Kobe Bryant infila un'altra straordinaria prestazione da MVP contro i Raptors di Bargnani
Rivoluzione. Quello che nessuno si sarebbe mai aspettato è avvenuto: Pau Gasol è un giocatore dei Los Angeles Lakers. L'aspetto più affascinante, più intrigante, più emozionante di questa faccenda è che i gialloviola in un colpo solo si sono liberati di Kwame Brown e contemporaneamente sono diventati una squadra assolutamente competitiva per la conquista dell'anello. Intendiamoci, la strada da fare sarà ancora molto lunga, ci vorrà un po' di tempo prima che lo spagnolo si integri alla perfezione negli schemi della squadra, prenda confidenza con i nuovi compagni e diventi allo stesso tempo dominante e d'altra parte sono molte le incognite che dovranno essere sciolte, ma ad oggi, chiunque segua le vicende lacustri quotidianamente, non può che essere felice per uno scambio che definire "rapina a mano armata" è poco: Brown, Javaris Crittenton, Aaron Mckie, i diritti su Marc Gasol e due future scelte (del 2008 e del 2010). È o non è una rapina a tutti gli effetti???
RISULTATI
Giovedì 17 gennaio: Los Angeles Lakers - Phoenix Suns = 98-106 (L)
Lunedì 21 gennaio: Los Angeles Lakers - Denver Nuggets = 116-99 (W)
Mercoledì 23 gennaio: San Antonio Spurs - Los Angeles Lakers = 103-91 (L)
Venerdì 25 gennaio: Dallas Mavericks - Los Angeles Lakers = 112-105 (L)
Domenica 27 gennaio: Los Angeles Lakers - Cleveland Cavaliers = 95-98 (L)
Martedì 29 gennaio:Los Angeles Lakers - New York Knikcs = 120-109 (W)
Giovedì 31 gennaio: Detroit Pistons – Los Angeles Lakers = 90-89 (L)
Venerdì 1 febbraio: Toronto Raptors – Los Angeles Lakers = 101-121 (W)
A questo punto non ci si può più nascondere: con il ritorno di Andrew Bynum e Trevor Ariza i Lakers sono ufficialmente una contender per il titolo. Resta da stabilire se la "ricerca per l'anello" inizierà già da quest'anno o bisognerà attendere la prossima stagione quando l'acquisizione dello spagnolo sarà a tutti gli effetti assimilata dalla squadra. In attesa di risposte certe possiamo iniziare a fare alcuni ragionamenti sulla "trade".
Innanzitutto è abbastanza chiaro che Memphis voleva contratti in scadenza e liberare un notevole spazio nel "salary cap". E altresì chiaro che Memphis voleva liberarsi di Pau Gasol, ormai in rotta di collisione non solo con la squadra e il tecnico dei Grizzlies, ma anche con l'ambiente, che nelle ultime partite casalinghe non aveva esitato a prendere posizione (fischiato ed insultato) nei confronti del sette piedi iberico.
È anche evidente come sul piatto delle trattative la franchigia del Tennessee non avesse ricevuto offerte migliori, come ad esempio dai Chicago Bulls che in tutti i modi avevano provato ad accaparrarsi Gasol.
I Lakers perdono pochissimo. Al di là delle dichiarazioni di facciata di Phil Jackson e Kobe Bryant, proprio il giorno dello scambio e a pochi minuti dal match contro i Toronto Raptors, il sacrificio di Javaris Crittenton era assolutamente nelle corde e nelle prospettive di una dirigenza, che per una volta nella vita si è mossa davvero alla grande.
Dopo lo scambio di Cook ed Evans per Trevor Ariza, Mitch Kupchak si è reso protagonista di uno scambio che in molti non lo ritenevano in grado di effettuare. Beh si sbagliavano.
L'aspetto assolutamente fantastico della vicenda è che i Lakers si sono liberati del contrattone (circa nove milioni in scadenza) e delle povere qualità tecniche di Brown: un giocatore che aveva perso ormai qualsiasi tipo di "grip", di fascino, di "appeal". Non solo agli occhi della tifoseria, ormai più incline alla disperazione che al tifo, ma anche nei confronti dei compagni, i quali ormai non si fidavano più delle sue qualità offensive e difensive.
La dannosità di Brown sui 28 metri era diventata talmente tanto evidente da sembrare paradossale: incapace di infilare un layup, incapace di qualsiasi movimento nel post basso, incapace di schiacciare, difendere e bloccare qualsiasi avversario. Tanto per fare un esempio: nel "crunch time" contro i Detroit Pistons, con i Lakers sopra di tre punti e due minuti sul cronometro della partita, Brown non solo lasciava andare il suo diretto avversario su una rimessa (fatto questo già scandaoloso), ma neanche provava a rientrare con una stoppata da dietro (doveva pensarci senza successo Ronny Turiaf), permettendo dunque ai Pistons di rimanere in partita. Al di là di questo particolare, la verità è che Kwame era ed è un giocatore ormai perso. Dal mio punto di vista cestisticamente finito. Soprattutto da un punto di vista mentale non era e non è più un giocatore di basket.
Dunque arriva Pau Gasol. Non poteva esserci un momento migliore per una "trade" di questo tipo. La squadra senza Andrew Bynum, ancora ai box per l'infortunio al ginocchio, stava faticando moltissimo nel post basso. Non solo per quanto riguarda l'ambito offensivo, ma soprattutto per quel che concerne l'aspetto difensivo: porosità sulle penetrazioni, difficoltà nel trovare soluzioni contro i lunghi avversari e assoluta inconsistenza nell'intimidazione dell'avversario. Questi sostanzialmente i principali problemi con i quali i Lakers si sono dovuti confrontare dopo l'infortunio della scelta n° 10 al Draft 2005.
LA SQUADRA
Per quanto riguarda il resto della squadra bisogna aggiornare, ancora una volta, il bollettino infortuni: Trevor Ariza, durante un semplice allenamento, ha riportato la frattura del piede destro e dovrà rimanere ai box anche lui per due mesi. Un'altra tegola per i gialloviola che hanno perso, nello spazio di una settimana, i due giocatori che avevano reso possibile il salto di qualità . Quello di Ariza è forse ancora più doloroso in quanto i lacustri avevano trovato finalmente quel giocatore fisico, dal grande atletismo e di difesa in ala che sempre era mancato. Spesso, durante partite restie a sbloccarsi, il parziale decisivo arriva per merito dell'ex Orlando Magic, capace di mettere a referto stoppate stereofoniche o giocate difensive dall'elevato coefficiente di difficoltà .
Fatto sta che i Lakers sono tornati a perdere tre partite consecutive, pur contro avversari di tutto rispetto: San Antonio Spurs, Dallas Mavericks (in trasferta) e Cleveland Cavaliers in casa. Una brutta batosta per una squadra che con sette vittorie consecutive si era portata in vetta alla Western Conference. Le due "L" contro i campioni del mondo e i texani allenati da Avery Johnson sono state abbastanza simili: entrambe sono arrivate nel terzo periodo quando i Lakers hanno subito dei parziali incredibili (12-31 contro gli speroni e 35-19 contro Dallas) che hanno sostanzialmente chiuso i giochi. Parziali dovuti non solo a semplici distrazioni difensive, ma anche ad una fissità dell'attacco e un notevole numero di palle perse che in una squadra normale, Kwame o non Kwame, non dovrebbero mai vedersi.
Contro i Cleveland Cavaliers di Lebron James la sconfitta è arrivata al fotofinish con i Lakers incapaci di capitalizzare un vantaggio che a pochi minuti dalla fine era diventato anche di sette punti. Poi l'ultimo possesso con le due rimesse finali, entrambe sbagliate, entrambe costruite per Kobe Bryant (entrambe con il famoso schema della "What a fuck", quello delle finali del 2004 che in gara2 aveva permesso a Kobe di realizzare il tiro del pareggio contro i Detroit Pistons) ma che il figlio di Jelly Bean non è riuscito a prendersi per la buona difesa che i Cavs sono riusciti a buttargli addosso.
La responsabilità è finita, dunque, nelle mani di Luke Walton che però, inspiegabilmente, invece di tirare (pur con l'uomo addosso, ruotato perfettamente su di lui) ha preferito restituire un pallone proibitivo nelle mani di Bryant, ormai impossibilitato nel prendersi il tiro dell'overtime.
Una sconfitta assolutamente evitabile che però ha confermato un periodo davvero negativo per i gialloviola, incapaci di capitalizzare quel poco di buono che nel corso del match veniva costruito. Poi è arrivata la vittoria contro i New York Knikcs: un successo molto più complesso di quello che il punteggio possa far pensare. Una partita lottata fino alla fine, con i Lakers capaci solo nei minuti finali, grazie anche ad un Bryant divino (24 punti, 11 rimbalzi e 8 assist), di risolvere e portare dalla loro parte.
Un successo fondamentale per una squadra che dalla gara successiva ha intrapreso il lungo viaggio di nove trasferte, fatto questo mai accaduto da quando la franchigia si è spostata in California, che guiderà i Lakers fino alla pausa dell'All Star Game. Una "W" soprattutto che ha chiuso un mese di gennaio assolutamente positivo: nove vittorie contro solo cinque sconfitte. Un buon bottino, ma che poteva essere ancora più sostanzioso qualora la sorte non si fosse accanita contro i gialloviola.
Subito dopo la vittoria contro i disastrati Knicks i Lakers sono partiti per i loro viaggio ad est. I primi due match sono stati contro i Detroit Pistons e i Toronto Raptors, giocati in un back-to-back che in pochi dimenticheranno. Contro i "pistoni" è arrivata una sconfitta molto dolorosa, per altro rimediata sul filo di lana, vinta da Rip Hamilton e soci per 90-89 con un tiro allo scadere di Prince. Contro Andrea Bargnani e compagni, invece, i Lakers hanno ottenuto una vittoria fondamentale, conquistata con un Kobe Bryant d'autore, assolutamente galvanizzato e rinvigorito dopo la notizia dell'acquisto mattutino di Pau Gasol.
La sera prima, in quel del Palace of Auburn Hills, la faccia del nativo di Philadelphia era tutta un programma: partita buttata alle ortiche con un ultimo possesso difensivo osceno e un'azione offensiva finita nelle mani di Lamar Odom (dopo uno scambio a due con Kwame Brown) incapace di prendere persino il ferro. Un airball nel possesso decisivo, senza per altro che Detroit si guadagnasse qualche merito con una difesa degna di questo nome. Sembrava di rivedere i fantasmi degli anni precedenti, con Bryant solo a predicare nel deserto.
La sera dopo Kobe ne metteva 46 (19/28 dal campo) condendo il tutto non solo con 7 rimbalzi e 5 assist, ma garantendo una qualità e una diversità di canestri come non si vedeva da parecchio tempo: triple, layup rovesciati, schiacciate (ben sei), passaggi dietro la schiena, ribaltamenti di lato fantastici, tiri impossibili dall'angolo dopo essersi palleggiato tra le gambe. Insomma tutto il repertorio della casa. Si vede che i Toronto Raptors fanno davvero bene a Kobe Bryant. Un vero toccasana in questo periodo dell'anno.
In verità però, i motivi che possono spiegare la grande prestazione tutta energia del 24 in gialloviola sono altri. Per la prima volta dal 2004 Bryant ha avuto la sensazione di aver attorno a sé un progetto: il rinnovo di Jackson, la crescita di Bynum, l'arrivo di Ariza, l'arrivo di Gasol. Ora non ci sono più scuse. Ora bisogna puntare dritti all'anello. Perché questi Lakers sono la squadra più giovane e allo stesso tempo di talento della Lega, perché questi Lakers hanno la front-line più duttile che Jackson abbia mai allenato. Perché questi Lakers hanno il roster più lungo e con più soluzioni della Lega. Perché questi Lakers, se troveranno le alchimie giuste, diventeranno una Squadra a tutti gli effetti. Con la "S" maiuscola: un sogno che ora può diventare realtà e che già spaventa in molti.
I SINGOLI
Anche in questo report non può mancare la classica rubrica dei "promossi e bocciati" che meglio di ogni altra cosa può far rendere conto sull'andamento della stagione gialloviola.
Promossi
Mitch Kupchak 10: Ha portato in gialloviola, nello spazio di tre mesi Ariza e Gasol. Nello stesso tempo è riuscito a liberare dal roster gente come Smush Parker, Brian Cook e Kwame Brown. Al draft ha scelto giocatori come Jordan Farmar e Andrew Bynum. Ok, non sarà una cima e nell'affare Gasol avrà avuto una mano da Jerry West. E allora? G.M. of the year senza neanche passare dal via. Fenomeno.
Kobe Bryant 9: Stiamo parlando del giocatore più forte della Lega. Lebron o non Lebron. Lo ha dimostrato ancora una volta, giocando per la squadra anche e soprattutto quando le cose si sono messe male. Poteva prendersi benissimo il tiro dell'overtime contro i Cavaliers di Lebron James. Il palcoscenico era stato costruito alla perfezione. Ma il figlio di Jelly Bean ha preferito scaricare per il compagno meglio posizionato. Un colpo a sorpresa che forse neanche Luke Walton si aspettava. È andata male, ma questo non significa che la sua scelta non fosse la migliore. Poi il match contro i Knicks, poi quello contro i Pistons, infine quello contro i Raptors. Un giocatore totale, con un talento sopraffino e una voglia di vincere fuori dal comune. Ora, per la prima volta dopo la dipartita dalla California di Shaquille O'Neal, ha una squadra accanto a sé. Ha soprattutto un progetto che crede nelle sue qualità e vuole valorizzarle. Ora è il momento di far vedere cosa significa essere "Most Valuable Player". Leader assoluto.
Phil Jackson 8: Le sue scelte fino ad oggi, subito dopo l'infotunio di Andrew Bynum, erano state obbligate; Kwame in campo e che Dio ce la mandi buona. Ora si è realizzato quello per cui Jackson aveva apposto la firma qualche tempo fa sul nuovo contratto: via Kwame, ecco Gasol. Il giocatore perfetto, da sogno bagnato del nove volte campione NBA. Un giocatore perfetto soprattutto per il sistema di gioco jacksoniano: il triangolo. Una front-line fatta, quando Bynum sarà di nuovo arruolato, con due sette piedi e una "small forward", Lamar Odom, di 6 piedi e 10. Già dieci, come gli anelli che sogna di possedere fra qualche tempo il vecchio Phil. Genio.
Derek Fisher 7,5: Dopo un periodo di forma davvero eccezionale in difesa, ora la qualità di "da fish" si nota anche in attacco, togliendo molto spesso notevoli responsabilità a Kobe Bryant. Rispetto ad inizio gennaio le sue percentuali si sono leggermente abbassate e anche la sua continuità difensiva è leggermente scesa. Eppure, nei momenti decisivi della partita cerca di dire sempre la sua e di non fa mancare mai il suo apporto. Nelle ultime tre gare va per tre volte in doppia cifra: 17 contro i New York, 15 contro Detroit e 11 contro Toronto infilando 16 canestri su 36 tentativi. Fantastica la prestazione contro i Denver Nuggets dove Fisher realizza ben 28 punti. Saggio.
Ronny Turiaf 7,5: Encomiabile quello che sta facendo. Nonostante qualsiasi legge fisica glielo impedisca sta giocando alla grande in un ruolo che non gli appartiene. Fa soffrire tantissimo Chris Bosh, proprio nel giorno in cui parte centro a causa dell'addio di Kwame. Contro i Knikcs realizza anche 14 punti, 9 rimbalzi e 5 stoppate mettendo a referto la migliore prestazione in maglia Lakers della sua carriera. Grande generosità contro Detroit, match nel quale si batte come un leone nel tentativo di recuperare qualsiasi pallone. Gli arbitri gli negano la stoppata decisiva contro i Pistons, ma il gesto e l'abnegazione rimangono indelebili nella mente di tutti i tifosi. In assoluta crescita. Generoso.
Sasha Vujacic: 7 nel momento più difficile della squadra è emerso dalla panchina con una convinzione assolutamente fuori dal comune. È entrato in campo, ha giocato da grandissimo, imponendosi non solo nel lato del campo che gli è più congeniale (l'attacco), ma anche in difesa dove sta muovendo i piedi per davvero. Certo, non stiamo parlando una cima difensiva, però l'abnegazione non gli manca e si conquista il suo con molto merito. Per quanto riguarda la fase offensiva sono da incorniciare le prestazioni contro i New York Knicks (20 punti) e Toronto Raptors (22). Mette insieme numeri fantastici e dimostra di avere una tecnica di tiro e una velocità di esecuzione che molto spesso induce gli avversari al fallo. The machine!!!.
Jordan Farmar 6,5: Dopo un periodo fantastico di forma (16 punti contro Phoenix, 19 contro Denver e 18 contro Dallas) ha tirato il fiato per qualche match mancando la doppia cifra in ben tre occasioni. È tornato ai suoi livelli contro Toronto mettendo a referto 13 punti e denotando qualche miglioramento anche in fase difensiva. Soffre tantissimo i giocatori fisici alla Billups che gli vanno via troppo facilmente nell'uno contro uno. Questo è un aspetto che dovrà assolutamente curare per diventare ancora più forte. Lottatore.
Lamar Odom 6: Ok, Lamar si merita la sufficienza. Nel periodo di tempo preso in considerazione in questo report ha comunque offerto prestazione degne di valore: contro Phoenix, Denver, San Antonio e New York ha fatto grandi cose, giocando un ottimo basket sotto canestro e dimostrando di aver qualità da grande giocatore. La realtà , però, è che Lamarvellous non sarà mai una seconda scelta offensiva e non avrà mai, soprattutto, quel killer instinct che in molti si aspettavano da lui. Questo è un assunto da quale bisogna partire analizzando le qualità e i demeriti di Odom. L'arrivo di Gasol lo libera da questo impegno e gli permette di dedicarsi esclusivamente alla fase difensiva. Ora, anche per Odom, non ci sono più scuse. Lunatico.
Coby Karl 6: La sufficienza gli arriva solo per il cammeo nel match contro i Denver Nuggets di suo papà George. Mette a referto anche un tiro libero. Ora attendiamo da lui ulteriori conferme anche in altre partite. La concorrenza è tanta, ma nella vita e soprattutto a Los Angeles non si può mai sapere. Contento.
DJ Mbenga 6: I Lakers sono stati costretti in questo periodo a firmare con due contratti di dieci giorni questo giocatore. Non stiamo parlando del nuovo Kareem Abdul Jabbar, ma comunque di un sette piedi che in difesa può dare un minimo di contributo alla causa in attesa del ritorno di Bynum e l'inserimento di Gasol. La magata è stata firmare il giocatore per un primo contratto di dieci giorni e poi aspettare il match contro i Detroit (dove non era sottocontratto) per farlo firmare nuovamente ed averlo a disposizione fino alla fine del superviaggio ad est. Segno ulteriore di come la dirigenza funzioni alla grande in questa stagione. Gli diamo un sei di incoraggiamento, sperando che possa essere utile alla causa nei prossimi appuntamenti. DJ Tacos.
Bocciati
Vladimir Radmanovic: 5,5 Negli ultimi match, causa anche infortunio di Luke Walton sta giocando titolare, ma stiamo parlando di un giocatore assolutamente lontano da quello che tutti speravano potesse essere quando ha firmato per i Lakers. Soprattutto considerando le cifre che percepisce alla fine del mese. Negli ultimi tre match mette a referto solo 19 punti, anche se contro i Raptors si sono visti segnali di risveglio anche da un punto di vista psicologico. Bellissima la scena del canestro casuale contro i canadesi, quando una sua palla persa in contropiede si trasforma in due punti clamorosi. Il sorriso che abbiamo visto sul suo volto è di buon auspicio. Vogliamo dargli un'altra possibilità , ma in questo report si becca l'insufficienza anche per il pessimo lavoro che sta facendo difensivamente parlando. Apatico.
Luke Walton 4: Sta giocando male. Questo è un fatto. Ma è altrettanto vero che sta giocando così a causa di una fastidiosa pubalgia. Non è facile per nessuno muoversi con dolori fortissimi e una reattività vicina allo zero. Ha provato a stringere i denti, ma ha dimostrato di non poter essere utile alla causa in quelle condizioni. Anzi, forse è stato addirittura dannoso. Merita di sedere in panchina fino a quando non recupererà totalmente. Rimane negli occhi l'erroraccio contro i Cleveland Cavaliers quando ha rifiutato il tiro del pareggio che comunque aveva il dovere di prendere. Anonimo.
Kwame Brown: 2 La sua esperienza ai Lakers è finita. Menomale. Non era più tempo per Kwame, assolutamente fuori da ogni logica, soprattutto da un punto di vista psicologico. Un giocatore dannosissimo che non ha le qualità per giocare nella NBA. Alla fine del suo contratto probabilmente non giocherà più in questa Lega. Giusto così. Sciagurato.
Ingiudicabili
Chris Mihm: NG
Javaris Crittenton: NG Anche Javaris lascia il gialloviola. La sua esperienza è stata breve e c'è il rammarico di non averlo potuto tenere per veder sviluppato il suo talento. Le qualità ci sono e sicuramente si farà valere in questa Lega. L'occasione però era troppo ghiotta per farsela sfuggire. Gasol preso a queste condizioni è un furto senza paragoni.
IL CALENDARIO
Ora per i Lakers la vita si fa più bella, ma non meno dura. Ci sono sette trasferte consecutive da giocare, con ben due back-to-back per chiudere il viaggio più lungo nella storia della franchigia dal 1960. Lo si farà con Gasol in campo e questo è già un bell'affare. Non contro Washington però, dato che il giocatore non potrà ancora essere schierato. Ancora per una notte Ronny Turiaf sarà chiamato agli straordinari. Ce ne faremo una ragione.
Domenica 3 febbraio: Washington Wizards - Los Angeles Lakers = 91-103 (W)
Martedì 5 febbraio: New Jersey Nets - Los Angeles Lakers = 90-105 (W)
Mercoledì 6 febbraio: Atlanta Hawks - Los Angeles Lakers = 98-95 (L)
Venerdì 8 febbraio: Orlando Magic - Los Angeles Lakers = 113-117 (W)
Domenica 10 febbraio: Miami Heat - Los Angeles Lakers = 94-104 (W)
Lunedì 11 febbraio: Charlotte Bobcats - Los Angeles Lakers = 97-106 (W)
Mercoledì 13 febbraio: Minnesota Timberwolves - Los Angels Lakers = 92-117 (W)
Stay tuned