Periodo negativo per gli Hawks di Josh Smith
Non c'è nulla da fare. Trovare un filo logico comune che percorra la stagione degli Atlanta Hawks va oltre le umane possibilità .
La truppa ai comandi di coach Woodson è stata capace di risollevarsi dal brutto inizio di 2008, cavalcando una miniserie di quattro incontri tra le mura amiche e riportando il proprio record in perfetta parità : 17 vinte e 17 perse.
Imbarcatisi quindi per una serie di sette trasferte in otto partite gli Hawks erano consapevoli, una volta pesate le carature dei diversi avversari, di poter far ritorno a casa con un bilancio quantomeno invariato. Sfortunatamente, ed un po' a sorpresa, non è stato così.
Quella che era considerata una delle sorprese più piacevoli ed inaspettate della stagione 2007/2008 ha inanellato un pessimo ruolino da 1 vittoria e 7 sconfitte, mostrando pericolosi segnali di involuzione.
Risultati
Cleveland 90-81 W;
Washington 98-102 L;
Chicago 105-84 W;
Denver 104-93 W;
@Milwaukee 80-87 L;
@Toronto 78-89 L;
Portland 109-111 L;
@Denver 100-107 L;
@Seattle 99-90 W;
@Portland 93-94 L;
@Phoenix 92-125 L;
@Los Angeles Clippers 88-95 L.
Commento
Partiamo dalla coda, stendendo un velo pietoso sulla prestazione dello Staples Center, dove, contro dei Clippers privi di Kaman e Maggette, gli Hawks hanno racimolato l'imbarazzante bottino di 88 punti, arrendendosi senza quasi aver provato a combattere.
Mettiamo pure in archivio e dimentichiamo rapidamente il -33 subito a Phoenix la sera precedente, sconfitta prevedibile vista la caratura dell'avversario, ma arrivata in proporzioni a dir poco preoccupanti.
In precedenza, nel giro di due settimane scarse, gli Hawks avevano alzato bandiera bianca contro i Blazers, due volte, i Nuggets, i Raptors ed i Bucks, di certo non delle pretendenti al titolo Nba, mentre erano usciti vincitori solo dalla Key Arena di Seattle.
Sette sconfitte, appunto, maturate con modalità diverse, ma dalle quali è possibile estrapolare alcune considerazioni piuttosto rilevanti. La pessima gestione dei vantaggi innanzitutto, o per meglio dire, l'incapacità , una volta preso un certo margine, di prolungarlo sino all'ultima sirena.
Una lacuna che nove volte su dieci può costare la partita, come accaduto a Portland il 21 Gennaio, dove Atlanta ha dilapidato un +19 nel corso degli ultimi due quarti di gara, permettendo a Brandon Roy di infilare il libero della vittoria a due secondi dal termine.
Ancora maggiore era stato il vantaggio accumulato sul parquet dei Sonics, poi sconfitti 99 a 90, ma che dopo esser stati a -23 nel corso della seconda metà di gara, si sono aggiudicati l'ultimo parziale per 31 a 21, mettendo non poca pressione agli Hawks negli ultimi minuti. Due esempi recenti di una mancanza grave, che spesso si è verificata in questa prima metà di stagione.
Atlanta è un team giovane sì, e pecca quindi di inesperienza, ma la cosa non può essere sempre un alibi o una giustificazione, specie quando in squadra si hanno giocatori di primo livello come Joe Johnson, Josh Smith o Marvin Williams.
Da loro tre più che da ogni altro, ci si attende un salto di qualità a livello mentale, di approccio, una maturazione che li faccia diventare dei punti di riferimento per il coach e per i compagni. Ruolo che, al momento, ricoprono solo in parte, prendendosi alcune pause, infilando prestazione dai numeri tutt'altro che confortanti.
Per addolcire gli amari bocconi ingoiati nelle ultime uscite, però, è giusto ricordare come il .500 di vittorie era stato recuperato nel giro di sette giorni, prima del crollo verticale. Battendo, ovvero, dei Cleveland Cavaliers in ottima forma, rifilando ai Bulls 21 punti di scarto, e fermando la rimonta dei Nuggets, risaliti da -25 a -8 a due minuti dal termine dell'incontro, ma usciti sconfitti dalla Philips Arena, anche a caua delle due discutibili espulsioni ai danni di Allen Iverson e J.R. Smith.
In chiusura, sarebbe prevedibile, al termine di un periodo così negativo, iniziare a discutere di obiettivi falliti con largo anticipo e di eventuali colpe da assegnare tra giocatori e staff tecnico. Gli Hawks invece, sono ancora in piena corsa per la post season, incredibilmente, occupando al momento la settima piazza della Eastern Conference.
Infatti, mentre ad ovest un record di poco inferiore al .600 non garantisce a Warriors e Rockets l'accesso ai playoff, ad est le franchigie in lotta per gli ultimi spot, sembrano aver iniziato una corsa a gambero, la quale a permesso a Bulls, Bobcats, Bucks, e, a voler esser precisi, anche i Sixers, di rimettersi in gioco.
A beneficiarne, per ora, sono stati proprio gli Hawks, che in un momento di forma non proprio eccezionale, per usare un eufemismo, mantengono ancora un esiguo, ma fondamentale vantaggio sulle dirette inseguitrici. La vita, nella Eastern Conference, è così.
Diamo i numeri
Pochi gli spunti statistici in casa Hawks, considerato il trend negativo delle ultime uscite. Nella sconfitta all'overtime contro Washington, Josh Smith è arrivato a tre punti dal proprio career high, segnando 35 punti, cui ha aggiunto 9 rimbalzi e le 3, consuete, stoppate. Nello stesso incontro, importante prestazione sotto le plance per Al Horford, che ha messo a referto 19 rimbalzi e 8 punti.
Joe Johnson, due giorni dopo, ha fatto le fortune dei fantasy player di tutto il mondo, scrivendo 37 punti, 9 rimbalzi e 6 assistenze. Nello stesso foglio, spiccavano le 4 stoppate accanto ai nomi di Josh Smith e Marvin Williams.
La prima delle due sconfitte in extremis contro Portland, ha visto JJ replicare la prestazione contro i Bulls, con altri 37 punti, conditi da 7 assist. Josh Smith, dal canto suo, nonostante un brutto 4 su 15 al tiro, ha messo a segno una doppia doppia da 17 punti e 17 rimbalzi.
Nella successiva trasferta, in Colorado, il numero 5 degli Hawks ha fatto anche di meglio: nonostante l'esito infelice del match infatti, Smith ha fatto registrare la prima tripla doppia della sua carriera con 22 punti 12 rimbalzi e 10 servizi.
Record di carriera ritoccato a Seattle per Marvin Williams, che in casa dei Sonics ha toccato quota 33, con 7 assist; mentre nel pitturato Al Horford faceva la voce grossa con 10 punti e 16 carambole.
Fa sorridere, infine, come nella pesante sconfitta di Phoenix, 2 delle 5 stoppate date dagli Hawks, a fronte delle 19 mostruose messe a segno dai Suns, siano venute dai 185 centimentri di Salim Stoudamire!
Lente d'ingrandimento: 8
Chi l'avrebbe mai pensato? Chi, dopo il vistoso diverbio del 16 Novembre con coach Woodson, avrebbe previsto che Anthony Johnson sarebbe diventato il play titolare degli Hawks per il resto della stagione, nonchè uno degli uomini di fiducia dello stesso allenatore? Probabilmente, nemmeno lui stesso.
Johnson, infatti, aveva iniziato la stagione come membro di un folta schiera di point guard ai servizi di Woodson. Le quotazioni dell'ex Pacer avevano raggiunto il minimo sindacale proprio nelle ore precedenti alla sconfitta interna contro i Sonics, quando aveva abbandonato lo shootaround mattutino dopo un vivace scambio di opinioni con il proprio allenatore.
Quel giorno, pochi avrebbero potuto ipotizzare cosa sarebbe successo: complici i ripetuti guai fisici di Claxton e Lue, e appurata la ovvia incapacità di Acie Law a calarsi nel ruolo da playmaker titolare alla sua stagione d'esordio, Mike Woodson si è visto quasi costretto a dare spazio e fiducia al proprio veterano col numero 8.
AJ poi, si è fatto trovare pronto, ed ha inanellato una serie di prestazioni più che positive che ne hanno fatto impennare l'indice di gradimento, cancellando del tutto lo spiacevole episodio di poche settimane prima. 15 punti 6 rimbalzi e 5 assist nella vittoria ad Orlando, 11 con 7 assist nel successo sui Bobcats, e poi ancora, 17 con 14 servizi nella prestigiosa vittoria sui Jazz, o 13 con 7 carambole e 3 su 3 dalla lunga distanza contro i suoi Pacers.
Cifre non da capogiro, ma che per Anthony Johnson non arrivavano con tale regolarità da qualche stagione. Acie Law, ora, sembra aver trovato l'ala protettiva sotto la quale crescere, mentre la fragilità fisica di Tyronne Lue e Speedy Claxton, non spaventa più lo staff tecnico dei falchi.
La risalita verso un record vincente, passerà anche, e soprattutto, per le mani di Anthony Mark Johnson.
Coming next
New Jersey 2 Febbraio; Philadelphia 4 Febbraio; Los Angeles Lakers 6 Febbraio; Cleveland 8 Febbraio; @Houston 9 Febbraio; Detroit 12 Febbraio; @Charlotte 13 Febbraio; @Los Angeles Lakers 19 Febbraio; @Sacramento 20 Febbraio; @Golden State 22 Febbraio.