Rivolge mesto lo sguardo a terra: non è stato un buon rientro quello di Kevin Garnett ai Celtics
È la prima volta in questa stagione che i Celtics chiudono una settimana con un bilancio negativo e non poteva essere peggiore: uno 0 a 3 che deve far riflettere e che richiede le opportune correzioni per evitare che si ripeta.
Risultati
Boston Celtics @ Denver Nuggets L 118-124
Boston Celtics @ Golden State Warriors L 117-119
Boston Celtics @ Phoenix Suns L 77-85
Commento
I Celtics non hanno mezze misure, o vincono, e vincono bene, a lungo e dominando oppure, se decidono di non giocare come sanno, vanno a finire come la settimana appena conclusa: tre sconfitte e zero vittorie.
Avevamo ipotizzato giusto lo scorso numero che le vittorie contro le squadre dell'ovest, arrivate a ben 16 contro nessuna sconfitta, non sarebbero potute durare a lungo, ma uno 0 a 3 nessuno se lo sarebbe immaginato.
Motivi? Semplici o difficili, a seconda di come la si vuole vedere. Noi preferiamo farla semplice, e quindi diciamo solamente due cose: difesa e voglia, che possono anche essere unite, perché dipendono una dall'altra.
La difesa non è quella di inizio campionato, quella che, fino alla pausa dell'All-Star Weekend, portava gli avversari a segnare solamente 89,4 punti di media, o che li teneva al 42% dal campo, o che per 42 volte non sono riusciti a superare i 100 punti, tutti record stagionali. Questo non si è visto ad ovest questa settimana, ed allora ecco che gli avversari superano facilmente i 100 punti con percentuali non di certo malvagie.
Poi si prova a vincere difendendo, e contro i Suns la si è vista un po', piuttosto del nulla delle prime due partite, ma in questo caso quello che è mancato è stato l'attacco (minimo stagionale e 77 punti segnati), ovvero la voglia di vincere la contesa, altrimenti non si potrebbero spiegare le disastrose serate al tiro di Pierce e Ray Allen, che hanno stoppato qualunque tentativo di rimonta. Non che gli altri abbiano giocato tanto meglio, dobbiamo riconoscerlo.
Tutto da buttare? Nient'affatto, i Celtics sono forti, sono ancora primi e sarà estremamente difficile scalzarli dalla vetta posizione, ma questo succederà solo se torneranno a giocare come hanno già fatto ad inizio campionato, difendendo forte ancora prima di pensare all'attacco, facendo girare la palla per trovare la soluzione migliore e cercando di trovare una certa continuità al tiro. Sembra facile, e lo è, ma bisogna farlo ed esserne convinti. Non è ancora tempo di disperarsi, il periodo è ancora quello "buono" per avere dei cali di tensione, c'è tutto il tempo per recuperare condizione, testa e voglia, basta volerlo.
Una cosa che non ha agevolato il lavoro dei Celtics sono state le tipologie delle squadre, tutte e tre che corrono molto. Non che i Celtics non giochino bene in velocità , ma sono devastanti quando riescono a rallentare il ritmo, cosa che questa settimana non sono riusciti a fare. Il 7 a 2 ottenuto senza Garnett è ormai acqua passata, e si tratta solo della settimana scorsa.
Paura per il morale della squadra? Timori di tensioni in questo periodo non favorevole? A domanda diretta, Doc ha risposto: "non è male, abbiamo perso, nessuno vuole perdere, ma staremo bene". Nessuna preoccupazione al momento, quindi.
C'è chi attendeva qualche mossa di mercato prima della trading deadline, ma una volta scaduta nulla è successo da parte dei Celtics, che sono rimasti alla finestra a guardare tutti gli scambi avvenuti. "Mi piace la nostra squadra" ha detto il general manager Danny Ainge "non mi allettava nulla" chiudendo tutte le speculazioni sulla necessità di far arrivare qualche rinforzo. Ora per chi spera in qualche addizione sono rimasti i contratti fino a fine stagione da far firmare a qualche free agent od a giocatori tagliati da altre franchigie, ma obiettivamente siamo d'accordo con Ainge, non c'è nulla per cui valga la pena di scomodarsi.
Infortuni
Lo stiramento ai muscoli dell'inguine destro ha tenuto fuori Brian Scalabrine per le prime gare ad ovest ed inizialmente sembrava che lo avrebbe tenuto fuori anche per le successive due, poi varie indiscrezioni lo volevano vicino al ritorno in campo, ma sono state smentite dal giocatore stesso: "non sto ottenendo i progressi che avrei voluto, sto lavorando (per tornare al meglio)".
Curiosità
In occasione della partita contro Golden State Leon Powe, originario dell'"area della baia", ha avuto la possibilità di incontrare amici, parenti, moglie e soprattutto il figlio, per il quale ha partecipato al sacramento del battesimo. Una cinquantina di persone gli sono state vicine in questo momento per il quale lui ci teneva molto. Anche durante la partita è stato molto applaudito e ha firmato numerosi autografi.
Il migliore della settimana
A differenza di altre volte, questa settimana non ci sono molti candidati alla vittoria per il riconoscimento in palio, solo due giocatori possono guardare a testa alta il loro rendimento settimanale, Tony Allen e Rajon Rondo, ma il paragone tra i due regge solo se li si considera tra chi ha avuto un rendimento settimanale almeno accettabile. Se poi andiamo a vedere nel dettaglio chi dei due ha giocato meglio non possiamo non notare come Rajon Rondo svetta nettamente rispetto al collega. Complimenti quindi al giovane play che si dimostra il migliore in questa stagione tra i non-PGA Tour, ma complimenti anche a Tony, criticato giustamente in passato, ma che recentemente ha elevato il suo gioco e si merita quindi un riconoscimento di stima.
Classifica aggiornata:
6 Rajon Rondo
2 James Posey
2 Eddie House
2 Kendrick Perkins
1 Tony Allen
1 Glen Davis
1 Leon Powe
I minuti del PGA Tour
Sempre molto attivi in campo Pierce ed Allen, stavolta è Paul Pierce che gioca di più con una media di 37 minuti a partita, mentre il secondo si ferma ad 1 minuto inferiore. Garnett invece, complice anche la prima partita giocata poco, si colloca a 27 minuti di media.
Nel computo stagionale dei minuti la differenza tra Pierce ed Allen si avvicina a 2 decimali di minuto, 38,2 contro 38, mentre Garnett scende decisamente sotto la soglia di tranquillità di 35, arrivando a 34,5 minuti.
Appuntamenti e classifiche
Ritmo serratissimo per i Celtics che giocano ben 4 partite la prossima settimana:
domenica 24 febbraio in trasferta contro Portland
lunedì 25 febbraio in trasferta contro i Clippers
mercoledì 27 febbraio in casa contro Cleveland
venerdì 29 febbraio in casa contro Charlotte
Nei primi giorni della prossima ottava si completa la seconda lunga trasferta ad ovest con le sfide a Portland ed a Los Angeles sponda Clippers. Dopo un'ottima parte di stagione, i Trail Blazers ultimamente hanno un po' pagato la partenza lanciata e stanno segnando il passo, di questo i Celtics potrebbero approfittarne portando a casa una preziosa vittoria. Discorso simile va fatto ai Clippers, anche se loro, a differenza di Porland, non hanno mai dato l'impressione di poter contrassegnare positivamente questa stagione.
Al termine della trasferta i Celtics sono attesi da due sfide interessanti. La prima verrà giocata contro i rinnovati Cavaliers, contornati da non poche polemiche seguite alla trade che li hanno coinvolti e che ha portato in dote alla squadra dell'Ohio, tra gli altri (Ben Wallace e Joe Smith) due nostre vecchie conoscenze: Delonte West e Wally Szczerbiak. Previsioni in questo caso sono impossibili visto che i nuovi arrivi devono ancora giocare una partita ed il loro impatto non è al momento ipotizzabile.
L'ultima partita della settimana sarà contro quella Charlotte che nelle due precedenti sfide ha messo in seria difficoltà i Celtics, sia in trasferta (tiro della vittoria di Ray Allen allo scadere) che in casa (sconfitta di 12 punti). Sarà interessante vedere cosa accadrà in questo terzo appuntamento e verificare se le due precedenti partite sono state solo un caso oppure no.
Le tre sconfitte dei Celtics hanno riavvicinato Detroit, che quindi può ambire a superare la nostra franchigia preferita, ma la distanza è ancora di 2 lunghezze (4 risultati utili, 1 vittoria e 3 sconfitte) e siamo sicuri che i Celtics venderanno cara la pelle prima d'essere raggiunti.
A risentirci.