Jarrett Jack continua ad essere il nome più ricorrente tra i 'sacrificabili'
Niente playoff, a meno di un altro miracolo.
Da fine gennaio il record dei Blazers ha continuato inesorabilmente a scendere, in parte per le ragioni già analizzate nello scorso team report, in parte perché un piccolo calo di motivazioni a mio avviso c'è stato.
Il canestro at the buzzer con cui Iverson espugnò il Rose Garden mantenne invariato quel distacco di 4/5 vittorie accumulato nel loro momento-no dai Blazers. Allo stesso modo la resa nell'ultimo match ad Oakland, l'ennesimo scontro diretto perso, ha bloccato sul nascere l'ultimo tentativo di rimonta.
«Ogni sconfitta ora è pesante, perché ci avviciniamo alla fine e c'è sempre più distacco tra noi e loro – sembra confermare coach McMillan, che aggiunge – Bisogna capire in che momento della stagione siamo. Ora gli arbitri concedono di più, il gioco è più fisico e per questo noi abbiamo perso molti possessi. Bisogna giocare con più mordente: in casa il pubblico ci aiuta, fuori giochiamo e basta, e in questo momento non è sufficiente».
A fine gara McMillan ha confrontato anche le precedenti due vittorie contro gli Warriors e l'attuale sconfitta. «Abbiamo iniziato la gara con 4 su 15 dal campo ed erano tutti buoni tiri, semplicemente non ci sono entrati. Questa (Golden State) è una squadra che ti concede tanti buoni tiri, ma li devi mettere. Al contrario delle altre due sfide, questa sera non ci siamo riusciti».
Insomma aveva ragione Charles Barkley, fresco di ricco rinnovo contrattuale con la TNT. Quando le sue parole escono dal coro aggiunge solitamente «mi pagano per dire la mia opinione», ed in tempi non sospetti profetizzò il calo naturale di una squadra che vive un po' troppo sulla vena dei suoi tiratori.
Come da apertura, niente playoff. A meno di un finale da 2-3 sconfitte nelle ultime 22 partite di regular season, in una sorta di ripetizione del dicembre sbalorditivo della squadra dell'Oregon. Pur ammettendo questo caso improbabile, nessuna garanzia di qualificazione ai playoff, perché neppure quota 50 vittorie potrebbe essere sufficiente nell'attuale Western Conference.
Mi ha fatto molto riflettere la visione, su TNT, di una videata sulla corsa ai playoff nella Western Conference. Seppur staccati di sei lunghezze dall'ottavo posto, i Blazers comparivano ancora nell'elenco delle squadre in lizza. Dopo quanto fatto vedere per buona parte dell'anno, ancora non si fidano a considerarli fuori da giochi. Un riconoscimento davvero significativo.
Tuttavia questi Blazers non sono ancora da playoff.
Anche per questo sono ripresi i discorsi sul futuro della squadra. Kevin Pritchard e McMillan hanno iniziato a fare valutazioni sul roster a disposizione e solo dopo la chiusura del mercato sono emerse voci di un management che ha seguito con insistenza un giocatore in particolare.
José Calderon
Altro che «riceveremo tante telefonate e ascolteremo tutti, ma non saremo noi a proporre degli scambi», Pritchard pare che ci abbia provato sul serio.
Il play spagnolo sarà free-agent a fine anno, ma i Raptors potranno pareggiare le offerte avanzate al giocatore e considerate le condizioni di T.J. Ford è improbabile che lo lascino andare altrove. Dunque tanto valeva provarci subito, magari offrendo contropartite tecniche interessanti, come Jack (o Blake) e Frye. Toronto ha rifiutato comunque.
La priorità di Pritchard è quella di migliorare la posizione di point guard, fino ad affidarla ad un giocatore in grado di guidare la squadra ai playoff (prima) ed al titolo (poi). Non a caso la stagione è iniziata con 4 giocatori nel ruolo, senza considerare Roy.
A dividersi i minuti nel ruolo ci sono tre giocatori giovani (il più esperto è alla quinta stagione nella Lega) ognuno con un pregio che lo contraddistingue: Blake è ordinato e ritenuto (ma non condivido) un buon difensore, Jack un penetratore e realizzatore, Rodriguez il migliore a far correre la squadra ed a eseguire i pick'n'roll. Nessuno di loro è un giocatore completo nel ruolo.
«Difesa, attacco, pick'n'roll… abbiamo bisogno di tutte queste qualità in un unico giocatore». L'affermazione di McMillan non lascia molto spazio alle interpretazioni: o uno dei tre playmaker a roster sale di livello, o il futuro della franchigia verrà affidato a qualcun altro.
«Per vincere in questa lega, devi avere un grande playmaker – ripete anche Pritchard, che però non esclude di averlo già in casa – È ancora presto per prendere una decisione. Sono giocatori giovani che pur giocando molto bene, peccano in costanza di rendimento. Ma abbiamo imparato da Travis (Outlaw) che non bisogna dare giudizi affrettati sulla carriera di un giovane. Una delle cose che stiamo facendo bene è quella di avere pazienza con i giovani».
Tutto giusto. Ma se sono vere le voci secondo le quali a Portland hanno chiesto con insistenza Calderon ai Raptors, forse per la futura point guard titolare della franchigia
si continuerà a guardare altrove.
Frammenti
“A tiny little deal” ~ Queste le parole di Pritchard per descrivere la mossa un po' a sorpresa con cui Blazers hanno variato il roster in prossimità della trade deadline. Lasciato partire il rookie Taurean Green con direzione Denver, percorso opposto ed arrivo in Oregon per la guardia Von Wafer. Apparentemente una scelta a perdere, il g.m. ha giustificato lo scambio affermando che l'infortunio a James Jones aveva creato la necessità di un altro tiratore perimetrale, mentre Green da quarto playmaker a roster continuava a non avere spazio.
Tifoso fortunato ~ C'è voluto il diciottesimo tutto esaurito della stagione per tagliare il traguardo: dopo 529 partite (incluse 26 di playoff) il Rose Garden che dal 1995 è il teatro delle esibizioni casalinghe dei Blazers ha valicato la soglia dei dieci milioni di spettatori. Nella recente gara contro i Kings, Greg Button supera con il figlio l'ingresso Sud e viene investito da una pioggia di confetti. In quanto diecimilionesimo tifoso al Garden è stato premiato (insieme al figlio) con i posti a sedere nella prima fila dietro la panchina dei Blazers, oltre a ricevere numerosi altri premi dagli sponsor. L'America…
Oden odissey ~ Da un mese Greg ha ripreso a correre. In palestra, dieci volte avanti e indietro la lunghezza del campo, ad andatura da jogging. Una volta a settimana. Continuano gli esercizi in piscina, le pedalate in bicicletta, le camminate in collina. Dopo 26 settimane di riabilitazione tutto procede come da programma. Il prossimo obiettivo del team trainer Jay Jensen ha solo indirettamente a che vedere con il ginocchio operato: «È molto importante fargli perdere peso – sostiene Jensen, dopo che Oden ha messo su oltre 13 chili di muscoli – Guardate cos'è successo a Yao Ming. Con tutto quel peso addosso, quel che fanno questi ragazzi ogni giorno, per 82 partite e tutti gli allenamenti, non è normale per il corpo».
Off-topic. Oden ultimamente ha fatto parlare di sé anche per altre due ragioni: la sua nuova chioma e le dichiarazioni con cui ha pubblicamente dato il suo sostegno a Barak Obama nella corsa alla Casa Bianca.
Standing
(L) Portland @ Houston 83-95
(L) Portland @ Dallas 76-96
(L) Portland vs. Sacramento 94-105
(W) Portland vs. Seattle 92-88
(L) Portland @ Seattle 87-99
(L) Portland vs. Boston 102-112
(L) Portland @ L.A. Lakers 83-96
(W) Portland @ L.A. Clippers 82-80
(W) Portland vs. L.A. Lakers 119-111
(L) Portland @ Golden State 104-110
(L) Portland vs. Phoenix 92-97
next: Portland @ Milwaukee
record: 50.8% — [31W/30L]
Western Conference: decimi
Northwest Division: terzi