I Cavs dopo la Trade

I Cavs dopo la trade? Lebron, Lebron, e ancora Lebron…

La metà  stagione è passata, il week end dell'All Star Game è andato e i Cavaliers sono profondamente cambiati nel roster rivoluzionato da Denny Ferry con l'arrivo di Ben Wallace, Delonte West, Joe Smith e Szczerbiak hanno preso il posto di Gooden e Hughes accanto a Lebron James.

Dall'All Star Game i Cavaliers hanno vinto i 5 gare e ne hanno perse 4, con Houston, Boston e con i Bucks.

Dopo la sconfitta con Houston e la vittoria con i Pacers, Lebron registra la seconda tripla doppia consecutiva, questa con 30 punti 14 rimbalzi e 12 assist, Ferry perfeziona lo scambio che rivoluziona la squadra.

Nella successiva gara con gli Wizards i Cavs arrivano con solo 8 giocatori arruolati, alcuni dei quali prelevati direttamente dal marciapiede, dato che i nuovi non erano ancora stati abilitati a giocare ed i vecchi avevano già  raggiunto Seattle e Chicago; nonostante la rotazione ridotta i Cavaliers riescono a vincere 90 a 89 grazie agli ineluttabili 30 punti, 15 rimbalzi e 8 assist di James, tra cui i tiri liberi a bersaglio a 7 secondi dalla fine che fissano il punteggio sul 90 a 89 finale per i Cavaliers.

Dalla gara successiva i Cavaliers possono giocare con la nuova rotazione con i nuovi Cavaliers che si devono adattare a giocare il sistema difensivo di Mike Brown e si devono adattare a giocare in attacco con Lebron James.

Oggi è troppo presto per valutare se il cambio in corsa ha permesso ai Cavaliers di avvicinarsi a Pistons e Celtics nella lotta alla leadership della Eastern conference; certamente la presenza di Wallace e Smith ha aggiunto profondità  alla front line, difesa e testosterone che con Gooden e Marshall latitavano ma allo stesso tempo ne ha diminuito la capacità  di mettere punti a referto.

West e Szczerbiak danno maggior pericolosità  nel tiro da fuori ma perdono in atletismo e difesa rispetto a Hughes, i due nuovi esterni dei Cavaliers sono due giocatori più “semplici” caratterialmente rispetto a Larry Hughes, incostante spesso infortunato e incapace di diventare davvero quel secondo violino che si pensava potesse essere appena arrivato da Washington.

Hughes stava trovando continuità  di rendimento e sembrava aver risolto gran parte dei problemi fisici che lo hanno sempre accompagnato nella sua permanenza a Cleveland, ma la sorte gli ha riservato una nuova sfida con il suo trasferimento ai Bulls.

Adesso i Cavaliers si trovano ad avere un front line più profonda e forte fisicamente, un affidabile tiratore di perimetro e un playmaker fisicamente più prestante rispetto alle scorse edizioni dei Cavs.
Certamente la forza offensiva della squadra è notevolmente ridotta, ne West ne Wallace sono hanno molti punti nelle mani, e la tenuta fisica di Wally Szczerbiak è un'incognita visti i passati infortuni che gli hanno fatto giocare un media di 40 partite nelle ultime 5 stagioni.

I Cavaliers nel deserto della Eastern conference sono già  certi del posto ai play off, molto probabilmente saranno quarti alla fine della stagione regolare, stanno giocando queste partite per trovare l'affiatamento tra il vecchio nucleo dei Cavs ed i nuovi arrivati.

Al momento l'esito di questa nuova parte di stagione non è entusiasmante per i Cavs, visto che è ancora ulteriormente cresciuto il peso di Lebron James all'interno dell'attacco della squadra dell'Ohio.

I nuovi arrivati fanno diventare i Cavaliers una squadra più forte difensivamente, se Wallace ne avrà  voglia, ma concentrano sulle spalle di LBJ gran parte dell'attacco, giocando con Wallace, Varejao, West e Smith, di giocatori con punti nelle mani non ce ne sono molti nel roster a disposizione di Mike Brown.

Gli ultimi arrivati in casa Cavaliers stanno già  cominciando a capire quanto sia “bello” giocare con Lebron James, a tal proposito Joe Smith:“Ogni volta che tu giochi con LeBron, avrai sempre buoni tiri”

Infatti in questo contesto l'apporto di Lebron James alla causa è dovuto ulteriormente crescere rispetto alla prima parte di stagione, da segnalare i 50 punti messi a referto da James nella gara contro i Knicks al Madison Square Garden.

Adesso i Cavaliers stanno giocando senza gli infortunati Ilgauskas, Gibson e Pavlovic tre elementi molto importanti, specie al punto di vista offensivo, della rotazione di Cleveland.

L'assenza di tre giocatori appartenenti al nucleo storico della squadra complica ulteriormente il lavoro di Brown nell'inserire i nuovi con profitto; anche se nella Eastern Conference di quest'anno con diverse squadre al di sotto delle aspettative un record di poco superiore al 50% è sufficiente a conquistare la quarta o la quinta posizione nella griglia dei play off.

Nel frattempo Lebron James sta “esagerando” oltre a guidare la lega per punti segnati con 30 di media uniti a 8 rimbalzi e 7.4 assist a partita, nessun giocatore nella lega produce quanto James per la sua squadra; e il suo impatto cresce nei minuti decisivi della gara e nei palcoscenici più importanti.

Durante la gara al Garden, gli ostici tifosi newyorkesi hanno fatto partire il coro MVP – MVP – MVP per il figlio di Akron, un onore che in pochissimi hanno ricevuto a New York.
Ci sono stati 37 e poi 39 punti contro i Bulls, due triple doppie consecutive, è diventato il più giovane giocatore della storia a raggiungere i 10.000 punti segnati, ha messo a referto 14 assist e 15 rimbalzi, insomma ha fatto tutto il possibile per far vincere la sua squadra in una maniera che solo i grandissimi del gioco sanno fare.

A proposito dell'impatto di James, coach Boylan dopo aver visto LBJ segnare 37 punti ai suoi Bulls ha dichiarato: “Abbiamo avuto una dose massiccia di Lebron, specialmente nel finale”.

Per il momento insomma non c'è nulla di nuovo sul lago Erie, LBJ è ancora il motore dei Cavaliers, bisognerà  vedere se gli innesti fatti dopo l'All Star Game riusciranno a rendere competitiva la squadra nei play off dove, difesa, controllo dei tabelloni e fisicità  contano molto di più che in stagione regolare.

Una squadra più forte fisicamente, con la rotazione completa e con Lebron a spiegare basket, specie nel quarto periodo quando la partita si deicide, può fare parecchia strada nella post season, anche se ad oggi la completezza e la profondità  che hanno Detroit e Boston sembra ancora lontana per i nuovi Cavs, il tempo per sperimentare c'è, difatti le ultime venti partite di stagione sono quasi tutte contro avversarie della Eastern Conference e ci sono solo 8 partite da giocare in trasferta, LBJ c'è: vuol far diventare realtà  quel coro MVP – MVP – MVPsentito al Garden; quindi fino all'ultimo rivedere i Cavaliers in finale non è un sogno impossibile.

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