A volte ritornano: Ruud Gullit

Da sinsitra: David Beckham, il neo coach Ruud Gullit e il nuovo secondo, Cobi Jones

Nel lontano 1979, proprio Los Angeles, gli Aztecs della North American Soccer League, ha l'onore di avere in panchina il più grande allenatore olandese di tutti i tempi, e uno dei migliori in assoluto al mondo. Parliamo ovviamente di Rinus Michels, uno degli artefici del calcio totale della grande Olanda dei vari Johann Cruyff, Johann Neeskens e Robbie Rensenbrink. E proprio Cruyff in quell'anno indossa la maglia degli Aztecs, ma, pur vincendo nella sua unica stagione il premio di MVP della NASL, non riesce a far fare alla squadra il salto di qualità  per andare oltre i quarti di finale per il titolo nordamericano. L'anno successivo entrambi lasciano Los Angeles, dove il calcio di lì a due anni sparisce a livello professionistico fino alla nascita dei Los Angeles Galaxy nel 1996.

28 anni dopo è il turno di un altro grande del calcio olandese, seppur come giocatore più che come allenatore, che però è ciò per cui è stato ingaggiato. È infatti Ruud Gullit il nuovo allenatore dei Galaxy voluto dal general manager Alexi Lalas per risollevare le sorti di una squadra che negli ultimi due anni non si è nemmeno qualificata per i playoff nonostante la presenza in squadra di genete come Landon Donovan e da quest'anno, seppur per poche partite e a mezzo servizio, di David Beckham.

Il 45enne olandese succede a Frank Yallop, dimessosi lunedì per tornare ai San Josè Earthquakes per un secondo incarico dopo i successi di qualche anno fa e i fallimenti degli ultimi anni a L.A, schiacciato dalla pressione dei media e dalla scarsità  del gruppo.

Nato ad Amsterdam, cresciuto calcisticamente tra l'Haarlem e il PSV Eindhoven, Ruud Gullit è il cannoniere della Nazionale olandese che nel 1988 vince il campionato europeo. In quegli anni insieme a Marco Van Basten e a Frank Rijkaard costitusce nel Milan il trio d'attacco che porta i rossoneri a vincere la Coppa dei Campioni nel 1989 e 1990. Passa dai trionfi della squadra di Arrigo Sacchi, con cui colleziona oltre alle Coppe dei Campioni consecutive, 2 Coppe Intercontinentali (1989-90 e 1990-91), 2 Supercoppe Europee (1989-90 e 1990-91) ed 1 Supercoppa Italiana (1988-89), alla gestione di Fabio Capello, approdato sulla panchina rossonera nel 1991-92. Con lui Gullit vince 2 Scudetti (1991-92 e 1992-93) oltre ad una 1 Supercoppa Italiana (1992), prima di passare in prestito alla Sampdoria nel 1993-94. S'impone anche coi blucerchiati come uomo-squadra: segna 15 gol in 31 partite, porta i doriani al terzo posto in Serie A e alla vittoria in Coppa Italia. Torna al Milan la stagione successiva (1994-95), giusto in tempo per vincere un'altra Supercoppa Italiana, contro la Sampdoria, ai calci di rigore.


Alcuni highlights sulla carriera di Ruud Gullit

Dopo l'esperienza italiana si trasferisce in Inghilterra al Chelsea, nello stesso tempo arretra il suo raggio d'azione, giocando da difensore centrale (ruolo che ricopriva ad inizio carriera). Dopo una prima stagione da giocatore, nel 1996-97 sostituisce Glen Hoddle sulla panchina dei londinesi assumendo la doppia carica di allenatore-giocatore e portando i “blues” alla conquista dell FA Cup, diventando il più giovane allenatore a conquistare questo trofeo.

Dopo il primo anno fra panchina e campo al Chelsea, Gullit viene esonerato la stagione successiva (1997-98) e sostituito da Gianluca Vialli, annata in cui gioca solamente 6 partite prima di appendere definitivamete le scarpette al chiodo, all'età  di 36 anni, e dedicarsi completamente alla carriera di allenatore.

Decide quindi di accettare la proposta di un'altra squadra inglese, il Newcastle, con cui inizia la stagione 1998-99, ma colleziona solo 1 punto nelle prime 5 gare di campionato e dà  subito le dimissioni. Dopo un periodo allo sbando, nel 2003 viene scelto dalla federazione olandese come selezionatore per la nazionale under-19 olandese, fino al luglio 2004, quando affianca nelle vesti di co-allenatore il CT Dick Advocaat sulla panchina della nazionale maggiore ai Campionati Europei giocati in Portogallo. Dalla stagione successiva ricopre la carica di allenatore del Feyenoord (partenza sprint seguita da una serie di debacle), con cui disputa la stagione 2004-2005 prima di lasciare la panchina a Erwin Koeman. Da allora le sue attività  principali sono commentare calcio in TV e giocare a golf, oltre ad apparire sui giornali di gossip per il suo matrimonio (il terzo per lui) con Estrelle Cruyff, nipote del grande Johann.

Mentre i Galaxy hanno per policy evitato di fornire i particolari sul contratto che legherà  l'olandese ai californiani, i giornali inglesi parlano di un biennale della bellezza di $3 milioni annui per due anni. Cifre che appaiono poco realistiche ma che non hanno al momento ricevuto smentite.

Tra l'altro per i Galaxy sarebbe un azzardo non da poco, specialmente se si guarda indietro e si va vedere cosa hanno combinato alcuni grandi allenatori stranieri passati per la MLS: da Bora Milutinovic, a Carlos Alberto Parreira, da Hans Westerhof a Carlos Queiroz. Nessuno di loro ha mai vinto. Anzi, gli allenatori "cresciuti" nella MLS sono generalmente quelli che danno il meglio. Anche quest'anno infatti si sono distinti Preki MLS Coach of the Year, dietro di lui (ma forse sarebbe dovuto essere davanti) e Tom Soehn del D.C. United, due prodotti della MLS, entrambi all'esordio peraltro. Come loro bravissimi anche gli scozzesi Steve Nicol e Mo Johnston, entrambi però ormai da molti anni nella MLS, dove il secondo ha anche chiuso la carriera da giocatore.

Il perché della scarsità  di successi degli stranieri e invece l'ottimo comportamento degli allenatori non sta solo nella scarsa conoscenza del sistema calcistico USA tra draft, college, al location eccetera, ma anche nella, difficile per loro, comprensione della mentalità  del calciatore medio americano. I calciatori della MLS non sono ovviamente come quelli europei o sudamericani. Spesso è gente costretta ad avere un altro lavoro al di fuori, spesso sono ragazzi laureati che vivono il rapporto con l'allenatore senza remore gerarchiche di nessun genere e sapendo che spesso non hanno rincalzi che possano mettere in pericolo il proprio posto, a causa del sistema delle rose limitate della MLS.

Ma perché Gullit?

Ciò che pare abbia attratto Alexi Lalas e più in generale il management dei Galaxy è stata non solo l'esperienza di Gullit tra campo e panchina, variegata ed ai massimi livelli: infatti, l'AEG, la società  proprietaria dei Galaxy, era alla ricerca di un allenatore capace di gestire i media senza troppi problemi e di saper alleviare la pressione che questi hanno riversato sulla squadra nell'ultimo anno. Un lavoro che invece si era dimostrato assolutamente improprio per Frank Yallop, che lo ha fatto presente più volte lungo l'anno. E poi Lalas lo aveva detto. I Galaxy poi cercavano un allenatore il cui nome fosse "sexy" (nel senso che il business USA dà  alla parola) per il pubblico americano.

Il vantaggio per Gullit rispetto agli allenatori sbarcati nella MLS in altri tempi sarà  di ad aver a che fare con una lega molto più matura ed avanzata di quella di fine anni '90. Più matura sia organizzativamente ma anche tecnicamente, come ha sottolineato il neo tecnico di L.A.

L'attività  per l'olandese prenderà  il via immediatamente. C'è infatti da decidere se e come trattenere Landon Donovan (che appare destinato ai Quakes) e gli 11 proteggere per l'expansion draft. In questo gli sarà  molto utile Cobi Jones, ritiratosi dal calcio giocato quest'anno e nominato vice di Gullit per la panchina.

Ecco le prime dichiarazioni di Gullit a Los Angeles: “Il Galaxy è abituato a vincere. Faremo di tutto per portare avanti questa tradizione“. “Spero di trovare una squadra ambiziosa, disposta a battere terreni nuovi e soprattutto disposta a giocare col cuore“, ha detto nella conferenza stampa di presentazione l'ex giocatore di Milan e Samp. E Beckham? Gullit assicura che per lui non ci saranno favoritismi. “E' molto famoso ma quando è in campo dovrà  fare le stesse cose che fanno gli altri“.

E proprio Beckham, sospettato di aver influenzato la scelta di L.A., continua a dire di non aver avuto ruolo nella vicenda dell'assunzione di Gullit. Ma stranamente a mediare il rapporto è stato quel Simon Fuller che lavora con Sky Sports come consulente e che è stato il manager che lanciò le Spice Girls nel 1996 e che le sta rilanciando quest'anno, e che con l'AEG lavora nello sfruttamento dell'immagine di David Beckham.

Di come l'olandese organizzerà  la campagna acquisti e farà  scendere in campo i suoi è forse presto per scriverne. Nel frattempo comunque, i Galaxy giocano gli ultimi scampoli il di stagione tra un'amichevole e l'altra, a cominciare da domenica a Minneapolis, e poi di lì Australia e Nuova Zelanda.

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