Nonostante la fantastica stagione di Nash( 17 punti e 12 assist di media) i Suns non convincono.
È difficile attaccare l'etichetta "crisi" alla maglia dei Suns quando sono ai primi posti della Western Conference con solo una sconfitta in più degli Spurs e con lo stesso record dei Mavericks. Eppure, dieci giorni fa, dopo la dolorosa sconfitta in casa per 118-113 contro gli Hornets, nell'ambiente sembrava aleggiare quella parola, anche se nessuno osava pronunciarla.
"Non so bene la ragione, ma per qualche motivo non siamo allo stesso livello degli ultimi due, tre anni - dichiarava coach D'Antoni - Dobbiamo trovare qualche risposta". La domanda che tutti nella valle del Sole si pongono è: il problema dei Suns è la chimica di squadra?
Steve Nash crede che non si può vincere se non si ha una buona chimica e "se è quello il problema va fermato o possiamo dire addio al titolo. Se sei preoccupato per i tuoi tiri o per te stesso o inventi scuse e punti il dito sui tuoi compagni, quello è da perdenti. Siamo stati una squadra vincente negli ultimi anni e se vogliamo dare il passo decisivo la chimica dev'essere una grossa parte del nostro carattere".
Le parole di Nash non avevano un destinatario ben preciso, forse, ma non è difficile ricollegarle a Shawn Marion, che aveva chiesto di essere scambiato quest'estate o a Stoudemire che si è assentato proprio il giorno dopo la sconfitta contro New Orleans, allegando che suo figlio aveva la febbre alta. Il giorno prima non aveva tirato nemmeno una volta nel terzo quarto e negli ultimi sei minuti di partita aveva solo tentato un tiro da tre - all'ultimo secondo.
"Non ho parlato con nessuno a proposito dei miei tiri. Ieri ero frustrato per la sconfitta e non per i miei tiri" sosteneva Stoudemire che ci teneva a chiudere la questione aggiungendo che il basket non c'entrava niente con la sua assenza.
Non è chiara, quindi, la ragione per cui Steve Kerr abbia deciso di "trattare la faccenda in privato" visto che, affermava, "sono affari della squadra". La segretezza non serve se non c'è nulla da nascondere.
Marion, interrogato a riguardo, stentava a credere che "nonostante tutte le cose positive che facciamo, continuano a venire fuori quelle negative".
Forse il problema è che le aspettative sono troppo alte. "Non importa chi affrontiamo - dichiarava Nash - se perdiamo è un disastro per i nostri fan". Il canadese ammetteva poi che la stagione non è stata "divertente come altri anni" ma che la soluzione è "cercare di divertirsi di più e non essere esageratamente critici con quello che facciamo e non preoccuparci troppo delle opinioni della gente".
Spesso la cura ad una crisi, o presunta tale, è semplicemente essere se stessi. Dev'essere sicuramente quello che hanno pensato i Suns dopo i 137 punti segnati contro i Nuggets, una vittoria di cui, secondo Shawn Marion (fact totum con 27 punti, 14 rimbalzi e 6 stoppate), "avevamo decisamente bisogno".
Quello di cui non c'era assolutamente bisogno, invece, era di un'epidemia di influenza nello spogliatoio che ha messo KO Steve Nash durante la partita contro i Pacers e l'ha costretto a perdersi anche la partita contro i Jazz. Un'assenza alla quale si è unita quella di Hill che è fuori per una operazione all'appendice. "Almeno non è un infortunio alle caviglie - dichiarava Hill alla Fox Sports durante l'ultima partita contro i Clippers - e poi forse mi può venir bene un po' di riposo".
I Suns sono 2-2 senza l'ex Magic e la sua assenza pesa anche, e soprattutto perchè il suo sostituto, Boris Diaw, continua ad essere molto lontano dal Diaw che avevamo conosciuto due anni fa. Basti pensare che non segnava venti punti da 360 giorni quando ha sfatato la maledizione con 21 punti e 11 rimbalzi contro i Bucks. "Niente di speciale - affermava Boris - forse sono stato un po' più aggressivo del solito".
Nash lo definisce un "giocatore incredibile" anche se poi ammette che vorrebbe che "giocasse così sempre".
Phoenix gioca stasera contro i Los Angeles Lakers, rivali storici che quest'anno hanno vinto entrambi gli scontri diretti. Queste due vittorie e le polemiche tra D'Antoni e Jackson hanno alimentato ancora di più una rivalità che era rinata con quel fallo stile wrestling di Bell a Bryant nei playoff del 2006 in una serie che aveva anche avuto polemiche arbitrali.
Come se non bastasse, stasera è in gioco anche il primo posto della Pacific Division, con gli angelini avanti di mezza partita. "Non credo che ci sia da preoccuparsi a meno che finiamo al settimo od ottavo posto" affermava Nash.
Per Barbosa invece, la partita di stasera è "davvero importante. Tutti sanno che dobbiamo migliorare per essere capaci di batterli". Una dichiarazione in linea con quella di Stoudemire dopo la sconfitta a Natale contro i Lakers, quando Amaré aveva dichiarato che i Lakers al momento avevano "un vantaggio mentale" sui Suns.
Battere gli acerrimi nemici potrebbe segnare un punto di inflessione in una stagione piena di alti e bassi. "È stato un anno frustrante - dichiarava Nash - ma in fondo va bene perchè forse tutte le difficoltà ci saranno utili a lungo termine, ci possono rendere più forti".
Skinner ha la formula magica: "Dobbiamo giocare con la stessa intensità dell'avversario. Dobbiamo metterli KO senza esitare e senza dargli la possibilità di rialzarsi".
Around the Valley
Con tutta l'attualità da coprire, non abbiamo avuto occasione ancora di fare gli auguri ai Phoenix Suns per i loro 40 anni, compiuti il 3 gennaio. Per festeggiare l'anniversario, contro i Seattle Supersonics (rivali anche di allora, nella prima partita della storia della franchigia) si è dato spazio al "retrò". I giocatori non hanno voluto usare le vecchie maglie ma in compenso hanno fatto il riscaldamento e iniziato la partita con delle fasce arancioni in testa. La tv locale, My45, che trasmette ogni partita dei Suns, ha optato per dare i primi due quarti in bianco e nero per poi tornare al colore nel secondo tempo.
Le fasce alla testa non hanno avuto grande successo. Sono state infatti identificate come le colpevoli del triste primo quarto, in cui i Suns hanno segnato soltanto 13 punti. "Sono state le fasce, sono sicuro - affermava scherzoso D'Antoni - Non le voglio più vedere e chiunque abbia avuto quest'idea dev'essere licenziato". Nel secondo quarto i Suns si sono ripresi fermando i Sonics a 12 punti, rimontando la partita e finendo per vincerla. Tutto sommato, un buon anniversario.
Chi l'avrebbe mai detto, quarant'anni fa, che un giorno i Suns avrebbero fatto scuola in tutto il paese? Nell'Università del Rhode Island coach Jim Baron cerca costantemente di imitare i Suns e il loro stile di gioco. "Ogni giorno ci parla di loro – ammette la stella della squadra, Will Daniels - e noi qua cerchiamo di fare lo stesso che fanno i Suns".
Anche in Università più famose, come Duke, i Soli fanno scuola. Mike Krzyzewski, collega di D'Antoni nel Team USA, ha importato nella sua squadra alcune delle tattiche dell'allenatore dei Suns. Il risultato è che quest'anno i Blue Devils stanno segnando 85,4 punti a partita, 15 in più rispetto all'anno scorso. "Questo sistema è perfetto per gli uomini che abbiamo" afferma l'assistente Chris Collins.
Il discepolo, o dovremmo dire la discepola più soprendente è Sylvia Hatchell, allenatrice dell'Università della South Carolina che conduce il miglior attacco della lega da due anni. Ha anche avuto il privilegio di assistere al "training camp" dei Suns sotto invito dell'amico Dan D'Antoni. Un privilegio esteso anche a Thad Matta, allenatore di Ohio State, Ernie Kent (Oregon), Travis Ford (Massachussets) e lo stesso Jim Baron.
L'amore di Mike D'Antoni per il basket veloce viene da molto lontano, dai suoi anni in Italia, ma ha anche origini familiari. Lewis D'Antoni, suo padre, all'università giocava infatti come playmaker a basket e quarterback a football. Anche lui è poi diventato allenatore nel 1942. "Giocavamo difesa a uomo a tutto campo e ogni volta che potevamo correvamo in contropiede" afferma Lewis.
Lewis non è mai stato l'allenatore del figlio, ma l'ha sempre seguito e non mancava di criticarlo quando ce n'era bisogno, per farlo migliorare. Ora, alla veneranda età di 94 anni, guarda ogni partita dei Suns sul divano di casa sua a Mullens, in West Virginia, stando sveglio anche fino all'una di notte.
Per stavolta, dalla Valle del Sole è tutto. L'appuntamento è tra una decina di giorni.