Lamar Odom sta vivendo un momento di forma fantastico
Iniziamo da un presupposto: la fortuna non è di casa in quel di Los Angeles. Anzi. Prima l'infortunio di Andrew Bynum, poi quello di Trevor Ariza, infine quello di Kobe Bryant che ha riportato la rottura del legamento del mignolo della mano destra. Non un incidente di secondo piano considerato che l'asso gialloviola esegue proprio con quella mano tutte le conclusioni verso il canestro.
RISULTATI
Domenica 3 febbraio: Washington Wizards - Los Angeles Lakers = 91/103 (W)
Martedì 5 febbraio: New Jersey Nets - Los Angeles Lakers = 90-105 (W)
Mercoledì 6 febbraio: Atlanta Hawks - Los Angeles Lakers = 98-95 (L)
Venerdì 8 febbraio: Orlando Magic - Los Angeles Lakers = 113-117 (W)
Domenica 10 febbraio: Miami Heat - Los Angeles Lakers = 94-104 (W)
Lunedì 11 febbraio: Charlotte Bobcats - Los Angeles Lakers = 97-106 (W)
Mercoledì 13 febbraio: Minnesota Timberwolves - Los Angels Lakers = 92-117 (W)
L'infortunio, il figlio di Jelly Bean, se lo era procurato contro i New Jersey Nets, il 5 febbraio scorso, quando, nel tentativo di rubare un pallone a Jason Kidd, piegava in maniera anomala il mignolo. Poi si è acutizzato il 13 febbraio contro i Minnesota Timberwolves, proprio a pochi giorni dall'All Star Game, quando in un'altra azione difensiva, nel tentativo di rubare il pallone a Rashad McCants, ha riportato la totale rottura del legamento. A questo punto Bryant ha fatto una scelta chiara: non operarsi ed aspettare non solo la fine della stagione, ma anche la corsa verso l'oro di Pechino prima di mettersi sotto i ferri. D'altronde a quel punto aspettare sei settimane non sarebbe affatto negativo per nessuno. Una scelta coraggiosa per Bryant in linea con quell'atteggiamento di voler ricostruire anche agli occhi del mondo un'immagine positiva di se stesso.
Pochi giorni più tardi il 24 in gialloviola non ha partecipato all'All Star Game: né alla gara nel tiro da tre, dove era prevista una sua partecipazione, né nella partita delle stelle della domenica dove il suo cammeo di tre minuti all'inizio del match è servito solo per non incorrere nella squalifica nel match contro gli Atlanta Hawks come previsto dal regolamento della Lega.
Dicevamo ad inizio articolo della sfortuna. Neanche assorbita appieno la notizia di Bryant, che dovrà giocare fino alla fine della stagione non al 100%, ecco che è arrivata un'altra news per nulla incoraggiante: la riabilitazione di Trevor Ariza non sta procedendo secondo programma.
L'ala ex Orlando Magic sarà costretto a rimanere fuori dai campi di gioco per altre otto settimane, vale a dire un mese in più rispetto a quanto preventivato all'inizio, all'indomani del suo infortunio al metacarpo del piede destro. Di positivo c'è che i Lakers potranno ritrovarlo in forma nel momento in cui la stagione vivrà la sua fase più calda.
Buone nuove, invece, per quanto riguarda Bynum che sta procedendo secondo programma il recupero e la riabilitazione dalla distorsione al ginocchio destro e dovrebbe essere a disposizione di Jackson entro la metà di marzo. Sempre proseguendo in questo aggiornamento generale sulla squadra non possiamo trascurare il fatto che DJ Mbenga è stato nuovamente firmato. Questa volta non per soli dieci giorni, come gli era capitato nelle due precedenti occasioni, ma fino al termine della stagione per rimpiazzare l'infortunato di lungo corso Chris Mihm, costretto ancora una volta a stare lontano dal parquet a causa dell'infortunio alla caviglia: sei settimane il tempo che l'ex Boston Celtics dovrà aspettare prima di riassaporare la divisa di gioco.
LA SQUADRA
Per quanto riguarda la squadra le cose non potrebbero andare meglio. Pau Gasol si è inserito perfettamente negli schemi e grazie alla sua innata capacità di adattamento in un sistema pur complesso come il triangolo di Tex Winter, i Lakers hanno ritrovato nuovo slancio dopo le difficoltà mostrate in seguito all'infortunio di Bynum, concludendo il difficile viaggio ad est con sette vittorie e sole due sconfitte. Attualmente i Lakers sono la terza forza in un ovest sempre più competitivo, con 35 vittorie e sole 17 sconfitte. Un risultato assolutamente impensabile per chiunque alla vigilia di questa stagione.
Peraltro, le due "L" conseguite nel lunghissimo tour "pre All-Star Game" (circa 9000 miglia percorse in aereo da un capo all'altro degli States), sono arrivate nei minuti finali: la prima contro i Detroit Pistons, capaci di infilare con Tayshaun Prince la tripla della vittoria proprio allo scadere e la seconda contro gli Atlanta Hawks anch'essi abili nel rimontare uno svantaggio molto ampio, oltre la doppia cifra, con soli 5 minuti sul cronometro. Una partita gettata alle ortiche che però è stata molto istruttiva per il roster gialloviola e ha permesso di affrontare situazioni simili nelle partite successive con più raziocinio.
In ogni caso uno dei problemi maggiori con il quale si è dovuta confrontare la squadra è stata la difficoltà nell'uccidere un match già ampiamente vinto o comunque controllato per gran parte della partita. Paradosso assoluto che gli stenti maggiori siano arrivati contro avversari assolutamente alla portata che una squadra che punta a conquistare la prima posizione ad ovest dovrebbe gestire con una facilità superiore.
I Lakers hanno dimostrato, infatti, una notevole difficoltà nel chiudere un partita dominata per tre quarti, permettendo di rientrare in corsa per colpa di cali di tensione davvero preoccupanti. Fortunatamente la presenza in difesa di un Lamar Odom di altissimo livello ha permesso di conquistare almeno tre "W" di notevole importanza: contro i Magic, ad esempio, dove un canestro e una stoppata ai danni di Rashard Lewis hanno deciso il match. Od i confronti con i Miami Heat ed i Charlotte Bobcats che hanno visto un Lamarvellous al di sopra del suo normale standard di gioco (fantastico a rimbalzo e in termini di aggressività ) e che ha permesso ai Lakers di limitare i tentativi di rimonta degli avversari.
Senza peraltro contare l'abnegazione difensiva da parte di Bryant (la difesa monumentale su Wade alla fine del terzo periodo contro gli Heat è emblematica da questo punto di vista) che raramente si era vista in questa prima metà di stagione.
Certo proprio nel reparto arretrato i Lakers sono ancora troppo discontinui e faticano moltissimo a limitare il numero di palle perse, ma in generale si stanno evidenziando dei miglioramenti (soprattutto nelle rotazioni difensive e nella difesa sul perimetro, vero problema della prima parte di stagione) che hanno reso la squadra molto meno permeabile rispetto alle partite in cui Kwame Brown partiva in quintetto. D'altra parte fare peggio era francamente impossibile.
In più l'arrivo di Gasol non può essere sottovalutato. In attacco è un assoluto fattore: non solo si sta già integrando alla perfezione nel triangolo jacksoniano, mettendo in mostra doti di passatore di primo livello, ma soprattutto sta svelando di poter scollinare senza problemi sopra quota "trenta punti". E tutto insieme a Kobe Bryant: un aspetto questo che nell'era del dopo Shaquille O'Neal non si era mai verificato.
I SINGOLI
Anche in questo report non può mancare la classica rubrica dei "promossi e bocciati" che meglio di ogni altra cosa può far rendere conto sull'andamento della stagione gialloviola.
Promossi
Lamar Odom 8,5: È un premio ad Odom questo voto. Se lo merita. Dopo mesi di difficoltà ed insufficienze è finalmente arrivato ad un livello importante di gioco. Non sono solo i numeri a parlare (tripla doppia in quel di Minnesota), ma anche l'atteggiamento e il modo in cui si applica in campo che ci fanno parlare in questo modo. Questa sua nuova "verve" dipende sicuramente dal fatto di essere il terzo violino nell'attacco californiano dopo l'arrivo dello spagnolo Gasol. Ma non solo. Odom ha saputo dimostrare di essere un buon tiratore se messo in ritmo a dovere e di poter decidere anche finali di partita convulsi (vedi Orlando). Il suo vero tallone d'Achille è l'aspetto psicologico. Senza pressioni addosso è fra i primi 10 giocatori di questa Lega. Totale.
Kobe Bryant 8: È una stagione tribolata. Succede di tutto. Ora ci si è messo anche il mignolo a disturbare la strada di Kobe Bryant verso il suo quarto anello. Il titolo di MVP è sicuramente alla portata, ma al Bryant attuale, quello versione 2.0 interessa francamente poco. Quello che oggi è importante è mettere in ritmo i compagni ed elevare il loro livello di gioco. Quando hai in squadra gente come D-Fish, Odom e Gasol tutto diventa più semplice e il numero di assist cresce a dismisura: altro che Kwame Brown, Smush Parker o Brian Cook. Con tutto il rispetto. Ad ogni canestro dell'iberico la mente di Bryant formula un determinato pensiero: "Ma quando torna Bynum cosa combiniamo?". Ecco, vedi Kobe, è anche il pensiero di tutti i tifosi gialloviola. Menzione d'onore per la difesa su Wade nel match contro gli Heat: un manuale di difesa. Leader.
Pau Gasol 8: Al suo esordio mette in cascina 24 punti e 12 rimbalzi. Nelle gare successive tiene medie altissime sia a livello di rimbalzi che di punti. Dà una fiducia notevole ai compagni che cercano di coinvolgerlo il più possibile nel sistema gialloviola. Deve migliorare in difesa dove si prende ancora troppe pause. Denota ancora qualche problema alla spalla che non gli consente una mobilità totale, ma di certo i giorni di riposo dovuti all'All Star Game sono stati un bene da questo punto di vista. Oggettivamente non può far altro che migliorare Integrato.
Phil Jackson 7: Sta allenando come mai da quando è tornato sulla panchina dei Lakers. Commette ancora qualche errore a livello di rotazione, soprattutto in apertura di quarto periodo e confida troppo nelle possibilità di Luke Walton, evidentemente in un periodo negativo. Eppure, soprattutto a livello psicologico e nella gestione dei time-out sta facendo molto bene. Osservatore.
Sasha Vujacic: 7 In questo tour ad est ha giocato a livelli impressionanti. Solo in due occasioni non è andato in doppia cifra e contro i Toronto Raptors mette addirittura a referto 22 punti. In difesa muove benissimo i piedi e non lascia mai troppo spazio al suo diretto avversario. Mastino a tutti i livelli, soprattutto in attacco dove mostra di avere due attributi davvero niente male grazie ad una meccanica di tiro praticamente perfetta. The machine!!!.
Derek Fisher 7: In questa stagione non riesce ad andare sotto il sette. È veramente di un'intelligenza tattica smisurata. Riesce a capire quando è il momento di accelerare è quando è invece il momento di diminuire l'intensità e il ritmo del gioco. Assolutamente di un'altra categoria la sua prestazione contro i Raptors quando mette a referto ben 28 punti (ad una sola lunghezza dal suo record personale in carriera). Bene anche contro i Minnesota Timberwoles dove una sua tripla dall'angolo fa esultare in maniera anomala un Bryant inspiratissimo. In difesa controlla, fino a quando ha fiato, il suo avversario diretto, rendendo complicata qualsiasi penetrazione. Sagace.
Ronny Turiaf 6,5: Dopo un momento di appannamento nella fase centrale del viaggio, contro Charlotte e Minnesota ha trovato nuovo vigore sfiorando la doppia cifra di punti consecutiva. Intimidatorio come al solito in difesa, continua a mettere in mostra un tiro dai sei metri davvero niente male. Nei finali di partita, se in campo, si esalta gettandosi su qualsiasi cosa si muova. Un leone in mezzo al campo. Peraltro quando si trova in panchina incita e sostiene chi è in campo dando forza a tutto il circondario. Davvero un esempio, fuori e dentro il parquet. Impavido.
Vladimir Radmanovic: 6,5 Sta ritrovando gradualmente il suo standard di gioco, una qualità che non si vedeva dai tempi di Seattle. Ha ricominciato a rivedere il canestro con una certa continuità anche se il suo tiro dalla lunga distanza è ancora troppo ondivago. In difesa sta cercando di applicarsi e non è più il casellante che tutti abbiamo osservato negli ultimi tre anni. A livello di energia ha alzato sicuramente il suo livello di gioco arrivando in questo tour ad est alle quasi due rubate di media. Anche a rimbalzo dà il suo contributo anche se sicuramente potrebbe fare di più In ripresa.
Jordan Farmar 6+: Se i Lakers non hanno ucciso molte partite prima del dovuto è demerito anche di Farmar che sembra aver perso lo smalto di inizio stagione. Nostante tutto però cerca di dare il suo contributo, magari con le piccole cose, con una semplice palla persa o con una maggiore attenzione in difesa, soprattutto in un momento in cui la palla gli entra decisamente di meno nel cesto. Soprattutto quando Derek Fisher sarà in panchina il giovane di UCLA dovrà ritrovare lo smalto di inizio anno (soprattutto in fase conclusiva) se i Lakers vorranno puntare in alto. Lottatore.
DJ Mbenga 6: Gioca molto poco, ma quando è chiamato in causa dà il suo contributo cercando di commettere meno errori possibili. Nel "garbage time" del Target Center mette a referto anche 4 punti con due conclusioni in bello stile. Fino al rientro di Andrew Bynum, dunque per altri quattro mesi, dovrà farsi trovare pronto in ogni momento. Intrapredente.
Bocciati
Luke Walton 5: Dopo aver giocato in maniera orrida quasi tutto il viaggio ad est (in particolar modo per quello che fa vedere in difesa) si è ripreso negli ultimi due match (nonostante abbia messo a referto la miseria di 3 punti) dimostrando che i problemi fisici sono forse superati. Il 5 è d'incoraggiamento perché meriterebbe molto di meno. In difesa è una sciagura senza precedenti, mettendo in mostra un'elasticità davvero limitata sulla caviglia infortunata. Si spera di poter rivedere, soprattutto in fase offensiva, il Luke Walton che tutti conosciamo. In difesa, invece, è sempre stato quello, dunque non ci si può lamentare certo da oggi. Incognita.
Ingiudicabili
Chris Mihm: NG.
Coby Karl: NG.
IL CALENDARIO
Nei prossimi dieci giorni i Lakers continueranno a giocare molto in trasferta. Dopo l'estenuante viaggio della prima parte di febbraio saranno ancora quattro le partite che i lacustri dovranno giocare lontano dallo Staples Center. Tre, invece, i match che i gialloviola giocheranno tra le mura amiche. Per altro nessuno di questi confronti potrà ritenersi alla portata, non solo considerando le condizioni di Kobe Bryant e la perduranti assenze di Andrew Bynum e Trevor Ariza, ma anche perché gli avversari con i quali i Lakers dovranno confrontarsi saranno davvero ostici. Questa notte allo Staples arrivano i rinnovati Atlanta Hawks di Mike Bibby, il quale, proprio all'esordio con la sua nuova maglia potrebbe riservare un bello scherzo ai Lakers. Poi in back-to-back ci sarà il confronto a Phoenix contro i Suns di Shaquille O'Neal pronto a rendere la sfida subito infuocata. Come se non ci fossero abbastanza argomenti e duelli per questa partita. Nel fine settimana back-to-back con Clippers e Seattle e in mezzo alla settimana Portland e Miami allo Staples Center. Poi il terzo back-to-back di questo breve scorcio di stagione contro i Portland Trail Blazers. Per chiudere questo blocco e aprire in bellezza marzo arriveranno allo Staples i Dallas Mavericks di Dirk Nowizky e Jason Kidd. Oggi come non mai possiamo dire che sarà un ciclo di partite fondamentali per i Los Angeles Lakers.
Martedì 19 febbraio: Los Angeles Lakers - Atlanta Hawks = 122-93 (W)
Mercoledì 20 febbraio: Phoenix Suns - Los Angeles Lakers = 124-130 (W)
Sabato 23 febbraio: Los Angeles Clippers - Los Angeles Lakers = 95-113 (W)
Domenica 24 febbraio: Seattle Supersonics - Los Angeles Lakers = 91-111 (W)
Martedì 26 febbraio: Los Angeles Lakers - Portland Trail Blazers = 96-83 (W)
Giovedì 28 febbraio: Los Angeles Lakers - Miami Heat = 106-88 (W)
Venerdì 29 febbraio: Portland Trail Blazers - Los Angeles Lakers = 119-111 (L)
Domenica 2 marzo: Los Angeles Lakers – Dallas Mavericks = 108-104 (d1ts) (W)
Stay tuned