Blazers: Most Improved Team

Travis Outlaw, sempre più l'uomo del quarto quarto

Questa sera i Blazers hanno concluso il loro viaggio nella costa atlantica degli States, un tour di sei gare in nove giorni. Contro gli Hawks la franchigia dell'Oregon ha completato anche la quarantunesima delle consuete 82 sfide di regular season, Dopo l'esito della gara in Georgia, la proiezione sulla classifica finale equivale a 50 vittorie.

Ammesso e non concesso che Portland continui a superare gli avversari con l'attuale ritmo, stiamo pur sempre parlando di una squadra che anche lo scorso anno aveva terminato a quota 50. Sconfitte, non vittorie.

Ora, non fosse per i Celtics, ci sarebbero forse dubbi su quale sia la franchigia che ha fatto il maggiore salto di qualità ? Per Boston un miglioramento che potrebbe aggirarsi attorno alle 44 vittorie in più rispetto allo scorso campionato, merito soprattutto di un roster enormemente rinforzato dagli arrivi di Garnett e Allen. I Celtics sono, grosso modo, dove ci aspettavamo di trovarli.

Al contrario i Blazers hanno ceduto il miglior giocatore delle ultime 4 stagioni (Randolph) aggiungendo al roster due giocatori che starter non sono: Jones e Frye. La prima scelta, Oden, out-for-the-season. I pronostici pre-season non contemplavano, neppure i più ottimistici, un record del 60% e la vetta della NorthWest Division.

I Blazers decisamente NON sono neppure lontanamente dove ci sia aspettava di trovarli. Neppure gli Heat, a dirla tutta. E l'American Airlines Arena è il luogo in cui si è consumata, pochi giorni fa, una piccola vendetta.

Pat Riley in autunno aveva lamentato la disparità  di trattamento tra i suoi Heat e gli Spurs. Miami campione in carica aveva debuttato in regular season contro gli emergenti Chicago Bulls, subendo una sonora batosta. Dodici mesi dopo agli Spurs campioni tocca una partita facile per il debutto, i Blazers appunto.

Il 18 gennaio Portland ha vinto in rimonta la gara in Florida, chiudendo sul 2-0 la mini-serie di regular season. A fine gara, negli spogliatoi, Jarrett Jack alza la voce perché tutti i reporter sentano bene: “Ci aveva definito 'una partita facile', vorrei sapere cos'ha (Riley) da dire ora?”

Povero Riley, ma quanti la pensavano come lui due mesi fa! C'era persino chi presagiva tanking e una delle primissime scelte.

Portland è in lotta per i Playoff. Non avrebbe dovuto, non così presto almeno. Roy è un serio candidato per la gara delle stelle, entrato nella top ten nella classifica Race 4 MVP di nba.com.

M-V-P … M-V-P …

L'inizio dell'incredibile esplosione dei Blazers (19W nelle ultime 23 partite) coincide con una scelta tecnica precisa, concordata tra Roy e coach McMillan. Lo spostamento del #7 in posizione di point guard atipica. Atipica perché è lui ad iniziare l'azione offensiva con una point guard di ruolo che invece diventa una guardia tiratrice.

Blake si sente un playmaker vecchia maniera, ovvero di quelli che prima pensano a coinvolgere i compagni e solo poi alla conclusione personale. Blake che vanta record su record alla voce assist nella carriera universitaria. Nelle ultime ventitre partite, da quando si è riciclato per il bene della squadra, ha infilato 38 triple su 67 tentativi, prima aveva registrato 10 triple in 17 gare. Blake è ora al quinto posto nella graduatoria dei tiratori da tre punti (classifica guidata da James Jones).

Nonostante un playmaker vorrebbe sempre giocare secondo la propria indole naturale, è lo stesso Blake ad ammettere che la soluzione migliore è quella attuale: lasciare che sia Roy a scandire il ritmo dell'offensiva, attaccando il canestro e trovando i compagni smarcati sul perimetro.

Molti allenatori che hanno dovuto affrontare Portland tra dicembre e gennaio hanno finito per rilasciare dichiarazioni di ammirazione nei confronti del top scorer dei Blazers. L'ultimo è stato Lawrence Frank dei Nets, strapazzato all'Izod Center una settimana fa.

“La cosa incredibile di Roy è che non perde mai il controllo. Prende grandi decisioni in campo, non è mai avventato, non cerca mai di fare il fenomeno. Ha un gran ritmo per tutta la gara. Inoltre è già  un leader al secondo anno. Vi assicuro, – continuano gli elogi di coach Frank – ” è davvero impressionante. Sa segnare da ogni posizione, in ogni modo. È un ottimo passatore, è la vera point guard della squadra. I compagni tirano benissimo da tre, ma è merito anche dell'abilità  di Roy di entrare in area e trovare sempre la soluzione giusta. È davvero forte.”

Difficile citare una sola partita straordinaria del regnante rookie of the year. Trascurando l'incredibile vittoria dopo doppio overtime a Chicago (mossa da Wrestling di Ben Wallace compresa) e le irreali giocate con cui ha tenuto in gara i suoi nella sconfitta (ancora dopo doppio overtime) di Toronto, opto per soffermarmi sulla sfida nella terra di Shaq.

La partita di Miami non sarà  ricordata solo per lo sfogo di Jack, ma anche per la grande prova di carattere di Brandon Roy. Portland è in vantaggio di nove lunghezze all'intervallo e sembra poter controllare la gara. Nel terzo quarto invece subisce un 35-19 che rovescia la situazione. Wade è l'artefice dell'exploit con 20 punti nella terza frazione (37 alla fine). In marcatura sul fenomeno degli Heat c'é proprio Brandon, incapace di limitare il diretto avversario.

Si siede in panchina sconsolato, ma rientra in campo determinato a riscattarsi. “Stasera ha dato una risposta da vera star, – sostenne McMillan – è stato come se avesse detto 'ora mi carico la squadra sulle spalle e non permetterò che perda'. Aveva quell'approccio, glielo leggevi in faccia.”

Roy non ha sbagliato un tiro, segnando 14 punti nel contro-parziale di 19-2 con cui i Blazers aprono l'ultima frazione. Una tripla, un canestro sfidando in post basso Wade, alcune entrate terminate con un sottomano o con un viaggio in lunetta. Ma anche assist ed una giocata chiave in difesa. I canestri dello specialista del quarto quarto, al secolo Travis Outlaw, e due triple di James Jones hanno contribuito a chiudere la gara.

Roy non è un giocatore capace di vincere da solo la partita e forse non lo sarà  mai. Ma sophomore nella Lega più bella del mondo, è già  diventato leader di una squadra vincente, clutch-shooter all'occorrenza e soprattutto un giocatore in grado di trascinare e dare convinzione ai compagni. I tifosi in Oregon da qualche tempo intonano il coro “M-V-P, M-V-P!” pur sapendo che non sarà  lui ad alzare il Trofeo Podoloff.

Frammenti

Un giorno per riflettere ~ Oggi l'America celebra Dr. Martin Luther King Jr. ed alcuni Blazers hanno approfittato della trasferta ad Atlanta per visitare la casa in cui crebbe e la palestra in cui giocava a basket il grande leader democratico. Per Roy è stato “un giorno speciale, in particolare per noi Afroameiricani, perché le opportunità  che abbiamo oggi sono ciò per cui lui ha tanto lottato.”

Martell Webster e i Jazz ~ Ogni volta che ritocca il suo carrier high di punti, lo fa contro la squadra di Sloan. Ha letteralmente preso fuoco in sei minuti, mettendo 7 tiri consecutivi, di cui tre dalla lunga distanza. Un punto in più e avrebbe eguagliato il record di Terry Porter di 25 punti in un quarto di gioco, risalente al lontano 1992. Ma che gli hanno fatto nello Utah a Webster?

Inside The NBA ~ Nel noto programma in onda su TNT Charles Barkley continua a fare complimenti a Roy, a McMillan e alla franchigia dell'Oregon. Ma continua a sostenere che i Blazers non faranno i playoff. La spiegazione, peraltro condivisibile, è che i blazers sono un jump-shooting team: finché tirano con queste percentuali vincono, ma l'incapacità  di trovare canestri facili alla lunga costerà  cara.

Standing

(W) Portland @ Minnesota 90-79
(W) Portland @ Chicago 115-109 (2OT)
(W) Portland vs. Utah 103-89
(W) Portland vs. Golden State 109-91
(L) Portland @ Toronto 109-116 (2OT)
(W) Portland @ New Jersey 99-73
(L) Portland @ Boston 90-100
(W) Portland @ Miami 98-91
(L) Portland @ Orlando 94-101
(W) Portland @ Atlanta 111-109

next: Portland @ New Orleans

record: 61.0% — [25W/16L]
Western Conference: quarti (con il sesto record)
Northwest Division: primi

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