Oden e Durant, prima e seconda scelta al draft
La stagione è pronta cominciare finalmente: dopo tanti mesi d'attesa i giocatori tornano a calcare i parquet di tutta America e si ricomincia a fare sul serio (per quanto alcune partite della stagione regolare non possono definirsi proprio tali); la preseason fortunatamente è finita, ed i rookie, nelle partite disputate, hanno già messo in mostra parte delle loro capacità .
La preseason appunto, è un insieme di partite che servono a far conoscere maggiormente i nuovi giocatori fra loro, sia che questi siano rookie, sia che siano nuovi acquisti, ma niente più di questo. Il nostro primo report, quindi, parte da questo presupposto, e tenendo conto che le partite giocate sono solamente delle amichevoli, con giocatori che non si conoscono, la nostra volontà è solamente quella di fare una panoramica generale sui giovani prospetti.
Chi di loro sarà il successore di Brandon Roy, vincitore l'anno passato?
Kevin Durant - scelta n.2: come non partire da lui quindi, era già il favorito al premio di Rookie of the Year al momento della sua scelta al draft, e dopo l'infortunio di Oden, sembra essere anche l'unico pretendente. La sua preseason non è stata esaltante, ma il suo inserimento nei nuovi Sonics è stato abbastanza buono, nonostante la pressione di avere un'intera franchigia sulle spalle; per l'ex Texas segnare non è di certo un problema, come dimostrano i 18.8 punti mantenuti nelle 6 partite disputate, ma il conto di rimbalzi e assist è stato un po' deficitario, ma il ragazzo si farà , ne siamo sicuri.
Al Harford - scelta n.3: al momento della sua scelta al draft si affermava che era il giocatore con il fisico più pronto al salto tra i Pro, ed il giocatore degli Hawks ha mantenuto queste attese nelle 7 partite giocate in preseason. 11.7 punti, 8.9 rimbalzi, 2 assist e 1.43 stoppate in 30 minuti d'impiego sono un bottino niente male. Che Atlanta abbia trovato finalmente un giocatore sotto canestro capace di fare la differenza?
Al Thorthon - scelta n.14: potrebbe rivelarsi una delle scelte più azzeccate intorno alla metà del primo giro, o almeno così si potrebbe pensare dopo averlo visto all'opera in questi mesi estivi; molto pronto sia fisicamente che mentalmente (è del 1983), ha messo in piedi cifre molto importanti (49% da due, 69% da tre e 87% ai liberi), anche, se non soprattutto, sfruttando l'assenza di Brand e Cassel, ed avendo quindi maggiori tiri a disposizione.
Scola e Navarro: sono stati scelti entrambi nel 2002, l'argentino con il numero 56 da San Antonio e lo spagnolo con il numero 40 da Washington. Sia l'uno sia l'altro sono rimasti per i quattro anni successivi alla loro presa, in Europa, un po' per scelta personale ed un po' per scelta della squadra, e questa possibilità ha permesso loro di affinare ulteriormente il loro talento, ottenendo maggiore esperienza; ora si presentano nella Nba da rookie atipici, un po' come lo era stato, l'anno passato, Jorge Garbajosa, e come lui sperano di trovare spazio nelle loro attuali squadre (Scola gioca con i Rockets e Navarro con i Grizzlies), e di contribuire in maniera importante fin da subito, per non fare la fine di Jasikevicius o Spanoulis.
Marco Belinelli - scelta n.18: è il secondo italiano in 2 anni ad essere scelto al draft, e quindi, come per Bargnani l'anno scorso, ci sono molte attese e molte speranze provenienti dal nostro paese; lo spazio a disposizione di Marco, nel roster dei Warriors, soprattutto all'inizio non dovrebbe essere granché, vista la presenza di Davis, Jackson, Ellis e Azubuike, ma le buone cose mostrate dall'italiano (nelle prime due partite è stato sensazionale), potrebbero convincere Don Nelson ad avere fiducia e a concedergli maggiore spazio.
Chicago's Guy: Joakim Noah, dopo essersi laureato campione per la seconda volta consecutiva del College Basket con Florida, si è dichiarato eleggibile per il draft venendo scelto con il numero 9 dai Bulls, la sua intensità e il suo atletismo lo hanno reso, fin da subito, un elemento importante nello scacchiere di Skiles. Aaron Gray, invece, è stato scelto molto più indietro, alla posizione numero 49, ma nella preseason ha avuto molto spazio, partendo la maggior parte delle volte come centro, la sua abilità a giocare in post, (caratteristica ricercata da molto tempo da Skiles), gli ha fatto guadagnare popolarità all'interno dello spogliatoio e agli occhi del suo allenatore.
Stuckey e Afflalo, Detroit Future: Rodney Stuckey, scelto alla posizione numero 15 da Orlando, è passato ai Pistons per lo scambio di Milicic di due anni fa, il giovane da Eastern Washington si è messo subito in luce, raccogliendo discrete cifre (10.7 punti, 3.4 rimbalzi e 3.6 assist), ma integrandosi, da subito, bene con il resto del gruppo; Afflalo, invece, è sceso fino alla 27esima posizione, nonostante un ottimo campionato Ncaa disputato con UCLA, anche lui, come il suo compagno rookie, ha mantenuto buone cifre, tirando con il 52% dal campo e segnando 20 punti contro gli Spurs, e giocando già bene con la squadra.
Jared Dudley, nominato miglior rookie alla Pepsi Pro Summer League, non ha mantenuto le stesse cifre anche nelle successive partite, ma la sua scelta, alla numero 22, sembra essere un buon colpo da parte dei Bobcats; l'altro rookie che ha veramente ben impressionato a Las Vegas, ma che poi non è stato molto costante, è Aaron Brooks, guardia di Houston scelto alla posizione 26, che ha mantenuto una media 21.4 punti, 3.2 rimbalzi e 5.2 assist nelle prime 5 partite giocate, per lui, l'unico dubbio sarà se riuscirà a trovare un po' di spazio nel reparto "piccoli" dei Rockets, già molto affollato.
Molte delle prime scelte hanno incontrato delle difficoltà , giocatori come Mike Conley a Memphis, Corey Brewer a Minnesota, Jeff Green a Seattle, Yi Jianlian a Milwaukee e Brandan Wright a Golden State, hanno dovuto far fronte a cambiamenti radicali nel roster, a problemi d'ambientamento e a poco spazio a disposizione; tutti, ad ogni modo, rimangono elementi molto validi e importanti, che dovrebbero poter trovare maggiore fiducia con il passare delle partite.
Insomma, un'estate che era iniziata con il dualismo tra Oden e Durant, gli unici due che erano citati, quando si parlava di Rookie Of the Year, e che invece ha portato alla ribalta dei media molti altri giocatori, pronti a riempire lo spazio lasciato dall'infortunio della prima scelta assoluta, per contestare il premio a Kevin Durant. Tutto sembra scontato quindi, ma la preseason è una cosa, mentre la stagione regolare è un'altra.
Occhi aperti, quindi, perchè anche i rookie meno conosciuti hanno la possibilità di sovvertire i pronostici!