Half Season – I Più e i Meno

Garnett e Yao, 2 protagonisti di questo inizio stagione seppur in maniera diversa

La NBA è ormai giunta a metà  del proprio cammino, ovvero 41 di quelle 82 partite che vogliono dire molto, ma anche niente, in attesa della stagione che conta, quella dei Playoffs.

Ed in queste prime 41 partite – chi sì, chi no – ci sono state diverse cose rilevanti che andremo a sottolineare, rilevanti soprattutto paragonando questa stagione con quelle degli ultimi anni. L'unica cosa che non è cambiata, ahimè, è che l'Est è composta da squadre mediocri – fatte un paio di eccezioni, of course – mentre l'Ovest è il solito esaltante calderone. Per fortuna.

La prima cosa che salta all'occhio, naturalmente, è la rinascita di Boston che finalmente si riappropria della perduta gloria. Garnett in estate dice basta ai Wolves, i Celtics passano alla squadra del Minnesota il passabile acquisendo The Big Ticket, Boston esplode col nuovo trio composto da Allen (un altro stufo di prender batoste), Pierce e Garnett.

Tutto vero, tutto bello, ma discretamente scontato. O quantomeno lo è nell'ottica di intravedere qualcosa di veramente rilevante all'interno dell'intera Lega: scusatemi tanto, ma Boston, lassù, non poteva non esserci.

Cosa dunque? Semplice, una crescita generale qualitativa e competitiva di molte squadre, soprattutto (mi verrebbe da dire esclusivamente) ad Ovest. Se infatti pensate che ad Ovest attualmente guidano i Lakers, squadra sulla quale ad inizio anno nessuno avrebbe puntato un soldo bucato (nemmeno Kobe), vi renderete conto che i Celtics non possono esser presi come evento significativo.

A maggior ragione se subito dietro i Lakers ci stanno gli Hornets e se squadre come Houston e Utah sono al momento fuori dai Playoffs. Insomma, Celtics bravi e belli, ma le vere sorprese stanno altrove.

E allora andiamo ad esaminare nel dettaglio alcune squadre, suddividendole per chi ha fatto meglio e chi peggio, cominciando proprio dalle più deludenti. Ovviamente spero mi perdoniate se non le prenderò in esame tutte e 30.

Le più deludenti

1) Houston Rockets

Ebbene sì, la posizione d'onore nella classifica delle squadre più deludenti della stagione, tocca proprio ai miei Houston Rockets.

Usciti dai Playoffs al primo turno lo scorso anno e con tanta rabbia in corpo, i Rockets cambiano allenatore (Adelman) e sistema di gioco, acquisiscono Francis, Mike James, Scola e soprattutto un ritrovato Bonzi Wells, il tutto per affrontare una stagione al top con tanti favori del pronostico. La partenza è di quelle promettenti, un terrificante 6-1 in barba al periodo di adattamento al nuovo Coach e al suo stile di gioco, ma c'è qualcosa che a me subito non quadra.

Ma come: Adelman e il suo stile corsaiolo a tutto campo, e sul parquet poi scende lo stesso Lineup dello scorso anno? James e Francis in panca, Hayes ancora nel ruolo di Power Forward? E infatti, dopo l'illusorio 6-1, arriva un altrettanto terrificante 0-6 e una serie di prestazioni indecenti condite da decisioni di rotazione fra il paradossale e l'assurdo. Ciliegina sulla torta, il solito atteggiamento menefreghista di Tracy McGrady che sembra ormai si interessi al basket solo quando per esso riceve i soldi del sontuoso contratto.

Le cause? No, non ho parlato degli infortuni perchè non infortunati erano i vari McGrady e Francis il giorno della prestazione indecorosa a Philadelphia e perchè di scusanti Houston vive da fin troppo tempo. La realtà  l'ho già  descritta prima e la ripeto: prendi Adelman e non puoi pensare di utilizzare un quintetto studiato per il gioco difensivista dell'ex Jeff Van Gundy.

E non puoi, a maggior ragione, quando prendi coscienza della mediocrità  di Rafer Alston, dell'incapacità  offensiva di Hayes e, perchè no, che anche il tanto osannato Battier non è poi 'sto granchè, almeno offensivamente. E se T-Mac e Yao assieme mettono in carniere anche 60 punti, ma gli altri si rifiutano letteralmente di tirare a canestro, tu non puoi pensare di vincere le partite con il sessantello o poco più.

Di base, poi, quando hai un centro dominante come Yao Ming, già  in partenza sbagli se pensi che il tuo gioco debba essere qualcosa di diverso dal dare la palla a Yao e, se raddoppiato, far scaricare per un tiro facile. Se poi, come già  detto, condisci tutto con un quintetto sbagliato, ecco la frittata.

Le soluzioni?
Con i giocatori e il coach attuale: fuori Alston, Battier e Hayes dal quintetto, inserendo Francis (quando e se si libererà  dalla tendinite), Mike James al ruolo di guardia, McGrady all'ala piccola, Bonzi Wells all'ala grande, Yao Ming centro.

Sfortunatamente temo che ciò non accadrà  mai (James si dice già  sia sul mercato) in quanto Adelman ha già  ampiamente dimostrato una testardaggine pari all'ex Van Gundy nella rotazione degli uomini. Con il risultato che Francis, ma soprattutto Mike James, si son già  rotti le scatole di Houston. E per entrambi, innamorati della città  Texana, star in panca ad agitar asciugamani dev'essere una vera tortura.

Futuro immediato? Chissà , quando in squadra hai Yao e McGrady tutto può succedere, pure una cavalcata in rimonta e qualche soddisfazione nei PlayOffs. Di certo, ad oggi, la situazione è buia e le sconfitte coi derelitti 76ers e con gli Hornets, pesano come un macigno.

Concludendo, costruiti per vincere e con due superstar di primo calibro, questi Rockets sono invece destinati ad essere costruiti nuovamente, dalle basi e probabilmente senza McGrady. Salvo miracoli.

2) Miami Heat

Coronati un paio di anni fa con un improbo titolo, gli Heat non hanno capito una cosa fondamentale fin dal momento in cui si sono messi l'Anello al dito: sono stati miracolati dai famigerati dèi del basket, tanto quanto maledetti sono stati i Mavs in quell'anno.

Per carità , lo scorso anno l'infortunio di Wade ha distrutto la loro stagione togliendo probabilmente l'ultimo anno a discreto livello dai muscoli di Shaq; quest'anno ancora infortuni con Mourning e lo stesso Shaq, più il rientrante Wade sicuramente non al 100% ad inizio stagione. Però, tutto questo più che buone scuse mi sembrano blande scusanti.

La squadra è veramente mediocre, direi scarsa, in tutti i ruoli panca compresa, Wade da solo non basta e Shaq è quel che è, ovvero una mera controfigura di ciò che è stato. E non gliene si può di certo fare una colpa. In estate non è stato fatto praticamente niente per tamponare le falle e questi sono i risultati. Scontati.

Pare quasi che in Florida vogliano vivere di rendita accontentandosi del titoletto e con quello aspettare 30 anni prima di ricostruire la squadra. Contenti loro, contenti tutti, soprattutto quelli che fra non molto apriranno la caccia a Dwyane Wade.

Soluzioni? Nessuna. Avete capito bene, NESSUNA.
Servirebbero almeno 2 giocatori da quintetto e non sarebbero male nemmeno un paio da panchina, il che è praticamente impossibile da realizzare. L'unico che ha un minimo di mercato è Jason Williams, anche se il suo valore è paragonabile a quello di 3 carote e 2 zucchine al mercato della verdura. Wade è incedibile e Shaq, a 20 milioni a stagione, lo potrebbe prendere solo un pazzo. Magari potrebbero rivolgersi a New York.

In sostanza, gli Heat non hanno futuro. Devono aspettare che scada il contratto di O'Neal e poi sperare in un buon scambio per Wade per una rifondazione totale e decenni di amari insuccessi: chissà  se ad oggi qualcuno non si morda le mani per la trade che portò Shaq a Miami (Caron Butler, Lamar Odom, Brian Grant e una prima scelta). Odom e Butler in campo al fianco di Wade, ci pensate? WOW!

3) Utah Jazz

Se i Rockets meritano sicuramente la posizione numero uno di questa speciale classifica, coloro che pochi mesi fa li hanno eliminati dai PlayOffs, seguono a ruota. La classifica è infatti pressochè identica e attualmente anche i Jazz sono clamorosamente fuori dalla corsa al titolo. Eppure la squadra c'è.

Manca una guardia, è vero, però Brewer è comunque un giocatore solido, che fa pochi punti ma tira con oltre il 50% e che ruba 1,9 palle a partita. Il centro è quello che è, però la sua atipicità  dovrebbe rappresentare più vantaggi che svantaggi, almeno in Regular Season, dato che omaccioni in quel ruolo con cui fare i conti tutte le sere non ce ne sono poi molti. Anche la panchina è deficitaria e sotto questo aspetto la cessione di Giricek per me è stato un errore.

Insomma, la squadra non è certo competitiva per il Titolo, ma la straordinaria stagione di Deron Williams e Carlos Boozer avrebbe dovuto sopperire alle sopracitate lacune, almeno da garantirsi già  da ora un posticino tranquillo nei PlayOffs. Invece i Jazz arrancano e la colpa di chi o di cosa è?

Unico Colpevole, Jerry Sloan
Allenatora passionale e infervorato, di quelli che piacciono a me, da una vita in quel di Salt Lake City, evidentemente non riesce a trasmettere la stessa rabbia e passione ai propri giocatori. Da sempre.

Questi Jazz sono… mosci, svolgono il loro compitino, filano via che è una bellezza quando le cose vanno bene, ma irrimediabilmente cedono non appena le cose si mettono male. Boozer non è Malone, Williams non è Stockton, ma Sloan ha aspettato anni per poter allenare nuovamente una coppia costituita da un PG e un PF dominanti. Ora che li ha, probabilmente dovrebbe rendersi conto che il Pick'n'roll dei 2 non è certamente paragonabile a quello dei bei tempi che furono, ma soprattutto che le qualità  difensive del dinamico duo in questione – e dell'intera squadra – sono un po' lacunose.

Ebbene sì: Jerry, la difesa dov'è? Chi la fa? Il giovane Brewer? Okur? C'è Kirilenko, ma chissà  ancora per quanto viste le lamentele: c'è Boozer, soprattutto a rimbalzo, poi c'è il vuoto. E se non hai difesa e con due soli uomini a garantire il ventello scarso a partita, la cosa si fa difficile, vedasi chiari esempi ogni qualvolta non c'è Okur a togliere le castagne dal fuoco. I Jazz dovrebbero cedere Kirilenko, che ha mercato e che secondo me è enormemente sopravvalutato, in cerca di un paio di giocatori in grado di mordere le caviglie all'avversario. Diversamente potranno dichiararsi felici avendo raggiunto i PlayOffs, ma oltre il passaggio del primo turno, se mai, con questa squadra non si va.

4) Cleveland Cavaliers

Una squadra che lo scorso anno ha giocato la Finale NBA e che ad oggi arranca attorno al 50%, dietro a Washington e Toronto, non è forse da considerarsi una delusione?

Detto chiaro e tondo, per i Cavs potremmo prendere quanto scritto precedentemente per gli Heat e adattarne solo i nomi, la sostanza non cambierebbe. Se è vero e sacrosanto riconoscere ai Cavs almeno 5 vittorie in meno dovute all'assenza di LeBron, è altrettanto vero che proprio l'assenza del 23 abbia evidenziato quanto questa squadra sia niente senza la sua stella. Uno zero assoluto. La fortuna (o la geografia se preferite), bella roba, vuole che i Cavs giochino ad Est, un Est che con una striscia di 5 vittorie ti permette di recuperare 3, 4 posizioni e di agguantare i PlayOffs a meno che tu non indossi la maglia dei Knicks.

Ma se lo scorso anno è bastato un colpetto di fortuna unito alla bravura di LJ per sconfiggere i Pistons e raggiungere la Finale NBA, quest'anno di colpetti ce ne vorranno almeno 2 (leggasi Celtics). E sono francamente troppi.

Anche nel caso dei Cavs, così come per gli Heat, mi stupisce il fatto che non si cerchi di dare una dimensione a questa squadra attraverso il mercato. Basterebbero un paio di pezzi al posto giusto, due di quelli solidi in difesa che svolgono il loro compitino, e il gioco sarebbe fatto, perchè neanche Michael Jordan ha mai fatto tutto da solo.

E siccome il roster è quello che è, qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire ad Ilgauskas “grazie e arrivederci”, andando alla pesca in una trade per un centro meno mollaccione e di sicuro impatto difensivo. Anche un Play non guasterebbe…

Se poi a tutto questo si unisse anche la ricerca per un Coach capace di dare un gioco alla squadra, beh, avremmo una squadra e non un giocatore contornato da pedine. Chiedo troppo? Forse sì, ma l'immobilità  non paga e le sconfitte rendono insoddisfatti. E occhio, perchè quest'anno non basterà  solo pensare ai Piston o ai Celtics: ci sono un paio di squadrette, Toronto in testa, che a fare uno scherzetto ai più quotati non ci penseranno due volte.

5) Chicago Bulls

Forse i Bulls meriterebbero ben più del 5° gradino di questa speciale classifica. Una squadra che lo scorso anno, oltre che autentica sorpresa, era data in forte crescita e pronta a recitare un ruolo importante per la stagione attuale, oggi si ritrova nei bassifondi della classifica seppur l'aggancio ai PlayOffs resti ben più che a portata di mano.

Dicevamo che (de)meritavano di più in questa classifica, ma il fatto è che a me la posizione attuale dei Bulls non sorprende affatto. Indipendentemente dai problemi relativi al legame fra Coach Skiles e la squadra, il lineup si presenta estremamente debole, con 2 buoni pezzi (ma niente di che in Gordon e Deng), uniti ad una combriccola di modesti giocatori che possono certamente sfornare talento e prestazioni talvolta ammirevoli, ma troppo sporadicamente per essere considerati quantomeno solidi.

Seppur in qualche trade i Bulls riuscissero a frodare l'acquirente allo stesso modo in cui sono stati frodati con l'acquisto di Wallace, i pezzi mancanti sarebbero comunque troppi. Di certo niente accadrà  fin tanto che Big Ben vestirà  la gloriosa uniforme Bulls, ma, pur liberandosene, Pistons e Celtics saranno comunque avanti anni luce e intanto dietro ci sono squadre che per il futurono si presentano certamente meglio.

Quello che mi sorprende un po' di più invece, è come la società  sia allo sbaraglio, non solo per il fattaccio legato a Scott Skiles, quanto soprattutto per la marea di false voci messe in giro riguardanti ipotetiche quanto improbabili trade. Con Wallace, Deng, Gordon, Hinrich e Nocioni (il primo soprattutto per il contratto), di giocatori di punta in arrivo se ne vedranno pochi malgrado invece si scriva tutto il contrario.

Menzioni

Los Angeles Clippers

Se vi state chiedendo cosa ci fanno i Clippers fra le maggior delusioni di metà  stagione, date un'occhiata al roster e poi ditemi se, ruolo per ruolo, questa squadra non vale tante altre più blasonate. Per carità , mica dico che mi aspettassi il titolo della Western Conference, però mi aspettavo che fossero lì lì a giocarsela fino all'ultima partita per un posticino nei PlayOffs. Fra l'altro c'è da segnalare soprattutto l'esplosione di Chris Kaman a livelli e-s-o-r-b-i-t-a-n-t-i, cosa che avrebbe dovuto sopperire all'assenza di Elton Brand e che, tutto sommato, fa ben sperare per il prossimo anno proprio in attesa di poter usufruire di Brand (e, perchè no, di Livingston) a tempo pieno.

Ma questi Clippers invece, dopo un inizio niente male, infortunatosi Cassell si sono persi per strada. Alzi la mano però chi pensa che Sam “I Am” sia una giustificazione valida per i risultati sin qui ottenuti. Insomma, io i Clippers me li vedo giocare quasi ogni qualvolta scendono in campo e tutte le volte rimango perplesso da quello che vedo.

Cosa vedo? Vedo che in squadra c'è un certo Corey Maggette e soprattutto, come dicevamo, un certo Chris Kaman, e vedo che questi due “poracci” la palla la vedono poco, molto poco, rispetto a quanto potrebbero offrire. Se questi 2 tirano complessivamente col 45% ma gli viene data l'opportunità  di andare al tiro meno di 30 volte a partita, vuol dire che qualcosa non va; nella testa di Mike Dunleavy però…

La ricetta sarebbe semplice e sempre la medesima quando si ha la fortuna di avere fra le proprie fila giocatori come Kaman: palla in post basso a Chris ed eventuale scarico per un piazzato facile o un 3PT, non disdegnando naturalmente le penetrazioni continue e acchiappafalli di Maggette. Dunleavy invece pensa che la palla sia meglio farla passare per altre mani e contento lui, contenti gli altri che giocano contro accumulando vittorie.

Memphis Grizzlies

Un Team che ha in Mike Miller uno dei migliori tiratori, Paul Gasol che ha poco da invidiare ai 29 altri centri titolari dell'NBA, Mike Conley tanto promettente e un Rudy Gay che ha smesso di poppare il latte da Rookie, non dovrebbe trovarsi nella posizione in cui è. E non dovrebbe trovarvisi se aggiungiamo il tanto decantato Marc Iavaroni, allenatore che avrebbe dovuto introdurre a Denver una sorta di gioco in puro Phoenix Style. Qualcosa non ha funzionato ed è già  tempo di pensare al prossimo anno.

New Jersey Nets

C'è ancora qualcuno che crede in una qualsiasi squadra in cui giochi Vince Carter? Non che sia colpa sua, percarità , ma a questo punto sarei quasi portato a dire che porti sfiga. Pure nelle scelte evidentemente. E intanto le lamentele aumentano, la squadra invecchia e i successi sono ben lontani dal venire. Kidd incedibile? E perchè mai mi chiedo? E' l'unico che ha mercato ed ha pure gli anni contati. Io lo cederei al volo.

Milwaukee Bucks

Circolano voci che la franchigia sia nel marasma più completo a tutti i livelli e, sempre le voci, vorrebbero un'imminente svendita totale nel tentativo di ricostruire. Le basi da cui ripartire dovrebbero essere Yi e Bogut.

Sì, avete capito bene, Yi e Bogut, non Mo. Williams e Michael Redd, ma Yi e Bogut. Se vogliono ripartire dal fondo quella è la strada giusta. Io nei Bucks vedo fondamentalmente una squadra buona, mentre altrettanto non posso dire dei piani alti e dell'allenatore. Una squadra che spesso e volentieri tira i remi in barca dopo 5 minuti se sotto di 10 punti, qualche problemino ce l'ha. Ma non certamente qualitativamente, quanto piuttosto mentalmente.

Credo che sia comunque una squadra da tenere sott'occhio: o esplodono in senso negativo e allora veramente tutti verran cacciati, oppure esplode in senso positivo. I giocatori ci sono, i PlayOffs all'Est son sempre a portata di mano e attualmente sono a 2 partite di distanza. Basta crederci. Di certo, ad oggi e con quel roster, i Bucks sono più che una delusione.

Le più sorprendenti

1) New Orleans Hornets

Questi signori, nel momento in cui scrivo, hanno lo stesso numero di partite perse di Phoenix, Dallas ed LA, ovvero guidano l'Ovest. Come? Mistero, o quasi.

Ero indeciso se regalare il posto di sorpresa numero uno agli Hornets o ai Lakers, due squadre che ad inizio stagione di sicuro non erano fra le candidate ai PlayOffs, se non lottando per un miracoloso 8° Spot finale, ne tantomeno ricevevano attenzione dai media. La scelta è ricaduta sugli Hornets perchè se i Lakers hanno Kobe, che resta una delle maggiori stelle del panorama NBA, gli Hornets hanno… Chris Paul.

Un Chris Paul che già  lo scorso anno era un ottimo giocatore, ma certamente non considerato capace di prendere per mano una squadra e rivoltare da solo le partite come un calzino, ne tantomeno in grado di intraprendere un'evoluzione tale da venir considerato, ad oggi, uno di quelli con l'etichetta Superstar appiccicata sulla fronte. E invece così è stato. 21 pt e passa di media, 49% al tiro, 2.7 rubate a partita, 3° Assist Man della Lega ad un passo da Kidd per il 2° posto. Cifre straordinarie e tanto di cappello.

Altra crescita, sicuramente non straordinaria ma significativa, è quella di Tyson Chandler. Giocatore sottovalutato a Chicago, a New Orleans si dimostra un rimbalzista come pochi, solido in difesa e pure più incline al tiro (meglio sarebbe dire alla schiacciata), rivelandosi una pedina importante per il gioco degli Hornets, sempre pronto a sfruttare l'assist decisivo di Paul ed ogni palla vagante nell'area colorata.

West, anch'esso in continua crescita e Stojakovic, completano il puzzle di una squadra dal gioco sicuramente non esaltante ma da una caratteristica fondamentale: è quello che vogliono loro e riescono ad imporlo praticamente a chiunque. E' questa quindi la chiave fondamentale di una stagione sin qui trionfale per gli Hornets, una stagione che, salvo prolungati infortuni, potrebbe portare davvero belle soddisfazioni. Quello che è certo è che questi Hornets promettono bene soprattutto per il futuro: riuscissero a trovare una guardia come si deve, all'Ovest potrebbero cominciare a preoccuparsi in molti.

2) Los Angeles Lakers

Come dicevamo, alzi la mano chi ad inizio stagione avrebbe scommesso un soldo bucato su questi Lakers in una Conference come quella dell'Ovest. Chi è che ha alzato la mano? Qualcuno gliela tagli, please… E soprattutto, chi avrebbe scommesso un soldo bucato dopo i soliti (e giustificati) piagnistei di inizio stagione di Kobe Bryant, e non piuttosto su una stagione disastrosa che avrebbe portato alla rifondazione totale e alla cessione dello stesso Kobe?

E invece, Bryant fa il bravo bambino e gioca bene, Fisher fa il Fisher e sforna forse la sua miglior stagione dopo ben 12 anni, Odom fa l'Odom seppur in leggero calo, Bynum non fa il Bynum ma decide viceversa di fare il centro in maniera promettente. Ergo, pure Kobe riesce nuovamente a sorridere e a parlare di Basket, i Lakers volano.

Se non rose fioriranno, se son Lakers… appassiranno?
Se oggi i Lakers stan lassù, occhio a non ritrovarli molto più in basso fra un paio di mesi, casualmente giusto il tempo di recupero per l'infortunio di Bynum. Ma non solo: gli stessi Lakers hanno ad oggi più o meno la stessa classifica dello scorso anno e sappiamo tutti quanta fatica abbiano fatto nella seconda metà  della stagione. Oggi, naturalmente i giovani talenti di ieri sono un po' cresciuti e questo potrebbe assicurare una maggior stabilità  mentale e di condizione per le restanti partite.

Il problema, vedi appunto Bynum, sono gli infortuni: appena viene a mancare un pezzo, LA rischia di sprofondare nel baratro, baratro che immediatamente farebbe riprendere pure le voci, compresa la propria, sulla cessione di Kobe. E agli infortuni, lo sappiamo, alcuni giocatori di LA sono piuttosto proni.

Suppongo che non ci vorrà  poi molto a scoprire se i Lakers saranno capaci di sopperire all'assenza di Bynum, basterà  aspettare già  la fine di questo mese dopo gli scontri con Denver, San Antonio, Dallas, Cleveland e Detroit. Il calendario prevede poi un Febbraio discretamente agevole, ma se volete divertirvi andate a guardare cosa li aspetta in Marzo e Aprile…
Detto questo e comunque andrà , ad oggi i Lakers meritano rispetto e, per quel che conta, il secondo posto fra le squadre rivelazione.

3) Orlando Magic

Che ad Orlando avessero messo su una buona squadra non v'erano dubbi. Che invece di una buona squadra ne sarebbe venuta fuori la terza forza all'Est senza particolari problemi, non ci avrei scommesso.

Come non avrei scommesso sulla stagione assolutamente dominante di Dwight Howard, una stagione che qualitativamente anticipa di un paio d'anni, forse 3, quelle che erano le mie previsioni. Howard oggi è quello che è stato Shaq ad inizio carriera, con la prospettiva di non divenire un giocatore perennemente in sovrappeso e più incline al gioco ed al lavoro relativo al bakset rispetto alle cerimonie Hollywoodiane. Insomma, si prospettano tempi d'oro.

E tempi d'oro si prospettano anche per Orlando che, con l'arrivo di Rashard Lewis, ha contribuito a dare una maggior quadratura alla squadra. Non ingannino le statistiche in calo di Rashard, un conto è giocare a Seattle e prendersi perennemente un tiro da dividere talvolta con Allen, un conto è fare la spalla ad un centro dominante e ad un altro, Turkoglu, anch'egli in netto progresso e che merita oggi il riconoscimento di giocatore insostituibile.

Quest'anno la corsa dei Magic si fermerà  molto probabilmene al 2° turno, sicuramente all'eventuale Finale di Conference; le lacune più grosse sono rappresentate dalle due guardie, ma quest'estate si potrà  agire tranquillamente sul mercato, ed il prossimo anno, confidando in una maggior esperienza di Howard, si presenta roseo. Garnett e compagni è meglio che approfittino di questo 2008 per raggiungere la Finale NBA.

4) Portland Trailblazers

Avrebbe dovuto essere una stagione tutta da dimeticare quella dei Blazers. Lo pensavo io, lo pensavano i più autorevoli editorialisti americani, lo pensavano gli stessi Blazers nel momento in cui hanno visto infortunarsi Greg Oden, prima scelta assoluta di ambiziose speranze.

Ma invece di darsi per vinti e puntare subito al record negativo per assicurarsi un'altra prima scelta, a Portland hanno pensato bene di vedere come si comportava la squadra. Bene direi, benissimo. Presi in mano da un Brandon Roy (Rookie Of The Year lo scorso anno) in versione Superstar, spalleggiati da un ottimo LaMarcus Aldridge e una volta assemblati alla perfezione i giovani da Coach McMillan, i Trailblazers hanno volato fino a raggiungere la leadership della Northwest Division, spalla a spalla con i più quotati Nuggets. Indipendentemente dalle prestazioni personali, una squadra giovane che raggiunga questi risulati, non può che non avere un solo nome come artefice di quanto fatto fin'ora: Nate McMillan.

La domanda naturalmente è: possono questi Trailblazers arrivare fino in fondo e conquistare i PlayOffs? La risposta è una e una soltanto. No. Considerando appunto che squadre come Utah e Houston prima o poi rientreranno nel giro, I Blazers sono i primi candidati a restarne fuori. Ci sarebbe anche un'altra possibilità , quella che si aggiudichino la Northwest Division, però ciò vorrebbe dire Nuggets fuori. Il che, detto onestamente, non mi sorprenderebbe. Ma la vedo difficile.

5) Boston Celtics

Solo 5° posto per i Celtics in questa speciale classifica, il che è sicuramente un merito. Come dicevo prima infatti, non potevamo NON aspettarci il primo posto in classifica, con Garnett, Pierce, Allen e giocando ad Est. L'unica sorpresa, casomai, viene dall'attuale record (33-6) che va sicuramente al dilà  di ogni più rosea aspettativa. Ma anche no.

Se era lecito attendersi un periodo di adattamento per un gioco tutto nuovo e 2 giocatori che entravano a far parte del roster, era altrettanto lecito aspettarsi che la netta superiorità  di questa squadra, ad Est, si sarebbe fatta sentire fin da subito.

Detto questo, va però sottolineato come la straordinaria intensità  che ha portato KG abbia immediatamente coinvolto l'intera squadra. Garnett è lì e se potesse si strapperebbe pure la maglia dalla foga agonistica e dalla “divina fede” trovata nel giro di pochi giorni in quella gloriosa maglia dei Celtics che furono.

E' lì e guida la squadra in tutto e per tutto: organizza, indica col dito le posizioni in campo, prende sottobraccio Rondo e lo accudisce come una chioccia quasi insegnandogli i fondamentali per essere una Superstar. E gli altri, più che coinvolti, accettano di buon grado di farsi guidare da uno che ha speso troppo tempo, al freddo del Minnesota, a guardar vincere gli altri pur sapendo di essere il numero uno.

E allora, tutto bello, tutti bravi… Titolo?
Uh… Oh… Pausa di riflessione.
Malgrado l'inizio straordinario e l'intensità  di KG (&Co.), non credo siano tutte rose e fiori. Ripeto e lo ripeterò all'infinito: la debolezza dell'Est maschera talmente tanto le squadre di alto livello che non è possibile farsi un'idea ben precisa (si fa per dire) fin quando non si arriva alla Finale NBA. Va ricordato che Boston affronta 4 volte le proprie squadre di Division e 3 o 4 volte le altre squadre dell'Eastern Conference, per un totale di 52 partite ad Est discretamente abbordabili.

Solo 2 volte affronterà  Sant Antonio, Dallas, Phoenix e compagnia bella dell'Ovest: considerando come forti le 8 squadre che prenderanno parte ai PlayOffs allOvest, ne viene fuori che solo 16 partite rappresentino un impegno severo, mentre le 14 rimanenti si possono tranquillamente sommare alle 52 abbordabili dell'Est. Togliamoci 4 impegni con Detroit ed ecco che per Boston 62 delle 82 partite totali dovrebbero risultare relativamente facili. Naturalmente parliamo per assoluti, la realtà  poi può essere ben diversa.

Sempre per assoluti proviamo a fare un'altra considerazione: c'è Garnett, ok, c'è Pierce, ok, c'è Allen, ok. E poi? Il nulla, sia in campo che dalla panchina eccezion fatta per Posey. Possono questi 3 giocatori prendersi in spalla la squadra e trascinarla al successo finale? Difficile.

Può una squadra che si basa sul gioco di questi 3 elementi, arrivare a battere la completezza di Dallas, Phoenix o San Antonio in 7 (SETTE) partite? Il punto è proprio questo: presi singolarmente e per singola partita, i Celtics certamente non temono nessuno. Ma 7 partite sono tante, troppe, affinchè la rivale non riesca ad adattarsi. Un classico esempio lo abbiamo avuto proprio nelle ultime 2 settimane: flessione di Pierce e 3 sconfitte inaspettate.

Quindi bisogna fare attenzione, molta attenzione, a non farsi prendere troppo da facili entusiasmi. La squadra è buonissima, ma incompleta, non giovanissima e soprattutto non avvezza al clima PlayOffs.# Bisogna restare coi piedi per terra e fare di tutto per conquistare il titolo di Conference. E non sarà  cosa facile, credetemi. Il resto (Titolo NBA), a mio parere è ancora fuori portata di questi Boston Celtics.

E il futuro?
Anche il futuro non lo vedo così roseo. Allen ha 33 anni, Pierce 31, Garnett 32: non sono dei vecchi ma neanche dei giovincelli e ad una certà  età  l'implosione fisica a seguito di stagioni estenuanti si può manifestare da un momento all'altro, aggiungendoci anche quella mentale magari dovuta al fallimento per la corsa verso il Titolo. Insomma, questi nuovi Celtics hanno già  gli anni contati: uno, due, forse tre, ma meglio farebbero a vincere ORA.

Menzioni

Washington Wizards

Nè una sorpresa nè una delusione questi Wizards, ma la menzione la meritano e la meritano qui per il loro record attuale. La squadra c'è ed è discretamente competitiva, ma a dir la verità  c'era pure lo scorso anno. La sorpresa stà  quindi nel fatto che oggi Jamison e Butler in primis giochino come ci si aspettava, anche se sfortunatamente manca la continuità : per cui, magari ieri si perde a Houston senza nemmeno giocare, oggi si battono i Celtics e domani si perde a New York. La strada per i PlayOffs sarà  molto lunga per i Wizards, ma tant'è, per adesso meritano di stare dove sono.

Toronto Raptors

Anche ai Raptors manca la continuità  per essere una buonissima squadra e non solamente buona. Considerando però l'infortunio di T.J. Ford (peraltro ottimamente rimpiazzato da Calderon) e che ancora insistono a far scendere in campo Bargnani giocando particamente in 4, i risultati ottenuti fin qui, sono più che ottimi.

Merito senza dubbio dell'annata straordinaria di Chris Bosh che, se solo si impegnasse un po' di più a rimbalzo, sarebbe un fuoriclasse. Magari ce lo dimostrerà  nel tempo.
OPS! Ho sentito degli improperi giungere da ogni parte dopo che avete letto quanto scritto su Bargnani. Mettiamola così: se bisogna necessariamente fare gli itaGLiani e parlarne bene ad ogni costo, allora diciamo che Sam Mitchell non capisce un tubo di basket, che è uno stupido a tenere Bargnani fuori dal gioco e quando lo impiega lo impiega male. Se invece bisogna guardare in faccia alla realtà , allora Bargnani è una pippa e stà  all'NBA come Prodi stà  al governo.

Alcune cose di cui parlare

Elencate quelle che sono fin qui le sorprese e le delusioni della stagione, affrontiamo adesso qualche altro argomento e/o squadra di cui valga la pena parlare per concludere questo editoriale.

Charlotte Bobcats

Partiti maluccio, i Bobcats si stanno prendendo da un paio di settimane qualche soddisfazione, anche quella di battere i Boston Celtics. Presi per mano talvolta da Jason Richardson, talvolta da prestazioni Jordanesche di Gerard Wallace, talvolta da entrambi, i Bobcats possono solo rimproversarsi di avere in Emeka Okafor un centro tanto solido quanto spesso discontinuo ed imbarazzante.

Se solo si degnasse di sfornar prestazioni degne della scelta numero due del Draft targato 2004, chissà  dove potrebbe arrivare la squadra di Charlotte… Okafor o non Okafor comunque, attenzione a questi Bobcats. I PlayOffs sono solo 2 partite più avanti e attualmente le ultime due posizioni disponibili sono detenute da Atlanta e New Jersey, ovvero due squadre che molto probabilmente non faranno i PlayOffs se non per demeriti altrui.

Dallas Mavericks e Dirk Nowitzki

Squadra nettamente in ripresa dopo un inizio difficilino dovuto al momento no di Dirk Nowitzki. Il buon vecchio e sopravvalutato Dirk adesso gioca benino ma non benone come lo avevamo visto durante le Regular Season precedenti, chissà  mai non si risparmi una buona volta per i PlayOffs invece di offrire prestazioni indecorose quando conta.

Dallas tampona con la miglior stagione del delizioso Josh Howard, mentre il resto della squadra appare sempre qualitativamente stabile. Tutto quindi ruota attorno al tedescone, con la speranza, per Dallas, che le brucianti sconfitte ottenute in Finale 2 anni fa e contro i Warriors lo scorso anno, non rappresentino un punto di non ritorno per il loro giocatore più importante. Talvolta questo accade: ricordo sempre Nick Anderson, giocatore sublime, completamente perso dopo la sconfitta per 4-0 dei suoi Orlando Magic in Finale coi Rockets. E la colpa fu in gran parte sua, come quella di Dirk nelle ultime 2 disgraziate edizioni dei PlayOffs.

Phoenix Suns, D'Antoni, Nash

Terrificanti lamentele piovono da ogni dove su questi Phoenix Suns. Lamentele e polemiche ingrate per il fatto che la squadra non convinca e che il record attuale sia giudicato ben poca cosa. Ingrate perchè Phonix ha più o meno la medesima classifica degli anni precedenti e di certo, perquanto sia andato ben oltre il previsto, non poteva certo essere l'innesto di Grant Hill a far sperare in qualcosa di più. Anzi: paradossalmente con Hill i Suns corrono più che quando non c'è e la difesa continua a passare in secondo piano. Ma poi, c'è davvero bisogno di qualcosa di più?

Il punto fondamentale e che nessuno prende in considerazione, è che il gioco dei Suns e di D'Antoni non paga. Vale lo stesso discorso fatto prima per i Celtics. Presi per singola partita i Suns sono forse la squadra più devastante e difficile con cui giocare contro. In 7 partite però, è più che probabile che gli Spurs – o chi per loro – continuino ad eliminarti anno dopo anno grazie agli adeguamenti difensivi.

E poi ci sarebbe il capitolo Nash. MVP, giocatore lodato a non finire, eletto a simbolo del Playmaker con i filmati delle sue giocate che fanno il giro del mondo ogni settimana. Ebbene, prendetemi per pazzo, ma Nash è una causa degli insuccessi di questi Suns.

Da tiratore sublime qual è, ci sarebbe forse da aspettarsi una percentuale ancora maggiore di quella che ha in effetti. Problema è che spesso cade in una selezione di tiri scellerata sparacchiando a destra e a manca, proprio quando invece, una assist facile facile, potrebbe risolvere la situazione.

E parliamo degli assist appunto. 10, 20, 30, 100 assist a partita. Ma quanti di questi sono più efficaci che spettacolari? Sono solito fare un paragone, ovvero che 1 assist di John Stockton valeva 3 assist di quelli del nostro Steve. Liberi di darmi del pazzo, ma ancora Nash deve smentirmi e provarmi di essere un uomo leader capace di guidare una squadra al Titolo. E se questi Suns, con 4/5 di Lineup eccellente, non sono una squadra da titolo…

L'NBA, l'Est, l'Ovest

Avrete certamente notato che più e più volte ho sottolineato la differenza fra Est e Ovest. Sfortunatamente la differenza c'è e si vede e anno dopo anno diventa quasi snervante. E' infatti sempre più assurdo vedere in corsa per il Titolo (che mai vinceranno) 5, 6 squadre che se non ci fosse questa divisione sarebbero fuori dai PlayOffs sempre e comunque.

Così come è assurdo star a guardare chessò, Atlanta in Post Season, magari al posto dei Jazz, dei Rockets o chi per loro. Assurdo è che ad Ovest bisogni lottare per 82 partite per guadargnarsi un posticino nei PlayOffs e sbranarsi letteralmente per arrivare fra i primi 4, mentre ad Est almeno 3 squadre vivono sonni più che tranquilli e possono permettersi di mettere in campo chi vogliono. Ma questa è l'NBA, anzi, lo sport U.S.A. nel bene e nel male.

Detto questo e rimarcando la crescita generale che ha portato ad una competizione come da tempo non si vedeva, chissà  che questo non sia l'anno delle sorprese? Oppure saranno ancora i decrepiti Spurs ad indossare l'Anello, nettamente in calo oggi ma sempre pronti a mordere le caviglie quando conta?

La cosa certa è che quest'anno, almeno ad Ovest, i Playoffs si prospettano veramente strepitosi a partire dal primo turno, soprattutto se Houston e Utah rientreranno nei ranghi accaparrandosi uno fra il 5° e l'8° posto. Chi delle prime 4 vorrebbe avere a che fare con loro?

Quanto all'Est, seppure le prime 3 posizioni (direi 4 con Cleveland) appaiano discretamente scontate e la lotta sia decisamente a livello inferiore, almeno la corsa verso i PlayOffs appare entusiasmante. Le ultime 4 si decideranno probabilmente nelle ultimissime partite e ci sono squadre, Bobcats e Bucks in primis, che hanno il potenziale per far bene.

Staremo a vedere.

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