Spurs: analisi del Rodeo Trip

Ginobili ha preso in mano la squadra…

Si è conclusa con la trasferta di Cleveland il tanto atteso "Rodeo Trip" che da anni viene preso come punto di riferimento da parte degli Spurs per focalizzare obiettivi e problemi e cementare il gruppo per l'ultimo scorcio di regular season. Girovagando per gli States.

Le partite


@ UTAH 91-97 L
@ SEATTLE 85-91 L
@ PHOENIX 84-81 W
@ INDIANA 116-89 W
@ WASHINGTON 85-77 W
@ NEW YORK 99-93 ot W
@ BOSTON 90-98 L
@ TORONTO 93-88 W
@ CLEVELAND 112-105 W

Around the team

Quest'anno ad amplificare i problemi, che in questo periodo dell'anno hanno la puntuale tendenza a fare compagnia ai ragazzi di Popovich, è arrivato anche l'infortunio di Parker che il coach di origini slave ha deciso di mettere in congelatore per l'intero tour di 9 partite. Anche per questo (ma non solo) è arrivato dalla terra dei free agent, il play 34enne Damon Stoudemire chiamato a far staffetta con l'altro play di riserva, Vaughn.

Senza il dominatore e MVP delle scorse finals, il gioco degli Spurs è cambiato radicalmente con l'azzeramento (nel vero senso del termine) del contropiede e con una maggiore attenzione e pazienza nel costruire i 24" offensivi con il pitturato sede e recapito unico di Tim Duncan. Anche Ginobili, estroso navigatore dell'area sotto il canestro si è limitato e consegnato (positivamente) ai suoi tiri in sospensione, dall'arco e agli ormai rodati e collaudati "step back".

Già  Ginobili. Con l'assenza del francesino, le responsabilità  e l'impatto sono state due componenti che sono dovute lievitare gioco-forza. Il "panchinaro" da 28' a sera si è trasformato nell'uomo franchigia che trascina la squadra nei 4° periodi e consegna alla casella delle vittorie il continuo aggiornamento delle stesse, il tutto con il consenso di un Tim Duncan alle prese con la noia della regular season.

Tra le trasferte più indicative e cariche di significati c'è stata quella di Boston. Al Garden, gli Spurs si sono dovuti arrendere alla differenza di aggressività  sotto canestro (altro sintomo cronico delle ondivaghe regular season targate nero-argento) e alla classe di Paul Pierce. Ginobili e Duncan (che ha avuto al dir la verità , qualche problemino con Davis) han fatto il loro dovere ma è proprio in questi casi che si percepisce che il "supporting cast" non è all'altezza di determinate situazioni. Il tutto senza contare l'assenza del totem Garnett sponda Celtics.

Mancanza di applicazione o un sistema che non funziona più?
La partita di Indianapolis con i Pacers fornisce una risposta che però tange entrambi i discorsi. Dopo un primo tempo anestetico dal punto di vista difensivo (68% dal campo per Dunleavy & co.) gli Spurs, nel 3° quarto han concesso un solo canestro in 10 minuti e 9 punti totali.

La nebulosità  della stagione regolare potrebbe essere una risposta, ma la sensazione rimane quella che quando farà  un po' più caldo e la primavera diventerà  sempre più preponderante nel corso delle stagioni, San Antonio avrà  ancora una volta voce in capitolo anche se l'età  che avanza di molti dei componenti del roster, il fatidico anno pari e l'eccellente livello che questo anno (ancora di più) si è impossessato del lato Ovest della NBA possono anche far fare inversione di marcia a queste ormai consolidate certezze che da molti anni costeggiano le vicende degli speroni.

Le vittorie (che comunque sono state 6) più importanti sono state quelle di Phoenix e di Cleveland, oltre al blitz newyorkese dopo un tempo supplementare e dopo essere stati sotto di 18 lunghezze.
Tenere i Suns a 81 punti sul proprio campo non è una cosuccia da niente, soprattutto con l'armata di Pop reduce da 3 sconfitte consecutive abbastanza preoccupanti.

Tirato fuori l'orgoglio delle grandi occasioni e il carattere dei soli noti, San Antonio ha limitato il potente attacco D'Antoniano ad un mediocre 38%. Superiorità  anche a rimbalzo e soprattutto l'ennesima prova che se c'è una squadra che può mettere in difficoltà  le ambizioni da titolo, il gioco e le caratteristiche dei Suns, quella squadra è proprio San Antonio.

La vittoria di Cleveland ha semplicemente un nome e un cognome. Manu Ginobili. "It was amazing" il commento di un incredulo Lebron. "Manu is a bad boys" quello di uno sconsolato Mike Brown accompagnato da un sorriso amaro in bocca. Ma l'aspetto che ha impressionato di più della recita nell'Ohio, non sono stati i 46 punti (basterebbero quelli") ma la semplicità  e soprattutto la tranquillità  con il quale Manu ha condotto sulla strada della vittoria la sua squadra.

Perché, il campo è lì per dimostrarlo, a volte è proprio la sua squadra tanto da far ronzare nella mente del Pop, in diverse occasioni il pensiero "Manu, me la vinci per favore?" e altrettanto da rispondere ai giornalisti che chiedono a fine partita quale sia stata la chiave del successo utilizzando solo due parole, "Manu Ginobili".Sempre con il tacito consenso di Tim Duncan.

Around the players

TIM DUNCAN
A volte sembra che dorma. Che sia condannato a giocare con quella supponente superiorità  che contraddistinguono le sue espressioni un po' annoiate e distaccate. Ma non è cosi, è semplicemente Duncan. Un Duncan che affronta le difficoltà  ed ogni volta riesce in qualche modo a superarle dando il suo solido e solito contributo che in soldoni sono 22.1 ppg e 13.1 rpg, numeri tutt'altro che disprezzabili. Ci sono anche 8 doppie doppie in 9 partite dove solo Glen Davis e i primi minuti di Ilgauskas lo ha messo parzialmente in difficoltà  "

MANU GINOBILI
Da uno che ti sminestra 80 punti in due partite ti aspetti che nei suoi programmi di questo week-end ci sia solo una destinazione: New Orleans, ed invece Manu se ne andrà  a Las Vegas cercando di rifiatare un po' dopo un "Rodeo Trip" abbastanza intenso e ricco di emozioni. L'assenza di Parker gli ha consegnato le chiavi della cabina di regia senza tralasciare il suo fatturato di punti. A volte molto bene (6.2 apg) , a volte meno (vedi le 18 perse complessive nelle trasferte di Boston, New York e Phoenix). Ma è una flessione fisiologica visto che il suo minutaggio è sensibilmente aumentato (37 mpg contro i 30.6 di media in stagione) e diversamente distribuito (giocando da 1 e da 2). Ma la freccia in su coinvolge anche le altre categorie: 24.6 ppg e 6.1 rpg con il 50% dal campo e il 46% da 3 (19/34 nelle ultime 3).

JACQUE VAUGHN & DAMON STOUDEMIRE
Il discorso vale per entrambi. Point Guard abbastanza simili per caratteristiche di playmaking con la sola differenza di un più efficace tiro da 3 (sulla carta") a vantaggio dell'ex Memphis. Ma la staffetta che Pop ha regolarmente utilizzato non ha dato i frutti sperati. Da qui la decisione di mettere la palla in mani argentine. Damon ha convinto solo all'esordio nella cicloturistica di Indianapolis mentre Jacque ha avuto i suoi picchi a Phoenix realizzando il season high di 17 punti. Per il resto malino con Damon che nei suoi 20' di utilizzo con 5.5ppg e soli 2apg ha sporcato le sue statistiche con un rivedibile 31.6% dal campo. Ma Parker, il contropiede e le sue sfuriate verso il canestro torneranno presto a riempire il parquet e sarà  compito di Popovich scegliere il suo alter ego che con molta probabilità  sarà  ancora Jacque Vaughn.

MICHAEL FINLEY
Anche dalla panchina non fa mancare il suo contributo fatto di tiri sugli scarichi e triple in momenti topici. Chiedere a New York che si è vista scippare la vittoria dalla sua bomba dall'angolo a 4 decimi dal termine. In generale è un buon momento di forma per l'ex Dallas che in 27.7mpg mette insieme 10.5 ppg con il 39% da 3 andando in doppia cifra in 5 delle nove partite disputate.

FABRICIO OBERTO & ROBERT HORRY
Con Bonner ed Elson accasati in pianta stabile nella lista dei perenni panchinari che ci cibano di DNP e briciole di garbage time, sono loro i due lunghi che partecipano attivamente nella rotazione di Popovich. Nonostante la scelta di giocare larghi tratti della partita con Duncan da 5 e 4 piccoli, si capisce che nei momenti decisivi e accoppiati con determinate squadre, la loro presenza sarà  fondamentale. Oberto mette atletismo e presenza sotto i tabelloni (sia in difesa che in attacco). 25 mpg con 6.4 ppg e 6.6 rpg con il 56% dal campo e con un coinvolgimento maggiore nella metà  campo offensiva (5.6 tiri tentati a partita contro la media di 3.9). Le comparsate invernali di Horry procedono senza particolari intoppi. Da segnalare i 13 punti (9 consecutivi) contro New York e una maggiore voglia di dare ritmo alle proprie prestazioni.

BRUCE BOWEN & IME UDOKA
La loro difesa (dote prevalente di entrambi) va a corrente alternata. Male entrambi a Boston, discreti a Cleveland su Lebron (che comunque ne ha messi 39 pur sempre con 31 tiri). Bowen ha collezionato due partite in doppia cifra risultando decisivo con due triple nel 4° quarto di Cleveland, allungando la sua striscia da 3 punti a 10/18. Per Udoka, 19.2 mpg con 5.3 ppg e percentuali peggiori (40% dal campo e 28% da 3).

Coming Soon"

La classifica dell'Ovest fa paura per la sua futuribile imprevedibilità . 9 squadre in meno di 5 partite con San Antonio che occupa la posizione centrale di questa graduatoria. Ma il 6° posto occupato in questo momento dagli speroni ha un sapore un po' più dolce rispetto a quello che anticipava la partenza per le quasi 10.000 miglia di trasferta per il rodeo.

Si riprende dopo la pausa con le prossime 3 partite su 4 da disputare all'At&t center (Charlotte, Atlanta, Dallas) intervallate dalla trasferta di Minneapolis. Poi il mese di Marzo si aprirà  con la doppia trasferta (in back-2-back) ad est con Milwaukee e New Jersey.

Il punto di svolta è stato raggiunto e da poco superato, vedremo se la rotta sarà  la solita o meno"

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