Storie tese a New York

Il solito Stephon, sempre in mezzo alle polemiche…

Novembre non porta decisamente bene a i New York Knicks. Dopo sole nove partite (e conseguente record negativo 2 - 7) la tregua nello spogliatoio dei Knicks sembra già  essere un ricordo. La sensazione è quella di qualcosa già  visto in passato non troppo remoto; quando coach Larry Brown si rese presto conto che il suo non era poi così tanto un "dream job". Attori protagonisti della telenovela di turno sono manco a dirlo Stephon Marbury e isiah Thomas.

Isiah è colui che, appena giunto nella big city, ha fortemente voluto Marbury, e che fino a poco tempo fa era uno dei suoi più accesi sostenitori.

Il suo laconico commento rilasciato dopo la debacle di Phoenix - "E' una questione tra di noi, e tale resterà " – ha scatenato le fantasie della stampa newyorkese, e non solo.

Si è scritto molto circa un ipotetica "discussione" sul volo per Phoenix, durante la quale Thomas avrebbe comunicato a Curry e Marbury la sua intenzione di non farli partire in quintetto contro i Suns. Risultato? Il prodotto di Coney island non prende bene le critiche del proprio boss relativamente alla propria mancanza di leadership, ed alle lacune difensive.

Il colpo di scena è l'assenza all'allenamento pre-partita; la sua sparizione prima del match e la magica riapparizione nella grande mela. Una volta atterrato a New York il giocatore ha inviato un messaggio al New York Post con la dichiarazione: "Non lascerei mai il mio team o i miei compagni di squadra soli, se me ne sono andato è perché ho l'autorizzazione di Isiah".

Scoppia il finimondo, la squadra perde (male) coi Suns.
La stampa si scatena con voli pindarici su una possibile cessione o su un eventuale buy out; il giocatore è introvabile, ed il coach non rilascia commenti.

Preludio al disastro; sennonché la sera dopo il play ribelle riappare allo Staple Center contro i Clippers, parte dal pino, e con una prestazione delle sue (quattro su dodici al tiro"), guida la squadra verso la sua ennesima sconfitta.
Inutile dire che poi le cose sono andate peggiorando, con la chiusura in bellezza del road trip incassando altre due sconfitte, a Sacramento (dopo due overtime) e a Denver (partita a dir poco imbarazzante).

Il diverbio tra i due ha lasciato e lascerà  degli strascichi polemici da qui al termine della stagione. Al di la dei 182.000 $ di multa appioppatigli, e che per Stephon sono peanuts, quello che rimane al momento è uno spogliatoio già  frantumato dopo poche partite di regular season.

Le dichiarazioni estive, in cui la squadra veniva dipinta come corazzata in grado di vincere contro chiunque, sono già  preistoria. Ai tifosi dei Knicks, un tempo orgogliosi di un team mai domo e con un cuore grande come il garden, non rimangono che gli scandali sessuali, il malumore generale ed ahimé l'abitudine alle sconfitte.

La lite avrà  sicuramente delle ripercussioni, ma lascia aperta un ulteriore questione; chi è il colpevole? L'egocentrico Starsbury, che già  a Minnesota, New Jersey e Phoenix aveva tenuto comportamenti del genere; o l'egocentrico Thomas, giunto a New York come il salvatore per la ricostruzione, e che non ha fatto altro che inanellare un insuccesso dietro l'altro? (per la cronaca, dal momento del suo rinnovo il record della squadra è 6 vinte -22 perse).

Se fosse una questione personale, come ipotizzato dalla stampa, può darsi che Isiah stia effettivamente cercando un capro espiatorio, che gli tolga pressione di dosso dopo la squallida vicenda di molestie sessuali. Marbury dal canto suo ha dato dimostrazioni di classe immensa, prima sostenendo Michael Vick ed i suoi combattimenti tra cani (salvo poi pentirsi), e poi testimoniando al processo contro Thomas. Stephon ha ammesso di avere a sua volta avuto dei rapporti sessuali consensuali con una persona dell'organizzazione. Se questo non bastasse, ha messo in imbarazzo anche Paperon Dolan deponendo sull'assunzione di due suoi cugini da parte del patron; il fatto esilarante è che uno di questi parenti pare si sia divertito ai Knicks più di Rocco Siffredi sul set di un film porno.

La verità  e che i due (pardon tre, includo anche Dolan) fanno bene a New York e al basket come la neve alle Maldive. Lasciando perdere i rumors di mercato, il vero problema è come reagirà  la squadra, e cosa riserverà  il futuro a questo team. L'ipotesi di cessione è impensabile, visto lo stipendio ed i trascorsi del giocatore; anche se molti team (tra cui i Knicks) hanno disperatamente bisogno di un point guard. Il buy out sembra essere un opzione altrettanto remota, in quanto Dolan sembra più propenso a mettere Thomas sulla graticola che a rilasciare (a caro prezzo) il giocatore.

L'eventuale partenza di Stephon eliminerebbe un personaggio scomodo dallo spogliatoio, ma lascerebbe lo spot di play scoperto. Del fatto che Marbury sia egoista in campo, poco leader e difensore, non vorrei parlare più di tanto; ma guardando bene il roster di NY è difficile identificare un sostituto all'altezza (specie per tutta la stagione).

Mardy Collins al momento è un buon back-up, Robinson è una guardia e non ha la testa per fare il play titolare, Crawford può si portar palla, ma questo ne limiterebbe di molto le potenzialità . L'unico a trarre beneficio da una partenza del "tre" sarebbe Thomas, che per un po di tempo non sarebbe bersagliato dalla stampa, ma che alla fine dovrebbe rendere conto dei risultati del campo, che al momento non gli danno molta ragione.

Nel caso di un buy out il giocatore non avrebbe difficoltà  a trovare una nuova squadra al minimo salariale. Il discorso cambia qualora si voglia mettere in piedi una trade. L'ipotesi è oltremodo difficile visti i 40 milioni di $ che il giocatore guadagnerà  da qui a due anni. Il fatto di non essere in scadenza di contratto lo rende poco appetibile,anche alla luce dei noti problemi caratteriali.

A tal proposito scriveva Peter Vecsey sul NY Post il 18 Novembre scorso, dicendo che già  quando era a Phoenix il giocatore era impossibile da cedere.

A rafforzare questa tesi hanno contribuito anche le dichiarazioni di Lebron James, che circa un possibile interessamento dei Cavs ha dichiarato: "Non vorrei mai un giocatore di quel tipo in spogliatoio".
Non certo una dichiarazione d'amore da parte del leader di uno dei team che maggiormente necessita di un play.

Più facile sarebbe cedere il giocatore la prossima estate, o a febbraio 2009 quando il suo contrattone in scadenza assumerebbe un valore notevole.
Il compromesso sarebbe la convivenza, e magari il riavvicinamento, come è accaduto lo scorso anno nello stesso periodo, ma questa volta la frattura pare insanabile, e la momentanea tregua troppo fragile.

Se questo fosse l'effettivo presente in casa Knicks, l'estate prossima si preannuncia bollente; qualcosa dovrà  per forza accadere, con uno od entrambi i litiganti sui blocchi di partenza. Sarebbe oltremodo grottesco, ritrovarsi tra un anno nella stessa situazione attuale.

Questa assurda situazione sembra fatta apposta per far disinnamorare NY dei Knicks, e la stagione pare già  compromessa se questo sarà  l'andazzo. Il rientro di Marbury lascia più dubbi che certezze. Il dubbio principale è legato alle capacità  di reazione del giocatore, apparso poco motivato e decisamente svogliato fino ad ora. Inoltre sembra che la squadra non volesse il rientro di Stephon; si vocifera di una votazione indetta da Isiah in spogliatoio, e pare che i compagni non volessero il ritono del numero tre.

Personalmente non sono un estimatore di Marbury.
Per carità , talento purissimo (anche se non dotato di un tiro da fuori costante), grande tecnica, ma non basta essere newyorkese per giocare nei Knickerboxers e farli grandi. Oltre al mero talento ed al fisico ci vogliono anche testa e tanto cuore, doti queste ultime due che pare scarseggiano dalle parti di Coney island.

Dal punto di vista puramente tecnico non so se preferirei avere un play di talento e strapagato, poco motivato ed in perenne contrasto con il coach, oppure un paio di giovani entusiasti prestati momentaneamente al ruolo. Ciò che perderei da un lato verrebbe bilanciato dall'altro e viceversa, da tifoso troverei più simpatico il team guidato da ragazzi meno sbruffoni. Chi lo sa magari arriverebbe qualche vittoria in più.

Su Isiah Thomas ho poco da dire; ha sbagliato, continua a sbagliare in campo e fuori.
Mi sorprende che Dolan abbia ancora la pazienza di dargli una chance (non sempre i soldi fanno la differenza, specie se con il pay roll più alto della lega manco ti qualifichi per i play off). La squadra gioca male, è poco attenta in difesa e si lascia surclassare dagli avversari; non c'è un impronta di gioco, e l'unico schema sembra essere la palla dentro per i due lunghi e poi qualche improvvisazione. Oltre ad un play, manca un coach a questo crogiuolo di giocatori.

La luce alla fine del tunnel pare essere molto lontana al momento.

Chiudo con un visione: siamo a maggio, il Garden è stracolomo durante un match punto a punto; infortunio per il play bianco blu arancio; il suo naso sanguina; la folla urla; cinque ossessi si dannano l'anima in campo per portare a casa la vittoria privi del loro leader.. e quasi ce la fanno.
Ma è solo una visione, siamo a New York e non in Arizona" ed è un'altra storia"

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