Manu Ginobili va per la schiacciata.
"Se non ci fosse stato lui, nell'ultimo periodo avremmo perso 5/6 gare consecutive"
A proferir parola è la sapiente ed esperta bocca di Robert Horry che amplifica ancora di più l'importanza e la valenza nel sistema dei San Antonio Spurs di Manu Ginobili chiamato in assenza di Tony Parker ad una personale tournee di spettacoli in giro per i parquet degli Stati Uniti tanto da meritarsi il premio di giocatore della settimana con cifre "lebronesche".
Sono passati ormai più di 5 anni da quando quel ragazzo con il naso grosso e dall'aria un po' sprovveduta circolava nell'allora SBC Center tra campo, panchina e sgridate in mondovisione da parte di quell'allenatore che oggi non si fa scrupoli (e ci mancherebbe) a pronunciare il più delle volte solamente il suo nome, in risposta alla domanda "Qual'è stata la chiave della vittoria di stasera?".
I tempi sono cambiati ed il tempo ha dato a Manu la possibilità di dimostrare il suo valore. A suon di titoli e di giocate decisive. Di raddoppi spezzati e triple. Di palle recuperate e assist ma soprattutto con la voglia di combattere su ogni pallone ed in ogni possesso, caratteristica che rende Ginobili prima di tutto, un vincente.
Questa che sta scorrendo, è la sua sesta stagione nella NBA.
Senza dubbio la migliore con cifre e responsabilità in aumento esponenziale.
Gioca di più rispetto al passato (31.5 mpg contro i 27.7 di media in carriera) complice anche la scelta obbligata da parte di Pop di inserirlo nello "starting five" nelle ultime 12 partite (37.7 mpg). Ginobili è il miglior realizzatore della squadra andando oltre la quota di 20 punti a partita realizzando la bellezza di 9 partite sopra i 30 (19 in carriera) e 2 sopra i 40. Realizzatore ma anche distributore di gioco che lo ha visto negli ultimi tempi costretto a dover dividere il suo ruolo di guardia con quello di playmaker.
Miglioramenti a rimbalzo (5 rpg contro i 4.4 della passata stagione) e alla voce assist (4.7 contro 3.5) aggiornati entrambi con i nuovi carrer highs, 15 rimbalzi catturati in quel di Toronto e 12 assistenze distribuite nella sfida contro New Orleans.
Già , New Orleans.
Il suo nasone non era in Louisiana due weekend fa nella kermesse dell'All Star Game. Esclusione forse ingiusta ma del tutto secondaria nello spirito e nell'animo di Manu che si è sentito sollevato dall'esser stato esentato dalla partecipazione a quello che per lui è considerato quasi come una antitesi del basket.
Era a Las Vegas in vacanza e smaltire tossine in eccesso, a fare qualche puntatina e a rivedersi (forse) l'ultima partita prima del break di metà febbraio.
Quella di Cleveland.
"Stasera ho provato per la prima volta in carriera quello che faccio provare io ai miei avversari quando gioco in questo modo""
E' Lebron James che sintetizza in poche ma significative parole il Manu Ginobili versione Quicken Loans Arena. 15 canestri tra cui 8 triple di rara bellezza e efficacia. 8 assist di una lucidità imbarazzante. Praticamente l'ha vinta da sola e i suoi 46 punti sono meno indicativi rispetto alla sua faccia dopo ogni canestro. Spalmata di una tranquillità fuori dal comune.
Il suo gioco è parzialmente cambiato. La regular season e il caldissimo e complesso orizzonte dei playoff lo costringono ad una limitata attrazione al ferro limitando contatti e possibili e conseguenti infortuni. E' cosi anche in questa stagione, con una sola differenza. E' terribilmente migliorato nel tiro da 3. Mancano 27 partite alla fine della stagione regolare, e Ginobili è a sole 6 triple dal superamento delle 128 imbucate la stagione scorsa (la migliore nella sua carriera). Ne mette 2.4 a sera (contro le 1.7 dello scorso anno) tirando con il 42.5% con un striscia aperta di 34/61 (55%) nelle ultime 7 partite disputate.
L'unica voce in controtendenza è quella dei tiri liberi. Seppur superiore alla media in carriera (80.9%) in questa stagione sta tirando peggio dello scorso anno. 83.7% contro l'86% anche se i suoi viaggi in lunetta sono decisamente aumentati (6.5 vs 5.0).
Ora è tornato Tony Parker, elemento fondamentale per San Antonio nella ricorsa al 5° titolo NBA. Manu potrà tirare il fiato prima di rituffarsi nel basket che gli piace di più, non quello dell'All Star Game, ma lo spettacolo dei playoff, fase della stagione vissuta nella sua intensa completezza per ben 3 volte. Tutte con lo stesso epilogo. La sua faccia ed il suo nasone con l'aggiunta di un sorriso e di un "Larry O'Brein Trophy".
Quest'anno sarà più difficile del solito, perché ci sono almeno 8 squadre che possono arrivare (chi più, chi meno) al quel punto della storia. Quel punto che piace tanto a Manu Ginobili perché sa come arrivarci"