Manu Ginobili ha iniziato la stagione in gran forma…
E' iniziata la consueta e familiare stagione da "Defenders" per i San Antonio Spurs che cercano per la prima volta nella loro storia di centrare il tanto agognato repeat. Ci sono tutte le condizioni per far si che ciò avvenga e le prime 5 partite disputate dai ragazzi di coach Popovich sono li a dimostrarlo (con qualche sottile ombra").
4 vittorie, ottenute, al dir la verità con avversarie non irresistibili, alcune di queste avvolte nelle loro problematiche (Miami & Sacramento, in primis). Mentre Yao Ming e Bonzi Wells sono stati i protagonisti e i responsabili della prima battuta d'arresto stagionale.
Le prime sensazioni sono buone. Nulla di particolare ma Parker&co. hanno chiarito sin dall'opening-game disputato contro Portland quale sia la voglia di stupire ancora il mondo attraverso il più classico dei sistemi da anni ormai rodato e adeguato alle varie situazioni, un sistema capace di portare ad Alamo city 4 titoli in 9 anni. Con qualche leggera (ed inattesa) novità .
E' una squadra che corre un po' di più del solito grazie all'accorciamento dei tempi di esecuzione degli attacchi (174 tiri presi nelle prime 2), il tutto tralasciando un po' il sistema difensivo. Infatti sempre nelle prime due partite vinte (contro Blazers e Grizzlies) la percentuale al tiro degli avversari si è arenata sulla preoccupante linea del 50%. Non è da Spurs, non è da Popovich ma la stagione sarà lunga e quest'anno molto più competitiva vista la forza e la consistenza del pianeta Ovest (in particolare della Southwest).
Che la squadra si dimostri più aggressiva basta spulciare le statistiche e confrontarle con quelle dell'anno passato. Se compariamo le prime 5 partite degli Spurs versione 06/07 (stesso record, 4-1), balza subito agli occhi, il differenziale nella casella delle palle recuperate (+2.8 spg) e in quella delle stoppate (+2.0 bpg). In leggero calo, invece, tutte le percentuali al tiro.
Ma l'analisi più accurata e forse più interessante bisogna farla per la sconfitta subita in quel di Houston. Abbastanza brutta nel suo genere, considerando anche il fatto che la banda di McGrady veniva da una partita intensa, disputata la notte prima a Dallas. Brutta, perché ha fatto venir fuori quei vecchi difetti che durante la regular season tengono spalancati gli occhi di Popovich. 25 rimbalzi offensivi concessi. Solo 3 in meno del totale dei nero-argento.
53-28, l'allarmante divario finale a favore dei Rockets. Scarso atletismo, pigrizia, modesto lavoro di taglia fuori" possono essere molteplici le cause ma la difficoltà nel marcare Yao o nel contrastare la fisicità dei lunghi di coach Aldeman è stata piuttosto palese.
Ci sono altri dati da analizzare, ad esempio quando c'è una L ad accompagnare un risultato degli Spurs bisogna controllare il numero degli assist effettuati. Duncan, Parker e Ginobili sono tra i giocatori più forti nell'uno contro uno dell'intera lega, ma il sistema Spurs è un sistema basato anche (e soprattutto) sulla circolazione di palla, ribaltamenti e ripost e scarichi sul perimetro oltre che alla favolosa ed efficace improvvisazione dei "big 3". E' qui si snocciola il problema assist. L'anno passato, nelle sconfitte il numero di passaggi vincenti era di 18.2 a gara. Nelle vittorie 25.1.
E' questo, a mio parere, il termometro degli Spurs. E lo sarà anche quest'anno. Infatti nelle 4 vittorie, la media è stata di 22.5, mentre nella debacle a Houston, solo 14.
Un altro termometro per verificare le condizioni degli speroni, è Manu Ginobili. Il più finto sesto uomo della lega (quest'anno a fargli compagnia c'è Jason Terry a Dallas). Ha iniziato con il piglio giusto, prendendosi più responsabilità del solito (20.8ppg ), fornendo un discreto playmaking alla squadra (5.6 apg) ed aumentando l'intensità (2.8 spg) Decisivo a Memphis con il trentello e nell'ultimo match contro i Miami Heat con 25 punti conditi da 7 assist e 7 rimbalzi.
Rispetto all'anno scorso la frequenza dei suoi viaggi alla lunetta è raddoppiata (9.0 vs 4.4 a partita) e sta tirando molto meglio dalla lunga distanza (11/24). Il tutto implementato nei suoi ormai canonici 30 minuti a partita che gli concede Pop.
Chi invece viaggia ancora in seconda è Tim Duncan. Inizio abbastanza balbettante il suo, soprattutto dal punto di vista difensivo. LaMarcus Aldridge ne ha svelato le prime avvisaglie. Nulla di preoccupante se poniamo sullo sfondo del contesto, le parole: regular season; ma le difficoltà avute nell'attaccare Yao (1/10 nel primo tempo) restano.
E' un fatto d'intensità e non di cifre. Quelle sono sempre buone e invidiabili, tra le quali, spiccano un miglioramento ai liberi (70.6%) e una drastica diminuizione delle palle perse (-2.4 tpg). Adesso è la ditta franco-argentina che decide e vince le partite, ma il "4-down" resterà sempre il gioco principe e risolutore di San Antonio.
I minuti e l'utilizzo di Parker sono aumentati, complice l'assenza del suo cambio, Vaughn e la non perfetta fusione tra Washington e il parquet. 37 a sera con meno punti (19.2) ma ugual distribuzione dei palloni (5.2apg). In questo inizio tende a limitare le sue penetrazioni e a cercare sempre di più il tiro da fuori (già 11 tiri da 3 presi).
Questo il borsino degli altri.
PLUS (+)
ELSON. Doppia doppia contro Miami (12+14) e Shaq cancellato.
BONNER. Grande duttilità difensiva e 2 partite in doppia cifra (viaggia a 18' a sera con 7.4 ppg)
UDOKA. Utilizzato pochino da Pop, al suo esordio, 14pts, 6reb e 3 triple.
BOWEN. La sua produzione offensiva è mediocre (22% da 3 e 2.8ppg) ma le prestazioni difensive su Roy e McGrady sono da antologia.
MINUS (-)
FINLEY. E' li per punire i raddoppi sui "big 3". Lo fa a corrente alternata. 22' di media con il 25% da 3.
OBERTO. I falli sono il suo problema. Resta poco in partita (4 delle 5 sotto i 18').
Coming soon
Il cammino, ora, si farà molto più interessante e soprattutto, impegnativo. Nelle prossime 5 gli Spurs faranno visita ai sorprendenti New Orleans prima di affrontare due partite interne contro Milwaukee e Lakers. Poi un ostico back-to-back dal sapore texano contro Dallas (in trasferta) e Houston (all'AT&T center).
Per confermarsi (again").