A tirare la carretta quest'anno ci saranno anche Garnett ed Allen, tempi felici quindi per Pierce.
Commento
"Mi piace che le mie impronte siano le prime nella sabbia" con questa metafora Kevin Garnett vuole far capire il motivo per cui è stato il primo a presentarsi agli allenamenti a Boston fin dallo scorso 27 agosto dopo aver trascorso l'intera estate ad allenarsi a Los Angeles, e c'è da dire che è il giocatore che più di tutti mostra interesse affinché questa stagione sia memorabile.
Prima del ritrovo ufficiale del training camp Garnett, Pierce ed Allen hanno invitato gli altri componenti del roster a presentarsi a Boston per allenamenti collettivi volontari per accelerare l'integrazione e la conoscenza tra i nuovi giocatori. Questo positivo atteggiamento si è visto nelle partite di pre-season, dove i giocatori mostravano già una conoscenza di discreto livello. Sicuramente tanto del merito è della volontà dei giocatori di cercare di ottenere fin dalla prima stagione risultati di rilievo e non aspettare altri anni per fare la voce grossa ai play-off.
Paul Pierce adesso è ovviamente al settimo cielo per la situazione attuale, ma qualche mese fa era notevolmente frustrato per i risultati deludenti, infatti si era definito "un grande giocatore in una brutta squadra" confessando d'avere molta difficoltà a trovare le motivazioni per giocare sempre bene. Molti si sono meravigliati per il modo in cui Pierce ha gestito questi anni avari di soddisfazioni, non chiedendo apertamente la cessione, imputando la cosa ad un atteggiamento signorile del giocatore. Fermo restando che eravamo e rimaniamo di questa opinione, il positivo comportamento di Pierce è stato favorito anche da quello che voleva fare Ainge, ossia scambiare i giovani per dei veterani, cosa nota a Pierce già da tempo, infatti Ainge confessa che "Paul sapeva quello che cercavamo di fare, solo non era sicuro che potevamo farlo". Difatti la meraviglia di Pierce era tutta stampata sulla sua faccia al momento della presentazione dei tre giocatori alla stampa.
Non aspettiamoci faville fin dall'inizio della stagione, ci vorranno alcuni mesi per oliare per bene i meccanismi e ha ragione Bosh quando dice che "sono dei fenomeni, sulla carta". Pure il trio riconosce che "avremo i nostri alti e bassi" e Pierce paragona l'attuale situazione in questo modo: "quando conosci una nuova ragazza inizi a conoscerla e cerchi di capire quello che le piace, poi col tempo instaurerai un'intesa. Anche noi stiamo costruendo una grande relazione". Ci vuole tempo, non c'è nulla da fare su questo aspetto oltre che aspettare.
Al momento della presentazione del GAP (Garnett, Allen, Pierce) Kevin era al centro, Allen a sinistra e Pierce a destra, ma il presidente dei Celtics Wycliffe Grousbeck ha voluto precisare che la squadra è stata costruita attorno a Pierce: "Paul è ancora qui ed altri lo hanno raggiunto, è così che voglio vederlo". La prova di quest'affermazione è che Pierce, e solo lui, sarà capitano in questa stagione, anche come ringraziamento per essere stato (abbastanza) tranquillo nei momenti difficili della franchigia.
"Non chiamateli Big Three, ma chiamateci Big Four" ha fatto capire più o meno apertamente Tony Allen, il problema è che i tre non hanno ancora dimostrato nulla, anche se le prime prestazioni sono molto confortanti, figuriamoci se si può considerare un Big il buon Tony, che ha solo fatto una discreta stagione l'anno scorso prima d'infortunarsi. Più che critiche è stato letteralmente snobbato, e quindi ha recentemente ridimensionato la sua importanza all'interno della squadra, definendo "non serio" il suo Big Four: "non giudicatemi quando non sono al 100%, the Big Four era solo un gioco" è tutto quello che ha potuto dire. Auguriamoci che non se ne esca con altre genialate di questo tipo e che pensi a recuperare completamente dall'infortunio.
Piuttosto Tony dovrebbe pensare al suo prossimo contratto: i Celtics hanno tempo fino al 31 ottobre per rifirmarlo, altrimenti la prossima estate sarà free agent con restrizione (tutte le franchigie possono fargli un'offerta, i Celtics potranno pareggiarle e tenere il giocatore oppure non farlo e lasciarlo andare). Tony non si aspetta un'offerta da parte dei Celtics entro mercoledì prossimo, preoccupati di verificare come il giocatore abbia ripreso dall'infortunio al legamento crociato.
Anche le previsioni delle principali testate giornalistiche possono essere considerate un gioco, ma quando Sport Illustrated indica Rivers come allenatore dell'anno, Ainge come general manager dell'anno ed inseriscono Pierce nel primo quintetto e Garnett nel secondo, allora la cosa non può non essere citata. Peccato che vedano i Celtics battuti da Detroit in finale di Conference, probabilmente sarà il loro unico errore nelle previsioni.
Anche Kendrick Perkins ha voluto cimentarsi con le previsioni: "tutti pensano che avremo una partenza lenta, io dico che partiremo 7-1". Kendrick è molto sicuro di sé, forse però in questo caso ha peccato di ottimismo.
Tornando alle cose serie, l'anno scorso i Celtics sono stati la 25esima franchigia per numero di assist con 19,87 di media. Nelle prime uscite di pre-season questa media è notevolmente aumentata: giocatori più affidabili e migliori passatori sono le ragioni di questo positivo incremento, che speriamo prosegua anche durante la stagione regolare.
Sarà pur il miglior difensore della squadra, ma non potremo vedere James Posey nella prima apparizione stagionale della squadra venerdì prossimo a causa della sospensione per non essersi fermato ad un posto di blocco della polizia. La speranza è che questo errore, che si spera occasionale, non influisca sulla stagione di Posey, che ha sacrificato un ingaggio economicamente migliore e ha scelto i Celtics, ovvero la possibilità di vincere un altro anello. E Posey sa bene cosa vuol dire indossarlo, è l'unico che lo sa in squadra e per questo è ascoltato e lo sarà ancor di più nei play-off.
Infortuni
Iniziamo col parlare con l'infortunato più importante, ovvero Tony Allen, ancora alle prese con la riabilitazione per l'operazione del legamento crociato anteriore. Dopo esser passato da un lavoro leggero a terra e successivamente una riabilitazione un po' più dura con pesi leggeri e corsette, in questo periodo è in avanzata fase di serio e potente potenziamento muscolare in sala pesi. Se dal punto di vista fisico potrebbe essere a posto bisogna ricordare che non raggiungerà mai un'efficienza uguale a quella che aveva prima dell'infortunio, il massimo raggiungibile è pari ad un 80-90%, questo però non vuol dire che non possa giocare in modo efficiente. Lo scoglio più duro da superare ora è quello psicologico, perché la mente sa che è a posto fisicamente, ma ha ancora ben impresso il momento dell'infortunio e non vuole che si ripeta. Ci vogliono ancora vari mesi per superare questo blocco, periodo che sarà più breve quanto migliore sarà la sua disciplina mentale. Ci auguriamo che il giocatore possa superare velocemente anche la parte psicologica dell'infortunio.
Continuano i problemi di Scot Pollard alle prese con la slogatura della caviglia sinistra. Non ha giocato nessuna partita di pre-season e solo recentemente ha iniziato a svolgere qualche allenamento con i compagni di squadra. Il giocatore ha voluto ricordare che l'anno scorso si è slogato quella caviglia per ben 4 volte e questo non gli ha precluso la possibilità di giocare nessuna partita, ma è facile che stavolta l'infortunio sia stato influito dal suo peso, stimato attorno ai 127 chilogrammi contro un 120 indicato sulle guide NBA. Doc si aspetta di vederlo disponibile alla prima gara di stagione regolare.
Curiosità
Non bisogna chiamarli Big Three perché gli originali erano solo Bird, McHale e Parish? Per Kevin McHale non c'è problema, possono benissimo chiamarli così, inoltre ha dichiarato "spero che facciano molto bene". La discussione su come chiamarli continua.
Quest'anno è uno dei pochi in cui tre franchigie di BeanTown in sport diversi (Celtics nel basket, Patriots nel football americano e Red Socks nel baseball) hanno reali possibilità di vincere i rispettivi campionati. Forse è troppo sperare che le vincano tutti e tre, ma è altamente probabile che almeno uno di questi trofei possa essere portato a casa.
Sistemazione roster e prospettive della stagione
Ultime modifiche al roster prima dell'inizio della stagione. Iniziamo da Esteban Batista, rilasciato lo scorso 16 novembre. Il giocatore non ha impressionato più di tanto, ma un tentativo andava fatto dopo le prove convincenti al FIBA Americas Championship con la sua nazionale uruguaiana.
Il 25 ottobre il roster ha trovato la sua versione finale con il rilascio di Dahntay Jones e Jackie Manuel e la conferma di Brandon Wallace. Probabilmente la sorpresa maggiore viene da Jones, che ha la maggiore esperienza NBA dei 3 giocatori citati, avendo giocato per 4 anni ai Grizzlies. Evidentemente la dirigenza Celtics ha visto del potenziale in Wallace che non traspariva dagli altri due giocatori. Ora il roster conta 14 giocatori, rimane quindi un posto libero, è presumibile che questo posto possa essere riempito nelle prossime settimane, ma non è nemmeno escluso che possa rimanere vacante fino alla trading deadline di metà stagione. La speranza, neanche poco velata, è quella di accaparrarsi un giocatore utile alla causa rilasciato da altre franchigie.
In attesa di vedere chi riempirà il roster potremo subito renderci conto di cosa faranno i Celtics in questa stagione iniziando dalla prima partita in programma venerdì 2 novembre alle ore 20 ora locale, in Italia sarebbero le 2 di notte, ma poiché in America spostano le lancette all'ora solare una settimana dopo rispetto all'Europa, in Italia la partita inizierà all'1 di notte.
L'obiettivo minimo è un titolo entro 3 anni, senza mezze misure. Per quest'anno non sarebbe totalmente deludente una sconfitta in finale di Conference, ma lascerebbe di certo qualche amaro in bocca, molto meglio arrivare in finale e poi giocarsela, i Celtics ne hanno tutte le possibilità .