Jeremiah White, ala dei danesi dell'AGF Aarhus e della Nazionale USA
Dopo l'esordio, seppur per pochi minuti, con la maglia della Nazionale USA nella vittoria per 2-0 contro la Svezia, ecco arrivare per Jeremiah White la seconda convocazione da parte del CT Bob Bradley. Convocazione arrivata un po' a sorpresa per White, per il quale era previsto un ritorno in Danimarca. Tanto più sorprendente rimane però vedere in Nazionale uno con percorso professionale alquanto diverso da quello di molti suoi compagni passati per le giovanili USA, la Premiership o la Bundesliga.
La via verso il possibile successo per White, originario del District of Columbia, ha infatti seguito strade decisamente assai meno convenzionali. La sua avventura professionale ha infatti preso il via da Belgrado, capital della Serbia, dove si è trovato bersaglio di insulti razzisti negli stadi e per le strade. E così mentre i suoi connazionali si ambientavano abbastanza facilmente in posti come Londra, Glasgow e Amsterdam, o anche Hannover, lui decideva di andare a vivere in una ridente (?) cittadina del nord della Grecia e poi in una della Francia dove la principale attività è la produzione di acciaio. Francia dove è rimasto fino allo scorso inverno, quando dopo aver valutato offerte provenienti da Belgio e Norvegia ha infine optato per l'
AGF Aarhus, Danimarca.
E ce ne volute, nel suo peregrinare per l'Europa, prima di attirare l'attenzione dello staff della Nazionale americana e venire invitato in ritiro per la prima volta ad inizio gennaio. La possibilità è arrivata anche grazie all'indisponibilità della maggior parte degli Yanks Abroad con base in Europa, impegnati coi rispettivi club.
L'opportunità offertagli da Bradley è quindi unica per White, per potersi mettere in mostra, visto anche non è certo facile per Bradley e il suo staff seguirlo con continuità . E poi a partire dal prossimo match della Nazionale, contro il Messico, torneranno a disposizione tutti. E allora lo spazio, col ritorno dei vari Eddie Johnson e Clint Dempsey, sarà ridotto ai minimi termini per lui. Ma White è comunque contento: "Sono stato lontano dagli USA per così tanto tempo, è bello tornare. La mia prima esperienza è stata davvero interessante fin'ora".
Nonostante il suo peregrinare per l'Europa lo abbia tenuto lontano dai riflettori del soccer USA, White è comunque convinto che le esperienze vissute, a volte anche dure, lo abbiano arricchito e migliorato, sia come uomo che come giocatore: "Ho scelto una strada differente. Volevo fare esperienza, anche se sapevo sarebbe stato difficile. Alla fine di tutto, se hai potuto imparare 10 lingue, visto tanti posti e incontrato gente d'ogni tipo, dentro di te hai qualcosa in più", ha dichiarato White al Washington Post.
White, nato a Washington, quarto di 6 bambini, è cresciuto nella Prince George's County, uno dei posti candidate a ospitare il future Soccer Specific Stadium del D.C. United. All'età di 5 anni con suo padre, Jeremiah anche lui, si trasferisce in Pennsilvanya, dove scopre la "creatività del soccer". Tra i più bravi dello stato nella sua high school, viene reclutato da una delle migliori università per il calcio, Wake Forest, dove nel 2001, da sophomore, risulta uno dei migliori attaccanti del paese. Con 15 gol diventa cannoniere di conference, il primo per i Demon Deacon in 18 anni. Da juniro qualche infortunio di troppo ma 11 gol all'attivo, cui se ne aggiungo 7 nel suo ultimo anno con una squadra che nel 2004 spedisce ben 7 giocatori nella MLS.
Tra di loro White potrebbe esserci, ma preferisce tentare in Europa, saltando la MLS Combine e rifiutando di firmare dopo essere stato scelto al terzo giro nel SuperDraft da New England. “Il suo sogno era giocare oltreoceano", ha detto di White il coach di Wake Forest Jay Vidovich, “ci ha provato e ci è riuscito“. White in Europa inizia dai provini sui campi di Spagna, Danimarca e Belgio, senza successo però. Accetta quindi la proposta dei serbi dell'OFK Belgrado, ex squadra del famigerato comandante Arkan. "Mio padre mi voleva a lavorare con lui. Gli dissi di no. Lui venne a Belgrado per vedere dove fossi e cosa stessi facendo, e mi disse di provarci".
A Belgrado White non dura molto. Insulti razzisti sugli spalti e persino un'aggressione in un bar subita da parte di una dozzina di esagitati lo portano a cercarsi una squadra da solo, anche per evitare di finire in Ucraina o Russia, dove l'OFK prova a trattarlo. Da Belgrado vola in Grecia, dove passa una stagione col Panserraikos (seconda divisione greca) e un'altra al Gueugnon in Francia (Ligue 2), segnando complessivamente 21 gol in 46 match, inclusa una tripletta nell'agosto 2006 contro il Montpellier.
I suoi agenti a quell punto, National Sports Group, approcciano 3 team della MLS, ma White decisde di non mollaere, fino a quando si accorda con l'Aarhus per una cifra 2,5 volte superior a quell ache avrebbe guadagnato nella MLS. “All'inizio ha avuto qualche difficoltà , ma poi si è adattato al nostro stile", ha dichiarato Brian Steen Nielsen, ex nazionale danese e oggi Direttore Tecnico dell'Aarhus. “È sulla strada giusta. Oggi ha la mentalità giusta per avere successo".
Jeremiah White non è uno che segna con grande regolarità , ma è forte come seconda punto o come centrocampista offensive nel 4-3-3, dove riesce bene a sfruttare la propria velocità . Con l'Aarhus ha altri 2 anni e mezzo di contratto, ma in caso di offerta interessante i danesi lo venderebbero senza tanti problemi. È la politica del club, guidato in panchina da Ove Pedersen, allenatore noto per la sua capacità di far crescere i giovani talenti e affascinato dalla tecnica di White.
L'ex Wake Forest, oggi sposato e con una figlia di 10 anni, è conscio che la sua scelta gli ha in qualche modo limitato la carriera in Nazionale, ma oggi sa anche che Bob Bradley ha seguito con attenzione la sua crescita, motivo per cui lo ha chiamato per il doppio ritiro, per osservarlo più da vicino. "Non importa dove giocano, che sia la MLS, in Inghilterra o in posti diversi. È importante come giocano, e per ragazzi come lui il ritiro con la Nazionale è assai importante per fare esperienza".
E così lo scorso 19 gennaio è arrivato l'esordio con la maglia della Nazionale, entrando negli ultimi 9 minuti al posto di Landon Donovan. Pochi per mettere in mostra le sue ottime qualità tecniche, che dovrà continuare confermare in questa sua seconda stagione danese per convincere Bradley a chiamarlo ancora ed iniziare a poter puntare ad un posto, magari propriod a sostituto di Donovan a destra, per i Mondiali 2010.