Fra statistiche e conference

Ci mancava solo Kidd a Dallas per aumentare ancora il divario fra Eastern e Western Conference

Dove porta la strada per l'eden, nella Nba?
Ovvio, ad ovest, o almeno così sembra dalle ultime news di mercato, piombate come macigni, diciamolo, sul regolare incedere delle 30 franchigie verso la pausa per l'All Star weekend.
Risultato (per ora) 3-1 per l'Ovest, ma i giochi restano aperti fino a giovedì.

Dopo il colpaccio estivo di Danny Ainge, unica grande emozione della prima fase di mercato, sembrava che le due conference potessero tornare a riequilibrare, almeno in parte, le loro forze. Puntuali come le tasse, dopo una ridda di voci, di scambi, di roster pronti ad essere stravolti e di imminenti rivoluzioni, ecco i veri affari. E che affari!

I Lakers spazzano del tutto i dubbi su possibili difficoltà  a farsi strada nei playoff con l'acquisizione di Pau Gasol. Spalla o alternativa a Bynum, per la chicca che mancava a LA, ora ufficialmente contender. Lakers a 35-17, quasi sugli stessi livelli delle principali rivali di conference, nella quale regna tuttavia un equilibrio al limite dello sconcertante. LA 3° attualmente ad ovest, ma molto vicina alle prime.

10 squadre nel range buono per la qualificazione: ottimo momento per i Rockets, che hanno raggiunto in classifica Golden State e Denver al record di 32-20. 9 vittorie nelle ultime 10 gare per Houston, ed ecco che Yao e T'Mac tornano in piena corsa. Volevamo darli per battuti in partenza? No, non credo.

Qualche giorno dopo, ecco che in un batter d'occhio un semplice rumor diventava la trade più discussa degli ultimi tempi, e che farà  discutere per chissà  quanto, comunque vada a finire la stagione. Shaq sbarca in Arizona con i suoi 4 anelli alle dita: prima di ritirarsi vuole il quinto, e così i Suns riprendono prepotentemente quota.

Ai playoff Phoenix potrà  alternare il suo run & gun da quasi 110 punti di media, al più tradizionale gioco di post. Ci divertiremo. Nonostante ciò, i Suns si sono fermati per la pausa All Star solo con il 2° record di conference, 37-16, appena dietro la vera rivelazione stagionale, gli Hornets di Chris Paul che guidano l'Ovest con 36 vinte e 15 perse.

Infine, freschissimo anche se sofferto, l'arrivo di Kidd a Dallas, sul quale ci soffermeremo nei giorni a venire…

Parliamo di strisce.
Detto dei 9 successi in fila dei Rockets, andiamo a Detroit con i Pistons in grande spolvero (39-13).
10 vittorie consecutive, ed ecco Sheed e compagni tornare in scia alla corazzata Boston.
Dalla sua, lo abbiamo detto molte volte, Detroit ha un impianto di gioco consolidato, uno starting five affidabile ed affiatato e individualità  di pregio.

E i numeri, naturalmente, sono dalla loro: nessuno tranne i Celtics tiene così basse le percentuali degli avversari (43.5% dal campo, 33% dalla lunga distanza), a rimbalzo è nella media (poco più di 40) ma agli avversari concede poco sia sotto canestro (4° nella Nba con 39 e mezzo a gara), che come palloni rubati (2° in Nba). Ma non è tutto: quando i Pistons varcano la soglia dei 100 punti, vincono praticamente sempre (22-1).

E il resto dell'Est? Con Detroit seconda forza, comanda sempre Boston, 41-9; salvo frenetici sprint dei sempreverdi Pistons (per i risultati, non per l'età ), i Celtics saranno primi della conference.
Le altre buone notizie arrivano dal solito Lebron, cannoniere della Nba con 30.3 punti a gara, quasi 8 rimbalzi e 7.3 assist, più che dai suoi Cavs (ora a 29-23). Comunque occhio a Cleveland, in post-season è capace di togliere il sorriso a molti. Per info contattare proprio Detroit"

Bene anche Orlando, sopra il 60%: funzionano le strategie offensive (attacco da 103.5 punti a partita), sotto le plance domina Dwight "Superman" Howard. Buono il bilancio delle ultime settimane, nelle quali si registra anche il successo contro Boston.

Sempre ad est, intanto, aria di rinnovamento per Atlanta, una delle franchigie più giovani della Lega (nessun giocatore sopra i 9 anni di esperienza nella Nba). Mike Bibby vestirà  la maglia Hawks, in un roster con ottime individualità  (Josh Smith, Joe Johnson ed il promettente Al Horford, rookie da 9.3 punti e 10 rimbalzi per sera). Si prova nuovamente a rifondare, la strada è avviata.

Torniamo ad ovest, a Denver per la precisione.
Innanzitutto complimenti a Linas Kleiza: il 23 enne di Kaunas in una sola sera ha infranto ben 6 record personali: contro Utah, 41 punti segnati, ovviamente career-high, 13 tiri andati a buon fine su 21 tentativi, 11 liberi messi a segno su 14. Il tutto in 42 minuti passati sul campo. In crescita.

Buone notizie, dunque, per l'ala-guardia dei Nuggets che ultimamente ha fornito un contributo importante alla sua squadra. Denver, insieme a Phoenix e Golden State, pur con tutte le diversità  del caso, è uno dei team più pirotecnici e divertenti della Lega, grazie alle sue superstar e ad un supporting cast fatto per attaccare. I Nuggets segnano tanto (106.65) ma subiscono troppo (103.92). Sarebbe anche simpatico andare a vedere quante volte hanno infranto il limite dei 24 secondi. Forse zero?

Di questo passo i tifosi continueranno a divertirsi, i playoffs quasi certamente arriveranno, ma di successi importanti non so quando riusciremo a parlare.

Altra franchigia, altro career-high.
Dalle montagne del Colorado, ci spostiamo nella gelida Minneapolis dove il centro dei T'Wolves Al Jefferson ha fatto segnare la sua miglior prestazione di sempre, in termini di punti, nella gara del Target Center contro i Suns (39). D'accordo, con Phoenix in campo i numeri impazziscono facendo tutti più ricchi, eppure il giocatore uscito dalla Prentiss High Scholl sta facendo vedere buone cose con la sua nuova squadra: attualmente è 2° nella Nba per rimbalzi offensivi (5° per total rebounds), 2° nella speciale classifica di doppie doppie (37, comanda Dwight Howard con 46 in 54 gare giocate!), per una produzione a partita di 20.8 punti e 12.1 rimbalzi. Solo una promessa in crescita o centro realmente futuribile? A voi la risposta.

Ci trasferiamo in Florida?
Qui, scusate, ho finito gli aggettivi. Stop, vuoto totale.
Giuro, darei 50 dollari per sapere cosa passa per la testa a Pat Riley, ogni sera, quando esce dall'American Airlines Center per andarsene a casa.

I numeri, emblematici: striscia negativa aperta di 9 sconfitte, la miseria di 9 vittorie in 51 gare giocate finora, peggiore attacco della Lega (poco più di 92 punti di media) e l'incubo, a questo punto sempre più vicino a trasformasi in cruda realtà , del peggior record della Lega. Per ora siamo fermi a .176, peggio dei T-Wolves (.196), quasi incredibile per una squadra che 20 mesi fa si laureava campione.
E' abbastanza?

Partito Shaq, è arrivato Shawn Marion ma il monte salari è rimasto sostanzialmente simile.
Della trade-Shaq, ampiamente analizzata su Play.it, si è già  detto tutto per cui non stiamo a soffermarci tanto sulla bontà  della decisione.
Piuttosto, sarebbe il caso di aprire il capitolo rifondazione, per ora solo abbozzato: la prima mossa concreta potrebbe arrivare a campionato concluso, magari pescando la prima scelta al draft e aggiungendovi qualche scambio mirato. Detto così sembra facile"

Infine, dal momento che entriamo nella fase decisiva della regular season, proviamo a dare un primo sguardo ai numeri applicati alla griglia playoffs.
Finisse oggi, queste sarebbero le sfide:

EST: 1Boston- 8Philadelphia (o New Jersey), 2Detroit- 7New Jersey (o Phila), 3Orlando- 6Washington, 4Cleveland- 5Toronto.

OVEST: 1New Orleans- 8Houston (o Golden State o Denver, tutte a .615), 2Phoenix- 7Golden State (o Denver o Houston)- 3Lakers- 6Utah, 4San Antonio- 5Dallas.

Un numero su tutti: l'ultima ed entrare per l'Est, attualmente, avrebbe un record di 23-30, ad Ovest di 32-20. Piuttosto emblematico.

Alla prossima!

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