Le speranze degli Heat sono tutte sulle spalle di Dwyane Wade
Volete prima la notizia buona? O quella che proprio buona non è?
Ok, iniziamo con il rientro di Dwyane Wade, in campo 25 minuti contro Seattle e 39 contro Boston e New Jersey: credete, è davvero una buona notizia.
Lo è soprattutto perché i Miami Heat, dopo aver interrotto il lungo digiuno di vittorie che durava dall'aprile scorso, avevano nuovamente infilato un'altra sconfitta, questa volta contro gli Charlotte Bobcats.
Dopo essere tornato ad allenarsi con la squadra Flash, da ragazzo intelligente qual è, aveva chiaramente spiegato di non voler forzare i tempi di recupero, per non dover essere protagonista di una stagione troppo spezzettata, dentro e fuori dai campi da gioco, con una situazione non completamente risolta.
Ma"c'era anche la notizia meno buona, giusto?
Bene, tanto per "bagnare" il rientro di Wade, gli Heat hanno perso ancora, e questa volta la sconfitta è ancora più pesante, perché subita in casa contro quei Sonics da 0-7, prima della palla a due.
C'è poco da stare allegri, anche se nell'ultima partita, in casa dei Nets orfani Vincredible, ha portato la seconda W stagionale.
Piuttosto, c'è da chiedersi: davvero non se lo aspettava nessuno?
Il presente
L'estate non aveva portato novità a livello di roster, nella Florida degli Heat.
Del resto, pensavano in molti, se la sfortuna resta lontana dall'American Airlines Arena, le cose non dovrebbero andare poi male. La coppia Shaq-Wade, a posto fisicamente, può ancora far male a molti, ed una volta centrata la post-season chissà "
E così, dopo il lungo stop, e i due interventi a ginocchio e spalla, qualche giorno fa riecco Wade sul parquet ad allenarsi con la squadra, accolto dagli obiettivi e dai flash dei fotografi.
Miami può sorridere, e poi arriva quel successo che finalmente spezza la catena ininterrotta di sconfitte che durava da mesi, da aprile per la precisione.
18 ko filati, dopo il 100-96 in Florida sui Pacers (stagione 2006-2007), tra regular season e playoffs della scorsa stagione, pre-stagione e soprattutto le prime 5 gare di questo campionato.
E' la svolta? Ma neanche per idea"
Dopo aver finalmente cancellato lo zero dalla casella delle vittorie, al Garden di New York con un pimpante Jason Wlliams ed il 16+16 di Haslem, riecco quegli Heat che fanno una fatica pazzesca a segnare e con poche possibilità di rotazione.
La verità è che, oltre alla solita concorrenza e alla qualità di svariate franchigie dell'Ovest, adesso anche l'Est sta crescendo. Per questo portare a casa vittorie che fino all'anno scorso potevano essere alla portata anche non giocando alla grande, in questa stagione sembra più complicato. Parecchio.
Si potrebbe discutere a lungo circa il futuro della squadra, e con tante ragioni diverse: una di queste l'ha chiaramente spiegata Peter Vecsey nell'intervista rilasciata a Play.it.
Miami "paga" le difficoltà delle stagioni del dopo-titolo, e uno spazio salariale poco flessibile per poter cambiare, rinforzare e quindi provare nuovamente a vincere.
In questo primo, difficile scorcio di stagione, di positivo per gli Heat c'è poco: sicuramente il buon stato di forma di Shaq (14.6 punti e 6.8 rimbalzi di media in meno di 30 minuti di utilizzo a partita), ma di certo "palla sotto e vediamo cosa si inventa il nostro centro" non può essere l'unica tattica per raddrizzare la stagione.
Servono i punti di Dwyane Wade, principale realizzazione di Miami, ma l'impressione è che quest'anno la coperta sia proprio corta.
Miami è l'ultima squadra Nba per quanto riguarda i punti realizzati, appena 84.75 a partita, con basse percentuali al tiro (in particolare dalla lunga distanza, dove ha perso il suo miglior cannoniere, Jason Kapono). E anche alla voce bench points la squadra non brilla.
Insomma, il ritorno di Flash probabilmente alzerà la media, porterà a qualche W in più, ma non risolverà i problemi e, anche se Wade vincerà qualche partita da solo, in ogni orchestra che funzioni servono i solisti e il coro. E qui mi sembra che manchi qualcosa.
Il futuro (prossimo)
Rispetto all'anno scorso se ne sono andati Kapono, Jones e Posey, non gli Dei del basket, ma di sicuro ottimi giocatori, spesso molto utili in passato e che hanno dato il loro contributo.
Dietro alle stelle, adesso, si fatica, e la dimostrazione sta tutta in qualche eloquente dichiarazione post-gara anche dello stesso Pat Riley, che ha detto chiaramente cosa pensava della prestazione di qualcuno dei suoi, dopo una sconfitta.
Con questa squadra, e soprattutto in questa Eastern Conference, si rischia di fare davvero poca strada.
Parlare di crisi a Miami non è più illogico e, di questo passo, diventa sempre più concreto il rischio di guardare la post-season seduti comodamente in poltrona.
L'unica carta, come già aveva anticipato Play.it nella preview stagionale, resta quella dell'esperienza: solo così, e con la classe delle due superstar, gli Heat potranno tornare in gioco ed ambire ancora a raggiungere obiettivi importanti.
Il mercato estivo non ha portato forze fresche, né giovani, se si escludono nuovi arrivi che tuttavia difficilmente incideranno sul rendimento della squadra.
La soluzione più logica sembrerebbe quella di ringiovanire il roster, portare in Florida facce nuove e dare il via ad una solida ricostruzione, magari puntando su qualche giovane di belle speranze da affiancare a Wade.
In panchina non ci sono abbastanza punti, e per coach Riley le soluzioni tattiche e le rotazioni possibili, sono effettivamente molto limitate.
Importanti indicazioni sulle reali possibilità di Miami, anche se non ancora decisive, arriveranno dalle due lunghe trasferte ad ovest, 6 gare in fila on the road ad inizio dicembre, ed altre 5 ad inizio 2008.
Ma recuperare da 2-8, sarà un'impresa.
Basterà un supereroe a compierla?
Lo sapremo nella prossima puntata!