Mike D'Antoni non era molto contento dopo le ultime due inaspettate sconfitte.
"Devi continuare ad andare avanti e non preoccuparti di quello che ti sei lasciato indietro" affermava Steve Nash, visibilmente deluso dalla prestazione contro gli Heat, la seconda sconfitta consecutiva dopo quella a Minneapolis che almeno aveva la scusante di essere l'ultima partita di un lungo "road trip" nell'est, la quarta partita in cinque nottate. Nemmeno volendo si può però ignorare queste due ultime povere prestazioni, sottolineate dai 40 punti segnati dagli Heat (peggiore squadra della NBA) nel primo quarto o i 93 punti segnati contro i Wolves (minimo stagionale).
Oltretutto, non è neanche molto meglio guardare avanti. I prossimi otto giorni potrebbero benissimo essere i più duri di tutto il calendario: quattro partite contro le quattro migliori squadre della Western Conference, con la visita degli Utah Jazz e le tre trasferte consecutive in casa dei sorprendenti Hornets, poi a San Antonio e infine a Dallas.
Tra otto giorni avremo delle risposte più chiare sul vero valore di questa squadra. Risposte che sono state impossibili da trovare nella recente lunga trasferta, nonostante alcune prestazioni notevoli. Nelle vittorie a Indianapolis, Toronto e a Washington si sono infatti visti i migliori Suns della stagione in attacco con numeri impressionanti come i 136 punti e il 58,9% al tiro contro i Raptors.
"Offensivamente siamo stati semplicemente fantastici - ammetteva Mike D'Antoni appena dopo la partita - Loro sono una buona squadra difensiva, a volte tengono gli avversari al 43%. Ma noi abbiamo troppe armi in attacco". Basta leggere il tabellino per rendersene conto: 7 giocatori in doppia cifra capitanati dai 35 di Barbosa e i 25 di Stoudemire, 18 assist per Nash e 9 per Hill. Una partita completissima.
Difficile migliorare una partita così, ma non abbastanza difficile per i Phoenix Suns che vanno nella capitale degli USA e mettono a referto 42 assist su 50 tiri dal campo, segnando 30 punti nei primi due quarti e 40 nel terzo. "Impressionante" lo definiva Stoudemire, "Semplicemente incredibile" diceva il coach avversario Eddie Jordan.
"Il successo in attacco è ciclico - affermava cauto Steve Nash – Ci sono serie di partite in cui giochi bene ma non ci sono molti assist e viceversa. In questo momento viaggiamo vento in poppa ma credo che abbiamo ancora molto lavoro da fare anche se stiamo giocando bene". Le sue parole sono state quasi profetiche visto che le due peggiori squadre delle rispettive Conference hanno, pochi giorni dopo, messo allo scoperto due grandi limiti di questa squadra: i rimbalzi e i lapsus difensivi.
Per quanto riguarda i primi, gli Wolves e gli Heat hanno semplicemente ucciso i Suns sotto le plance. Al Jefferson e compagnia hanno infatti preso 22 rimbalzi in più (55-33) mentre gli Heat li hanno surclassati per 43 a 29. Se si vuole cercare un colpevole si può certamente puntare il dito al numero 1, Stoudemire, che ha totalizzato 14 rimbalzi en entrambe le partite. Ma nemmeno i compagni hanno fatto molto di più. "Concediamo sempre molti rimbalzi, forse troppi" ammetteva Mike D'Antoni in conferenza stampa.
Sui lapsus in difesa basti citare l'intero primo quarto contro gli Heat che hanno vissuto di rendita fino alla fine concludendo la partita con il 58% nei tiri dal campo. Che Wade sia immarcabile ci può anche stare, ma non ci si può permettere un 5 su 7 di Chris Quinn o un 7 su 12 di Dorrel Wright.
Raja Bell, ormai praticamente tornato al 100% dopo il suo infortunio, si prendeva la responsabilità : "La nostra difesa non è stata molto buona e credo che sia cominciato tutto da me stasera. Dwayne ha segnato sin da subito molti tiri dalla media, ma preferivo facesse quello all'inizio piuttosto che attaccare il canestro e tirare molti liberi".
La nota positiva del reparto difensivo è, ancora, Brian Skinner, che giorno dopo giorno continua a sorprendere con la sua difesa atletica e la sua intelligenza in attacco. "Con lui in campo difendiamo meglio e ci può aiutare a correre con il suo atletismo". A testimoniare le sue qualità ci sono i 13 punti (6 su 6 dal campo) contro gli Heat e i 9 rimbalzi e le 4 stoppate contro Minnesota.
I minuti in più per Skinner sono stati presi, soprattutto, da quelli di Diaw, che continua a deludere ed aumentare i dubbi che già si erano creati dopo la scorsa stagione. Sta tirando molto male rispetto alle sue due precedenti stagioni (45,7% quest'anno; 52,6 e 53,8 gli scorsi anni) e continua a sembrare troppo passivo e troppo poco aggressivo, facendo impazzire i tifosi quando passa la palla ad un tiratore sul perimetro anche quando ha un facile canestro di fronte a sè.
Probabilmente anche il ruolo crescente di Hill ha messo ancor più in ombra Diaw. Mentre il francese non supera i 3 assit da otto partite, l'ex di Orlando ne ha messi a referto più di 6 in quattro di queste otto divenendo di fatto il secondo playmaker dopo Steve Nash. Hill cerca anche di prendere le redini della squadra quando il canadese si sdraia per riposarsi, come al Madison Square Garden, dove ha segnato 28 punti di cui 10 consecutivi all'inizio dell'ultimo periodo mettendo la partita al sicuro mentre l'MVP osservava da lontano.
"È stato molto divertente vedere come Grant prendeva il controllo della partita - affermava Nash - mi ha tolto molta pressione stasera. Non era la mia partita e ci ha pensato lui".
Riguardando indietro a quella partita al Garden o le altre grandi vittorie nella East Coast sembra incredibile che ci siano così tanto dubbi e critiche sulla squadra, anche dopo due brutte sconfitte. "State tutti avendo una reazione eccessiva - dichiarava un ottimista Marion – non lo capisco. Non potete pensare che dovremmo vincere ogni partita. Questa è la NBA".
Bell era molto più critico: "Dovremo esseremo molto meglio in difesa quando giochiamo contro squadre forti o ci travolgeranno".
Da stasera, contro i Jazz, avremo modo di vedere chi tra Marion e Bell ha ragione.
Around the Valley
Prima esperienza nella D-League per uno dei due rookies dei Suns, Alando Tucker, che è stato assegnato agli Albuquerque Thunderbirds. "Ha bisogno di giocare, non di fare allenamenti e basta. Questo quindi lo aiuterà " dichiarava D'Antoni che non esclude richiamarlo, ma anzi pensa di alternare D.J. Strawberry e Tucker in modo che possano fare minuti e migliorare. "Non sarebbe un problema - affermava il rookie dall'università del Maryland - I Suns non hanno bisogno di me per vincere ma vogliono che migliori, che impari". "Ha un ottimo atteggiamento - sosteneva Jay Humphries, nuovo assistente dei Suns - Ascolta, cerca di imparare e fa sempre quello che gli chiedi".
E dai rookie passiamo a parlare di Steve Nash che, data la sua condizione di eroe nazionale, nella sua recente visita a Toronto è stato accolto con una ovazione alla Air Canada Centre. Nonostante la devozione dei suoi connazionali però, non si è salvato da alcune critiche per la sua decisione di non partecipare con il Team Canada alle qualificazioni per le Olimpiadi di Pechino 2008. "Vorrei tanto poter giocare e so che qualcuno dirà che potrei - dichiarava il due volte MVP - ma la gente non sa quanto sia difficile per me fare quello che faccio per i Suns. Alla mia età ormai non puoi giocare a Basket tutto l'anno, non posso proprio permettermelo più".
La notizia che Nash riposerà quest'estate è di certo una gran notizia per i Suns, del resto il suo valore è incalcolabile per la franchigia. Il valore dei Suns invece è stato calcolato da Forbes che nella sua annuale lista delle squadre di maggior valore, mette Phoenix all'ottavo posto con un valore di 449 milioni di dollari. Le prime sette sono quasi tutte squadre di città che comunemente vengono definite "grandi mercati": New York, Los Angeles, Chicago, Detroit, Houston, Dallas e Cleveland.
"Abbiamo avuto un grande successo in termini sportivi il che ha portato ad un aumento negli introiti dalla vendita di biglietti ed abbonamenti il che ci ha permesso di spendere di più nel basket" dichiarava il proprietario Robert Sarver, apparentemente dimenticandosi i salti mortali fatti da Steve Kerr per risparmiare soldi quest'estate.
Per concludere una nota positiva su Connie Hawkins, ex All Star dei Suns, membro della Hall of Fame e rappresentante delle relazioni con la comunità per Phoenix dal 1992, che sembra migliorare le sue condizioni. Nell'ultimo mese infatti c'era stata preoccupazione per il suo stato di salute incerto sul quale si avevano poche notizie. La scorsa settimana un intermediario ha dichiarato che "Connie sta ricevendo trattamento per una malattia molto seria e nelle ultime tre settimane le sue condizione sono migliorate sensibilmente. La prognosi a lungo termine per il suo recupero è eccellente".
Da qui gli auguriamo una rapida guarigione.