Il circo di Dolan

Forse Jim Dolan riesce meglio con la chitarra, chissà …

Tutti coloro che seguono con particolare attaccamento le sorti dei New York Knicks, al punto da poter ben dire di “sanguinare in blu-arancio”, sanno bene come la loro beneamata franchigia stia colando a picco a causa delle nefandezze perpetrate nel corso degli ultimi anni dalla rubiconda figura di James “Jim” Dolan.

Le fortune della squadra che rappresenta maggiormente la “capitale del mondo” sono infatti precipitate da quando – nell'estate 2000 – Charles Dolan creatore del colosso dell'intrattenimento “Cablevison” (che possiede il Madison con squadre di hockey e basket… annesse) decise di delegare l'amministrazione dell'impero al protagonista della nostra storia che – non guasta ricordare – risulta anche essere suo figlio…

Certo, in questi sette anni personaggi del calibro di Scott Layden, Larry Brown e – buon ultimo – Isiah Thomas han fatto del loro meglio – ehm… peggio – per non invertire la tendenza, tuttavia è innegabile come il grande burattinaio di tutto ciò che – di marcio – accade presso “The Main Arena” sia questo corpulento manager che da fanciullo sognava di diventare una famosa rock star.

Sfortunatamente per i blu-arancio il Fato ha voluto diversamente e mentre il “nostro” continua a mostrare il suo esiguo talento musicale per i club di Manahattan – è il “front-men” di una “rock band” amatoriale – tutti coloro che gravitano attorno al pianeta Nba si chiedono una cosa sola:
come è possibile che questo pluri-miliardario signorotto non si accorga degli scempi che lui e i suoi collaboratori hanno combinato?

Evidentemente ciò non accade…

Recentemente l'ex “presidente” del Garden Dave Checketts – che alla fine dell'era Ewing fu licenziato da Dolan Jr per… subentrare al suo posto – ha lamentato come la tracotante arroganza di questo signore sia generata dalla consapevolezza di non poter mai e poi mai rischiare di venir estromesso dalla propria - privilegiata – posizione.

Come hanno evidenziato i mass-media della “città  che non dorme mai”, neppure il Commissioner in persona avrebbe la facoltà  di “espropriare” i Knicks al loro “tiranno”.
E' noto - peraltro – come i due siano da tempo ai ferri corti.

Stern ha più volte sottolineato come la dirigenza del Garden non sia certo da citare come esempio di lungimirante gestione di una franchigia; Dolan – che mal sopporta le frequenti intromissioni del “Commish”- non ha certo mancato di rendergli noto il suo esiguo interesse a riguardo.

Fonti recenti ci rendono noto però della presenza di un patto “di non belligeranza” in forza del quale Stern si sarebbe impegnato a evitare di multare i Knicks in seguito all'”affaire” Browne-Sanders qualora Thomas fosse stato messo all'uscio per poter esser poi sostituito da “cervelli” quali Jerry West o Jerry Colangelo assai graditi ai piani alti della lega.

La multa – in effetti – non è mai stata inviata alla magione del protagonista di questa storia, ma – come sapete – l'ex arcirivale di Larry Bird continua ad allenare e dirigere la squadra per la quale fa il tifo Spike Lee.

Poco importa che la frastornata tifoseria continui ad intonare il “Fire Isiah” non appena i loro ex-beniamini scivolino oltre la doppia cifra di svantaggio o che si firmino petizioni – dagli esiti bulgareggianti – per la cacciata del nativo di Chicago, il “Grande boss” continua ad elogiare il modesto coach rasserenandolo -nonostante- alcuni recenti “KO” di “omeriche” proporzioni.

L'attuale situazione è talmente allucinante che Frank Isola – prima penna del “Ny Daily News” – è giunto alla conclusione che lo scopo principale del figlio del magnate Charles non sia esattamente quello di veder tornare il proprio club tra l'empireo della lega, bensì quello di gestire il giocattolo a proprio piacimento circondandosi di scudieri sempre ligi al dovere del loro mecenate.

Lo stesso Isola ci informa della vera e propria paranoia che Dolan nutre nei confronti del carrozzone mediatico che lavora al Madison Square Garden.

“Il nostro” avrebbe infatti “partorito” da diversi anni un rigidissimo codice interno che sanziona severamente tutti coloro – tra giocatori, allenatori e dirigenti – che mettano la franchigia in cattiva luce di fronte alla stampa.

La questione è talmente presa sul serio da questo discutibile personaggio che in ogni conferenza stampa Isiah è puntualmente accompagnato da un'addetto stampa che ha l'unico compito di “filtrare” le domande poste dai media – specie quelle di natura disciplinare – e di registrare attentamente ogni sillaba proferita dalla bocca del capo-allenatore.

Non bisogna stupirsi - dunque – se l'ex Coach dei Pacers – con i quali fece anche bene peraltro- non perda occasione per improvvisare delle vere e proprie “serenate” agli interlocutori, evidenziando come il bicchiere blu-arancio sia sempre mezzo pieno…

Anche Mike D'Antoni è solito utilizzare una simile strategia, peccato però che i post-partita dei suoi siano una tantino meno avvèzzi all'aspro sapore della disfatta…

Le conseguenze per i trasgressori del “Codice di procedura…dei Knicks” son tali che “i ben informati” son certi del fatto che le reali cause del licenziamento di Larry Brown siano state rappresentate proprio dalle sue continue “sceneggiate” in sala stampa e non di certo dal magro bottino di ben… 23 “doppie-vù” ottenuto nella sciagurata stagione 2005-2006.

Chissà  come mai Dolan – ai tempi del connubio – ignorava che uno come Brown fosse solito vedere il bicchiere mezzo vuoto anche quando i suoi team veleggiavano tra le prime della classe…

Lo stesso Jeff Van Gundy – l'ultimo con il quale Ny sia stata realmente competitiva – a causa della sua abituale onestà  intellettuale era solito avere dei rapporti piuttosto gelidi con la stanza dei bottoni del Madison.

Così furono in pochi a sorprendersi quando il 6 dicembre 2001 – con la squadra “appena” al 50% di successi – l'attuale opinionista principe dell'”ESPN” si dimise anticipando – di fatto – una quasi certa giubilazione.

Per non parlare poi dell'amatissimo “Spree” che nell'estate del 2003 ricevette il foglio di via a causa di qualche dichiarazione poco gradita alla dirigenza, o meglio… al principale dirigente.

Evidentemente poco importava che la razzente guardia fosse stato il principale artefice dell'approdo dei Knicks alla finale Nba di fine millennio contro gli Spurs, “Jim nostro” preferiva avere nel suo roster un mansueto “agnellino” come Van Horn.

Ma da dove proviene tutta questa acredine nei confronti dei giornalisti della “grande mela”?

E' sempre Isola a informarci di come le idiosincrasie “dolaniane” risalgano alla vigilia della post-season 2001, quando bastarono alcune presunte dichiarazione di stampo antisemita della guardia Charlie Ward per scatenare una furiosa polemica che – a detta – del figlio del proprietario della “Cablevison” costò agli “inquilini” del Madison - nientemeno – che la precoce eliminazione dalla corsa al titolo.

Avete capito bene… nei playoffs del 2001 i Knicks non vennero eliminati dai Raptors trascinati da Vince Carter e Antonio Davis, bensì dalle velenose penne di New York !!

A questo punto è più semplice capire da dove derivi la reiterata fiducia (lo scorso marzo ha ricevuto un prolungamento di ben quattro anni) riposta nei confronti di Thomas: James Dolan gli riconosce – in primis – le abilità  giuste per “gestire” il circo mediatico secondo la sua volontà .

Dall'altra parte, il “burattino” Isiah sa benissimo che qualora incominciasse a deliziare la stampa con commenti di stampo “Browniano” rischierebbe seriamente che questa sorta di “mangiafuoco” arci-miliardario lo licenziasse in tronco e – per giunta – con la giusta causa…

Del resto il “povero” Larry brown lo scorso anno è stato costretto ad “accontentarsi” di “soli” diciotto milioni in pezzi in verde – invece dei quaranta previsti dal contratto – proprio a causa delle sue “birichinate” al cospetto dello stuolo di odiati giornalisti.
“Nuova York” del resto è il regno dei paradossi…

Per cui nonostante la squadra – da oltre un lustro – tergiversi nelle paludose acque del fondo dell'Atlantic, il valore commerciale della stessa – come testimoniato di recente da “Forbes”- aumenta vertiginosamente, tant'è che – per la gioia del “burattinaio del Garden” – i Knicks sono sempre la franchigia più “pregiata” tra le trenta che allietano la lega di “monsieur” Stern.

Alle tasche della proprietà  – del resto – giova anche il fatto che – seppur inferociti – i tifosi continuino a stipare “The Mecca” separandosi – ogni volta – da parecchi “Presidenti spirati” per assistere allo spettacolo (?) offerto da Curry e compagnia.

Poco importa quindi che in piazze come Dallas o Phoenix si “perda il sonno” al fine di raggiungere l'agognato titolo di campioni Nba: il circo di James Dolan – tra un suo assolo di chitarra ed una estenuante battaglia mediatica – continuerà  a tenere aperti i propri battenti…

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