Chargers a tutto Tomlinson

LaDainian Tomlinson si rilassa nel secondo tempo della partita.

Le parole Broncos e motivazione hanno oramai intrapreso strade diverse, per quest'anno si è deciso che non se ne parla più. Non è servito un clima di guerriglia divisionale, né sono servite scorrettezze inusuali da parte di navigati professionisti, perchè nulla di tutto questo ha smosso l'orgoglio di una squadra che aveva già  mentalmente decretato la fine della propria stagione dopo la matematica esclusione dalla corsa ai playoffs. Lo scontro apparentemente privo di significati tra San Diego (10-5) e Denver (6-9), fiere rivali della Afc West, è durato solamente un tempo, per qualcuno addirittura non è mai iniziato.

I Chargers, già  vincitori di divisione e già  aventi diritto a giocare nel mese di gennaio, avevano comunque grossi interessi a portare a casa una vittoria al fine di cercare il miglior posizionamento possibile nella griglia dei playoffs, che all'attualità  delle cose li classifica quali terzi assoluti in virtù di una doppia vù di differenza a livello di conference rispetto agli Steelers, il che significherebbe giocarsela con l'ultima qualificata per la wild card evitando la fastidiosa insidia Jacksonville, una delle franchigie più in forma di questa fine campionato.

Per compiere la loro missione gli uomini di Norv Turner hanno giocato una delle migliori prestazioni difensive dell'anno sotterrando Jay Cutler sotto tonnellate di pressione, e dando semplicemente la palla al loro miglior giocatore offensivo.
Cutler (14/32, 155, 2 INT) si è ritrovato per terra per quattro volte, ha commesso il suo undicesimo fumble in venti partite di carriera e triplicato il numero di intercetti registrato nell'annata da rookie, arrivando a toccare quota 14: impossibilitato a prendere qualsiasi tipo di ritmo e frustrato da apparizioni in campo decisamente troppo brevi, il promettente quarterback ha vissuto una delle serate meno gioiose della sua breve esperienza professionista, finendo per consegnare la gara direttamente nelle mani degli avversari.

Il dominio della linea di scrimmage da parte della forte 3-4 dei Chargers è stato netto. Cutler è stato il miglior corridore di serata, non una bella notizia per una squadra che aveva il rushing game quale piatto forte, la front seven di San Diego ha dato una severa lezione ad una linea offensiva che è parsa spesso inadeguata, ha riempito ogni spazio percorribile dai running backs (Selvin Young costretto a 39 yards, Travis Henry sostanzialmente inesistente) ed eseguito le giocate che contavano con diversi membri del personale a disposizione, che ha visto esaltarsi Luis Castillo, Matt Wilheim ed il solito Shaun Philips mettendo decisamente in ombra l'assenza dell'importante defensive tackle Jamal Williams.

I compiti offensivi sono stati suddivisi con equità , giocando anzitutto l'opzione Tomlinson, 107 yards ed una meta in sole 19 portate, quindi vivendo sulle ricezioni di Chris Chambers (4, 71, TD) e Vincent Jackson all'interno dei buchi lasciati dalla zona dei Broncos, con un Philip Rivers non sempre preciso (17/25, 189, TD e tanti palloni alti che hanno limitato le yards post-ricezione) ma comunque efficace nel dirigere le operazioni.
San Diego ha goduto di vantaggiosi cambi d'inerzia, provocati dal già  citato fumble perso da Cutler nel primo drive offensivo dei Broncos nonché dalla pessima serata del punter Paul Ernster, già  in maglia Broncos nel 2006 e richiamato alle armi dopo il recente taglio disciplinare di Todd Sauerbrun, autore di sole 35.6 yards a calcio ed altamente inefficace nel posizionare nelle retrovie le ripartente dell'attacco avversario. Quando poi un veterano del calibro di John Lynch non ha saputo controllare i nervi costando di fatto tre punti alla sua squadra gettando via il casco di Tomlinson, si è capito che i Broncos con la mente non ci stavano, evidente segno della frustrazione accumulata nelle ultime settimane. "E' qualcosa che non ho mai fatto nella mia carriera" ha dichiarato alla stampa la safety, "Sono davvero imbarazzato con me stesso. Non ho scuse. Ho perso la testa per un secondo. Ho sempre giocato duro ed è quello che stavo tentando di fare anche in quella situazione, ma ho decisamente esagerato e me ne scuso."

Una volta recuperato l'elmetto il numero 21 dei Chargers, che ha in seguito ricevuto le scuse di Lynch in campo, ha sfruttato la sua ottimale visione del campo per eseguire i suoi caratteristici cambi di direzione, utilizzando al meglio la potenza di una linea offensiva molto compatta e trovando ampi guadagni contro l'impreparata difesa di Denver, perennemente sbilanciata dal lato sbagliato dell'azione.
I Chargers sono andati a segno quattro volte nel primo tempo, grazie ad una meta dello stesso LT e con tre field goals di Nate Kaeding, tra l'altro infortunato alla gamba d'appoggio, quindi hanno chiuso la gara in apertura di ripresa con la ricezione vincente di Chris Chambers per il provvisorio 23-0, prima di incelofanare Rivers e Tomlinson con la certezza di un risultato oramai acquisito. La sola ricezione, tra l'altro di alta spettacolarità , portata a casa da un poco coinvolto Antonio Gates è passata silenziosamente sotto il radar di una gara dominata in lungo ed in largo.
Il field goal di Jason Elam a poco più di due minuti dal termine del terzo quarto è servito solamente ad evitare a Mike Shanahan uno shut out quantomeno imbarazzante, ma non ha aiutato a cancellare la statistica che vuole Denver all'asciutto di touchdowns nei confronti dei Chargers del 2007, contro i quali hanno subito un passivo di 64-6 nei due scontri disputati.

San Diego detiene ora una striscia di cinque vittorie consecutive e sembra ben lontana dalla squadra che ha iniziato la stagione in maniera così deludente. Al primo anno gestionale di Norv Turner è stato centrato l'obiettivo delle 10 vittorie e c'è spazio per l'undicesima, traguardo più che ragguardevole in una Afc di competitivamente spietata, ora è sufficiente vincere domenica prossima contro Oakland nel finale di regular season per garantirsi il miglior posto dietro agli alieni, ovvero gli imbattuti (ed imbattibili) Patriots nonché quei Colts che sarebbero sempre e comunque gli attuali campioni in carica.

Turner, dato che si giocava nella sera della vigilia di Natale, non ha chiesto regali per l'occasione: per esprimere desideri aspetterà  infatti il momento più opportuno, quando i giochi si faranno molto più duri, solo allora avrà  bisogno di una forte mano per lasciare il segno in una piazza improvvisamente diventata scomoda, lo stesso che distingue un'ottima squadra da stagione regolare da una squadra capace di vincere nei playoffs. Se la Marty Ball non si trova più da queste parti, i motivi risiedono proprio nel record di San Diego nel mese di gennaio: di 14 vittorie in stagione regolare, purtroppo, non si ricorda mai nessuno. Figuriamoci di 11.

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