Gregory Wayne Oden Jr., once-in-a-decade player
Non era mai accaduto che la prima scelta del draft dovesse saltare interamente la prima stagione tra i pro. Non per infortunio.
Il precedente, speriamo di buon auspicio, è quello che ci riporta ad un altro big man: David Robinson. Il campione degli Spurs debuttò con un anno di ritardo per mantenere fede agli impegni con la Marina degli Stati Uniti.
Greg Oden, al contrario, non vedeva l'ora di cominciare questa regular season e riscattare una Summer League troppo breve e deludente. Attesa destinata a protrarsi, con ogni probabilità , per altri dodici mesi.
Lo spettro di Sam Bowie è presto evocato dalle solite cassandre, pronte a definire Oden injury-prone prima ancora che sia iniziata la sua carriera.
Lo staff medico, che ha accuratamente testato le condizioni fisico-atletiche del centro ex Ohio State prima del draft, non ha avanzato alcuna perplessità sulla solidità fisica del centro nativo di Buffalo. Al contrario, Kevin Pritchard ha svelato che non ci sono mai stati grandi dubbi su quale fosse il giocatore da selezionare con il pick numero uno.
L'infortunio nel suo primo ed ultimo anno al college, la tonsillite di Las Vegas e quest'ultimo problema al ginocchio non hanno nessuno legame tra loro. Non ci sono veri elementi per aggiungere Oden alla folta lista dei “talenti fragili”. I medici sostengono che l'operazione è riuscita perfettamente e che il giocatore, al termine della riabilitazione, sarà esattamente come prima.
Season ending microfracture surgery… conseguente ad un non identificato infortunio di gioco. Prima che si scoprisse l'entità del danno, Oden nel suo blog aveva confessato che a metà agosto aveva accusato delle fastidiose fitte al ginocchio. Non durante una fase di gioco, semplicemente alzandosi dal divano.
Stufo dei continui incidenti che interrompevano il suo inserimento nei pro (e nella squadra nazionale) e sottovalutando la gravità del problema al ginocchio, ha continuato ad allenarsi per un po' senza lagnarsi.
Quando poi ne ha fatto parola allo staff medico, si è deciso di approfondire la questione. Ad una prima analisi pareva che lo stop non sarebbe stato superiore al mese, poi la scioccante notizia dell'anno perso.
Alcuni hanno paragonato l'intervento subito da Oden con quello che ha fermato a lungo Amare Stoudemire. La stella dei Suns, pur in ottime condizioni, ha perso parte dell'esplosività della prima parte di carriera. I Blazers invece preferiscono avere come metro di paragone due casi analoghi seguiti da vicino: Darius Miles e Zach Randolph.
Il primo non ha ancora completamente recuperato dai malanni alle ginocchia e non sappiamo in quali condizioni tornerà a calcare i parquet d'oltreoceano. La nuova ala dei Knicks ha raggiunto l'apice della propria carriera in seguito al rientro dall'infortunio, anche se (per sua stessa ammissione) ha fatto molta fatica nella prima regular season post riabilitazione.
Tenendo questi due giocatori come metro di paragone, lo staff medico dei Blazers ha affermato che quello di Oden è senza dubbio l'infortunio di minore entità : la parte di cartilagine danneggiata molto piccola e la giovane età dell'atleta i due fattori principali di ottimismo. Oden sarà solo un anno più vecchio.
GET WELL
La fortuna non è stata dalla parte di Greg, su questo non ci sono dubbi.
Rassicurazioni mediche a parte, il partito degli scettici vanta sempre molti tesserati e finché non tornerà in campo, Oden non potrà zittire né chi mette in dubbio le sue doti atletiche, né chi è perplesso circa le sue qualità tecniche.
Un attesa tanto lunga e snervante per i tifosi della squadra dell'Oregon, che solo poche settimane fa lo accoglievano a Portland come un eroe, quanto per lo stesso ragazzone di oltre 7 piedi d'altezza.
Nei silenzi della faticosa riabilitazione il pivot ex Buckeyes potrà consolarsi con l'affetto dei suoi nuovi tifosi. I creativi della Nike, il colosso industriale con sede nella periferia della Rip City, hanno pensato di sollevare l'umore del loro atleta e dei suoi sostenitori progettando il più grande biglietto di auguri del mondo!
All'interno il testo recita Oden, just do it e se il messaggio non fosse abbastanza chiaro compare anche il logo reso immortale da tale Michael Jordan. Operazione pubblicitaria a parte, il bigliettone sta già facendo il tour di Portland e delle sue scuole per raccogliere le firme di quanti vogliono essere vicini al loro campione. Tra una settimana circa la consegna allo sfortunato atleta.
Kevin Pritchard, general manager della franchigia, ci informa che le prime parole di Oden dopo la notizia che ha messo in ginocchio Portland sono state “i'm sorry“, ripetute più volte. A Greg non manca il senso di responsabilità e sente il peso di non aver ancora dato nulla a chi gli ha già dato tantissimo.
Dopo qualche giorno di silenzio, Oden è tornato ad interagire con il resto del mondo e l'ha fatto con l'ultimo messaggio nel suo blog. Un video in cui ci mostra il ginocchio pasticciato, il letto in cui dorme (in salotto!), il suo enorme faccione espressivo. Soprattutto promette “tornerò più forte che mai“!
A NEW TEAM
Non appena si sparse la notizia del lungo stop di Oden, reporters, giocatori, allenatori, general managers, tifosi, tutti hanno voluto esternare le proprie reazioni. I primi ad arrivare, al solito, i pareri più pessimistici e drammatici. Poi si è tornato pian piano a parlare di basket.
A freddo in molti si chiedono, al di là del dispiacere implicito nel non vedere in azione il pick numero uno dell'ultimo draft, quanto siano cambiate le aspettative in casa Blazers.
Gli amanti dell'adagio secondo cui non tutto il male viene per nuocere sostengono che in prospettiva Portland ci ha guadagnato! La sorprendente tesi si basa sul fatto che senza Randolph e Oden i Blazers vagheranno per i bassifondi della Western, garantendosi una scelta molto alta anche al prossimo draft. Inoltre senza il numero 52, Frye e Aldridge avranno maggiori minuti e responsabilità , pronti a consacrarsi definitivamente e facilitare il rientro di Oden.
Non mi sento di escludere un simile scenario, ma non bisogna dimenticare che il primo obiettivo di McMillan e Pritchard è quello di fare crescere un gruppo con un dna vincente. Il tanking – perdere il maggior numero di partite per aggiudicarsi una maggiore probabilità di ottenere le primissime scelte al draft successivo – sarebbe una via molto pericolosa da intraprendere, in quest'ottica. E la storia recente insegna che il tanking offre poche garanzie.
Ritengo invece che, oltre agli obiettivi tecnici, il traguardo dei Blazers sarà ancora quello di migliorare il proprio record rispetto alla scorsa stagione. Un passo alla volta, ma in avanti.
Due anni fa a Portland giocava la peggior squadra della Lega, con 21 vittorie all'attivo nell'intera regular season. Con l'arrivo della coppia di rookie Roy-Aldridge i giovani Blazers hanno portato a 32 il record di vittorie, un incremento di 11 successi.
La partenza del miglior scorer e rimbalzista delle ultime quattro stagioni, Zach Randolph, sarebbe stata colmata con l'arrivo di Frye e Oden. Quest'ultimo non sarà della competizione, ma stiamo dimenticando che il rendimento di Roy e Aldridge potrebbe crescere ancora, così come quello di molti altri giocatori che avevano limitate responsabilità offensive in presenza del grande accentratore Z-Bo.
L'obiettivo playoff era tutt'altro che scontato in presenza di Oden, ma forse non è neppure irraggiungibile in sua contumacia.
Le parole di coach McMillan spostano invece l'attenzione in altra direzione. “Ora mi trovo con una squadra nuova.” Oden continuerà ad occupare un posto a roster, motivo per cui non verrà provvisoriamente rimpiazzato con nuovo giocatore. Men che meno da Doug Christie che ha scelto di partire da Portland per la sua serie di provini pro rientro.
LaMarcus Aldridge dovrà gioco-forza esibirsi per un altro anno nella posizione di centro, dividendo gli oneri del ruolo con il (modesto) intimidatore Joel Przybilla. Frye punto fermo in ala forte, riceverà minuti di riposo anche dal rifirmato Travis Outlaw, ala atipica e leggerina per lo spot.
L'efficacia di Randolph era legata ad un ritmo piuttosto blando che gli permetteva di prendere posizione in post basso e poi mangiarsi i diretti avversari (anche se non è ancora riuscito a diventare un buon passatore sui raddoppi a cui spesso costringeva le difese avversarie).
L'idea che stuzzica il coach che fece miracoli a Seattle è quella di proporre, ora, una nuova versione uptempo dei Blazers, sfruttando sia le doti di Rodriguez che la velocità di Aldridge-Frye (o Outlaw in un quintetto basso).
Con poco più di 94 punti a partita, i Blazers sono stati il peggior attacco della passata stagione, meglio solo degli Hawks. McMillan sostiene a ragione che tutto parte da una migliore pressione difensiva, non a caso i Blazers erano ultimi alla voce punti ottenuti in fast-break: “Mi è sempre piaciuto far correre le mie squadre, ma devo anche valutare uno stile di gioco che si presti ai giocatori di cui dispongo. La difesa è dove bisogna lavorare per diventare un running-team.“
Un quintetto di partenza da ripensare, uno stile di gioco da rimodellare, giocatori da responsabilizzare.
Queste le preoccupazioni di coach McMillan alle porte del training camp e a poco più di un mese dal via. Lo sviluppo di Oden, purtroppo, è un pensiero di cui può fare a meno.