Il Bigliettone questa settimana ha passato un assist a Kicco…
Non date la colpa a me, almeno non stavolta.
Svelo il segreto: ho il numero di cellulare di Garnett.
Mi ha intimato di non divulgarlo in giro, ho troppa paura di sue rappresaglie per venir meno alla promessa.
Ci siamo sentiti prima che cominciasse la stagione, il suo italiano migliora ma non e' perfetto, il mio inglese fa ancora schifo, e troviamo un compromesso parlando in dialetto trentino.
Il ragazzo e' bravo, ha anche imparato a fare dei canederli decenti, solo deve capire che con non puo' usare la salsiccia degli hot dog, perche' con speck vengono molto meglio.
Abbiamo parlato anche di altro, della mia assenza da Play it, gli ho promesso che avrei scritto qualcosa quando i Celtics avrebbero perduto la prima gara.
Evidentemente al Bigliettone i miei articoli devono fare parecchio schifo, perche' ha fatto di tutto per posticipare il mio inizio dei lavori.
Vai ad immaginare che mi e' toccato attendere la decima gara, in casa di Dwight Howard, per “festeggiare” la nascita del capolavoro che vi accingete a leggere.
E ringraziate poi (o maledite, a seconda della vostra propensione alle fesserie) che Orlando, dopo aver messo assieme un vantaggio a prova di bomba, ha resistito alla mareggiata di Pierce e soci, i quali quasi stavano arraffando il “foglio rosa” anche stavolta.
Meno male per tutti: per la mia pigrizia, per la vostra “astinenza” da fesserie (ah-ah-ah!) e perche', cosa che piu' mi preme, ora forse coach Rivers la smettera' di strizzare i tre cavalieri con minutaggi allucinanti (registrato anche un sinistro “48 in campo” di Ray Allen…..ma dico, vogliamo avere rispetto per questi anziani?).
Non e' proprio il caso di venire a tirarmi giu dal letto, per avere un primo giudizio sensato su questo scorcio iniziale di stagione: pero' di qualcosa dovro' pur scrivere.
E allora possiamo ben dire che ad Ovest tutto e' scontato. Le texane viaggiano mediamente benone, Phoenix ha messo del buon ginseng nelle tasche di Grant Hill, il quale si sta godendo un mondo, gli LA Kobers sembrano una squadra, con il califfo che si amministra a 27 a partita (quota che gli riuscirebbe anche se si mettesse le scarpe al contrario) mentre gli altri giostrano benone (bimbone Bynum e' ad un soffio dalla doppia doppia, e vi ricordo che ha smesso di essere un teeneger meno di un mese fa).
Classifica al contrario, fanno parte della “lassative crew”, ovvero delle squadre con record che stimola l'intestino meno nobile, le solite Minnesota (povero Al, un vero Gulag) e Seattle (difesa di tipo voyeur spinta allo stato dell'arte).
Ad Est invece ci sono storie piu' succose: che i tifosi in biancoverde abbiano la possibilita' di togliere un po' di polvere dalle bandiere, si poteva anche preventivare. Ma che Orlando partisse cosi', almeno il sottoscritto non l'aveva nell'oroscopo.
E se si poteva immaginare un'uscita dai blocchi complessa degli Heat (Wade ha fatto un tagliando che non e' mai stato necessario neanche alla mia Passat GL del 91, dei training campo di Shaq oramai si raccontano meraviglie), non mi sarei certo immaginato uno schifo simile a Chicago, squadra che restava (e comunque resta) una seria candidata a fare strada quando arrivera' la bella stagione.
Sentito con le mie orecchie (e l'aiuto di SportItalia) un inequivocabile “Kobe Kobe” cantato dai Chicagoans in dirittura d'arrivo di una solenne ripassata a domicilio buscata dai Raptors, come dire che se i ragazzotti giocano cosi male, si puo' anche pensare ad uno scambio che porti il figlio di Joe a MJ City in cambio di mezza citta', freddo compreso.
So di offendere il vostro buon senso, aggiungendo che solo uno stolto fa bilanci a meta' novembre, ma, ripeto, questo offre il convento e questo mangiamo.
Gli italiani? Mago bene, Mago benino, Mago malino, Mago meglio.
Al Beli, che forse si immaginava primo, secondo, contorno e dolce, stanno invece riservando magri panini con la sottiletta. Deve avere pazienza, speriamo che arrivi il suo momento.
E' appena passata la prima sfida Italiana NBA della nostra storia.
Accompagnata con titoloni e mezze pagine su quotidiani nazionali (Nike, tu ne sai nulla?), la gara nella gara e' andata via in tono dimesso, con Bargnani autore di una prova decente, ma sconfitto, e comparsata di Belinelli (4 minuti nel secondo quarto, 2 tiri, 0 punti) che pero' ha visto la propria formazione prevalere.
Al lunedi mattina, a pagina 29 del quotidiano di casa mia (ultimo trafiletto NBA che ricordo, Artest che discute di alimentazione con un tifoso di Indiana) appare un sensazionale “Belinelli vince il derby con Bargnani”, incastrato tra il campionato di seconda categoria di pattinaggio su fieno ed i mondiali indoor di rutto con birra scura.
Domanda agli appassionati: come state messi ad occhiaie?
Si ricorderanno i piu' attempati di voi la penuria di gare in tv che dovevamo sopportare, la fame per avere qualche filmatino vecchio di 3-4 giorni, o (e qui mi rivolgo a quarantenni e dintorni) alle pillole NBA domenicali che il mai abbastanza compianto Aldo Giordani ci regalava alla Domenica Sportiva, in coda ai 5 minuti sul basket italiano.
Beh, oggi abbiamo la botte molto piena, la moglie senza piu' punti sulla patente per quanto sbronza e', e ancora un paio di giri di rosso pagati al bar.
Sei abbonato a Sky? Tra Murdoch e SportItalia non passa praticamente giorno che non vi sia una partita live con commento originale, salvo poi risentirla in leggera differita con uso della lingua di Dante… oddio, quella che adopera Dan Peterson e' piu' la lingua di Don Lurio, ma vediamo di non sottilizzare.
Apro una parentesi: forse non ringrazieremo mai abbastanza, noi della generazione venuta su a Bird, Magic e Doctor J, il piccolo coach dell'Illinois, per quello che ha fatto per la diffusione di questo gioco in televisione.
Ha inventato un modo di fare telecronache, scombinando l'ingessatura calcistica di quegli anni. Era bellissimo sentire “mamma butta la pasta” oppure “tu non puoi dare questo a lui, perche' ti spara un tiro in faccia”……roba che mi allarga il cuore anche oggi.
Forse sono io che sono diventato vecchio, nostalgico, esigente (quindi tendenzialmente rompiballe) ma oggi fatico a digerire le telecronache del buon Dan. Non so perche', e' come se un giorno mi ritrovassi a rifiutare il tiramisu' di mia mamma.
Ultima cosa: e' con vivo raccapriccio che, un paio di settimane fa, non resistendo alla tentazione di comprare American Superbasket, ho scoperto di avere qualcosa in comune con Franco Montorro.
Leggendo il suo editoriale, ho scoperto che e' tifoso dei Celtics, che gli si e' spento qualcosa nell'agosto del 92, quando il Biondo33 ha deciso di dedicarsi al giardinaggio, ed ora, dopo 15 anni, si ritrova fiero dei suoi colori.
Ragazzi va bene tutto, ma cosa ho fatto di male per andare in curva con Montorro a tifare Celtics?
Alla prossima,
Kicco