Focus: Andrew Bogut

Il canguro di Milwaukee è in rapida ascesa

Il draft del 2005 viene sicuramente ricordato come uno dei più prolifici degli ultimi anni, soprattutto per quel che riguarda la nuova generazione delle point guard della lega.

Infatti il 2005 è l'anno in cui furono scelti Deron Williams(terza scelta assoluta da parte dei Jazz), Chris Paul(quarta scelta assoluta dei New Orleans) e Raymond Felton(quinta scelta dei Charlotte Bobcats).

Ma allora quale fu la prima scelta, in mano ai Milwaukee Bucks?
Un centro australiano di 2.13 metri per 111 kg: Andrew Bogut.

Per gli esperti del giorno dopo, coloro che iniziano i loro interventi con frasi del tipo “l'avevo detto io”, la scelta di Bogut, se confrontata con le scelte fatte con i pick successivi, si sarà  rivelata deficitaria, ma andando a vedere le cifre dell'australiano, soprattutto nell'ultima stagione, forse qualcuno dovrà  cominciare a ricredersi.

Andiamo con ordine.
Andrew Michael Bogut è nato il 28 novembre 1984 a Melbourne (Australia) da genitori emigrati croati. Gli inizi non sono dei più incoraggianti, infatti il nostro viene escluso a 15 anni dalla rappresentativa giovanile dello stato di Victoria.

Probabilmente spinto al miglioramento da questa esclusione, Andrew riesce in seguito ad entrare nell'Australian Institute of Sport, dove chiude il suo ultimo anno con 22 punti e 14.5 rimbalzi di media.

Nel 2003, prima del suo trasferimento negli USA per frequentare l'università  di Utah, guida l'Australia alla vittoria del FIBA Junior World Championship, risultando MVP del torneo.

Atteso nello stato dei mormoni con grandi aspettative e con i galloni della futura superstar, nel suo primo anno di college (stagione 2003-04) non incanta, pur avvicinandosi alla doppia doppia di media(chiude la stagione con 12.5 punti e 9.9 rimbalzi per allacciata di scarpe) e ricevendo il Mountain West Conference Freshman of the Year.

Sicuramente una stagione molto solida ed importante, non tale però da entusiasmare gli scout NBA e gli addetti ai lavori, che infatti non lo inseriscono tra i futuri prospetti più interessanti. Tuttavia il meglio deve ancora arrivare…

Le prime avvisaglie della sua esplosione si hanno alle Olimpiadi del 2004, cui Bogut prende parte chiudendo il torneo con ottime medie(14.8 ppg, 8.8 rpg, 1.2 spg e il 58% dal campo), ma soprattutto Andrew esploderà  nella stagione da sophomore, chiusa con 20.4 punti, 12.2 rimbalzi(secondo nella Division I), 2.3 assists, 1.8 stoppate e il 62% dal campo(ottavo nella Division I).

Queste cifre gli hanno consentito di vincere diversi trofei individuali, tra cui i riconoscimenti come Player Of The Year dell'Associated Press e di ESPN.com e i prestigiosi Naismith Award e Wooden Award.

Da sottolineare che in questo caso diventa il primo giocatore non statunitense a vincere entrambe i premi, in quanto Patrick Ewing, che vinse il Naismith nel 1985, è si nato in Jamaica, ma era già  stato naturalizzato al momento di ricevere il premio mentre il vincitore dei 2 premi nel 1997, “tale” Tim Duncan, è nativo delle U.S. Virgin Islands, che lo rende cittadino americano per nascita.

Ancora una volta il passaggio ad una nuova dimensione, quella NBA, viene accompagnato da grandi attese, rese ancora maggiori dalla scelta come numero 1.

Ma, ahimè, ancora una volta Bogut non riesce a mantenere a pieno le aspettative, pur chiudendo la stagione da rookie (stagione 2005-06) con buone cifre (9.4 ppg, 7.0 rpg, 2.3 apg e il 53% dal campo).

Di lui balzano subito agli occhi le grande capacità  nel passaggio e nel ball handling, nonchè gli ottimi fondamentali che lo rendono, tra i rookie di quell'anno, uno dei piu' “pronti” per il gioco NBA.

Sicuramente da apprezzare anche le sue doti al tiro, che riesce ad eseguire con entrambe le mani ed è particolarmente efficace anche dalla media distanza, anche se resta a tutt'oggi da migliorare per quel che riguarda i tiri liberi (solo il 59% in carriera dalla linea della carità ).

Altrettanto evidenti sono le lacune di questo giocatore, tra cui sicuramente un carattere non semplicissimo, che lo ha portato a dichiarazioni quantomeno discutibili e che gli hanno attirato le critiche di alcuni suoi colleghi. Ultime in ordine di tempo le sue dichiarazioni sullo stile di vita dei suoi colleghi di colore, che gli sono valse la risposta piccata del suo stesso compagno di squadra Michael Redd.

Un'altra importante lacuna del giocatore è il suo scarso atletismo, di certo non aiutato in questo dalla poca massa muscolare, che diventa evidente quando si trova contro i vari Duncan, Garnett e Nowitzki.

Tutto questo lo spinge a lavorare duro nell'estate successiva e i frutti di questi sforzi sono evidenziati dal miglioramento delle sue cifre, che si attestano vicino alla doppia doppia di media(12.3 ppg, 8.8 rpg, 3.0 apg e ancora un ottimo 53% dal campo) pur dovendo saltare 16 partite nella regular season.

Tuttavia ancora una volta, nel momento in cui le attese da superstar cominciano a tramutarsi nella realtà  di un giocatore si discreto ma non capace di fare la differenza, Bogut stupisce tutti con una parte di stagione, quella attuale, eccezionale.

Infatti, pur essendo le sue medie stagionali solo in lieve ma costante miglioramento rispetto alle stagioni precedenti, Bogut stà  portando a termine un mese di Gennaio che definirei, senza voler esagerare, da All-Star.

Come sempre le cifre ci vengono in aiuto. In questo mese il Boomer (dal nome dato ai giocatori della nazionale australiana di basket) viaggia a 18.6 ppg e 9.9 rpg, con il 60% dal campo!

Un semplice raggio di sole oppure stiamo assistendo alla nascita di una nuova stella?
Difficile dare giudizi certi, anche perchè per poter parlare di una nuova trasformazione (dopo quelle “giovanile” e al college) occorrerà  aspettare.

Infatti adesso l'australiano dovrà  dimostrare di poter giocare a questi livelli e con questa intensità  per tutto l'arco di una stagione e, magari, in una dimensione maggiormente “vincente” rispetto a quella garantita dagli attuali Bucks.

Pertanto, e volendo essere forse un po' scontato, ai posteri l'ardua sentenza.

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