Nets e Kidd: storie tese

Jason Kidd scalpita, le possibilità  per un titolo in carriera rimangono poche…

Strani momenti per i Nets. Sono quei momenti in cui le certezze si dissolvono, in cui nuove prospettive si aprono, ma ancora non si riesce a intravedere il punto di approdo.

Fino al 2010 saranno ancora legittimamente i Nets del New Jersey, ma poi? Di sicuro in progetto c'è un trasferimento a Brooklin, lasciando la vecchia arena di East Rutherford, ma non è dato sapere quando ciò si realizzerà , dato che il nuovo palazzetto deve ancora essere costruito.

Ciò era probabilmente nei piani dal tempo della affiliazione alla NBA, in quanto il nome "Nets" venne scelto per assonanza con "Mets" e "Jets", franchigie della grande mela del Baseball e del Football, ma ormai il progetto sembrava accantonato.

Non c'è più inoltre Stefansky, l'uomo che in questi anni ha scelto molto bene al draft, trovando con scelte non eccelse discreti giocatori come il play Marcus Williams, i lunghi Nenad Kristic, Sean Williams e Josh Boone, l'esterno Antoine Wright, tutta gente con buoni minutaggi e buoni numeri, inoltre ha effettuato un vero e proprio "furto" nel 2001, spedendo ad Houston il compianto Eddie Griffin, che prima di lasciare tragicamente questa valle di lacrime aveva dilapidato il proprio talento, per le scelte che sono state trasformate in Jason Collins, discreto lungo da rotazione, e Richard Jefferson, possibile nuovo leader della franchigia. Ed Stefansky ha infatti ceduto al richiamo del cuore, lasciando la sua poltrona per andare a lavorare nella sua città  natale, Philadelphia, in una franchigia in piena ricostruzione come i Sixers.

Il suo erede designato, come assistente di Rod Thorn, è quel Kiki Vandeweghe, ex giocatore dei cugini nuovayorkesi, i Knicks, dirigente di provata competenza, attualmente commentatore di ESPN ed ex GM dei Denver Nuggets, dove ricostruì la franchigia, portando in Colorado Carmelo Anthony e coach Karl, permettendo quindi il ritorno ai play off, ma intasando il montesalari con i contratti lunghi ed onerosi di Kenyon Martin, Nenè Hilario e Marcus Camby, limitando quindi i margini di movimento futuri. Pesa inoltre nel suo curriculum la scelta di Tskitishvili al posto di Amarè Stoudemire.

Nel 2010 sarà  difficile vedere ancora quale leader indiscusso della squadra Jason Kidd, il miglior play in circolazione insieme a Steve Nash, in quanto il giocatore va ormai per le 36 primavere, ma il rischio non è quello di vedere un Jason sul viale del tramonto, lentamente sostituito dal suo erede designato Marcus Williams, il rischio è quello di vederlo proprio con un'altra canotta, dopo sette anni di onorato servizio.

Jason sembra infatti convinto che i Nets non abbiano possibilità  di tornare ad una finale NBA, dopo le due perse contro i Lakers della combo Kobe/Shaq e gli Spurs di Tim Duncan. I giovani sembrano buoni, ma non in grado di lottare ad altri livelli nel giro di poco tempo e, soprattutto, non sembra di vedere tra loro una possibile stella.

Jefferson è l'ala ideale per il gioco in velocità  tanto amato dal Jasone, ma non è riuscito a migliorare nei suoi punti deboli, Carter non si è mai pienamente adattato, inoltre i due finora non hanno mai trovato costanza. Il lungo buono da subito tanto agognato non è mai arrivato, e la fiducia nello stesso coach Frank sembra essersi esaurita.

Si tratta di una situazione reversibile o no? Difficile dirlo.
Le dichiarazioni sui giornali nonostante la diplomazia utilizzata, non sembrano incoraggianti. Mr. Tripla Doppia sembra desiderare un cambiamento, la dirigenza sembra solo attendere una giusta offerta. La situazione è però ancora fluida.

In primo luogo i Nets giustamente chiedono una contropartita all'altezza, che non molte squadre sembrano disposte a concedere per un giocatore di quasi 36 anni.
In secondo luogo Kidd altrettanto giustamente vorrebbe concludere la sua lusinghiera carriera con una corsa all'anello, e non pensa a qualche rievocazione medioevale. Non sono molte le squadre che potrebbero competere per la vittoria con una contropartita interessante.

Al momento l'unica possibile destinazione sembrano i Dallas Mavericks, proprio la squadra che scelse un giovanissimo Jason nel lontano 1994, per cederlo ai Phoenix Suns tre anni dopo.
Qualora fallisca la trattativa, potrebbero tornare in corsa i Lakers, forse la franchigia preferita da un giocatore nato a San Francisco ed uscito dall'università  della California, o addirittura i Nuggets, l'ex squadra di Kiki Vandeweghe, ma nessuna di queste operazioni sembra vicina alla conclusione.

Kidd potrebbe restare quindi ai Nets anche per mancanza di alternative possibili. Per fortuna della franchigia ancora per poco del New Jersey Jason è un giocatore di grande professionalità , il suo impegno rimane massimo, le triple doppie fioccano, le cifre sono in linea con quelle di una straordinaria carriera.

Le prospettive però non sembrano migliori di quelle dello scorso anno, o di quello ancora prima. Il record oscilla sempre intorno al 50% di vittorie, intorno al secondo record record della Atlantic division, al momento alla pari con i Toronto Raptors, eliminati agli scorsi play off, e, soprattutto, molto dietro a dei Boston Celtics che sembrano inarrivabili, le rotazioni fra i lunghi cambiano con velocità  prossima alla schizofrenia, Carter e Jefferson non trovano continuità , Marcus Williams continua ad essere martoriato dagli infortuni, il miglior risultato possibile sembra essere un secondo turno ai play off, dove una sfida contro i Celtics, i Pistons o i Magic sembra un ostacolo francamente insuperabile.

Capitan Kidd, dopo essere stato l'idolo delle colonie inglesi, finì impiccato sulle banchine del porto di Londra. Jason Kidd, capitano coraggioso di una franchigia di quelle indie occidentali in cui operò il pirata suo omonimo, finirà  la sua avventura in modo altrettanto inglorioso (anche se sperabilmente in modo meno cruento), oppure riuscirà  a condurre in porto i suoi prodi?

Purtroppo al momento questa ipotesi sembra improbabile.

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