D'Ho, oggi il miglior centro della Lega
C'è una cosa che chi segue gli sport USA sa con certezza: agli americani le statistiche piacciono, ne vanno matti. Basta fare qualche ricerca nel web, o anche solo spulciare nba.com per ritrovarsi in un mare di numeri e percentuali che da questa parte dell'oceano nessuno si sognerebbe mai di produrre.
A parte le statistiche bizzarre, però, molto spesso queste cifre sono indicative di come sta andando un singolo giocatore o, più in generale, un'intera squadra. E allora, per capire le ragioni del grande inizio degli Orlando Magic, vittoriosi in 12 delle prime 15 gare stagionali, diamo un sguardo a questi numeri.
La squadra
La classifica divisionale, dopo quasi un mese di regular season, vede i Magic saldamente al comando della Southeast Division:
Orlando Magic 12-3
Charlotte Bobcats 6-7
Washington Wizards 6-7
Atlanta Hawks 5-7
Miami Heat 3-10
Ma limitarsi solo a questa classifica, dove Orlando è l'unica squadra oltre il 50% di vittorie, non rende giustizia all'impatto dei Magic su quest'inizio di stagione.
Guardiamo dunque la classifica generale dell'intera Lega, per le prime cinque posizioni:
Boston Celtics 11-1
Phoenix Suns 8-2
San Antonio Spurs 8-2
Orlando Magic 12-3
Dallas Mavericks 9-4
Quali i motivi di questo grande avvio di stagione?
Il calendario
Dando un occhio all'esito delle prime quindici gare stagionali, è possibile dividere il calendario fin qui giocato in due gruppi di gare. Da una parte, quelle giocate contro Knicks, Bucks, Wizards, T'Wolves, Raptors, Sonics, Cavs, Nets, Hornets, Bobcats e Heat, hanno portato al bilancio perfetto di 11-0.
Dall'altra, le restanti quattro gare, giocate contro Pistons, Suns, Celtics e Spurs, hanno invece prodotto un negativo 1-3, con l'unica grande vittoria contro i Celtics il 18 novembre per 104-102 (finora prima ed unica sconfitta per i bianco verdi) e per il resto, tre brutte sconfitte, 116-92 contro i Pistons, 106-96 contro i Suns e 128-110 contro i Campioni NBA.
Da questi risultati, a mio avviso, è possibile trarre due considerazioni: di sicuro i Magic sono una squadra solida, con una forte identità incentrata nel ruolo e nella posizione di Dwight Howard. L'attacco, che produce 104,06 punti a sera (settimo nella Lega), nasce proprio dal modo in cui le difese si atteggiano per limitare il n. 12: se non è possibile una sua diretta conclusione, l'alternativa diventa sfruttare i suoi scarichi perimetrali ad ottimi tiratori come Bogans, Turkoglu e soprattutto Lewis.
Avere "solo" la tredicesima miglior difesa, concedendo 97,26 punti a partita, non spiegherebbe da sola questi ottimi risultati, se non integrata appunto con la coesione del gruppo creata da coach Stan Van Gundy.
La seconda considerazione è invece meno positiva: se contro team di livello inferiore (quali certamente Knicks, Wizards, T'Wolves, Sonics, Bobcats e ora come ora Heat) non si pone alcun problema, e contro team di pari livello, come Raptors, Cavs, Nets, e oggi anche Hornets e i sorprendenti Bucks, le vittorie sono solo una riprova di quanto detto sopra; è invece negativo che nei quattro big match giocati, tre dei quali contro squadre aventi un record migliore, sia arrivata una sola vittoria.
Vero è che la vittoria contro i Celtics, rappresentando l'unico stop per i bianco verdi, non ha fatto altro che galvanizzare ancor di più il gruppo, ma tacere sulle sconfitte contro Pistons, Suns e Spurs non sarebbe salutare. Non volendo drammatizzare o puntare il dito su quelle sole tre sconfitte, è giusto però attribuirgli il giusto peso, affermando che i Magic devono necessariamente crescere, elevarsi al livello che l'attuale posizione in classifica richiede.
Orlando quest'estate ha lavorato per costruire un gruppo vincente, cedendo a malincuore Grant Hill (autore di 14 punti e 8 rimbalzi nel suo ritorno in Florida) e Darko Milicic per arrivare sostanzialmente a Rashard Lewis. Ha continuato su questa strada pochi giorni fa, cedendo Travor Ariza ai Lakers in cambio di Cook ed Evans.
Ebbene, a fronte di questi movimenti di mercato, i risultati sono senz'altro ottimi, forse anche maggiori delle aspettative. Ma si rende necessaria una crescita, durante questa stessa stagione, tale da legittimare i Magic nell'olimpo delle migliori franchigie NBA. Se cosi sarà , allora aspettiamoci pure una Finale di Conference targata Orlando - Boston.
Continuando nella nostra disamina delle possibili ragioni del successo dei Magic, è ora di soffermarci su quelli che, a mio parere, sono i tre singoli fattori maggiormente incisivi sui risultati dei bianco blu.
Fattore D'Ho
A metà ottobre l'annunciatore di NBA TV Rick Kamla, durante l'amichevole tra i Magic e la Nazionale Cinese, dopo cinque canestri in fila di Dwight Howard, gli affibbiò un soprannome di simpsoniana natura: "D'Ho". E, anche se forse non è proprio questo il nickname voluto dalla dirigenza per il suo splendido centro, un'esclamazione di stupore è senz'altro quello che ci vuole per l'inizio di stagione travolgente del n. 12.
Ad oggi, infatti, la prima scelta del draft 2004, sta viaggiando a cifre incredibili, 23.4 punti, 14.5 rimbalzi e 2.5 stoppate con il 61.5% dal campo. E' lui, senza alcun dubbio, il principale motivo del successo dei Magic versione 2007/08.
Alla sua quarta stagione nella Lega infatti, Howard sta mostrando progressi in scala esponenziale: come detto prima, i Magic iniziano per lui ogni azione offensiva, e in base alla difesa e alla sua ottima capacità di leggere il gioco si deciderà come proseguire l'azione. La maturità di Dwight è lampante, accanto alla sua forza fisica che, in queste prime prove stagionali, ricorda tanto quel giocatore che una quindicina di anni fa iniziò ad impazzare proprio con la casacca della città di Topolino.
Solo sei volte, finora, ha realizzato meno di 20 punti e solo una volta meno di 16. Il massimo stagionale l'ha toccato il 15 novembre nella fantastica notte di Cleveland, con 35 punti, prestazione capace di arrestare la prova da MVP di LBJ (autore, quella notte, di un'incredibile quanto inutile, ai fini della vittoria, tripla doppia).
Quel che colpisce del centro da Southwest Atlanta Christian Academy è la capacità , vista a tratti nelle passate stagioni, di dominare in modo assoluto una gara. Le sue prestazioni sembrano non soffrire in alcun modo dell'avversario che ha di fronte: basta guardare i 33 punti e 18 rimbalzi contro i Suns o i 34 punti, 16 rimbalzi e 3 stoppate contro gli Spurs, o ancora i 35+16+4 contro i Cavs, per capire di come DH12 sia diventato, a parere di chi scrive, il miglior centro non solo della Eastern Conference ma dell'intera Lega. Il confronto con Yao Ming, l'unico in termini di dominanza capace di stargli accanto, vede quest'ultimo sconfitto causa l'inaspettato inizio altalenante dei Rockets.
Rashard Lewis
Con il numero 9, 2.08 per 104 chili, proveniente da Alief Elsik HS, Texas, Rashard Lewis!!!!!
Cosi lo speaker della Amway Arena ha annunciato la prima volta in maglia Magic dell'ala ex Sonics.
Un giocatore obiettivo principale della caccia estiva, come a suo tempo ha affermato il GM Otis Smith "ci siamo mossi subito sul mercato dei free agent per mettere le mani su uno dei grossi nomi, qualcuno che ci potesse dare qualcosa di importante immediatamente. Abbiamo individuato Rashard, ci siamo buttati su di lui ed abbiamo centrato l'obiettivo".
Che si siano buttati non c'è dubbio: Lewis è stato firmato per 6 anni e complessivi 110 milioni di dollari, una cifra che ha fatto storcere il naso a molti scettici che hanno voluto sottolineare come forse 18 milioni medi a stagione per un giocatore che solo nelle ultime tre stagioni della sua carriera ha viaggiato poco oltre i 20 a sera, peraltro non in una squadra di vertice, siano forse un po' troppi.
Ma, prescindendo dalle considerazioni di carattere economico, prendiamo atto che in questo inizio di stagione sfavillante lo zampino dell'ala ventottenne, All Star nel 2005, si senta eccome. Le sue cifre parlano di 19,8 punti a sera, con il 49,6% dal campo e il 43,8% da tre punti. Sta tirando con le migliori percentuali in carriera, e di sicuro pago di una maggiore tranquillità nel costruirsi i tiri e nell'approfittare degli scarichi altrui.
Se il punto focale dei Magic è Howard, le vittorie di questa franchigia molto dipenderanno anche dal n. 9, che per la prima volta in carriera ha la vera opportunità di lottare per qualcosa di veramente ambizioso.
Il Turco e gli altri
Howard, Lewis, le stelle di Orlando" poche volte si sente parlare di un altro giocatore, a mio avviso il terzo fattore del successo dei Magic: Hedo Turkoglu.
Quarta stagione ad Orlando, dopo quattro passate a Sacramento, il turco viaggia quest'anno sulle migliori cifre in carriera, che dopo quindici gare parlano di 18,5 punti 5,7 rimbalzi e 3,8 assists con un ottimo 38,3% dall'arco. Grande finalizzatore, dopo tre stagioni viaggiando sui 14 di media, quest'anno Turkoglu gode, e al tempo stesso contribuisce, dei benefici propri della crescita di Howard.
Il massimo stagionale l'ha toccato contro gli Heat, 27 punti con 5/7 dall'arco, ma la sua miglior prestazione complessiva è arrivata nella vittoria contro i Raptors: per lui 24 punti, 15 rimbalzi e 6 assists, prestazione da All Star.
Si temeva che con l'arrivo di Lewis trovasse meno spazio, ma la saggia (e dovuta a causa degli infortuni) scelta di coach Van Gundy di schierarlo nello spot di ala piccola lasciando a Rashard quello di ala grande ha permesso al turco di esprimersi al meglio.
Una necessaria menzione, per giustificare i risultati dei Magic, va anche agli ottimi Jameer Nelson e Keith Bogans, rispettivamente play e guardia titolari. Senza dimenticare il ruolo chiave giocato dal più volte menzionato Stan Van Gundy, approdato in estate dall'altra parte della Florida, dopo l'esperienza Heat.
Il Futuro
I Magic hanno iniziato alla grande vincendone 12 delle prime quindici gare stagionali. L'obiettivo non è di certo il solo approdo ai playoffs, ma qualcosa di più, forse anche la Finale di Conference. Le possibilità ci sono tutte, ad est solo Boston sembra più in forma. Ma per poter dire la sua, Orlando dovrà necessariamente riuscire a gestire le gare contro le grandi della Lega, ed elevarsi ai loro livelli.
Hanno 67 gare per riuscirci: in Florida ci credono, il Futuro è adesso.