Il contributo di Larry Hughes è sempre sotto osservazione…
Il 2007 si è chiuso tra grandi difficoltà per i Cavaliers, con Lebron James reduce da un infortunio alla mano, una brutta serie di sconfitte, Pavlovic e Varejao reintegrati nella squadra ma ancora lontani dalla forma migliore e coach Mike Brown che sembrava per la prima volta messo realmente in discussione dalla società e che per la prima volta non sembrava allineato sulla stessa pagina con i suoi giocatori, sembrava di essere giunti sull'orlo di una disgregazione del gruppo che lo scorso anno aveva raggiunto le finali NBA.
Ed ecco il 2008….
10 partite, 9 vittorie, tra cui quelle contro gli Wizards e gli Spurs, grazie alle quali i Cavaliers sono tornati ad avere il quarto miglior record, 23 vinte e 18 perse, della Eastern Conference, dietro a Boston, Detroit e Orlando.
La cosa che più impressiona di questa striscia vincente di Cleveland è che è nata dal semplice ritorno ai suoi livelli di Lebron James, livelli da MVP, e da altri piccoli dettagli che sono andati al posto giusto, quasi tutti contemporaneamente, variazioni minime che hanno prodotto un radicale cambiamento nel rendimento della franchigia dell'Ohio.
L'ingranaggio più importante, più facile da individuare, è Lebron James, che ha smaltito l'infortunio alla mano ed è rientrato in squadra deciso a non lasciar nulla d'intentato per difendere il titolo di campioni della Eastern Conference; dall'inizio dell'anno Lebron sta viaggiando vicino alla tripla doppia di media, per arrivare alla quale basterebbero un paio di assist e di rimbalzi in più per concretizzarsi, ma oltre alla produzione statistica è il padrone del parquet, decide cosa fare, quando e come è meglio per lui e per la squadra.
Ci sono state partite in cui James ha davvero rasentato l'onnipotenza cestistica, conto Atlanta ha segnato 32 dei suoi 36 nel secondo tempo, 19 nel solo quarto periodo e 12 nell'ultimo 1'50''; 39 punti contro Toronto, 24 nell'ultimo periodo, 19 rimbalzi conto i Bobocats, 51 punti contro Memphis; per ogni avversario James ha trovato la prestazione giusta per far vincere la sua squadra.
Dopo aver battuto di 36 punti Washington, James ha dichiarato:
So cosa si deve fare per vincere, i miei ragazzi sanno cosa si deve fare per vincere e quando dobbiamo salire di livello. Le grandi squadre sanno quando salire di livello.
Il secondo ingranaggio a tornare a girare nel giusto verso è stato Varejao, che sta recuperando la sua efficienza fisica e con essa la sua efficacia sul campo: difesa, rimbalzi, “garra” per dirla alla spagnola, insomma sta tornando la medusa che ha fatto innamorare di lui la tifoseria dei Cavaliers, facendo comprare a migliaia tifosi della squadra di Cleveland della improbabili parrucche ricce.
Varejao non è ancora il giocatore della passata stagione ma è sicuramente tornato ad essere l'uomo delle missioni speciali, infatti Gooden inizia le partite ma è Varejao a finirle.
Mike Brown ha ottenuto l'estensione contrattuale fino alla stagione 2010-2011, questo gesto di fiducia da parte della dirigenza ha sicuramente dato maggior stabilità alla panchina dei Cavaliers e ha reso Brown più “forte” di fronte ai suoi giocatori.
Così per Brown è stato possibile agire con forza con i suoi giocatori, punendo Damon Jones per essersi lamentato del suo utilizzo ed aver manifestato l'intenzione di tornare a Miami; ha potuto tenere in panchina Hughes e Gooden nei momenti decisivi della partita, impiegando Gibson e Varejao, peraltro tra i favoriti di sua maestà Lebron James, nei minuti decisivi delle partite.
Brown ha avuto modo di seguire la sua linea di condotta, di scegliere gli uomini a lui più utili senza tener conto del loro lignaggio NBA, ne del loro peso nel monte salari della squadra.
James ha dichiarato a tal proposito: “I ragazzi stanno accettando i loro ruoli e questo ci ha aiutato a svoltare.”
Una volta avuti tutti i suoi giocatori del roster a disposizione Brown ha cercato di rifocalizzare la squadra sull'esecuzione a metà campo, lasciando lo spazio alle improvvisazioni di Lebron James, e sopratutto sulla difesa, dopo aver concesso oltre 101 punti a partita nelle prime 24 gare della stagione adesso i Cavaliers stanno tenendo gli avversari al 44% dal campo e a 91.9 punti a partita.
Adesso Cleveland si ripropone con forza come una delle pretendenti alla finale di Conference, la squadra ha ripreso il passo della scorsa stagione e il gruppo appare sufficientemente solido, adesso però l'ultimo passo per essere davvero competitivi con Boston e Detroit, le favorite di tutti per la finale ad Est, deve essere fatto da Danny Ferry portando almeno un giocatore nuovo in casa Cavaliers, l'ideale sarebbe un giocatore importante in playmaking, si fa da tempo il nome di Mike Bibby, in uscita di Sacramento, ideale complemento per il gioco offensivo dei Cavs.
Chissà se si riuscirà davvero a portare Bibby in Ohio, anche se gli unici giocatori sacrificabili in casa Cavs sono Hughes e Gooden, e non si capisce per quale motivo Sacramento dovrebbe volere uno di questi due giocatori.
Abbiamo tempo fino al 22 Febbraio per vedere se ci saranno dei movimenti di mercato a Cleveland e quali riflessi avranno sulla stagione dei Cavaliers che sembrano comunque pronti a giocarsela fino in fondo nella corsa al titolo della Eastern Confernce.