Un'espressione perplessa di Dwyane Wade: i suoi Heat hanno ancora un futuro?
Dwyane Wade è nato il 17/01/1982 a Chicago.
Facile pertanto immaginare come la sua adolescenza sia trascorsa a pane e Jordan e come, sulla spinta di questo esempio, si sia applicato nel gioco del basket nel tentativo di poter un giorno se non emulare (chi ci riuscirebbe?) almeno avvicinare il modo di giocare di His Airness.
Questa costante applicazione, che si evince anche dai suoi scarsi risultati scolastici di gioventù(fu costretto al college a saltare tutto il suo anno da Freshman, 2000-01, perchè i suoi voti erano troppo bassi quindi per regolamento non poteva giocare), accompagnata da un grande talento cestistico, lo hanno portato ad essere una delle stelle più brillanti nel firmamento dell'attuale NBA.
Wade, trascorso come detto il suo primo anno al college di Marquette a cercare di rimediare ai suoi scarsi voti, ma anche, e soprattutto, ad affinare le sue grandi doti fisiche e tecniche in allenamento, fa il suo esordio con la maglia dei Golden Eagles nella stagione 2001-02, chiusa con cifre più che lusinghiere: 17.8 punti (primo realizzatore della sua squadra e ottavo nella C-USA ovvero la conference dove milita Marquette) con il 48.7% dal campo, 6.6 rimbalzi (miglior rimbalzista della squadra), 3.4 assists, 2.5 recuperi(primo di tutta la Conference) e 1.1 stoppate.
Chiamato nel suo anno da Junior a confermare le sue immense doti, Wade riuscì a migliorarsi ulteriormente(21.5 punti (50.7% dal campo), 6.3 rimbalzi, 4.4 assists, 2.2 recuperi e 1.3 stoppate) spingendo la sua squadra alle Final Four e, a livello individuale, venendo nominato MVP delle Midwest Regional Final e inserito nel primo quintetto ideale All-America.
Ad impressionare i talent scout NBA, aldilà delle sue indiscusse qualità tecniche, sono la capacità di leadership dimostrata dal ragazzo, nonchè la freddezza, che lo spingono ad esprimersi al meglio nelle partite importanti. Al riguardo basti citare la tripla doppia(29 punti, 11 rimbalzi, 11 assists) rifilata a Kentucky nella Midwest Regional Final, che, come detto, spinse i suoi Golden Eagles direttamente alle Final Four NCAA.
Dichiaratosi eleggibile al termine della stagione, Wade ha fatto parte di uno dei draft più prolifici della storia(siamo nel 2003, anno in cui furono chiamati al draft giocatori del calibro di Carmelo Anthony e Lebron James). Il prodotto di Marquette viene scelto con la quinta chiamata dai Miami Heat di Pat Riley e coach Stan Van Gundy.
Il sogno di bambino(almeno la sua prima parte, cioè l'approdo in NBA) era dunque realizzato, restava da compiere l'ultimo passo per sentirsi, anche solo in parte, “like Mike“, riprendendo una nota pubblicità del tempo.
La sua prima stagione tra i professionisti non è stata tuttavia tra le più fortunate, soprattutto a cusa di un problema al polso che ha costretto D-Wade a saltare 21 partite di stagione regolare, ma che non gli ha impedito di chiudere al terzo posto nella classifica di Rookie Of The Year(indovinate dietro a chi?) e di qualificarsi ai playoffs con i suoi Heat per la prima volta dal 2001.
Come tutti i predestinati, il nostro ha elevato il suo livello di gioco nella postseason, al punto da segnare 20 o più punti per ben 7 volte, cosa che non accadeva ad un rookie dai tempi di David Robinson. In particolare non si può non ricordare il canestro della vittoria(81-79) siglato da Wade in gara 1 contro i New Orleans Hornets, prima partita in assoluto nei playoff per lui e chiusa con 21 punti, 5 rimbalzi e 5 assists.
La dirigenza degli Heat decise pertanto di costruire intorno a Wade una squadra che fosse in grado, praticamente da subito, di competere per i massimi traguardi. Fu infatti al termine della stagione 2003-04 che venne acquistato dai Loa Angeles Lakers “the most dominant ever”, al secolo Shaquille O'Neal.
Tutto l'ambiente degli Heat puntava pertanto sulla coppia delle meraviglie O'Neal-Wade per agganciare un anello mai conquistato. E la loro fiducia era ben riposta…
La regular season 2004-05 si concluse infatti con un record di 59 W e solo 23L, con un miglioramento di ben 17 vittorie! Ma ciò che faceva ben sperare in vista dei playoff era il record di 15-1 contro le avversarie della Southeast Division, record di division assoluto nella storia NBA.
La crescita della squadra fu anche merito della crescita di Wade, che migliorò in tutte le voci statistiche(passò dai 16.2 ai 24.1 ppg, dai 4.0 ai 5.2 rpg e dai 4.5 ai 6.8 apg), sicuramente facilitato dalle attenzioni riservate a Shaq dalle difese avversarie, che gli permisero di avere maggiore libertà di azione.
A conferma della fama di Wade come clutch player, il nostro aumentò ancora considerevolmente il suo rendimento nella post season(27.4 punti, 5.7 rimbalzi e 6.6. assists le sue medie), in cui gli Heat, dopo essersi sbarazzati agevolmente dei New Jersey Nets e dei Washington Wizards, arrivarono ad un passo dalle Finals, arrendendosi solo in gara 7 ai Detroit Pistons e non senza una certa sfortuna. Infatti Wade fu costretto a saltare gara 6, sul 3-2 per Miami, per uno stiramento del muscolo intercostale, che lo debilitò anche nella settima, decisiva gara.
Tuttavia sarà nella stagione 2005-06 che Wade si avvicinerà moltissimo al suo idolo giovanile. Infatti dopo una regular season conclusa, come ormai sua consuetudine, con cifre straordinarie(27.2 punti, 5.7 rimbalzi, 6.7 assists) e dove si è concesso anche il lusso di segnare il tiro decisivo nella sua prima apparizione all'All-Star Game, è nei playoffs che D-Wade comincia ad offrire prestazioni “jordanesche“.
Infatti dopo aver superato nei primi turni i Chicago Bulls(4-2) e i New Jersey Nets(4-1), Wade ha l'occasione di prendersi la rivincita contro i Detroit Pistons, eliminati in 6 gare in cui il nostro ha totalizzato 26.7 punti, 5.2 rimbalzi, 5.5 assists e 1.87 palle rubate ma soprattutto ha tenuto la mostruosa media del 61.7% dal campo. Niente in confronto a ciò che sarebbe successo nelle Finals…
Infatti dopo le prime 2 gare perse contro i Dallas Mavericks, il suo rendimento risultò alla “Michael Jordan”: 34.7 punti(terza media più alta nella storia per un giocatore alla sua prima finale), 7.8 rimbalzi, 3.8 assists e 2.67 palle rubate. Queste cifre, oltre a portare il titolo in Florida per la prima volta nella storia, sono risultate decisive per l'assegnazione del trofeo di MVP della Finale. Nella storia resterà gara 3 di quelle finals. Wade segna 42 punti e cattura 13 rimbalzi, sui massimi in carriera nei playoff, e con 15 dei 42 punti nel 4° periodo guida gli Heat ad un parziale di 22-7 negli ultimi 6:30 minuti di gioco, che permette alla squadra di recuperare un ritardo di 13 punti.
Il tanto sognato anello è arrivato ed è stato conquistato emulando le imprese del suo idolo giovanile.
Tuttavia la stagione da campione NBA non si conclude come sperato, in quanto la regular season lo vede costretto a saltare ben 30 partite per infortuni vari e anche i playoffs sono avari di soddisfazioni, in quanto si concludono ben presto con la sorprendente e rotonda eliminazione(4-0) al primo turno per mano dei giovani Chicago Bulls.
Nonostante però le poche partite giocate, Wade ha modo di “accapararsi” alcuni record di franchigia, tra cui la più alta media punti con 27.4 ppg e la più lunga striscia di gare consecutive con più di 25 punti segnati(ben 9) e con almeno 20 punti segnati(ben 20).
Il resto è storia recente, con la terribile stagione in corso degli Heat, sicuramente non facilitata dalla lunga assenza, ancora per infortunio, di Wade, e il cartello ricostruzione che comincia ad essere ben visibile in quel di Miami dopo lo scambio O'Neal-Marion di pochi giorni fa.
Questa ricostruzione sembra avere diverse analogie con quella avvenuta a Los Angeles prorpio dopo la partenza di Shaquille O'Neal. Infatti entrambe le squadre sembrano aver puntato su una shooting guard di assoluto valore, ma mentre questa scelta ha una sua logica se inquadrata nel triangolo jacksoniano-winteriano, non sembra invece adeguata allo stile di gioco molto compassato e fatto di molti giochi in post di stampo rileyano.
Tutto questo ci porta alla conclusione che molto probabilmente in estate gli Heat cercheranno di reperire, magari nel mercato dei free agents, un “big man” da mettere sotto le plance (Elton Brand?).
In qualunque modo la dirigenza di Miami intenda operare, dovrà cercare di dar vita ad una rapida ricostruzione, se non vorrà rischiare di perdere Wade nell'estate del 2010, quando il suo contratto scadrà .
Al riguardo lo stesso giocatore ha già tenuta a precisare “Si può ricostruire attraverso delle scelte al draft, ma in questo modo ci vorrebbero 2 o 3 anni per tornare competitivi. Noi dobbiamo cercare di fare qualcosa la prossima estate non solo attraverso il draft, ma anche acquisendo giocatori di esperienza“.