Gli Spurs e la

'Caro Tony, il nuovo motto è correre, correre, correre!'

Quando si discute in merito agli “Speroni dell'Alamo” il cestofilo comune s'immagina una marmaglia di bucanieri devota al più classico dei catenacci e con una propensione “contropiedistica” prossima allo zero…

Questi “abiti” calzavano a pennello alle prime edizioni della squadra di Popovich – tecnico dei nero-argento ormai da una decade – molto meno alle ultime…

Non fraintendeteci, la ferrea organizzazione nella propia metà  campo rimane sempre il primo dei comandamenti incisi nel breviario del coach di origini montenegrine, tuttavia è altrettanto evidente come l'ossessione per dei ritmi offensivi blandi si dilegui ogni anno di più.

Certo, c'è voluto del tempo ma finalmente i favolosi istinti in transizione dell'olimpionico e del suo collega franco-belga son stati totalmente liberati…

Gli aficionados del “pibe de oro” di Bahia Blanca rammenteranno certamente come, specialmente nella sua prima stagione in Texas il coach redarguisse con puntualità  le scelte offensive del numero 20 esortandolo ad avere un approccio al gioco del basket meno “sudamericano”…

Oggidì i tempi son decisamente cambiati e non è certo raro poterlo ammirare mentre scorrazza per il campo… se poi la transizione è impreziosita da un tunnel degno del suo più famoso connazionale beh… tanto meglio!

L'evoluzione offensiva dei campioni in carica non si esaurisce pero' alla decisione di aumentare il numero dei possessi offensivi.
Un'altra scelta da rimarcare è stata quella di utilizzare – sempre più spesso – uno schieramento con un solo vero lungo accompagnato da quattro piccoli.

L'incontro dello scorso 23 gennaio contro i Lakers ha rappresentato una data significativa nella storia recente del team in quanto questa particolare soluzione tattica è stata operata – per la prima volta – fin dalla palla a due.

Chi ha buona memoria dirà : "Ma gli Spurs non erano il team delle “Twin towers?”
Certo, tant'è che fin dall'annata '97-'98 – primo anno in cui quell'ex promessa del nuoto di Saint-Croix venne a dimorare da queste parti – l'utilizzo costante di due ali-pivot era stato il fiore all'occhiello della franchigia di proprietà  dell'oculato Peter Holt.

Tale tradizione era proseguita trionfalmente anche dopo l'addio di David Robinson, tant'è che il posto accanto alla miglior ala-pivot della storia era stato preso dagli educatissimi – pure troppo – 212 cm di Nesterovic, finchè…

Finchè la sera del 21 gennaio 2005 alla vigilia dell'ultimo quarto il Pop, gli Spurs e le loro due torri si trovarono sotto… di 18 punti contro una squadra che del professare una filosofia diametralmente opposta faceva – e ne fa tutt'ora… – un motivo d'orgoglio.

Il buon Greg vista la “mala parata” decise allora di venir meno ad alcune delle sue certezze e di adeguare il suo quintetto a quello “bonsai” della controparte.
Il timido sloveno rimase a sedere ed in campo tornò Tim in compagnia di quattro guardie…

Cosa successe?
I texani rimontarono il gap e pur con l'aiuto di un prolungamento extra (e di…48 punti segnati da quello che qualche anno prima era reputato “fin troppo sudamericano”) riuscirono ad espugnare la tana dei… Suns.

Quella splendida gara – la più avvincente della regular season '04-'05 – non solò divenne uno spot per lo sport più entusiasmante del mondo ma passò alla storia recente della lega perchè persino la squadra che del gioco lento e dell'utilizzo del “quintettone” faceva la propria ragione di vita capi' che per contrastare più efficacemente gli avversari che utilizzano la c.d. “small ball” fosse necessario rimpicciolirsi a sua volta.

Per quali ragioni?
Per evitare accoppiamenti difensivi improponibili ad esempio… ( come Rasho su Marion…) e per poter “allargare” ulteriormente il campo e metter così alla corda la retroguardia della concorrenza.

Quando le due squadre si riaffrontarono qualche mese più tardi – in tempi di finali ad Ovest – il Pop decise di riutilizzare la stessa strategia e – seppur agevolati dall'assenza di Joe Johnson per i primi due episodi della serie – gli Spurs trionfarono.

“Il loro quintetto “small” ci diede grossi grattacapi nella serie del 2005…”
Parole e musica di Mike D'Antoni, uno che in materia ne sa qualcosa…

Lo stesso head-coach texano ha recentemente osservato come questa soluzione tattica sia particolarmente vantaggiosa in certe situazioni; quali?
Beh … senza andare troppo lontani, nella stessa serie della scorsa primavera i più accorti avranno certamente notato come in tutti i momenti topici la “small line-up” di Popovich costringesse la difesa dei Suns alla classica scelta da “pick your poison” ovvero: se non raddoppi Duncan prendi due punti quasi sicuri, se lo raddoppi… lasci una delle quattro guardie sparse per il parquet da sola con un comodo tiro da tre a disposizione.

Per la gran parte della serie - saggiamente – D'Antoni decise di non raddoppiare il caraibico (sempre meglio costringere la stella avversaria ad un tiro da due che lasciare una comoda tripla ad un gregario…) tuttavia nel convulso terzo periodo di gara sei – con Thomas e Stoudemire carichi di falli – il coach dei Suns adottò la soluzione opposta, consentendo agli Spurs di prendere il largo grazie alla particolare vena balistica dei propri tiratori.

Ma la scelta di usufruire dell'apporto di quattro piccoli genera vantaggi anche nella propia metà  campo: infatti utilizzando un lungo in meno risulta più agevole aumentare la pressione sul perimetro grazie ai c.d. “cambi sistematici” adottati sia sui giochi a due che nelle uscite dai blocchi degli esterni avversari.

Chiaro: la lacuna principale della “small ball” è rappresentata dal fatto di essere più vulnerabili a rimbalzo e di aver un lungo in meno per difendere il proprio ferro, – tuttavia – il gioco vale la pena con Biedrins come unico lungo… figurarsi se si ha la fortuna di avere a disposizione mr. Tim Duncan.

Come anticipato però, tale soluzione ormai non viene utilizzata solamente quando si affrontano le Phoenix del caso ma -vedi partita contro L.A.- anche quando gli avversari di turno utilizzano una formazione più tradizionale.

La scelta del Pop di emulare con maggior frequenza il vecchio maestro Don Nelson è dovuta - dunque – non solo a motivi “d'adeguamento” ma anche ad annose questioni interne.

Innanzitutto non è più possibile pretendere che Duncan giochi 40 minuti ad intrattenimento prima che arrivi primavera. Il suo ridotto minutaggio genera quindi la necessità  di cercare “altre” strade per andare a canestro.

Inoltre: Elson ha tremendamente deluso, Bonner è utile solo quando in serata propizia al tiro, Horry non sta semplicemente segnando e lo stesso Oberto salvo saltuari èxploit non assicura di certo gran pericolosità  in vernice.

La stessa pattuglia dei tiratori – specie Finley e Bowen – vistà  la carta d'identità  ormai ingiallita non può certo pretendere di avere le gambe “buone” per garantire con costanza ricchi bottini da “downtown”.

Capirete perciò come la decisione di inserire un ulteriore piccolo – Udoka sta indossando alla perfezione tali panni – al posto della seconda torre rappresenti sovente un'autentica manna dal cielo per l'ex squadra di David Robinson.

Ciò detto, non son certo mancate le osservazioni di quella parte “conservatrice” della tifoseria nero-argento che, con piena cognizione di causa, ha fatto notare come questa strategia renda gli Spurs assai dipendenti dalle percentuali al tiro da fuori.

Vero; a tal punto che in serate in cui “the shots are not falling…” di recente si è vinto solamente al cospetto – si fa per dire – dei Miami Heat.

D'altro canto come abbiamo cercato di spiegare, l'unica soluzione per diminuire questa fastidiosa dipendenza sarebbe quella di aumentare i minuti del 21 ed il Pop ha già  chiaramente fatto capire che da questo orecchio… non ci sente.

Come ogni anno infatti la scommessa è quella di portare all'ultima settima di Aprile la squadra più stagionata del lotto nelle migliori condizioni possibili.

E mentre è iniziato il famigerato “rodeo trip” una cosa sembra certa: pur di fregiarsi del titolo di “Penta-campeon” il Pop è pronto a giocare sempre più “small”…
L'era delle due torri – con buona pace dei “puristi” del gioco – sembra inevitabilmente destinata ad esser riposta sugli scaffali polverosi del suo ufficio…

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