La felicità di Kirilenko di vestire in maglia Jazz è ben visibile da queste foto recenti…
Il miracolo si compie a Salt Lake City, lunedì 1° Ottobre, primo giorno di Training Camp degli Utah Jazz, vicecampioni della Western Conference.
Dietro porte chiuse all'angolo destro dello spogliatoio, da Izhevsk sui monti urali, sguardo raggelante come il ghiaccio che scorre a primavere sulla Neva nella sua adottiva San Pietroburgo, viso e corpo più taglienti del vento che ti accoglie nella piazza rossa ogni mattino fino a maggio inoltrato, un soprannome "AK47" che rende vagamente l'idea di quanto efficace e fastidioso possa essere come giocatore, prigioniero delle sue due ossessioni cestistiche: "fun" (divertimento) e "pressure" (pressione)… AAAAndrei Kirilenkoooo!!
All'angolo sinistro, da McLeansboro nell'Illinois, sguardo assonnato, bocca semiaperta e lingua appena fuori da vecchietto che passa le sue giornate al baretto del paese a spettegolare e giocare a carte, sul suo trattore e con un cappello (di solito verde) della stessa marca del trattore, portatore sano di un soprannome "The Original Bull" che si conquistò come giocatore dei Chicago Bulls ma che nel descriverlo come allenatore con carriera trentennale ha effetto mitigatore, uno che non conosce parole diverse da "work" (lavoro), colui che si vanta di passare l'estate solo con amici muniti di dentiera… Geraaaald Eugeeeene "Jerry" Sloooooooooooaaan!!!
Arbitro dell'incontro, da Staten Island NY, col cuore a forma di trifoglio, uno dei più bravi allievi-figliocci di Coach Larry Brown, con ordini di fare da pacere, il vice presidente degli Utah Jazz… Kevin O'Connor!!
Primo gong: Kirilenko parla di FUN e Sloan è già sul punto di andarsene sbraitando quando il mediatore Kevin decide di far definire quella parola al ragazzo russo: giocare duro, correre un po' e sentirsi coinvolto. Il vecchio Jerry si illumina ed esclama che è come lui definirebbe il suo motto WORK. Così lavoro e divertimento diventano sinonimi in un surreale dialogo tra il più americano degli americani vecchio stampo e un ragazzo russo di ventisei anni e tutti vissero felici e contenti. Di colpo la guerra fredda non è mai esistita…
Come dite manca un concetto fondamentale? AH si… PRESSURE, "in russo" vuol dire essere trattato bene, cioè non essere solo rimbrottato per le cose negative, beh qui il burbero sessantacinquenne dell'Illinois sarà difficile da intenerire ma ci proverà , questi sono gli ordini del Padre Padrone dei Jazz Lawrence Horne "Larry" Miller.
Il primo disgruntled di cui ci occupiamo è Andrei Kirilenko, lo swingman russo, dopo aver vinto il campionato europeo con la Russia da assoluto protagonista è deciso: vuole tornare a divertirsi. Meno di 9 punti a partita la scorsa stagione, ai suoi Utah Jazz più che essere stato relegato al ruolo di quarta opzione offensiva e di specialista difensivo, era uno spettatore molto ben pagato delle avventure del trio Deron Williams- Boozer- Okur, che, ogni tanto, faceva invasione di campo e portava a casa una stoppata o un recupero.
David Blatt, allenatore della Russia lo ha resuscitato, coinvolgendolo in attacco sui giochi a due come terzo o come roller, facendogli portare un po' la palla, liberandolo da vincoli Ucla… Gli ha scosso via tutta la ruggine offensiva.
Ma la scintilla libertà ha avuto il merito di ravvivare il fuoco dell'Andrei passatore. Gli insegnamenti di quel vecchio play che dava il cambio a Stockton e aveva preso il rookie AK47 sotto la sua ala protettiva, tale Jackson Mark, si quel Jackson Mark, mister 10323 assist in carriera, erano braci ancora vive sotto un metro di "cenere sloaniana".
Andrei il passatore visionario che si diverte e ti diverte, più Andrei il discreto ballhandler, unito all'Andrei opportunista e ottimo rimbalzista offensivo e all'Andrei tiratore di striscia… fanno un attaccante piuttosto utile ad una squadra dove manca una guardia-ala piccola no?
All'attaccante Andrei vanno aggiunti il Kirilenko ottimo difensore di uno contro uno sia sui migliori giocatori piccoli che sui "non Shaq" e "non Duncan" di questo mondo, il Kirilenko PIOVRA, à ncora centrale di una zona 3-2 dove il suo fiuto e i suoi tentacoli valgono tre recuperi a partita, il Kirilenko ottimo stoppatore in aiuto e viene fuori un Andrei Kirilenko che farebbe molto comodo a tutte le squadre del mondo, che sembrava destinato alla top ten dei giocatori Nba e che ha firmato un super contratto solo due estati fa.
Dimenticatosi dei mille infortuni che hanno spinto O'Connor e lo staff tecnico ad incentrare il gioco degli Utah Jazz sui nuovi arrivati Deron Williams e Carlos Boozer (che peraltro ne criticano la scarsa attitudine lavorativa e la dubbia simpatia) AK è deciso a far saltare il banco.
Dalla Spagna telefona al suo proprietario-benefattore Larry Miller e gli dice che per Sloan non ci vuole più giocare quindi ha due sole possibilità : cederlo o lasciarlo andare via. Andrei da ragazzo di cuore qual'è afferma che è anche disposto a lasciare lì i 53 milioni di dollari che dovrebbe portare a casa nei prossimi quattro anni, non li vuole più, l'importante è "having fun", sarebbe anche disposto a tornare in Europa pur di scorrazzare liberamente con quell'arancia in mano (al Cska Mosca aspettano salivanti da una vita muniti di assegno con un esercito di zeri).
Però questa è l'America, è l'Nba dell'avvocato ebreo più scaltro di tutta New York, forse del mondo: i contratti non sono fatti su carta igienica come nel nostro calcio, non sono risolubili come quelli della NFL, si rispettano oppure si scambiano.
Chi vorrebbe mai un giocatore che ha una sinistra tendenza ad infortunarsi, con un contratto così lungo ed oneroso?? Si è parlato molto dell'eventuale scambio con Shawn Marion, ma la sensazione è che AK47, Sloan e gli Utah Jazz si siano dati quantomeno qualche mese di tempo, a Febbraio o la prossima estate si ritroveranno con argomenti ancora più forti di quelli di quest'estate e decideranno se sarà un matrimonio da salvare o sarà tempo dei saluti.