Philadelphia 76ers: Preview

L'inconfondibile sagoma di Iguodala, un atleta nato…

Obbiettivi

In termini di risultati come obiettivo verrebbe da dire playoff, poi però dando un'occhiata alle altre pretendenti e alle loro mosse di mercato ci si accorge che sulla carta Philadelphia è parecchio indietro. Il motivo è semplice, mentre altri team stanno ricostruendo o costruendo qualcosa di importante dopo essere stati nei bassifondi della Conference e quindi sono in fase ascendente, Philadelphia si ritrova in fase di ricostruzione.
E in questi momenti sono di più i dubbi che le certezze.

Certo la dirigenza non pretende che la squadra giochi la post season già  questa stagione, per questo il primo turno dei playoff sarebbe un ottimo traguardo, un risultato inaspettato per il gruppo guidato da coach Maurice Cheeks, ma troppe cose dovrebbero andare per il verso giusto.

Quindi anche una stagione fuori dai playoff risulterebbe importante se i Sixers centrassero un obiettivo che definirei primario: diventare subito squadra e dimostrare a tutti che si può costruire intorno a questo gruppo.

Conference: Eastern Conference
Division: Atlantic Division

Arrivi: Reggie Evans, Ricky Sanchez, Derrick Byars, Jason Smith, Herbert Hill, Calvin Booth
Partenze: Joe Smith, Steven Hunter, Bobby Jones, Daequan Cook, Petteri Koponen, Kyle Fesenko, Ricky Sanchez
Rookie: Derrick Byars, Herbert Hill, Jason Smith, Thaddeus Young

Probabile quintetto base:
Playmaker: Andre Miller
Guardia: Andre Iguodala
Ala piccola: Rodney Carney
Ala grande: Reggie Evans
Centro: Samuel Dalembert

Roster

Guardie: Andre Miller, Andre Iguodala, Louis Williams, Willie Green, Kevin Ollie, Derrick Byars
Ali: Reggie Evans, Thaddeus Young, Kyle Korver, Rodney Carney, Jason Smith, Herbert Hill, Shavlik Randolph, Louis Amundson
Centri: Samuel Dalembert, Calvin Booth

Head Coach
Maurice Cheeks

Assistant Coaches
John Loyer
Henry Bibby
Jim Lynam
Moses Malone
Aaron McKie

Assistant Coach For Player Development
Bernard Smith

Athletic Trainer
Kevin N.Johnson

Assistant Trainer
Scott Faust

Commento

In questo momento in casa Sixers si pensa solo a ripartire, oramai l'era Iverson appartiene solo al passato, un'era iniziata nel 1996 e conclusasi lo scorso dicembre con l'approdo di "The Answer" a Denver dove lo aspettava un certo Carmelo Anthony.

Dieci anni intensi, colmi di momenti memorabili, magici, capaci di portare ai Sixers tifosi da tutto il mondo, ma al tempo stesso sono stati anni duri, difficili, pieni di incomprensioni, litigi e obiettivi falliti. Philadelphia voleva tornare a vincere e si affidò a lui, scegliendolo come prima scelta assoluta, prima anche di Kobe Bryant.

Il titolo non è arrivato, è stato solo sfiorato nel 2001, annata straordinaria per Iverson: miglior realizzatore in regular season e nelle finali, primo per palle rubate e titolo di MVP dell'anno. Peccato però, che la corsa si sia fermata in finale contro i Lakers di Shaq&Kobe.

Ai tifosi ha lasciato molti ricordi, questo è il più amaro ma anche il più dolce visto che è il punto più alto raggiunto in questi ultimi anni. E di tutti questi ricordi avranno molto bisogno, perché la squadra che si appresta ad affrontare la stagione non promette certo scintille.

Non ci sono stati grossi stravolgimenti, quello che è successo l'anno scorso è bastato, per cui Philadelphia riparte dal finale della scorsa stagione. Almeno questa è la speranza, perché dopo una striscia di sconfitte dovuta al terremoto interno il finale di stagione è stato incoraggiante.

I Sixers non hanno giocato a perdere, come molti magari si aspettavano, ma hanno cominciato a giocare da squadra e hanno sfiorato addirittura i playoff chiudendo al nono posto insieme agli Indiana Pacers.

È un finale però tutto da valutare, poiché non avevano nessun peso sulle spalle e se perdevano da un certo punto di vista gli andava pure bene. Il riferimento è alla chiamata del draft, in cui Philadelphia ha avuta la dodicesima scelta e con qualche sconfitta in più si potevano scalare diverse posizioni.

Allo stato attuale il progetto prevede di puntare sui giovani presenti nel roster per poi costruire un futuro importante. I punti fermi rimangono tre: Andre Miller, Andre Iguodala e Samuel Dalembert.

Andre Miller si è guadagnato la riconferma e gli sarà  nuovamente affidata la cabina di regia. Avrà  il compito di guidare la squadra ma dato che le capacità  non gli mancano non ci saranno grossi problemi. A dargli il cambio ci penserà  Louis Williams, autore di un'ottima summer league e di grandi prestazioni nelle partite di pre-season. Comincia ad essere ben considerato da coach Cheeks, vedremo se avrà  i minuti che ha dimostrato di meritare.

Altra certezza è Andre Iguodala, la stella della squadra dopo la partenza di Iverson. È atteso ad una stagione molto importante, deve dimostrare di essere un leader e poter trascinare i compagni. Finora è stato considerato un secondo violino, ora vedremo se diventerà  una superstar in modo che si possa costruire una squadra vincente attorno a lui. Deve migliorare in tiro e palleggio, mentre le sue doti spettacolari sono indiscutibili e gli garantiranno una presenza costante negli highlights televisivi.

Nel quintetto titolare il ruolo di ala piccola verrà  ricoperto probabilmente da Rodney Carney, almeno per la prima parte di stagione. Infatti, una volta che Thaddeus Young avrà  superato il periodo di assestamento sarà  difficile non farlo diventare una presenza fissa nel quintetto base. Il rookie di Georgia Tech ha un talento puro, paragonato a quello della seconda scelta assoluta Kevin Durant, è tecnicamente dotato e se gli sarà  data l'opportunità  di crescere diverrà  una pedina importante nello scacchiere dei Sixers. Ciò che crea dei dubbi è la coesistenza con Andre Iguodala, ancora tutta da verificare.

Il cecchino Kyle Korver si alzerà  spesso dalla panchina. Il ruolo di sesto uomo gli calza a pennello viste le sue capacità  di entrare e spaccare la partita con il suo gran tiro.

Il reparto dei piccoli è ben coperto ed è il punto di forza della franchigia, mentre qualche perplessità  c'è nel reparto dei lunghi.

Con la partenza di Joe Smith, destinazione Chicago, si è creato un buco nel ruolo di ala grande, parzialmente coperto poi con la trade intavolata con i Denver Nuggets che ha visto partire il centro Steven Hunter e Bobby Jones (utilizzato molto poco a Phila) in Colorado in cambio di Reggie Evans e dei diritti su Ricky Sanchez.

Reggie Evans sarà  cosi l'ala grande titolare, dovrà  garantire rimbalzi ed aiutare Dalembert in difesa. Ma il suo arrivo servirà  soprattutto per non bruciare il rookie Jason Smith, che già  da questa stagione avrà  un discreto minutaggio. Anche lui, come Young, ha buone prospettive, deve rinforzarsi fisicamente ma ha un buon tiro fronte a canestro ed ha dimostrato buone capacità  di andare a rimbalzo (da verificare però ora nell'NBA). Gode della stima della società  che ha visto in lui una buona spalla in futuro per Samuel Dalembert. Dalla panchina verrà  chiamato in causa anche Shavlik Randolph ma il suo apporto è un'incognita poiché è reduce da un brutto infortunio.

Nessun dubbio su chi sarà  il centro titolare, ovvero Samuel Dalembert. Da lui ci si aspetta un netto miglioramento dopo l'ottimo contratto che la società  gli ha garantito: ma fin dove può arrivare? Finora non ha brillato per continuità  e da ora in poi nessuno gli perdonerà  un rendimento altalenante. Il contratto pesa, soprattutto alla società  che non può più permettersi errori di valutazione.

Tra l'altro in pre-season è stato frenato da un infortunio che potrebbe renderlo non pronto per l'inizio di stagione. La prima alternativa è Calvin Booth, arrivato dopo la partenza di Steven Hunter, ma anche i due rookie Herbert Hill e Jason Smith saranno chiamati all'occorrenza.

I tanti tifosi dei Sixers sono delusi per la pochezza di movimenti in off season, ma la società  non poteva fare molto. Questa è una stagione di transizione, si spera nelle crescita dei giovani e nella maturazione definitiva delle stelle. La svolta ci sarà  la prossima estate quando si creerà  spazio salariale e la dirigenza potrà  cominciare ad operare dando la caccia a qualche free agent. E se poi le cose dovessero andare male ci sarà  anche una chiamata più alta al draft a dare una mano.

Nel frattempo si chiederà  alla squadra di crescere, ai tifosi di avere pazienza.

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