Perfect… delusion

Eli Manning e Tom Coughlin nel momento dei festeggiamenti.

Dire che il risultato fosse scontato non è assolutamente vero. Era tangibile l'opinione di molti che i New York Giants potessero riuscire nell'impresa che a nessuno, quest'anno, era riuscita, impresa già  sfiorata poche settimane fa.

I New Engalnd Patriots hanno subito capito che la serata sarebbe stata difficile con dei Giants scesi in campo agguerriti più che mai, con una voglia, una determinazione e un'aggressività  agonistica sin dal primo drive. Un drive lungo (10 minuti), con Eli Manning concentrato ma non al top, almeno inizialmente, come nelle partite di playoffs precedenti, e un running game che ha capito immediatamente che avrebbe avuto una lunga serata (Bradshaw 9 per 45 yards e Jacobs 14 per 42). Così è che New York si affida al field goal di Lawrence Tynes, per segnare i primi punti di questo Super Bowl XLII.
New Engalnd risponde con un drive altrettanto consistente che dura "solo" la metà  ma che si conclude all'inizio del secondo quarto (solo due drive nella prima frazione di gioco) con la corsa da una yard di Laurence Maroney oltre la goal line grazie, anche, alla pass interference in end zone di Antonio Pierce qualche gioco prima.
L'idea che si formula è la stessa con i Patriots che arrivano sempre alla segnatura massima e gli avversari che arrivano ad un passo e poi si fermano e l'intercetto di Ellis Hobbs nel drive successivo sulle proprie 14 yards sembra suggellare questo andamento.
Invece si assiste ad una serie di three and out e ad una supremazia delle difese. Se quella dei Giants vive sulle proprie performance, quella dei Pariots sembra aiutata dall'attacco degli avversari i cui meccanismi non appaiono funzionare perfettamente.
Quando parlavo di aggressività  agonistica pensavo, in particolare, alla linea difensiva di New York e alla enorme pressione messa a Tom Brady. Il quarterback di New Egland ha subito 5 sacks e, per la prima volta nella stagione, si è ritrovato a dover decidere a chi lanciare in un tempo medio più vicino agli standard NFL anziché all'enormità  a cui è stato abituato dalla sua linea offensiva. Linea che ha sofferto moltissimo un Justin Tuck in splendida forma (6 tackles, 2 sacks e un fumble forzato) e un Michael Strahan stimolato da quella che potrebbe essere l'ultima partita della sua carriera e un Osi Umenyiora che ha messo in seria difficoltà  Matt Light. Brady viene travolto da questo impeto e le sue difficoltà  diventano evidenti. In parte costretti dagli avversari, in parte scelta tattica, Maroney non è un fattore (14 per 36 yards, 1 TD) e Brady risulta poco preciso nei lanci e la splendida macchina da punti sin cui vista si inceppa. Wes Welker (11 per 103 yards) e Kevin Faulk (7 per 52 yards) risultano essere i target preferiti e più affidabili con Randy Moss (5 per 62 yards) che si aggiunge, finalmente, nell'ultimo quarto e segna il touchdown che sembrerebbe presagire all'ennesima vittoria di New England, a poco meno di 3 minuti dal termine del match.
Ma prima di questa importante segnatura due eventi di altrettanta rilevanza: il vantaggio dei Giants con la segnatura di David Tyree la cui prestazione risulterà  vitale per l'andamento del match e una tentativo di conversione di quarto down tanto caro ai Patriots con 13 yards da guadagnare sulle 31 dei Giants. Un calcio dalle 49 yards non è certo dei più semplici ma Stephen Gostkowski avrebbe potuto riuscirci. Tanto più che il basso punteggio (si era ancora sul 7 a 3 per i Patriots) avrebbe potuto incentivare questa scelta in quanto ogni punto sarebbe risultato prezioso e un eventuale fallimento avrebbe dato la palla agli avversari come nel caso di un passaggio incompleto (e così è stato).

Con 2 minuti e 42 secondi da giocare e 83 yards da percorrere per i Giants l'impresa gridava al miracolo. Tanto più che la situazione si era messa al peggio con un terzo e 5 da convertire ancora nella propria metà  campo e una pass rush incredibile da parte dei Patriots, consapevoli che un field goal non sarebbe bastato. I più sono ancora a chiedersi come Manning abbia fatto a sgusciare via da quel nugolo di uomini e a trovare l'equilibrio e la forza per tentare quel lancio da 24 yards in direzione di quel Tyree che poco prima aveva dato il temporaneo vantaggio alla propria squadra. Se non bastasse ha dovuto operare una ricezione tutt'altro che semplice, sotto copertura, prima tra mano e casco e poi, riuscendo a coordinare l'altro braccio in fase di caduta, ad afferrare saldamente l'ovale. L'inerzia era ora tutta a loro favore e pochi giochi più tardi un oscurato Plaxico Burress (2 per 27 yards), dimenticato dalla secondaria di New England, riceve facile e riporta (definitivamente) in vantaggio i Giants.
Ma non è ancora finita con 35 secondi e tutti i time out a disposizione per i Patriots. Ma con più di 70 yards da coprire Brady ha optato immediatamente per i lanci molto profondi nonostante le condizioni avrebbero potuto portare ad un atteggiamento un poco più prudente e, magari, accontentarsi di un field goal per pareggiare l'incontro. Il risultato sono 4 passaggi incompleti a cui Moss, per poco, non riusciva un autentico contro miracolo. La secondaria di New York è stata accorta nel marcare e nel non commettere falli deleteri.
Con un secondo ancora sul cronometro un Bill Belichick sconsolato, frustrato, amareggiato e ansioso di tornarsene negli spogliatoi, invade il campo per congratularsi con gli avversari per il risultato ottenuto non accorgendosi che ci sarebbe stato il tempo per un inginocchiamento di Eli Manning.

New England perde la partita più importante ma questo non sminuisce quanto fatto durante questi ultimi cinque mesi. Il sogno della perfetc season svanisce in un lampo e il futuro potrebbe riservare qualche problema con dei giocatori ormai sul finire della carriera e altri in scadenza di contratto. Ha già  dimostrato di sapersi ripetere ma questa off season risulterà  essere molto importante.
New York compie, forse, il più grande upset di tutti i tempi divenendo la prima squadra della National Conference a vincere il titolo partendo dalla Wild Card. Manning ha guidato con carisma la squadra in questo ultimo mese mostrando una maturità  non vista durante la Regular Season: che abbia fatto il salto di qualità  per diventare un quarterback d'elite? La stagione è finita, per scoprirlo dobbiamo aspettare i soliti lunghissimi sette mesi della offseason.

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