Nessuno come Chris Paul riesce a resistere ai contatti in area
Prima delle scelte al draft di 3 anni fa, c'era chi riteneva che oramai i play-maker puri all'interno della lega fossero una specie in via di estinzione, i cui ultimi sopravvissuti (Kidd, Payton, Nash), seppur nomi illustri nel panorama mondiale, fossero destinati a sparire nel corso degli anni, sostituiti nella propria posizione da guardie meno propense alla fase realizzativa e più disposte a portare la palla dall'altra parte, con magari una discreta visione di gioco.
Le premesse di tale trasformazione si erano viste nella conquista di 3 titoli consecutivi da parte di Los Angeles, che inseriva in cabina di regia una shooting guard pura come Derek Fisher o nell'adattamento di Billups come point guard, pur con risultati davvero notevoli.
Invece, nel famoso draft sopracitato, vennero scelti due giocatori che interpretavano il ruolo alla vecchia maniera, ancorché capaci di grandi bottini nel caso fosse necessario per la squadra: Chris Paul e Deron Williams. Scelti rispettivamente alla quarta e alla terza posizione, cambiarono completamente il volto delle squadre in cui giunsero, portando avanti l'eredità di uno spot occupato negli anni passati da alcuni dei migliori interpreti del gioco in tutta la storia della Lega.
Se Deron e compagni, dopo un periodo di appannamento nel mese di dicembre, occupano stabilmente le posizioni di classifica che si addicono ad un team blasonato come i Jazz, una delle più grandi sorprese della stagione NBA sono i New Orleans di Chris, squadra ben costruita durante gli anni, con un allenatore esperto, formata da grandi veterani come Stojakovic e Jackson, e da giovanissime promesse dal futuro splendente come appunto Paul e David West.
Ed è proprio l'ex giocatore di Wake Forrest il leader indiscusso di questa squadra: è lui a prendere le decisioni importanti nei momenti topici della partita, a lui va la palla in mano nelle situazioni difficili e, sino a questo momento, si è sempre fatto trovare pronto, caricandosi la squadra sulle spalle.
In fondo, gia prima che venisse scelto al draft, i taccuini degli scout NBA recitavano: "La point guard ideale, che sa segnare, passare, difendere ed ha grandi doti di leader. Tira con percentuali molto alte da dietro l'arco". Le aspettative erano elevate sin da prima che entrasse nella lega ed i Calabroni avevano deciso di scommettere forte su questo play di 185 cm per una ricostruzione della squadra, scambiando Baron Davis per Speedy Claxton e Dale Davis , liberando di fatto il posto al numero 3 e cercando di creare una squadra che si adattasse bene alle caratteristiche del loro leader.
Tali aspettative sono state ripagate sin dal primo anno, in cui Paul si è meritato il premio di Rookie of The Year, viaggiando a più di 8 assist a partita (entrando di diritto nei primi 10 passatori di tutta la lega), dopo aver vinto nella stessa stagione tutti i premi di Rookie del Mese.
Inoltre ha quasi trascinato la squadra ai play-off con un finale di stagione strepitoso, conducendoli ad un record di 38 W e 44 L, che però non è servito a raggiungere il primo approdo alla post season. Durante la scorsa stagione, nonostante abbia mantenuto delle cifre mostruose, a causa di numerosi infortuni occorsi a lui ed al resto del team, il record è migliorato solo di una W, terminando la stagione con 39 vittorie e 43 sconfitte.
Questa però per i Calabroni sembra l'annata della riscossa: il loro record è molto al di sopra del 50% (34-15), attualmente sono terzi nella Conference, dietro ai Suns di mezza partita, ma soprattutto a pari merito con Dallas, mentre nella loro Division si contendono il primo posto sempre alla pari con i Mavericks.
Pur arrivando da 3 sconfitte, nelle ultime 5 giornate, contro Golden State, Sacramento e Utah (tutte avversarie di Conference), la loro partecipazione ai prossimi play-off non sembra essere in discussione. Gran parte del merito di questo record inaspettato va sicuramente a Chris che, anche a livello di cifre, sta disputando una stagione da MVP.
I suoi numeri parlano infatti di 20,4 punti a partita, conditi da 4,00 rimbalzi e 10,9 assist smazzati per sera (secondo nella lega). È interessante notare anche la sua notevole attitudine difensiva, che lo porta a recuperare un altissimo numero di pallone (2,57 primo nella lega), oltre ad essere settimo assoluto per doppie doppie confezionate (29). Il dato che però è più rilevante per un play-maker è il rapporto tra assist e palle perse e, come sicuramente immaginerete, anche in questa speciale classifica, Chris è ai primissimi posti in tutta la lega (terzo precisamente), con una media di 4,06 assist per ogni turnover commesso.
Steve Nash, intervistato dalla rivista ufficiale NBA, ha detto di Chris: "È fantastico in penetrazione e come passatore, oltre ad avere una grande abilità nell'andare in lunetta. Sia io che Chris penetriamo e teniamo sotto pressione le difese in maniera abbastanza simile, ma io non riesco a procurarmi i liberi che si procura lui: questa caratteristica compensa lo svantaggio che ha nelle percentuali al tiro da fuori. Un'altra grande qualità è la capacità di recuperare palloni, dando così molta fiducia alla squadra" .
Nash mette in risalto con le sue parole un'altra importante peculiarità nel gioco di Chris: la capacità di riuscire a resistere ai contatti ed ai colpi che riceve sotto canestro, nonostante la sua statura non elevatissima, essendo in grado sia di subire numerosi falli sia di concludere l'azione con un canestro più tiro libero aggiuntivo, che converte con percentuali eccellenti (87,6%).
Insomma, il futuro di questa 23enne point guard è molto più che roseo: tra poco più di una settimana parteciperà per la terza volta all'All Star Game, non giocando il sabato nella sfida tra sophomores e rookies, come aveva fatto sin'ora, ma in quella della domenica, nella sua New Orleans, dove il pubblico lo accoglierà sicuramente con un caloroso abbraccio. È stato scelto, non senza qualche polemica, al posto di grandissimi giocatori, come Ginobili, McGrady e Williams, ma è buona usanza che il padrone di casa accolga gli invitati, anche se partirà dalla panchina.
Inoltre la Nazionale USA e Mike D'Antoni hanno grande fiducia in lui, fiducia dimostrata con la convocazione agli sfortunati Mondiali Giapponesi del 2006, dove Chris, nonostante il non raggiungimento del traguardo prefissato, è stato il miglior assist-man degli Stati Uniti e il terzo migliore in tutta la competizione.
Ora, per entrare nel novero delle grandi stelle NBA, gli manca solo centrare la qualificazione ai play-off, magari guidando la propria squadra oltre il primo turno. Per puntare all'anello c'è ancora molto tempo, per ora Chris si "accontenta" di essere considerato il miglior play-maker del futuro.