Il momento magico dei Blazers è già finito?
Lo Stato dell'Oregon è attraversato dalla Catena delle Monti Azzurri da un lato ed è bagnato dall'Oceano Pacifico dall'altro. Questa banale constatazione unicamente per dire che non c'è scampo, Portland sarà sempre nella Western Conference.
Da un decennio a questa parte l'Ovest è di gran lunga superiore all'altra Conference e forse mai come in questi giorni raggiungere il traguardo playoff è un'impresa. Nove squadre con un record superiore al 60%, la decima, i Blazers appunto, sono scesi sotto questa soglia in seguito alle due ultime battute d'arresto.
I Lakers hanno aggiunto Pau Gasol, i Suns Shaquille O'Neal, gli Spurs il comunque utile Damon Stoudamire, Denver sta cercando di portare Artest in Colorado, Houston ha perso solo una volta nelle ultime 10 gare, potendo contare sulla presenza di entrambe le sue due super-star, infine le dieci vittorie di fila dei Jazz qualcosa con Kyle Korver ce lo devono pur avere a che fare.
Tutto questo è accaduto dal precedente aggiornamento, così come le sei sconfitte in nove partite per i Portland TrailBlazers.
Due brutte prove contro Hornets e Rockets, mettendo assieme la miseria di 160 punti complessivi. Poi la soffertissima vittoria in rimonta sugli Hawks al Rose Garden, quasi a confermare una regola di questa stagione: nelle partite punto-a-punto i ragazzi terribili di McMillan non perdono mai.
Niente affatto. Nella sfida successiva i Cavaliers rimontano 11 punti nell'ultima frazione e trovano il sorpasso decisivo proprio all'ultimo possesso, con entrata e layup conclusivo di LeBron James. Per la prima volta (in otto occasioni) i Blazers si fanno scappare una gara decisa da 3 o meno punti.
La partita contro i Knicks aggiunge un'ulteriore W alla classifica di Portland, ma anche in questo caso serve un supplementare. Si arriva dunque all'importante sfida casalinga contro i Denver Nuggets, diretti rivali divisionali.
Gara intensissima ed altro overtime, questa volta perdente. È una sconfitta che pesa come un macigno, vuoi perché Outlaw sbaglia uno dei due liberi che avrebbero evitato l'overtime, vuoi perché Jack perde il controllo della palla in contropiede sul 103 pari, regalando l'ultimo possesso ai Nuggets. Tocca ad Iverson mettere a nove decimi dalla fine il canestro decisivo.
Portland si ritrova, dopo diverse settimana, di nuovo fuori dai primi otto posti. La sesta ed ultima gara al Rose Garden prevede la visita dei Bulls, decimati dagli infortuni. Non bastano i 13 punti di vantaggio accumulati in metà gara ed a tenere Chicago sempre ad almeno una tripla di distacco ci pensa Brandon Roy, con canestri importanti nei momenti decisivi dell'ultima frazione.
“Si vedeva che a tratti non riuscivamo a mettere i tiri,” – spiega Roy – “così ho iniziato ad essere più aggressivo e ad attaccare il canestro, per tenerli a distanza.”
Si chiude con un traballante 3-3 il bilancio delle sei sfide consecutive al Rose Garden, ma le due gare più importanti (Houston e Denver) sono state perse.
Brandon Roy non partecipa alla trasferta a Detroit, causa lutto familiare.
McMillan: “In questo momento vogliamo che si prenda il tempo che gli serve per stare con la sua famiglia.” Così anche la gara ad Indianapolis non vede a referto il miglior rookie della scorsa stagione.
Contro Detroit la contesa non inizia neppure. Blazers travolti nel primo quarto con in campo Billups e compagni, Blazers travolti nel secondo quarto con le riserve dei Pistons a fare bella figura. Il punteggio finale inganna, perché nel terzo quarto si era già in garbage time sul +27 Detroit.
Poco meglio ad Indianapolis. Almeno per il primo tempo Portland gioca una discreta partita, con Jack ad un assist dalla doppia doppia e Aldridge difficile da limitare per i Pacers. Poi il buio nel terzo quarto. Definizione di buio: cinque passaggi intercettati dagli avversari, due che finiscono tra gli spettatori, una shot-clock violation, un'infrazione di tre secondi in area per un totale di 9 palle perse.
“Tutti questi errori non dovrebbero più accadere a questo punto della stagione,” – il mea culpa di Webster – “pensavo li avessimo definitivamente risolti da dicembre.”
Nelle ultime due sfide abbiamo visto probabilmente i peggiori Blazers della stagione, ma complessivamente non si può parlare di un momento di crisi o di netta flessione. Tuttavia gli standard della Western Conference non concedono il lusso di buttare via un paio di partite più del previsto.
La pausa per l'AllStar Game arriva probabilmente nel momento giusto, perché se è vero che mancare la qualificazione alla post-season non sarebbe di certo un fallimento, è altrettanto vero che in Oregon tutti, giocatori e tifosi, ormai hanno iniziato a farè più di un pensierino a quei playoffs che in Oregon mancano dal 2003. Break quanto mai provvidenziale.
Trend negativo
Cosa non sta funzionando a Portland? O semplicemente, perché non sono più la squadra quasi imbattibile vista tra fine novembre e la befana?
– I Blazers hanno toccato la vetta della Division, oltre il 60% di vittorie, molto oltre le più rosee previsioni. Era normale che non potessero continuare a quel passo. Voglio dire, perfino i Celtics sono passati da 90 a 80 nella percentuale di vittorie!
– Se nelle ultime due gare è mancato Roy, sono ormai quattro le gare in cui McMillan deve fare a meno di James Jones e nelle ultime due disputate dall'ex Suns le condizioni erano molto approssimative (scoreless in 9 minuti contro i Knicks, 2 punti in 18 contro i Cavs).
Jones è il veterano della squadra e la sua è una sorta di “leadershìp-ombra” più volte sottolineata dai compagni di squadra. Soprattutto a Jones non servono molti minuti e molti tiri per prendere fuoco: 48,3% nel tiro da tre, terzo nella Lega. Webster, l'altro tiratore della squadra, è invece giocatore capace di prestazioni straordinarie (vedi le due contro Utah) ma è tutt'altro che costante e necessita di entrare in partita per trovare il canestro.
L'assenza di Jones è più pesante di quanto si possa pensare, come conferma la seguente statistica: senza di lui i Blazers hanno un record di 5-8 mentre sono 2-5 quando ha giocato meno di venti minuti. Il che significa che il record con Jones sano è di 21-9! Purtroppo l'unico modo per curare una tendinite è il riposo e per le prossime due settimane non tornerà a disposizione.
– Le squadre che si affidano molto al tiro da fuori sono da sempre soggette ad alti e bassi. Come dice Barkley, “they don't get easy shots.” Roy stesso ha firmato al vittoria con i Bulls proprio perché ha letto le difficoltà dei compagni a finalizzare al tiro ed ha iniziato a mettere in mostra il suo intero arsenale offensivo, che va ben oltre la capacità di costruirsi un jump-shot. Se solo LaMarcus Aldridge riuscisse ad essere più incisivo nel pitturato, i risultati potrebbero avere meno a che fare con la precisione al tiro.
– “The White Unit” è il soprannome che il coach ha dato ai giocatori che fa partire dalla panchina. Finora le seconde linee sono stati l'asso nella manica di McMillan, ma Outlaw è meno brillante del recente passato, Frye solo sporadicamente riesce ad innalzare il suo livello, Jack fa la spola tra starting five e white unit così come Webster, quando McMillan decide di spostare Roy in ala piccola. Si è detto spesso che quando i top players erano assenti o in giornata no, c'era sempre qualcuno pronto a colmare il vuoto. Nelle ultime gare è mancata questa spinta extra.
– I Blazers hanno più volte dimostrato di riuscire a vincere le partite decise al fotofinish. Dimostrando grande lucidità , freddezza e maturità . E non affidandosi solo al solito Roy, ma anche con interpreti diversi ed in modi diversi: un tiro sulla sirena, una stoppata, un entrata conclusa con due tiri liberi. Inoltre sono secondi nella Lega per numero di vittorie in rimonta nell'ultima frazione di gioco. Un tendenza che sembra aver invertito la rotta, come dimostrano le sfide contro Cavs e Nuggets.
A questi punti andrebbe aggiunto quanto confessato la scorsa settimana da Jack e cioè che la squadra inizia a sentirsi stanca. Portland è una squadra che gioca con cuore e grande intensità agonistica. Durante le 13 vittorie consecutive forse la fatica si faceva sentire di meno, passata l'euforia del momento magico e sopraggiunta qualche sconfitta demoralizzante, ecco che lo stato psico-fisico non è più splendido come prima.
The way
Fin qui il quadro della situazione nella Western Conference e le ragioni del calo di risultati della squadra dell'Oregon. Tornando a guardare avanti, il tema ricorrente di questi tempi è: dove possono arrivare quest'anno i Blazers?
“Perché PARLARE di playoffs? Semplicemente proviamo ad arrivarci intanto,” – affermò McMillan un paio di settimane fa, nel momento in cui Portland guidava la propria division – “Tutte queste domande… siamo qui seduti a parlare per dire cosa? Se ce la faremo oppure no? Pensiamo a vincere le partite, la stagione è ancora lunga davanti a noi, siamo solo a gennaio.”
Il pensiero del coach prosegue indicando la strada da seguire.
“Se prendiamo una partita alla volta, riusciremo a toglierci di dosso la pressione, perché davvero questo è un obiettivo REALISTICO, vincere la prossima partita che devi giocare.”
Detto in tempo non sospetti, dimostra quanto il capo allenatore dei Blazers fosse consapevole delle mille difficoltà che attendevano la sua squadra. Prendendo esempio dal buon Nate, meglio non fare i conti guardando alla prossima serie di gare, perché questi Blazers potrebbero fare un filotto, tanto in positivo quanto in negativo.
La prossima è comunque una partita molto importante, lunedì a Houston.
Per l'occasione è previsto il rientro di Brandon Roy.
Frammenti
Pistacchio blazers ~ Kenny Smith, point guard due volte campione con i Rockets ed ora commentatore sulla TNT, ha paragonato i Blazers ad un gelato al gusto di pistacchio con la seguente motivazione: “because they're real better than they actually look.” Solo in America…
Oden ~ Il centro out-for-the-season ha seguito la squadra nel suo recente tour di sette partite in dodici giorni in giro per gli States. Così il 22 gennaio ha celebrato il suo ventesimo compleanno lontano da Portland. Ora invece non seguirà i compagni in viaggio per continuare la lenta riabilitazione, tra sessioni di tiro in palestra ed esercizi in piscina. Il suo attuale obiettivo è superare il record di franchigia di 33 allenamenti in un mese, record il cui attuale detentore è Sergio Rodriguez.
Roy @ AllStar Game ~ Non era tra i più votati dai tifosi (dietro perfino a Stackhouse e Terry), ma a decidere le riserve sono gli allenatori delle franchigie NBA. Ecco allora che tra i selezionati per la partita delle stelle c'è anche il nome di Brandon Roy, insieme a Chris Paul e Steve Nash a completare il reparto guardie di una formazione che ha Kobe Bryant e Allen Iverson nello starting five.
Standing
(L) Portland @ New Orleans 81-96
(L) Portland vs. Houston 79-89
(W) Portland vs. Atlanta 94-93
(L) Portland vs. Cleveland 83-84
(W) Portland vs. New York 94-88 (OT)
(L) Portland vs. Denver 103-105 (OT)
(W) Portland vs. Chicago 100-97
(L) Portland @ Detroit 82-91
(L) Portland @ Indiana 93-101
next: Portland @ Houston
record: 56.0% — [28W/22L]
Western Conference: decimi
Northwest Division: terzi