Pau Gasol sembra poco felice di partecipare ad una ennesima ricostruzione; si adatterà o cambierà aria?
Sulle rive del grande fiume la ricostruzione sembra di casa; quella effettuata da Jerry West sembrava definitiva, squadra al 60% di vittorie in regular season e via ai play off, in carrozza.
Invece dopo un paio di batoste al primo turno, un infortunio del giocatore più importante, lo spagnolo Pau Gasol, è intervenuta la rivoluzione voluta dal proprietario Michael Heisley, quindi la cacciata dell'allenatore Mike Fratello, poi la sostituzione del GM, l'indimenticato Mr. Logo (perchè ritratto sul logo dell'NBA) o, se preferite, mr. Clutch (per il suo vizietto di mettere i tiri decisivi negli ultimi secondi di gioco), al secolo Jerry West, capace di essere uno dei più grandi della sua generazione sia su un parquet che dietro una scrivania, protagonista fra l'altro da dirigente dei Los Angeles Lakers dei 4 titoli degli anni '80 e dei titoli di inizio millennio (ed aggiungiamo unico giocatore ad aver vinto il titolo di miglior giocatore delle finali pur perdendole!), per Chris Wallace, famoso per aver scaricato a Boston Chancey Billups, in una megatrade sostanzialmente volta ad avere Popeye Jones, e Joe Johnson per Tony Delk e Rodney Rogers, nonché per aver concesso contratti non esattamente leggeri a Mark Blount e Antoine Walker, nonché per aver portato nel New England talenti come un Vin Baker ormai alla frutta e Jerome Moiso.
Messa così in effetti la descrizione fa rabbrividire, ma in fin dei conti Wallace è stato GM per 5 anni a Boston, in una realtà oggettivamente difficile, tanto e vero che prima e dopo di lui le cose non sono affatto migliorate, almeno fino alla splendida stagione attuale dei verdi, ed in fin dei conti qualche mossa giusta l'ha pur fatta, una per tutte l'aver portato a Boston Paul Pierce.
Come tecnico a Memphis c'era Mike Fratello, ottimo allenatore universitario, grande conoscitore di pallacanestro, amante di un gioco basato su ritmi lenti, più caraibici che blues (parlando di una squadra di Memphis una citazione musicale è d'obbligo) , circolazione di palla, tiri da tre, palla sotto a Gasol ed una difesa attenta, e si è passati al gioco veloce e spumeggiante di Mark Iavaroni, grande cestista a cavallo degli anni '70 ed '80, compagno di squadra di Julius Erving a Philadelphia, passato in Italia, quindi a lungo vice allenatore sotto Mike D'Antoni, e la squadra è stata per l'ennesima volta rivoluzionata.
Con il trasferimento dalla fredda Vancouver, più adatta forse a sports invernali che al basket (da li il nome Grizzlies, adatto alle nevi canadesi ma molto meno ad una squadra che si allena fra i campi di cotone del profondo sud degli States!), alle calde sponde del fiume Tennessesse, si pensava di poter passare da una colonna sonora a base di blues, magari firmati da Johnny Clash, B.B. King o John Lee Hooker, ad una marcia a base di rock, magari quello di Elvis "The Pelvis" Presley o Jerry Lee Lewis, o, perché no, ritmi disco/rock come quelli di Tina Turner, invece c'è una squadra di teen ager, che fra i musicisti di Memphis al massimo possono conoscere Justin Timberlake.
Come play maker West e Fratello avevano rilanciato la carriera di Damon "Mighty Mouse" Stoudemire, rookie of the year a Toronto, poi perso per strada nei Jail Blazers, ora scaricato ed in attesa di cessione o buy out, e si punta tutto su Mike Conley, compagno di merende di Greg Oden all'università di Ohio state, veloce e facile all'assist, e Kyle Lowry, piccolo e cattivo tiratore, ma veloce pure lui e buon difensore. Una coppia potenzialmente buona, di veri play costruttori di gioco, che però in partenza non dava certezza alcuna.
Come guardie/ali ci sono Mike Miller, bianco sovradimensionato per il ruolo, buon tiratore, intelligente passatore, e Rudy Gay, pure lui alto per il ruolo, mani educate, ottimo penetratore; entrambi si impegnano in difesa, pur senza essere mastini, il tiratore e l'atleta che attacca il ferro, intelligenti ed attenti, potenzialmente la coppia perfetta; semmai i dubbi erano sulla sospetta mollezza di Gay e sull'incapacità di essere leader del veterano Miller, nonchè la scarsità delle alternative, se non l'esperta matricola Navarro ed il modesto tiratore puro Jacobsen. Invece il reparto esterni tutto sommato ha reso, ha dimostrato che c'è ancora tanto da lavorare, ma ci sono le basi su cui farlo.
Fra i lunghi invece ci si aspettava francamente qualcosa di meglio. Pau Gasol è sempre ottimo come cifre, come si può criticare uno che mette 19 punti e prende 9 rimbalzi, smazzando 3 assist? Eppure sembra sempre meno leader, sempre meno parte del progetto.
Non chiede più la cessione ad alta voce, fa il suo compito con professionalità e diligenza ma nulla più. Comunque, seppur freddo, riesce ad incidere. I suoi compagni di reparto no.
Milicic è sempre preda della sindrome della scelta troppo alta, sente di dover spaccare il mondo, di dover dimostrare che se Joe Dumars, per altro eccellente general manager dei Detroit Pistons, lo chiamò con la scelta n.2, davanti a Carmelo Anthony, Dwyane Wade e Chris Bosh non commise un errore, è sempre nervoso e frenetico, ma il suo contributo non cresce, mette 6 punti, prende 5 rimbalzi, fa troppi falli, incide poco in difesa.
Stromile Swift e Hakim Warrick sembrano più adatti ad una gara delle schiacciate, che Warrick rischiò di vincere all'All Star Game qualche tempo fa, che ad una vera partita di basket. Se il più giovane Warrick potrebbe essere recuperabile, ed ovviamente ancora di più il ventiduenne Milicic, Swift sembra entrare a pieno titolo fra gli sperperatori del proprio talento.
Iavaroni ha capito l'antifona ed ha iniziato a schierare per qualche minuto come guardia lo spagnolo Navarro, Miller ala piccola, Gay ala forte e Gasol centro, per una small ball relativa, vista la stazza comunque adeguata dei giocatori, insistendo ancora di più dopo il sorprendente taglio di Kinsey e la firma dell'altra guardia Bobby Jones.
Proprio Iavaroni sembra essere l'inserimento più azzeccato, lavora bene con i giocatori che ha, sembra aver costruito con loro un buon rapporto, ha fatto progredire diversi giovani, in particolare i play e Rudy Gay, ha fatto modifiche all'assetto che hanno migliorato il gioco, sta cercando di puntare sulla circolazione di palla, cosa non frequentissima in una NBA fatta di pick & roll ed isolamenti delle stelle. Fa anche correre, ma con giudizio.
Sembra l'uomo giusto al posto giusto, un allenatore con la mentalità di un coach universitario ed il carisma di un campione NBA. Il record purtroppo non premia affatto lui e la sua squadra, fermi intorno al 30% di vittorie, un risultato talmente costante nella prima metà della stagione regolare da essere certamente veritiero, e non ci sono segni che questo cammino si possa modificare, almeno per la stagione in corso.
Se in attacco la cura Iavaroni ha dato risultati, 101 punti a partita, ma con vari giocatori in crescita, nonostante rotazioni all'osso, risultato che può migliorare a breve, in difesa, con 105 punti subiti di media, c'è ancora tanto da fare e non si intravedono miglioramenti in corso. Le percentuali al tiro non eccezionali e qualche difficoltà a rimbalzo, nonché letture ancora approssimative, ecco spiegate le aree di miglioramento in attacco. In difesa non basterebbe un articolo formato dizionario per elencare i problemi.
La situazione salariale non è male; se è vero che attualmente i Grizzlies sono intorno al salary cap, nel 2010 saranno a 40 milioni di dollari, sempre troppi per una ricostruzione che dovrebbe portare stelle e comprimari, ma tutti i contratti sono in linea con i valori del mercato NBA e quindi scambiabili, soprattutto quelli di Pau Gasol, che sembra desiderare altri lidi dove poter sognare vittorie, in particolar modo sembrerebbe volersi spostare dalla calda Memphis alla ventosa Chicago o, perché no, ai Lakers con il "fratellino" Marc, scelto dai gialloviola la scorsa stagione e protagonista di un'ottima stagione in Europa, a Girona, e di Damon Stoudemire, veramente di troppo in questo gruppo.
In ogni caso al momento sembra più vicina la cessione di Stoudemire, vicino ai Celtics ed ai Raptors, che quella di Gasol, che interessa molte squadre, per il quale sono in piedi molte trattative, di cui però nessuna sembra vicina alla conclusione. Non è escluso che lo spagnolo possa finire la stagione a Memphis. Giocandosi bene le loro cessioni potrebbero arrivare giocatori utili e scelte, la scelta dei Grizzlies al draft sarà sicuramente buona, nell'estate 2010 si potrebbe anche puntare ad un free agent di buon talento, ma l'opera del GM non sarà facilissima, infatti ci sono pochi margini di errore. Questo team infatti probabilmente potrà arrivare al massimo, proprio per essere molto ottimisti, al risultato del team precedente, un primo turno ai play off, se si sbaglierà qualcosa, intasando i montesalari, si dovrà far di nuovo piazza pulita e ricostruire ancora.
Sembrerebbe un lavoro tagliato su misura per Jerry West, ma non sarà lui a farlo. Ai tifosi dei Grizzlies non resta che sperare che Wallace si dimostri all'altezza di cotanto predecessore.
"A little less conversation, a little more action please!" direbbe Elvis, basta parlare ed agiamo, godiamoci le partite di questa squadra che perderà pure, ma, caso abbastanza raro nella NBA attuale, dove le squadre deboli difficilmente giocano bene, nella sconfitta riesce almeno a divertire.
Lo stesso invito andrebbe esteso ai Grizzlies, che da timidi orsacchiotti di peluche dovrebbero trasformarsi in fretta in possenti animali feroci, ma temo ciò avvenga con la dovuta calma, in effetti in una stagione ormai compromessa qualche sconfitta in più potrebbe avvicinare un'altra buona scelta.