Hornets verso l’elite NBA?

Chris Paul, Player of the Month di Dicembre

A due mesi e poco più dall'inizio della stagione, sono chiamato a illustrare l'andamento di una delle rivelazioni dell'anno, quegli Hornets di cui già  mi occupai a metà  novembre, e ritengo interessante contestualizzarne le vicende nel più ampio panorama NBA.

La stagione 2007/08 a mio avviso sta rappresentando una sorta di rottura dal passato: le grandi Big della Lega mostrano qualche scricchiolio che, in alcuni casi (come per gli Spurs e i Suns) ne inficia solo in minima parte il record, mentre in altri (Dallas su tutte) comporta un record ben al di sotto delle aspettative.

Se fino all'anno scorso si parlava di San Antonio, Phoenix, Dallas, Detroit e Miami come possibili ed incontrastate finaliste, oggi i protagonisti sono in parte cambiati e soprattutto non più saldamente sul trono.

Primo grande cambiamento è la poderosa entrata in scena, tra le Cinque Grandi, di Boston, capace questa notte di raggiungere la ventinovesima vittoria su trentadue partite e seriamente intenzionata ad attentare allo storico record dei Bulls del 1995/1996.

I risultati dei Celtics, a mio modesto parere, vanno ben oltre i Big Three e il semplice altruismo da questi mostrato, per ritrovarsi in una sorta di missione che coinvolge tutta la squadra, da Garnett al Glen Davis di turno (peraltro al career high di 20 punti stanotte contro Detroit). Ad oggi, vedo loro come finalisti ad Est, anche se la presenza dei Pistons risulta sempre essere una mina vagante. Quanto al Titolo, seppur affascinato da un ipotetico quinto anello per Duncan, sarei ben contento di vedere finalmente i Celtics sul tetto del mondo dopo ventidue anni di digiuno.

Ma è sotto le Big Five, che a parte i bianco verdi sono rimaste pressoché immutate, che si è scatenato l'inferno.

La "classe media" della NBA 2006/2007 è quasi completamente saltata: le buone squadre costruite per vincere nel medio periodo (Miami, costruita per vincere subito nel 2006 è un caso a parte, gli effetti delle scelte fatte allora da Riley si stanno riversando sul suo capo, anche con un po' di sfortuna, tutte oggi) sono quasi tutte in difficoltà .

Lakers (20-11), Nuggets (20-12), Warriors (19-15), Raptors (17-16), Nets (17-16), Jazz (18-17) e Wizards (16-15) sono le uniche squadre facenti parte della borghesia NBA al di sopra del 50% di vittorie; e mentre le prime tre stanno andando come previsto, e Washington paga lo scotto dell'assenza di Arenas, inspiegabile è la solita altalena dei Nets e le difficoltà  presentate da Toronto Utah che, seppur sopra la soglia della vittoria su due, stanno comunque in parte deludendo, soprattutto in confronto alla scorsa annata.

Le altri esponenti di spicco della Lega stanno convivendo nei piani bassi, ben al di sotto della linea di galleggiamento: su tutte Miami (8-25), seguita da Chicago (13-19), Indiana (16-18), Cleveland (16-17), e Houston (17-17), tutti team che sulla carta risultano competitivi per un posto nei playoffs.

E' in questo contesto che mi trovo a parlare dei New Orleans Hornets, di una realtà  che oggi, insieme ad Orlando (22-13, primi nella Southeast) e Portland (21-13, vincente per 16 volte nelle ultime diciassette uscite, tra cui ultime vittime i Jazz), rappresenta la grande sorpresa della stagione.

Dopo la partenza a razzo nelle prime dieci uscite, con un record che al 17 novembre, data del precedente report, parlava di 8 vittorie a fronte di sole due sconfitte, gli Hornets hanno confermato quanto di buono espresso in quella sede. Il loro ottimo record (23-11) li colloca a mezza vittoria di vantaggio sui Mavs nella Southwest Division e al terzo posto della Western Conference dietro solo a Spurs e Suns; questi i risultati:

NOVEMBRE
W vs. Minnesota T'Wolves 100 - 82
L vs. Orlando Magic 88 - 95
L vs. Pacers 93 - 105
L vs. Jazz 71 - 99
W vs. Clippers 98 - 89
L vs. T'Wolves 94 - 103
W vs. Hawks 92 - 86

DICEMBRE
W vs. Mavericks 112 - 108
L vs. Pistons 76 - 91
W vs. Grizzlies 118 - 116
W vs. Sonics 91 - 88
L vs. Nuggets 99 - 105
L vs. Mavericks 80 - 89
W vs. Suns 101 - 98
L vs. Blazers 76 - 88
W vs. Sonics 107 - 93
W vs. T'Wolves 110 - 76
W vs. Grizzlies 116 - 98
W vs. Bobcats 99 - 85
W vs. Cavaliers 86 - 76
L vs. Raptors 92 - 97

GENNAIO
W vs. Clippers 95 - 81
W vs. Warriors 116 – 104
W vs. Suns 118 – 113

A ben guardare i risultati, spiccano in positivo quattro vittorie particolarmente significative: la prima contro i Mavs, battuti l'uno dicembre 112-108, (anche se vincenti due settimane dopo per 80-89); altre due contro i Suns, sconfitti entrambe le volte in occasione di un back to back: la priva volta la sera successiva alla sconfitta contro Dallas, con 21 punti e 10 assists di CP3, 21 punti di Peterson con 4/6 dall'arco e 14 punti con ben 18 carambole da parte di Chandler; e la seconda il 5 gennaio (dopo la vittoria contro Golden State) con una prova maiuscola di Paul (28+10) e Pargo (partito al posto di West, assente, e autore di 19 punti in 35 minuti), oltre che in generale di Stojakovic, Peterson e Chandler.

Altro bel risultato, soprattutto per l'impatto con il quale è arrivato, è proprio la vittoria del 4 gennaio contro i Warriors, giocata in trasferta e con attori protagonisti Paul (24+13), West (20), Stojakovic (24 con 6/9 dall'arco) e sopratutto Chandler (22+22 con un incredibile 9/11 al tiro).

Quattro vittorie, queste, che sfatano in parte il timore da me espresso in passato, vale a dire l'incapacità  del team di imporsi su squadre di livello. Più preoccupante, invece, è il calo di intensità  mostrato in alcune occasioni a dicembre, che ha portato a sconfitte in parte incomprensibili contro squadre ad ampia portata come Pacers, T'Wolves, Nuggets, Blazers e Raptors.

Chris Paul, il trascinatore

Nel precedente articolo l'avevo indicato come una delle migliori cinque point guard della Lega, ebbene oggi devo correggere il tiro e restringere il gruppo: Chris Paul è da affiancare legittimamente a Steve Nash e Jason Kidd come uno dei primi tre playmaker della NBA, soprattutto a ben guardare le recenti difficoltà  del fenomeno di Utah, Deron Williams. Non a caso, Paul è stato nominato giocatore del mese di Dicembre quando, a 24.5 punti, 10.4 assists e tre recuperi di media ha guidato New Orleans ad un record di 9 vittorie in quattordici gare.

CP3 è stato autore anche di due escursioni oltre quota 40, entrambe contro i Grizzlies, il 7 e il 26 dicembre: la prima gara, vinta 118-116 dopo un tempo supplementare, ha mostrato il miglior Paul, leader e autore del tiro della vittoria, capace di 43 punti, 9 assists, 5 rimbalzi e 4 recuperi con 15-27 al tiro e un'impressionante 5-7 dall'arco. Nel re-match di Santo Stefano, vinto nettamente dagli Hornets per 116-98, CP3 ha registrato una partita pressoché identica: 40 punti, 9 assists, 5 rimbalzi e 5 recuperi, ma tirando sostanzialmente meglio (17-25 e 5-8 da tre).

"Chris sta avendo una stagione da All Star, ed è bello per lui che abbia ricevuto un riconoscimento per il suo gioco" ha detto coach Byron Scott, "E' stato il catalizzatore di tutto ciò che abbiamo fatto non solo la scorsa settimana, ma per l'intera stagione".

Da parte sua, il giovane play da Wake Forest ha risposto così al premio: "è un onore ricevere questo premio ed essere riconosciuto in una Conference con così tanti grandi giocatori; devo ringraziare tantissimo la squadra e mi aspetto di continuare a lavorare così con tutti per raggiungere i playoffs".

Dopo 34 gare di regular season, Chris Paul sta viaggiando a 21.6 punti, 3.9 rimbalzi, 10.3 assists e 2.97 recuperi a sera, piazzandosi al primo posto in quest'ultima specialità  e terzo nelle assistenze dietro ai già  citati maestri di Phoenix e New Jersey.

A ulteriore riprova della sua importanza all'interno dello spogliatoio, è utile sapere che con lui in campo per ogni 100 possessi gli Hornets realizzano 110 punti con il 49,8% dal campo; senza, le cifre calano drasticamente a 99,5 punti ogni cento palloni con il 46,7% al tiro.

David West, un pilastro

Il grande avvio di stagione del #30 da Xavier è stato portato avanti sino ad oggi. 19.4 punti e 9.4 rimbalzi con il 47% abbondante al tiro e il 35% da tre sono numeri che, in una squadra vincente come questa, varrebbero l'All Star Game casalingo.

Mister West, autore di 40 punti in quaranta minuti nella vittoria del 16 novembre contro Memphis (chissà  perché, i Grizzlies ispirano i Calabroni!), nel solo mese di dicembre ha collezionato 8 doppie doppie in quattordici gare, evidenziandosi in prestazioni solide da entrambi i lati del campo.
Opache solo le prestazioni contro Dallas, 11 punti e 14 rimbalzi ma con un brutto 4-14 al tiro per la sfida vinta il primo dicembre; 7 punti e 10 rimbalzi con un ancor peggiore 2-10 nella rivincita del 14.

Nelle ultime sette gare, prima della gara contro Golden State, West ha viaggiato alla sorprendente media di 24 punti e 10.4 rimbalzi, e non meraviglia che siano arrivate sei vittorie, con l'unico intoppo nella gara contro i Raptors, dove comunque ha messo a referto 33 punti e 11 carambole.

Peja Stojakovic, il ritorno

L'avvio non era stato dei più esaltanti, complice anche il difficile ritorno dall'infortunio, ma via via che le gare proseguivano la trentenne ala serba ha innescato la quarta. Seppur con un andamento stranamente altalenante, con prove oltre i 15 una sera e sotto i dieci (o addirittura i 5) la sera dopo, Peja ha dimostrato di essere un tassello fondamentale del gioco degli Hornets.

Gioco stanziale con penetra e scarica, di cui sostanzialmente si nutre un tiratore come lui, attestatosi al 43,2% dalla lunga distanza.

Nel corso delle 34 gare giocate, ben sedici volte ha segnato almeno 3 canestri dall'arco, con il massimo di 10 triple contro i Lakers il 6 novembre e ultimamente il 4-10 contro i Clippers e il 6-9 contro gli Warriors.

Come detto, stagione altalenante, che fa pensare al suo stato di forma ma ancor più al suo pesante contratto, che chiama ben oltre i 50 milioni di dollari per le prossime 4 stagioni. In dieci occasioni quest'anno non ha raggiunto la doppia cifra in punti e il record è stato di 5 vittorie e altrettante sconfitte, chiaro segno della sua importanza come scorer.

Nelle ultime otto gare, invece, in cui sono maturate 7 “doppie vù”, il serbo ha viaggiato a 16,6 punti a sera con 25-63 complessivo dall'arco del tiro da tre. E' un dato di fatto che con lui in campo la squadra tira molto meglio, 50,4% contro il 47,2% e ciò è amplificato dal tipo di gioco perimetrale impostato da coach Scott.

Tyson Chandler, la conferma

Al suo ingresso nella Lega, in maglia Bulls, mi aveva suscitato tenerezza l'immagine dei due ragazzini, Chandler e Curry, fisicamente imponenti, con le maglie #2 e #3 che accostate richiamavano l'autore dei fasti degli anni '90. Qualche anno dopo, stanchi di aspettare, i Bulls li cedettero entrambi e se Curry (il più promettente sulla carta), dopo un'ottima annata con i Knicks, quest'anno sta facendo fatica, Tyson Chandler sta confermando la bontà  della scelta del GM Jeff Bower.

Doppia doppia di media, che chiama 12.1 punti e 12,3 rimbalzi a sera. Efficace in attacco (dieci volte oltre i 15 punti quest'anno), in difesa e sotto le plance il suo talento si fa sentire alla massima potenza: undici gare chiuse con più di 14 rimbalzi, con il top fatto registrare il 4 gennaio contro Golden State (22+22), migliorando solo in termini offensivi la prova del 5 dicembre contro Detroit (17+22).

Coach Scott ha trovato quel che cercava, ossia un lungo capace di convertire in punti i palloni vaganti e senza troppe pretese in termini di tocchi (esemplificativi sono i soli 11 tiri presi contro gli Warriors e trasformati in 22 punti). Per un gioco perimetrale come quello impostato a New Orleans, non poteva capitare cosa migliore.

La difesa

Il record di 23 vittorie e 11 sconfitte (con 8 W nelle ultime nove gare) non può essere interpretato con una novità  assolutà  per la Lega. Anche se ho segnalato gli Hornets come rivelazione dell'anno sino a questo momento, accanto a Orlando e Portland, in realtà  la squadra sta producendo quanto nelle sue potenzialità . L'anno passato il roster, sostanzialmente invariato, fu martoriato dagli infortuni che ne compromisero la stagione.

Quest'anno, il quintetto designato, vale a dire Paul-Peterson-Stojakovic-West-Chandler, ha registrato 18 vittorie in 22 occasioni, segno di una coesione che solo la mancanza di infortuni ha portato alla luce.

Si può far meglio? Guardando all'attuale posizione, di leggero vantaggio su Dallas, sembra onirico puntare ancora più in alto, ma di questo non ne è convinto coach Scott, che dopo la sconfitta contro Toronto del 31 dicembre, insoddisfatto della difesa dei suoi, ha deciso di "limitare la rotazione della panchina a otto - nove elementi", si da tamponare chi al momento non sta brillando e dare una possibilità  a chi, come Bobby Jackson, Hilton Armstrong e Marcus Vinicius si è guadagnato un po' di stima con il duro lavoro in allenamento.

Per il rookie brasiliano sono anche arrivate parole confortanti: "Penso che, innanzitutto, Rasual (Butler) e Julian (Wright) non stiano giocando bene, e penso che Marcus abbia dato abbastanza in allenamento per garantirsi un'opportunità ".

I primi risultati si sono visti con le ottime vittorie di gennaio contro i Clippers (dove, accanto ai cinque del quintetto base, hanno messo piede in campo gli ultimi tre citati, autori complessivamente di 13 punti con 4-11 al tiro, mentre in difesa Kaman è stato limitato ad un rosicato 1-10 al tiro senza alcun rimbalzo offensivo), gli Warriors e i Suns.

Proprio la vittoria contro questi ultimi ha mostrato il lato migliore degli Hornets: una voglia di vincere unica, senza nulla da perdere, senza la pressione di chi è già  da tempo sulla cresta dell'onda e sente la pressione di un Titolo (o di una Finale) che tarda ad arrivare. Detto ad agosto, sarebbe parso incredibile accostare New Orleans a mezza gara di distanza dai Suns (record 23-10) e a pari distacco di vantaggio sui Mavs (22-11).

Se coach Scott (artefice, nonostante tutte le voci, di due finali con i Nets) saprà  mantenere inalterata la chimica e la concentrazione della squadra, e se le voci di un possibile trasferimento ad Oklahoma City non influenzeranno l'ambiente (è di stanotte il “no comment” di George Shinn sul possibile trasferimento, peraltro ostacolato dall'esclusiva sulla città  posseduta dai Sonics in forza delle carte depositate in Lega il 2 novembre scorso), per gli Hornets quest'anno maggio e giugno saranno finalmente mesi lavorativi.

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