Tranquilli, Hill per ora sta benissimo e gioca meglio di quanto nessuno si aspettasse.
Dopo la sconfitta a domicilio contro i rivali di division, i Warriors, i Suns si portano ad un bilancio di 11-3 dopo otto vittorie consecutive che avevano portato la squadra ad eguagliare il miglior inizio di stagione dopo tredici partite della storia della franchigia, risalente al 1980 (pari, tra l'altro anche a quello del 2004). Sono primi nella divisione del Pacifico e hanno il miglior record della conferenza insieme agli Spurs e sono secondi solo ai Celtics in tutta la NBA.
Nonostante la situazione piuttosto positiva, soprattutto considerati i brutti inizi delle scorse due stagioni, non si può certo dire che i Suns facciano faville. Anche se qualche segnale positivo c'è, soprattutto proveniente da due giocatori relativamente inaspettati.
I protagonisti delle ultime partite sono stati infatti degli "insoliti sospetti". Il primo di loro, Grant Hill, l'acquisto che molti avevano messo in dubbio (e non solo per i problemi fisici), nelle ultime cinque partite può vantare statistiche da All-Star: 18,6 punti, 4 rimbalzi, 3,5 assist a partita col 53% dal campo, 94% ai liberi, 8 palle perse in totale (di cui 5 però nell'ultima partita) e 7 palle rubate.
"Grant sa giocare a basket - dichiarava D'Antoni dopo la vittoria contro i Rockets – È davvero un buon giocatore sia a livello offensivo che difensivo. È addirittura meglio di quanto pensassi. Possiede tutti gli intangibili".
Hill sembra essersi adattato perfettamente alla sua nuova squadra e dà una dimensione totalmente diversa all'attacco dei Suns. Da quando c'è D'Antoni non c'era mai stata un'ala con un gioco dalla media distanza così affidabile, capace di penetrare e andare alla lunetta. Non solo in attacco sta facendo vedere grandi cose, anche in difesa dà un grande contributo. L'ex Magic è sempre stato un buon difensore ma le sue grandi capacità offensive avevano messo in ombra quelle che possiede dall'altra parte del campo ed è sempre stato facile dimenticarsi che nel '93 vinse il premio come Miglior Difensore dell'Anno al College.
Il fisico per ora regge, anche troppo bene forse. Infatti sta giocando 35 minuti a partita, forse qualcuno in più di quelli che D'Antoni aveva pianificato per lui. "Dobbiamo essere un po' cauti con lui - sosteneva il Coach - i nostri fisioterapisti dicono che non ce n' è bisogno. Comunque, quando avremo di nuovo tutti in forma, i suoi minuti scenderanno da soli". Nemmeno Hill sembra troppo preoccupato: "Sono un ironman".
Un segno importante dell'integrazione di Hill è soprattutto la continuità con cui dà assist, dopo un inizio di stagione irregolare, che dimostra la sua miglior comprensione del gioco. Ha invece diminuito i tiri da tre (ne ha segnati 3 su 9 dal nostro ultimo report), che non sono mai stati il suo forte, per concentrarsi di più sul suo gioco e sulle sue qualità .
"Sto ritrovando il mio gioco a poco a poco - affermava Hill in conferenza stampa - abbiamo un attacco divertente ma abbiamo un ritmo così frenetico che ci vuole un po' ad abituarsi. Mi sento meglio ma c'è sempre spazio per migliorare. Abbiamo molte armi in questa squadra".
Moltissime, tanto che cinque giocatori dei Suns (Hill, Marion, Stoudemire, Barbosa e Nash) hanno una media tra i 15,4 e i 19,2 punti, con Diaw che contribuisce in tutte le categorie come suo solito (8,4 punti, 5,3 rimbalzi e 4 assist) e Bell che dovrebbe tornare a dire la sua una volta che riprenda la forma dopo gli innumerevoli infortuni.
L'altro "insolito sospetto" è stato l'ex Buck Brian Skinner. Il nuovo centro è sicuramente la sorpresa maggiore di questo inizio stagione. È arrivato per ultimo al Training Camp, firmando al minimo salariale, è stato quasi una scelta di ripiego visto che gli obbiettivi primari della franchigia erano sfuggiti (vedi P.J. Brown) e sta dimostrando alla perfezione che può avere spazio in questa squadra.
"Ci dà i rimbalzi, la forza e la durezza che ci dava Kurt - affermava D'Antoni - è atletico, bravo in difesa e corre bene. Sta tirando anche meglio del previsto”.
I numeri non mentono: 64% dal campo nelle ultime cinque partite. Di certo non ha molto talento offensivo, ma è intelligente e si limita a fare ciò che sa, concedendosi qualche tiro dalla media distanza che sta sorprendentemente segnando con continuità . Corre il campo con grande facilità e cattura moltissimi rimbalzi nei pochi minuti che gioca, come i 7 in 15 minuti contro i Warriors o gli 8 in 14 minuti contro i Rockets, per esempio. È anche uno dei migliori stoppatori della lega con 5,6 per 48 minuti.
Anche altri panchinari hanno avuto la loro opportunità ultimamente. Marcus Banks ha giocato 30 minuti contro i Kings in una comoda vittoria allo US Airways Center, segnando 8 punti e servendo 6 assist, la maggior parte dei quali ai giovani Alando Tucker e DJ Strawberry che hanno dimostrato molto nervosismo e alcune buone cose. Certo non abbastanza da entrare nell'elite di Mike D'Antoni, ma sufficiente a dar loro la possibilità di giocare di più nel futuro.
D'Antoni, dopo la partita, aveva elogiato l'ex di Boston e Minnesota: "Ha dato velocità alla palla quando è entrato in campo e ci ha dato una grande spinta nel primo tempo". Nonostante queste parole però, Banks ha giocato solo 4 minuti nella partita successiva e contro Golden State non si è nemmeno allacciato le scarpe, vittima di nuovo della cortissima rotazione di D'Antoni.
La nota positiva non può che essere l'ottimo atteggiamento di Marcus che da quando è nella Valle del Sole non si è mai lamentato. "Ho la testa alta e sono positivo. So che il mio momento arriverà . Devo essere pronto".
In arrivo per i Suns le visite dei Magic, la più grande sorpresa dell'est che non fa Celtics di nome, e dei Rockets, preludio a un "road trip" con partite a New York, Indianapolis, Toronto, Washington e Minneapolis.
Around The Valley
Come forse saprete, il 22 Novembre è stato il "Thanksgiving Day", una festa che in America è come il Natale per noi: un'occasione per riunire la famiglia intorno a una grossa tavola e mangiare tutto il giorno. Purtroppo però, non tutte le famiglie possono permettersi un enorme tacchino come vuole la tradizione. Per questo Marcus Banks ha organizzato, per il secondo anno consecutivo, una festa per i meno abbienti chiamata "Banks-giving Feast".
"Essendo una persona a cui piace molto stare in famiglia - dichiarava un sorridente Banks - per me significa molto sapere che posso aiutare a rendere questa data un giorno memorabile per altre famiglie".
Il giocatore dei Suns ha consegnato pranzi precucinati, borse, magliette e biglietti a dieci famiglie facendosi anche una foto con ognuna di loro.
"Quando è arrivato, la scorsa stagione - dichiarava Chris Mallory, il cordinatore delle relazioni con la comunità dei Suns - ci ha fatto immediatamente sapere che sarebbe stato importante per lui organizzare quest'evento. Quello mi fece capire subito che era un ragazzo speciale".
Parlando di persone speciali, si può dire che Oprah Winfrey sia una di queste. Basta leggere il primo paragrafo della sua biografia su Wikipedia per rendersene conto: conduttrice dello show con più ascolti della storia della tv, influente critica di libri, la più ricca afro-americana d'America e, per molti, la donna più influente del mondo.
Cosa c'entra lei con i Suns? C'entra perchè Grant Hill e sua moglie Tamia sono stati suoi ospiti il 14 Novembre in una puntata intitolata "Le più grandi storie d'amore di sempre". La cosa ha fatto parlare molto, come potete vedere in questo scherzoso articolo (su un sito piuttosto interessante, tra l'altro). Se foste interessati all'intera intervista, potete leggerla qui.
La miglior risposta probabilmente è quella che Grant dà alla domanda sui suoi gravi infortuni e come ha fatto a superarli: "Mia moglie me li ha fatti superare. Mentre ero gravemente infortunato scoprimmo che lei aveva sclerosi multipla e vidi la sua forza e come combatteva. Vedere come era capace di perseverare e continuare ad essere una grande moglie, una grande madre e una grande persona mi ha davvero ispirato".
Per andare a girare lo show, la coppia ha dovuto prendere un volo charter dopo la partita contro i Knicks arrivando alle 4 di notte a Chicago per filmare alle 8 del mattino seguente, perdendosi un allenamento. Tornato nella Valle del Sole, parlando dell'intervista Hill ha dichiarato che era come "essere davanti al Gesù nero", almeno ne è valsa la pena allora.
Ma parliamo ancora d'amore e di Grant Hill.
Come sapete, il numero 33 è un ex dell'Università di Duke (con cui ha vinto due campionati, arrivando a tre finali), così come Shane Battier. I due hanno infatti una relazione che risale ai tempi in cui Hill era un rookie a Detroit e Shane, che allora era ancora al liceo, lavorava nella palestra dei Pistons piegando asciugamani, pulendo il parquet e facendo svariate altre cose.
L'aneddoto più divertente della loro relazione è quello che racconta dei consigli di Hill sull'università e gli amori: "Shane stava per andare al college - racconta Grant – e un giorno stavamo parlando della sua ragazza, con cui stava insieme da quando aveva 13 anni e non smettevo di dirgli: 'Dopo un anno di università nemmeno ti ricorderai del suo nome, lei va a Villanova, tu a Duke (distanti 650km ndr), non la vedrai mai, credimi'".
Nel 2003 Battier l'ha sposata. Dopotutto, forse Hill non ne sa poi così tanto sull'amore, almeno non a quei tempi, evidentemente.