Another great block for Zo Mourning
È il 19 dicembre 2007 e i Miami Heat stanno giocando alla Philips Arena contro gli Atlanta Hawks. Mancano 4:30 minuti alla fine del primo quarto e gli Hawks conducono la gara per 14 punti a 13. C'è una palla persa da parte dell'attacco ospite e il numero 6 dei Falchi, Mario West, recupera palla e corre in contropiede per affondare la bimane.
Ma c'è ancora qualcuno che può evitare 2 punti facile, qualcuno che nella sua carriera ha rifilato stoppate a tutta la lega. Alonzo Mourning ha qualche passo di vantaggio nei confronti di West e lo spinge a percorrere la corsia laterale, prima di prepararsi ad affrontarlo sopra il ferro; West salta e cerca di appoggiare al tabellone per paura che arrivi la stoppata, Zo è in corsa e cerca di prendergli il tempo, ma, proprio un attimo prima di spiccare il volo, il suo ginocchio cede e lo lascia a terra con un dolore straziante, facendo perdere l'equilibrio anche all'avversario.
Subito il Mago di Zo capisce che l'infortunio è gravissimo ed inizia a picchiare i pugni contro il parquet, perché non ci crede, perché non vuole abbandonare il campo in quel modo. D-Wade e i medici corrono subito a soccorrerlo, ed è in quel momento Zo mostra a tutti la sua grandezza: allontana la barella con la quale lo vogliono accompagnare fuori; l'ultima volta che uscirà dal campo sarà con le sue gambe.
Durante la pre-season, lo aveva preannunciato: questo sarebbe stato il suo ultimo anno nella Lega. A 37 anni era arrivato il momento di appendere le scarpe al chiodo e la sciare spazio ai giovani. Sentiva di non riuscire più a dare quel contributo che gli era sempre stato chiesto, nonostante uno stato di forma ancora eccellente. La sua carriera è quella di un campione vero e di un fuoriclasse assoluto, anche a livello umano, che non si è lasciato travolgere dalle disgrazie della vita, ma le ha sempre affrontate e sconfitte.
Sin dal college vuole seguire l'impronta dei grandi e per questo motivo sceglie Georgetown, Università in cui erano passati, tra gli altri, Pat Ewing e Dikembe Mutombo. Nel 1992 viene selezionato al draft dagli Charlotte Hornets, come seconda scelta assoluta, dietro il solo Shaquille O'Neal. Di certo ha un talento offensivo inferiore a Big Fellaz, ma difensivamente è in grado di respingere qualsiasi cosa gli si pari davanti in area.
Gli Hornets lo vogliono per compiere il definitivo salto di qualità , nella speranza di arrivare al titolo, e, sin dalla prima stagione, Zo colleziona numeri davvero impressionanti, con cifre che parlano di 21 punti realizzati, 10 rimbalzi catturati e 3,5 stoppate rifilate di media a gara. Grazie anche all'altra stella della squadra, Larry Jhonson, Charlotte arriva ai play-off, sconfiggendo al primo turno Boston, ormai in parabola discendente ed essendo sconfitti in semifinale dalla squadra che diverrà , soprattutto duranti i suoi anni a Miami, una vera e propria "maledizione": i New York Knicks.
L'anno successivo è ricco di aspettative per gli Hornets, che hanno in roster uno dei primi 5 centri della lega (in quel periodo nella Nba c'era gente come Hakeem Olajuwon, Pat Ewing e il sopra citato Shaquille O'Neal) ed una star affermata come Larry Jhonson, in grado di completare al meglio le caratteristiche di Mourning.
Ma Larry deve saltare 31 partite a causa di un grave infortunio e nello stesso anno anche Zo manca a 22 gare per problemi alla caviglia destra ed alla gamba sinistra. Nonostante ciò, gli Hornets riescono a collezionare un record di 41 vittorie, con altrettante sconfitte, che però non permette alla franchigia di partecipare ai play-off. Anche in questa annata, Alonzo riempie i referti con cifre magnifiche e mantiene invariati i numeri dell'anno precedente.
Nella stagione '94-'95, gli Hornets tornano ai play-off, dove incontrano al primo turno i Chicago Bulls che, pur privi di His Airness, li eliminano in sole 4 partite. All'inizio della stagione successiva, Charlotte decide di modificare il roster, e spedisce Mourning ai Miami Heat, ricevendo in cambio il talento e l'esperienza di Glen Rice, che affiancherà Vlade Divac negli anni successivi sotto i tabelloni, e Matt Geiger.
Con Miami e soprattutto con Pat Riley è amore a prima vista: la squadra viene completamente costruita intorno a lui, gli viene affiancata una stella, non più lucente come qualche anno prima, come Tim Hardaway, l'ombra del giocatore di Golden State, ma pur sempre un validissimo secondo violino, e gli vengono affidate le chiavi della squadra: lui ripaga con 23,2 punti a partita (career high, in un sistema del genere sono numeri da superstar), 10,4 rimbalzi e 2,7 stoppate.
La squadra gioca con un ritmo compassato e difensivo ed è storica la legge secondo la quale chi aiuta gli avversari a rialzarsi viene sanzionato con una multa. L'attacco non risplende d'inventiva, per usare un eufemismo, anche perché la palla viene spesso affidata a Zo appunto, non certo un creatore di gioco e la cui forza d'urto in attacco era palesata principalmente da schiacciate, mentre Hardaway si è trasformato per lo più in un tiratore dalla media-grande-grandissima distanza.
I play-off arrivarono però per 6 anni consecutivi, sempre con alterne fortune e non riuscendo mai a superare lo scoglio delle finali di Conference. Durante il primo anno, Miami incontra i Bulls al primo turno e arriva puntuale la sconfitta in sole 3 gare.
Nell'anno successivo ('96-'97), la cavalcata degli Heat si conclude alle finali di Conference (dopo aver battuto Orlando al primo turno e i NYK al secondo, con una serie entrata negli annali per la rissa avvenuta in gara -4), dove incontrano gli invincibili Chicago Bulls dei 3 titoli consecutivi: è un 4-1 che non lascia scampo alle speranze di Miami.
Nelle 3 stagioni successive i Knicks diventano la vera bestia nera della squadra della Florida, con le prime 2 serie vinte in 5 partite, sempre durante i quarti, mentre l'ultima serie è vinta in 7 gare durante le semifinali di Conference, dopo che Miami si era sbarazzata facilmente dei Pistons al turno precedente. Nell'estate 2000 Zo gioca e vince le Olimpiadi di Sidney.
Al ritorno dall'Australia, fresco vincitore dell' oro olimpico, gli viene diagnosticata la Glomerosclerosi Focale Segmentata, una malattia che può essere mortale e che colpisce i reni. Sottoposto alle cure mediche, nella stagione 2000-2001 scende in campo solo 13 volte. In quella successiva ritrova il campo con continuità , ma durante la stagione 2002-2003, Alonzo non scende in campo neanche una volta, vittima di una feroce ricaduta, che lo costringe al trapianto di rene, il cui donatore è il cugino Jason Cooper, il 19 dicembre 2003, ironia del fato, proprio 4 anni prima del suo infortunio alla Philips Arena.
Nel 2003, dopo aver passato momenti davvero ostici in cui è stata in gioco non solo la carriera, ma la vita stessa del giocatore, Zo ritrova il campo: Miami ha deciso di non rifirmarlo, puntando alla ricostruzione con giovani promesse, così si trasferisce a New York, sponda Nets, dove trascorre 2 annate non esattamente memorabili, dovute anche ad una condizione fisica da ricostruire.
Durante questo periodo, Mourning viene trasferito a Toronto, con cui però si rifiuta di giocare. Nel corso dell'estate del 2005 il Mago afferma di volersi ritirare ma sempre lui, Pat Riley, l'uomo del qual Zo ha una fiducia immensa, lo convince a cambiare idea, offrendogli la possibilità concreta di vincere il titolo, in una squadra che aveva visto l'esplosione di Wade e l'arrivo di Shaq dai Lakers.
Accetta così il ruolo di comprimario come cambio del centro titolare e nella stagione 2005-2006, gli Heat infliggono una pesantissima sconfitta durante le finali NBA agli strafavoriti Dallas Mavericks, e vincono la serie in 6 scontri, con Zo che compie un vero e proprio miracolo nell'ultima gara, giocando una partita ai limiti della perfezione e rifilando ben 5 stoppate.
Dopo quella stagione trionfale, Miami nei 2 anni successivi avrà un lento tracollo, ma Mourning continuerà a combattere sotto i tabelloni, anche dopo l'incredibile 4-0 inflitto dai Bulls durante il primo turno di play-off ai freschi campioni NBA.
Nella carriera di Zo ci sono anche 2 premi come Miglior Difensore dell'Anno ('98-'99 e '99-'00), 7 partecipazioni all'All Star Game, un bronzo ai Mondiali del '90 ed un oro a quelli di Toronto nel '94.
Quest'estate Mourning aveva annunciato che sarebbe stata la sua ultima stagione: dopo questo grave infortunio che lo terrà fermo per parecchio tempo, è improbabile che si rimetta nuovamente in gioco, ma qualcuno anela ancora la speranza che possa rifiorire, come aveva fatto dopo l'operazione subita nel 2003.
Se però non avrà più la volontà di ricominciare da capo, sono sicuro che nessuno gliene vorrà male, perché in tutti questi anni è stato un esempio per ogni atleta, che naturalmente attraversa nella sua carriera momenti bui e momenti di splendore. Per questo non possiamo far altro che ringraziarlo per le imprese compiute e augurarci di rivederlo almeno un'ultima volta sul campo, mentre ricaccia al mittente l'ennesimo pallone.