Senza Parker, gli Spurs faticano.
L'onda vincente iniziata nel giugno scorso, con la tranquilla e decisa vittoria del campionato NBA si scaglia e arresta la sua corsa contro lo scoglio degli infortuni e delle conseguenti prime sconfitte.
Prima il ginocchio di Duncan, poi la caviglia di Parker ed adesso il dito indice della mano sinistra di Ginobili. Non proprio gli ultimi della pista. Ma spedire l'alibi degli infortuni all'indirizzo dei motivi delle 4 sconfitte su 5 partite disputate sarebbe troppo scontato e non del tutto verosimile.
ll logico, preventivabile ma evidentissimo calo di rendimento è iniziato l'11 dicembre con il viaggio in California per affrontare i caldi ma non più caldissimi Golden State Warriors con ancora negli occhi le 74 pennellate mancine di Manu nelle provanti vittorie casalinghe contro Utah e Dallas.
Senza Duncan e con un Parker già avviato sul viale della "injury list", la squadra di Gregg Popovich si è ritrovata tra le mani un'arma inusuale, Matt Bonner autore della sua miglior partita della sua non floridissima carriera. 25 punti e 17 rimbalzi ed un dominio sotto canestro quasi imbarazzante aiutato dalle caratteristiche perimetrali della squadra di Don Nelson. Ma non è bastato. Troppo incisiva il superlavoro difensivo dell'ex Stephen Jackson su Ginobili e troppo superficiale la difesa degli Spurs sul perimetro.
Ma il problema principale di questa "crisi" di San Antonio va ricercato essenzialmente sotto la voce attacco.
92.6 punti realizzati con il 43.2 % dal campo e il 32.5% da 3. Numeri eloquenti che ci aiutano a spiegare come l'assenza che ha influito più di tutti, ha una tinta franco-belga. Senza Parker l'attacco è statico, tanti p&r e poca e modesta qualitativamente circolazione di palla, soprattutto sul perimetro (27 tiri da 3 tentati di media con 8.75 realizzati).
Jacque Vaughn, pur svolgendo un egregio e sostanzioso lavoro (10 punti di media con il 50% dal campo) è un sostituto compatibile con Tony, ma con lui la squadra cambia tonalità di gioco in modo abbastanza evidente. Inoltre le responsabilità , sono andate a finire tutte su Manu Ginobili, come ad esempio nella sfida allo Staples Center contro i Lakers.
Nella sfida contro Kobe (con il solito e ormai tassativo ventello di Bowen), Manu rimasto solo senza gli amiconi TD e TP, ha sofferto e non poco totalizzando 14 punti in 35' con 17 tiri e 7 palle perse (21 nelle ultime 5). Stanchezza, poco lucidità e qualche errore di lettura nel guidare l'incompleta armata offensiva texana.
Parzialmente dimenticate le assenze e le carenze nella vittoria di Denver, dove Oberto si è vestito da Duncan e Finley da Ginobili combinando insieme la bellezza di 42 punti con l'argentino vincitore per distacco nel confronto sotto canestro con Camby, i problemi sono tornati puntuali come le tasse nella sfida tutta ricordi e polemiche contro i Suns.
5/23 dalla lunga distanza, poco ritmo senza TP, e Ginobili annebbiato dai suoi malesseri. Per fortuna il gioco preferito da Pop, il "4-down" torna protagonista con Duncan che lo dimostra in modo quasi perfetto. 36+17 con una gamba sola e nonostante il buon lavoro difensivo di Skinner chiamato al non facilissimo compito di sostituire le mansioni di Kurt Thomas.
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L'assassino della settima sconfitta stagionale, la quarta nelle ultime 5, porta il nome di Rudy Gay che con il colpa di pistola a forma di tiro da 3 spegne la improvvisa e rabbiosa rimonta degli Spurs del 4° quarto.
Ma esistono aspetti positivi in questo 1-4 di questo frammento di stagione?
In primis, la crescita a rimbalzo (+5.6 rispetto alla media), soprattutto in quello offensivo (12.2 ROpg) e poi il buon rientro di Tim Duncan.
Insomma, nulla di preoccupante in quel di Alamo City, le parole crisi ed infortuni, per adesso possono rientrare nel vocabolario Spurs, con la sola e lieve ferita di qualche sconfitta"