Luci e ombre a Phoenix

Hill può dare molto ai Suns, il suo talento e la sua intelligenza cestistica sono indiscutibili.

"L'ho detto sin dall'inizio che abbiamo molto lavoro da fare" sosteneva Steve Nash alla fine della serie di trasferte nell'est, chiusasi con un bilancio di 3-1.

"È stata okay - afferma D'Antoni dopo la comoda vittoria in casa contro i Knicks - Non mi ha impressionato molto comunque, siamo ancora un po' inattivi, con poca energia".

Leggendo queste dichiarazioni, firmate delle due menti dietro al gran successo dei Phoenix Suns, non sembrerebbe proprio che la squadra dell'Arizona sia al suo miglior inizio dell'era D'Antoni-Nash, pareggiando quello della loro prima stagione insieme. Bisogna ricordare che l'anno scorso, dopo due settimane avevano due vittorie e nientemeno che cinque sconfitte.

Eppure nessuno sembra molto contento da queste parti. "Potremmo avere tranquillamente due o tre vittorie in meno, per come la vedo io – sosteneva Nash – abbiamo avuto anche molte avversità  da affrontare". Gli infortuni, per esempio.

Stoudemire si era sottoposto ad un intervento chirugico il 2 Ottobre ed era tornato meno di tre settimane dopo, appena prima dell'inizio della stagione. Settimana scorsa ha saltato tre partite consecutive per dolori al ginocchio operato, causa probabilmente di un ritorno troppo affrettato. Nell'ultima partita, contro i Knicks, ha segnato 26 punti e catturato 12 rimbalzi, condendo il tutto con 4 stoppate, ma non è ancora al 100%. "È la prima volta che mi sento davvero forte - diceva a fine partita - sento che sto migliorando giorno per giorno".

Un altro giocatore colpito dalla sfortuna in questo inizio di stagione è Raja Bell. Si era presentato al "training camp" non ancora al massimo della condizione per una piccola operazione a cui si era sottoposto a Luglio. Poi si è leggermente slogato la caviglia il 30 Ottobre, senza però perdersi nemmeno una partita, ma giocando chiaramente al di sotto delle sue possibilità  (aveva segnato solo 6 tiri su 30 nelle prime tre partite). Poi, quando sembrava aver ritrovato il suo ritmo a Miami (prima di uscire si trovava a 6 su 11 dal campo e 4 su 7 da tre) è caduto sul piede di O'Neal aggravando la slogatura e si è perso le ultime due partite. "Non è ancora al 100% – dichiarava D'Antoni ieri - e non voglio che giochi se non si trova ancora al massimo".

Il suo sostituto nel quintetto titolare, Leandro Barbosa, ha fatto più che bene nelle. Segnando 62 punti (39 e 23 rispettivamente) col 59% dal campo e il 52% dalla linea dei tre punti. Ma anche per lui non era stato facile ad inizio stagione, tirando solo una volta sopra il 43% in sei partite. Ma non è stato certo l'unico a litigare col ferro. Anche il nuovo arrivato Grant Hill ha avuto i suoi problemi col tiro, soprattutto da tre.

L'ex Magic non è mai stato un tiratore dalla lunga distanza, ma qua a Phoenix dovrà  imparare ad esserlo od almeno provarci. "Ha tempo fino ad Aprile per capire se può farlo oppure no - affermava il coach - noi non gli diremo nulla. Lo capirà  da solo". Stando alla partita casalinga contro New York (21 punti e 3 su 4 da tre), pare lo stia capendo. Sarà  impossibile avere prestazioni del genere con continuità , non sarebbe nemmeno normale (non segnava tre triple in una sola partita dal 2000), ma non può nemmeno permettersi serate da 1 su 7 o 2 su 8. Almeno, sembra non avere problemi fisici, come testimoniano i suoi 34 minuti di media, forse addirittura più di quanti ne dovrebbe giocare.

Viste tutte le difficoltà  che hanno avuto alcuni giocatori chiave non c'è da sorprendersi se Nash è stato costretto a prendersi la squadra in spalla segnando più punti (aveva una media di 22 punti prima dell'ultimo scontro e ha segnato 30 o più punti in tre partite) e dando meno assist del solito: 9 a partita con un minimo storico di 3 nella vergognosa sconfitta contro i Lakers. Le sue percentuali, d'altra parte, sono da extraterrestre: 59% in tiri dal campo e tiri da tre. Se Nash è invecchiato rispetto alla stagione scorsa non ce lo sta certo facendo capire. Ah! E sta anche giocando due minuti in meno della scorsa stagione.

Il punto più negativo per ora è stato proprio la sconfitta contro i Lakers, probabilmente una delle peggiori partite degli ultimi anni. Dominata dall'inizio alla fine da Kobe e compagni, che sono arrivati a vincere per 111-78 con meno di cinque minuti da giocare. Dopo quella partita D'Antoni, visibilmente deluso, aveva dichiarato: "Non possiamo permetterci di essere bassi, lenti e molli". Da quel giorno Phoenix ha perso soltanto un'altra volta, contro gli Hawks, ma in nessuna partita (se escludiamo la facile vittoria contro i Bobcats) ha veramente dominato come ci ha abituati in questi ultimi anni.

Chi invece va avanti come se nulla fosse è Shawn Marion, che sembra aver messo completamente da parte le voci di mercato che lui stesso aveva contribuito a riaccendere dopo un'estate già  di per sè turbolenta. Sta collezionando doppie-doppie come suo solito con prestazioni eccezionali come i 24 rimbalzi contro gli Heat. "Shawn è stato incredibile stasera - dichiarava D'Antoni in sala stampa - ha preso 24 rimbalzi, non è una cosa comune per uno alto solo 2 metri".

Per finire, una nota a tutti coloro che credevano che D'Antoni quest'anno avrebbe utilizzato di più la panchina: è vero che ha fatto giocare nove o più giocatori in sei partite, ma è anche vero che due di queste erano "blowout", in una il sesto uomo ha giocato 28 minuti mentre gli altri tre ne hanno giocati complessivamente 15 e nelle rimanenti tre partite il nono uomo a mala pena è andato oltre i 5 minuti.

Se vogliamo trovare dei lati positivi sul fronte panchina, si può dire che, per ora, Skinner e Marks stiano facendo un discreto lavoro nel sostituire Kurt Thomas, i due si complementano bene: entrambi abbastanza atletici, Brian migliore in difesa e Sean migliore in attacco. Comunque vedremo cosa fanno contro il Duncan di turno…
Banks continua invece con la sua altalena, passando da serate con 14 punti in 16 minuti ad altre con 2 punti in 15 minuti. Vedremo quanta pazienza avranno ancora con lui. Chi invece non ha avuto molte opportunità  sono stati i due rookies, entrati solo in situazioni di "garbage time".

Around The Valley

Per il nostro primo appuntamento con la rubrica che vi racconterà  tutto ciò che c'è da sapere sul mondo dei Suns, anzi, Planet Orange, qualche appunto.

L'All Star Game del 2009 sarà  tenuto a Phoenix. "Sarà  una grande opportunità  per la città  - affermava Sarver - e un ottimo modo per inaguruare il nuovo Convention Center". Sarà  il terzo week-end delle stelle che ospita la città  dell'Arizona dopo quelli del 1975 e del 1995.

"Phoenix è una delle grandi destinazioni per sport e divertimento - dichiarava David Stern – quindi è naturale che diventi di nuovo la capitale mondiale del Basket. Apprezziamo moltissimo la 'leadership' di Jerry Colangelo, Robert Sarver e tutta l'organizzazione dei Suns per averci permesso di rendere la loro Arena la nostra casa".

I sorrisi e le belle parole del "commissioner" sono finiti presto però, quando i giornalisti hanno cominciato a fare domande sulle tristemente famose sospensioni di Stoudemire e Diaw che, secondo molti, potrebbero essere costate ai Suns la serie contro gli Spurs e forse un anello. "L'unica cosa che posso dire - rispondeva Stern – è che c'è una regola ben precisa e non potevo permettermi di fare una eccezione per i Phoenix Suns, anche se capisco come la gente possa sentirsi per questo". Molti si chiedono il perchè di questa mancata eccezione, visto che, questa stessa estate, gli arbitri che hanno infranto le regole che gli proibivano di scommettere hanno invece avuto un trattamento di favore.

Per finire alcune note:
-Stoudemire è stato nominato nuovo capitano, unendosi a Nash e Marion.
-Attraverso NBA.com si potranno votare sei diversi giocatori dei Suns per l'All Star Game di New Orleans: i tre capitani sopra citati, Barbosa, Bell e Grant Hill.
-Come ultima chicca, una segnalazione: questo bellissimo (e piuttosto lungo) articolo del New York Times su Steve Nash.

A Tribute to Jerry Colangelo

Non c'è miglior modo di concludere il nostro primo Report che rendere omaggio alla persona più influente di tutta la storia di questa franchigia, l'ex general manager, ex allenatore ed ex proprietario Jerry Colangelo che è entrato a far parte del "Ring Of Honor" (un anello dell'Arena dei Suns dove vengono inseriti i nomi dei più importanti personaggi della storia della franchigia).

Nato a Chicago nel 1939, di chiare origini italiane, Jerry si trasferì in Arizona nel 1968 per coprire il ruolo di General Manager nell'allora nuova franchigia di Phoenix, una città  che non aveva nulla a che vedere con quello che è ora e che deve molto di quello che è adesso proprio a lui, grazie alla costruzione dell'allora "America West Arena".

"Sono una persona 'urbana' - affermava Colangelo in una chat con i tifosi - credevo che la costruzione di un'arena in centro avrebbe portato allo sviluppo della Downtown. In realtà  creò un effetto domino, portando alla costruzione dello stadio di Baseball, di un teatro e altre migliorie che hanno iniziato una riforma completa del centro di Phoenix".

È Colangelo che ha reso i Suns una delle franchigie di più successo dell'intera lega. È vero, manca l'anello, ma in fatto di bilancio vittorie-sconfitte i Suns sono la quarta miglior squadra in attivo della storia, mancando i Playoff soltanto 12 volte nei suoi 40 anni di esistenza (7 delle quali, però, nei primi 9 anni).

È stato sotto la sua direzione che i Suns hanno raggiunto le loro prime Finals, nel 1976, perse contro dei formidabili Boston Celtics in una grande serie, resa storica dai tre supplementari di gara 5, ribattezzata come "the Game". Grazie a lui i Suns risorsero dalle ceneri di uno scandalo di droga negli anni '80 con gli scambi che portarono in Arizona prima Kevin Johnson (1987) e poi Charles Barkley (1992) trasformando la squadra in una perenne "contender" e raggiungendo di nuovo le Finals nel 93' dove solo Michael Jordan potè fermarli. Sue sono state le scelte al draft di campioni come Alvin Adams, Walter Davis, Larry Nance, Dan Majerle, Jeff Hornacek, Shawn Marion e Amaré Stoudemire.

Nel 2004 ha venduto la franchigia a Robert Sarver e quest'anno è stato effettuato l'ultimo pagamento che lo spoglia definitivamente del ruolo di proprietario, anche se rimane tutt'ora in possesso del titolo onorifico di Presidente.

"Nel 1968, quando arrivai a Phoenix con mia moglie, i miei tre figli, nove borse e 300$ in tasca, non avevo idea di cosa potesse riservarmi il futuro. Oggi posso solo dirvi che la vita che ho avuto è stata presa direttamente da una sceneggiatura di un film".

A nome di tutto i tifosi dei Suns, ancora grazie, Jerry.

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