Non è stato un bel mese di dicembre per Lebron e compagni…
Il mese di dicembre non iniziava sotto i migliori auspici per i Cavaliers, con l'infortunio, lieve ma sufficiente a tenere fuori per diverse partite, Lebron James.
James si è infortunato all'indice della mano sinistra nella gara contro i Pistons, gara dalla quale i Cavaliers sono usciti sconfitti, dando inizio ad una serie perdente durata 6 partite chiusasi con la vittoria contro i Pacers ottenuta grazie ai 36 punti in 26 minuti messi a segno da Hughes, alla sua miglior partita stagionale, e ai 17 punti segnati da Lebron James di ritorno dal suo infortunio e entrato in campo dalla panchina.
Divertente a tal proposito l'annotazione dello stesso su quando fosse stata l'ultima volta in cui non è stato in quintetto: “Mai,è stata una e una sola volta per me, capitolo chiuso, non partirò mai più dalla panchina”.
La vittoria contro Indiana non è servita ad aprire una nuova striscia vincente per i Cavaliers che hanno perso quattro delle ultime sette gare e si sono attestati su un record di 13 vittorie e 16 sconfitte , record poco lusinghiero per quelli che a tutt'oggi sono i campioni uscenti della Eastern Conference.
Dopo una trentina di partite si dovrebbe cominciare a capire che indirizzo prenderà la stagione di una squadra NBA, a Cleveland però non è così, è dall'inizio dell'anno che Mike Brown non ha a disposizione tutto il roster e ci sono cambiamenti e aggiustamenti in corsa che hanno impedito ai Cavaliers di ritrovare quell'unità di squadra e di intenti che li avevano guidati alla finale NBA nella scorsa stagione.
A inizio Dicembre è finito il braccio di ferro tra Cleveland e Varejao, il brasiliano ha accettato un'offerta dei Bobcats che è stata immediatamente pareggiata dai Cavaliers che si sono ri-assicurati i servigi dell'ex giocatore del Barcellona per i prossimi 3 anni a circa 6 milioni di dollari a stagione.
Certamente non pochi soldi per un giocatore da 5.7 punti e 5.8 rimbalzi di media in carriera, ma certamente meno del contratto da 6 anni e da 50 milioni di dollari chiesto in estate dallo stesso Varejao per mezzo del suo agente.
Dalla gara del 11 Dicembre i Cavaliers hanno così potuto contare di nuovo su uno dei giocatori che hanno più contribuito, in termini di energia e di difesa, ai successi della passata stagione.
L'inserimento del brasiliano se non ha implicazioni tattiche – il roster è rimasto invariato rispetto all'anno passato – sarà impegnativo dal punto di vista fisico, poiché Varejao non ha effettuato il training camp e ha passato gli ultimi mesi su una spiaggia brasiliana, ottima locazione per migliorare la sua abbronzatura, luogo molto meno adatto per avere una condizione fisica idonea a giocare nella NBA.
Difatti si è visto come Varejao si voglia muovere in un certo modo, ma le sue gambe non glielo permettano, nè in verticale nell'andare a rimbalzo o a canestro, nè in orizzontale dove non riesce più a “chiudere” difensivamente e a coprire lo spazio in aiuto e recupero come era solito fare.
Adesso Anderson Varejao deve trovare la condizione giocando, e lo deve fare in fretta, altrimenti Cleveland avrà un giocatore molto scarso offensivamente che non è in grado di portare nè contributo difensivo nè energia a rimbalzo e negli “Hustle Plays” , mischie, palle vaganti, situazioni da cui spesso riusciva a ottenere eventi favorevoli per la sua squadra.
Adesso, a parte l'infortunato Marshall fuori fino a Febbraio, la squadra dovrebbe essere al completo, come detto Varejao deve ritrovare la condizione fisica che gli permette di giocare alla sua maniera, ma questo periodo di difficoltà ha lasciato parecchi dubbi all'interno dei Cavaliers, o meglio ha esplicitato delle difficoltà interne alla squadra che sono venute a galla in questo frangente.
L'idea di puntare come secondo violino alle spalle di Lebron James su Larry Hughes è definitivamente tramontata, troppo discontinuo l'ex Wizard per poter realmente supportare la causa di James nei momenti difficili.
Non è un playmaker, non è una guardia e costa oltre 12 milioni di dollari a stagione (scadenza contratto 2010), insomma una combinazione letale per le ambizioni di successo dei Cavaliers, che stanno cercando di scambiare Hughes con un vero playmaker in grado di surrogare James nella costruzione del gioco, anche se con un contratto simile non sarà semplicissimo, pur avendo Hughes tante doti che in un altro sistema, in un altro contesto potrebbero farlo tornare un giocatore decisivo.
Ultimo segno di malessere che si coglie dall'Ohio sono le dichiarazioni di Damon Jones, fino a ieri fedele scudiero di Lebron James, oggi scontento di come vanno le cose in casa Cavaliers e pentito di aver lasciato Miami e gli Heat, “obbligato” a lasciare gli Heat dai 4 milioni di dollari l'anno che Cleveland gli elargisce.
Se anche un giocatore come Jones, che dovrebbe solo ringraziare i Cavs per il contratto ottenuto, si lamenta allora siamo davvero ad un momento importante della storia recente di questa franchigia: vedremo se il recupero di tutti i giocatori riuscirà a ricompattare lo spogliatoi e a rinvigorire lo spirito di una squadra che sinora ha “costeggiato” la regular season, senza dimostrare quella forza, quell'organizzazione difensiva che l'anno passato le avevano permesso di superare squadre ben più talentuose.
A tal proposito Lebron James ha recentemente dichiarato: ” Se difendiamo, se lottiamo, siamo una buona squadra, altrimenti non lo siamo"; sulla stessa lunghezza d'onda coach Mike Brown dopo la sconfitta contro Golden State: “L'anno scorso penso giocassimo con più energia e passione. Adesso stiamo andando in campo piatti e si stiamo scavando da soli una buca da cui non sarà semplice uscire.” .
Adesso le tessere del puzzle sembrano essere tutte sul tavolo, vedremo se Brown e James riusciranno a metterle insieme e a ricostruire l'attitudine difensiva e lo spirito di squadra che hanno portato i Cavaliers in vetta alla Eastern Conference nella passata stagione.
Mancano ancora 53 partite, più che sufficienti per riabilitare questa deludente prima parte di stagione ed entrare nei play off NBA da protagonisti.