadra ancora in rodaggio. "Per noi è come se fossimo al training-camp", ammetteva Steve Nash. Il problema è che le altre squadre sono invece già quasi pronte per i Playoff, marzo non è proprio tempo di esperimenti nella NBA.
Nonostante le difficoltà D'Antoni è soddisfatto e crede che "senza dubbio, con Shaq possiamo essere una squadra migliore di quella che eravamo prima. Se guardate tutti gli aspetti in cui O'Neal dà un grande contributo, come i rimbalzi, la difesa sotto canestro e i punti da seconde opportunità , questi erano tutti nostri punti deboli prima del suo arrivo".
C'è stato un effettivo miglioramento a rimbalzo e nella difesa interiore, il problema però è sul perimetro dove Raja Bell, nel bel mezzo di una stagione sottotono, è rimasto come l'unico difensore affidabile dopo la dipartita di Marion. Il risultato è che tutta una serie di guardie ed ali piccole hanno bistrattato la squadra dell'Arizona con prestazioni stellari.
Alcune prove a supporto di questa teoria? Andre Iguodala ha registrato 32 punti con 15 su 23 al tiro, Carmelo Anthony dal canto suo ne ha messi a referto 30 e anche lui ha chiuso oltre al 50% dal campo (12 su 20) e anche un giovane come Rudy Gay ha strapazzato il perimetro dei Suns con 36 punti e il 51% al tiro. Non è un caso che il compito di difendere tutti questi giocatori era un tempo di Marion. Raja Bell per quanto un ottimo difensore non ha alcuna possibilità contro guardie più grandi e corpulente di lui. Anche Grant Hill può fare un po' del lavoro che soleva fare The Matrix, come difendere Tony Parker o Allen Iverson, cosa che ha fatto con discreti risultati.
"Con me e Shaq a controllare l'area dobbiamo fare un lavoro migliore sul perimetro" affermava Stoudemire, anche lui, comunque, non libero di colpe difensive. Il lato positivo è che, in effetti, sotto il tabellone la difesa sembra migliorata, almeno a sprazzi. Duncan, lo spauracchio di Phoenix negli ultimi anni, è stato limitato a un discreto 6 su 17 dal campo, intimidito dal vecchio nemico Shaquille O'Neal che ha ricorso a tutti i metodi possibili per fermarlo, compresa la guerra psicologica. Nel primo quarto infatti, dopo una collisione col caraibico, Shaq è caduto a terra ed ha deliberatamente ignorato la mano tesa da Duncan per aiutarlo ad alzarsi senza nemmeno guardarlo in faccia ed ha aspettato che fossero i suoi compagni a tirarlo su.
Sembra che anche dopo tanti anni, Shaq continui a intimidire. "E' una grande presenza che disturba ogni volta che cerchiamo di andare in penetrazione - dichiarava Ginobili dopo la partita di domenica - fa la differenza, specialmente a rimbalzo". Duncan a sua volta ammetteva che il gioco dei Suns con Shaq "è molto diverso. Giocano con uno stile diverso ora. Sono molto meglio difensivamente e a rimbalzo".
Tuttavia la filosofia dei Suns rimane sempre la stessa. "Il piano è mettere in difficoltà l'avversario in difesa - spiegava Stoudemire - poi prendere la palla e correre". Infatti i numeri sembrano dare ragione a chi credeva che i Suns avrebbero corso anche con The Diesel: 17,8 sono i punti segnati in "fast-break" dall'arrivo di Shaq, praticamente lo stesso numero (17) della scorsa stagione.
Dal punto di vista individuale il numero 32 è stato tutt'altro che deludente. Con 11,3 rimbalzi è già il leader della squadra e aiuta anche in attacco con 11,4 punti e il 57% al tiro.
Il futuro dei Suns non è mai stato così incerto. Il calendario è uno dei più difficili del West e il divario tra la squadra di D'Antoni, al sesto posto, e la nona Denver è di sole 4 partite. Continuando a perdere partite al ritmo delle ultime due settimane si rischia di non andare ai Playoff. Altri problemi gravi sono la discontinuità di Diaw, che alterna partite da 15 e passa punti con nottate da fantasma, la bassa forma di Barbosa e Bell (che incide sul tiro da 3) e l'integrazione dell'ultimo arrivato, Gordan Giricek, che sembra essere stato contagiato dai suoi compagni del "backcourt" (0 su 5 nei tiri da tre dal suo arrivo a Phoenix).
Nonostante tutto, nella Valle del Sole continua a regnare l'ottimismo. "Io non sono preoccupato - affermava sorridente O'Neal dopo la vittoria contro gli Spurs - e tu?".
Forse è davvero troppo presto per preoccuparsi, ma a 19 partite dalla fine della regular season, come si dice in inglese: "time is running out".
Around The Valley
Quando si è alti 2 metri e 16 centimetri una utilitaria non è certo la soluzione per gli spostamenti in una grande città come Phoenix. Avrà pensato proprio questo Shaquille O'Neal, che gira per la città con questo veicolo, una specie di ibrido camion-pickup. Come biasimarlo? l'abitacolo sembra proprio comodo.
Comunque, non serve a molto un macchinone così grande quando non lo si può parcheggiare. E' proprio quello che gli è successo qualche giorno fa quando non ha potuto parcheggiarlo davanti ad un ristorante a Scottsdale e l'ha dovuto lasciare a quasi un kilometro. Dopo il pranzo è stato visto da un tifoso dei Suns che gli ha prontamente chiesto una foto. Shaq ha acconsentito e ha poi sorpreso il tifoso chiedendogli un passaggio in macchina per evitargli la passeggiata di mezzo miglio per tornare allla sua "macchina". Qua trovate le foto dell'accaduto.
Shaq non si è invece tirato indietro quando si è trattato di tentare di salvare una palla che stava andando fuori dal campo, domenica contro gli Spurs. In un futile tentativo di salvarla è volato al di sopra di due bambini seduti in prima file ed è atterrato oltre la terza fila. Potete vedere le immagini in qualsiasi video di "highlights" della partita, ma se ve lo siete perso ecco qua un video preso da Youtube.
Parlando d'altro, sembra che quest'anno in politica sia l'anno dei Suns: John McCain, il senatore dell'Arizone che si lascia spesso vedere allo US Airways Center, sarà infatti il candidato alla presidenza per il Partito Repubblicano; e il vecchio beniamino dei tifosi, Kevin Johnson, ha deciso di uscire allo scoperto dopo anni di tranquillo ritiro lontano dal basket e dai media e si presenterà come candidato a sindaco di Sacramento, città nella quale risiede dal 2000, dopo 12 anni a Phoenix.
"Sono arrivato alla conclusione che la città ha bisogno di un cambio e ne ha bisogno ora", affermava "KJ" alla conferenza stampa che dava inizio alla sua compagna. In un recente sondaggio, realizzato poco dopo l'annuncio, l'ex All-Star ha un vantaggio di un punto: 29% 28% (41% ancora indecisi) su Heather Fargo, l'attuale sindaco che cerca il suo terzo mandato.
La sua rivale ha velocemente giocato la carta dell'inesperienza (molto di moda ora in USA col duello Hillary-Obama): "E' sicuramente un gran giocatore di basket, ma è un lavoro totalmente diverso da quello di sindaco di una città ".
Nonostante i dubbi del rivale, Kevin Johnson sembra essere consapevole di quello che fa. "La mia più grande qualità sarà l'accessibilità : ascolterò i cittadini. Per strada mi dicono che l'attuale amministrazione è troppo disinteressata e burocraticizzata. I cittadini vogliono qualcosa di diverso".
Visto quello che sta facendo Barack Obama su scala nazionale, non c'è da scartare che l'ex numero 7 dei Phoenix Suns possa diventare il sindaco di Sacramento il prossimo 3 Giugno.
Da qui possiamo solo mandargli un bel "in bocca a lupo".