Cosa succede a Ovest?

E' iniziata la nuova era: Greg Oden farà  grande Portland?

Estate calda, imprevedibile" non solo meteorologicamente parlando, ma con un occhio al mondo professionistico oltreoceano.

Era dal favoloso draft 2003 (quello dei vari James, Wade, Bosh, Anthony) che non si provavano emozioni simili nella lottery night. Era da quel giorno di giugno di quattro anni fa che non si vedevano tendenze ricostruttive tanto imponenti.

Ebbene, estate 2007, la Lega è in subbuglio: non per lo scandalo Donaghy, che qui non interessa, bensì per le nuove prospettive future di alcune franchigie, chiamate ad inserirsi con forza nella cartina NBA. Parliamo delle varie Seattle e Portland, di una Golden State obbligata a ripetere l'impresa degli ultimi playoffs, di una Houston sempre in corsa per salire sul treno delle grandi.

Analizziamo, ad oggi, com'è la situazione nella parte Ovest della Lega, una Conference che nell'era post Jordan ha vissuto i fasti dei quattro titoli degli Spurs (1999, 2003, 2005, 2007) e del three-peat targato Lakers (2000, 2001, 2002):

Northwest Division

Utah Jazz: grande stagione, con una Finale di Conference inattesa e un rendimento straordinario di un gruppo futuribile. Per tal motivo, giustamente la dirigenza dei Jazz ha ritenuto di dover solo puntellare un organico già  stabile.

Dolorosa la perdita di Derek Fisher, per ragioni estranee al basket. Era la guardia titolare, e sostituirlo non sarà  facile: il freshman Brewer (4,6 punti in 12 minuti di media) è il più papabile sebbene sia ancora acerbo; accanto a lui il rookie Morris Almond (26,4 punti lo scorso anno a Rice) è un progetto futuro e Gordan Giricek (7,8 punti con il 42,6% da tre lo scorso anno) può dare sicurezza dalla panchina.

Per il resto, tutto confermato: da Deron Williams, favoloso nella finale di Conference contro gli Spurs, passando per Boozer, leader, sino ad arrivare a Kirilenko, che ha passato una stagione difficile per via del minutaggio ma che è stato ritenuto ancora una volta incedibile.

Denver Nuggets: non si sono mossi sul mercato, a parte la cessione di Steve Blake (arrivato per affiancare Iverson in cabina di regia ma senza soddisfare) a Portland e l'acquisizione del veterano Chucky Atkins. La speranza in Colorado è l'inserimento definitivo di Allen Iverson, colpo grosso della scorsa stagione: se il rendimento di The Answer nei giochi di coach Karl dovesse essere quello sperato, i Nugs potranno fare strada, contando anche sul futuro, Antonhy, e sul Difensore dell'Anno Marcus Camby. Kenyon Martin: se tornasse quello di New Jersey, avremmo un quartetto da titolo.

Portland Trail Blazers: la nuova era è iniziata. Si sprecano i paragoni con gli Spurs del 1997, derelitto team che con la scelta di Tim Duncan risorsero e in dieci anni sono stati la squadra più vincente dello sport professionistico americano. Nella città  delle rose si sognano già  i fasti del 1977, anno del favoloso, unico titolo conquistato in Oregon.

La punta di diamante dell'estate dei Blazers, ovvio, è Greg Oden, il quale non ha sfavillato nella Summer League di Las Vegas ma che di certo si farà  sentire da ottobre in poi. Accanto e conseguenza di questo colpo sono state la cessione a New York del problematico (ma sempre uomo da 23+10 a sera) Zach Randolph e l'arrivo della contropartita Channing Frye.

Una postilla per ricordare anche il ritorno in maglia Blazers di Steve Blake, mossa che probabilmente potrebbe portare altrove Jarret Jack. I tifosi però hanno ben donde di gioire: un quintetto con Blake, Roy (miglior rookie 2006), Frye (o Miles), Aldridge e Oden forse non farà  tantissimo quest'anno, ma in prospettiva a medio lungo termine può portare un nuovo anello in Oregon.

Seattle Sonics: un elefante in una cristalleria, così si può leggere il mercato dei Sonics. Solo i Celtics hanno fatto peggio (o meglio, ovviamente dai punti di vista). Via 45 punti a sera targati Ray Allen e Rashard Lewis, rispettivamente proprio a Boston e ad Orlando. Squadra incenerita, che tenta di risorgere come una fenice con la seconda scelta assoluta Kevin Durant, con l'esperienza (a livelli alti? Beh quella no..) di Szczerbiak e con la futuribilità  di Delonte West. Per il resto poco altro, da Phoenix è arrivato Kurt Thomas, uomo d'area che porta lui si esperienza ai livelli che contano.

Minnesota Timberwolves: se ne parlava ormai da un bel po' di tempo, e come sempre accade, tutti ne parlano ma nessuno vuol dire nulla. Finché accade: il simbolo di undici anni dei Wolves, il simbolo della franchigia del Minnesota, cambia maglia. Non quella dei Lakers (nella quale il sottoscritto sperava) per evidente difetto di contropartita adeguata, ma quella dei blasonati Celtics. Via Kevin Garnett inizia la ricostruzione, con l'arrivo di Gerald Green, Al Jefferson, Theo Ratliff, Sebastian Telfair (dall'affare Big Ticket), Corey Brewer dal draft e Juwan Howard da Houston in cambio di Mike James. Telfair, Davis, Green, Brewer e Jefferson sono un quintetto interessante, per una squadra che dovrà  solo maturare esperienza prima di poter dire la sua nella Western.

Southwest Division

San Antonio Spurs: squadra che vince non si cambia. A questo avrà  pensato la dirigenza texana, la quale ha semplicemente confermato ed esteso i contratti di Fabricio Oberto e di Michael Finley. Dal draft è arrivato Tiago Splitter, ala brasiliana di 22 anni dal Tau Cerà mica (10,7 punti e 6 rimbalzi di media in 20 gare di Eurolega la scorsa stagione), i cui effetti potranno essere visti a medio lungo termine. Parte ancora come favorita per il Titolo, e non perché ne è detentrice: ormai da anni, gli Spurs ci hanno abituato a regular season "interlocutorie" da 55 o più vittorie, e incredibili incrementi di rendimento nel corso delle gare che contano.

Dallas Mavericks: chiamati a vincere. Non hanno più alibi, dopo il suicidio tecnico tattico della Finale 2006 e la figuraccia nel primo turno di questi playoffs contro gli spumeggianti Warriors. Cuban e compagnia, ragionevolmente, hanno confermato la fiducia a questo gruppo, che nonostante tutto ha flirtato con le 70 vittorie in stagione.

Certo è che una debacle come quella vista contro Golden State non dovrà  né potrà  più ripetersi: Avery Johnson ha una possibilità  per vincere, poi a mio avviso non so se la dirigenza sarà  pronta a voler puntare tutto su un team ad altissimo livello ma che per ora ha difettato della cattiveria propria dei vincenti. Sul fronte mercato, confermato il roster dell'anno passato a cui si è aggiunto Eddie Jones, in arrivo dagli Heat. Un appunto: fa specie vedere nella rosa anche Kevin Willis, 45 primavere suonate e la bellezza di 21 stagioni alle spalle.

Houston Rockets: dopo il cappotto contro i Jazz, la dirigenza si è mossa pesantemente: non volendo smantellare la squadra, prima di tutto ha sostituito il titolare del pino, mandando via Van Gundy e firmando Rick Adelman, e successivamente ha rifinito il roster cercando armi sia in area che fuori da affiancare alla coppia T-Mac - Yao, la quale, diciamoci la verità , negli ultimi playoffs è sembrata piuttosto sola, senza aiuti concreti.

E così, in partenza Juwan Howard, sostituito con Luis Scola, i cui diritti sono stati acquisiti dagli Spurs, e in arrivo (o meglio in ritorno) il bomber Mike James e Steve Francis, ceduto dai Knicks ai Blazers nell'affare Randolph e pagato profumatamente da questi per non mettere piede nell'Oregon. Da quando la coppia McGrady - Ming si è formata, questo team è sempre visto come una potenziale forza ad Ovest, ma fino ad ora, vuoi per infortuni, vuoi per sfortuna, vuoi per inesperienza, il progetto non ha portato i frutti sperati.

Memphis Grizzlies: un team che si è mosso sul mercato per cercare di portare vittorie nella città  di Elvis. In arrivo, in primis, Marc Iavaroni, ex assistente di coach D'Antoni a Phoenix e ora resosi autonomo sulla panchina dei Grizzlies. Sul fronte giocatori, Milicic aiuterà  Gasol sotto le plance, permettendo allo spagnolo di giocare nel ruolo a lui più congegnale, come ala forte. In posizione di playmaker, due ottimi colpi: dal draft Michael Conley, futuro detentore della cabina di regia, e dal mercato, l'acquisto da Washington dei diritti su Juan Carlos Navarro, che ad oggi vedrei meglio in quintetto base. Insomma, migliora il team con un quintetto Navarro - Miller - Gay - Gasol - Milicic che può dare speranze ai tifosi di Memphis.

New Orleans Hornets: team la cui crescita appare fisiologica. Buona la campagna acquisti, con l'arrivo da Toronto di Morris Peterson e la scelta nei draft di Julian Wright. Recuperato Peja Stojakovic e sperando che la buona sorte tenga lontani gli infortuni è un team che può far bene. Ovvio, non compete ad alti livelli, vista soprattutto la Division di appartenenza, ma il quintetto Paul - Peterson - Stojakovic - West - Chandler è piuttosto interessante in ottica a medio termine.

Pacific Division

Phoenix Suns: gli scorsi playoffs hanno fatto male, a maggior ragione sapendo che se qualche episodio fosse andato diversamente i Suns oggi sarebbero forse campioni NBA. Ma questo non può costituire un alibi ed ecco dunque che, sfumato l'acquisto di Garnett (sarebbe partito per Atlanta Stoudemire, ma davvero ne valeva la pena?), Phoenix ha puntato sul carisma e la classe di un veterano come Grant Hill, importante aggiunta espressamente in chiave post season. Perso James Jones, dal draft è invece arrivato Alando Tucker, pedina che in qualche modo coach D'Antoni potrà  rendere utile alla causa.

Golden State Warriors: dopo dei playoffs indimenticabili, la dirigenza della Bay Area ha scelto di cedere un pezzo della storia recente dei Warriors: via Jason Richardson, sei anni da star in quel di Oakland, al fine di acquisire dal draft Brandan Wright, ala dall'enorme potenziale. La partenza di Richardson facilita in parte il primo approccio nei pro di Marco Belinelli, secondo italiano in due anni ad approdare oltreoceano. Di seconda importanza l'acquisto di Austin Croshere.

Los Angeles Lakers: le polemiche di Kobe Bryant e la richesta di una presunta cessione non hanno facilitato il lavoro del GM Kupchak. L'obiettivo primario era rifirmare Luke Walton e cosi è stato. Ma, nonostante il ritorno in gialloviola di Derek Fisher e le ottime prime apparizioni della prima scelta Javaris Crittenton, ancora si aspetta il colpaccio chiesto dal n. 24, a maggior ragione dopo essere sfumata l'opportunità  Garnett.

Los Angeles Clippers: brutto momenti per l'altro team losangeleno. Persi tre solidi elementi della panchina come Jason Hart, James Singleton e Daniel Ewing, si è gravemente infortunato anche il pilastro Elton Brand, che ne avrà  per parecchio. Ecco cosi che sfumato l'acquisto di Steve Francis, il team bianco rosso blu si ritrova con lo stesso team della passata stagione salvo le defezioni di cui sopra e le relative conseguenze.

Sacramento Kings: tre cambiamenti che rappresentano una scommessa alquanto rischiosa: Reggie Theus come capo allenatore, l'acquisto di Mikki Moore dai Nets e la scelta di Spencer Hawes nei draft. Partendo da quest'ultimo, nella Summer League ha mostrato di poter già  dare un contributo concreto alla causa e di poter a breve sostituire in quintetto Brad Miller. Per ciò che riguarda Moore, ha giocato bene in maglia New Jersey la scorsa stagione, forse troppo, e rischia ora di arrivare in California come un sopravvalutato. Theus in panchina è un azzardo su cui i fratelli Maloof, re dei casinò di Las Vegas, hanno puntato decisamente forte.

Chiudo con un pagellino del mercato e sulle prospettive di team della Western Conference:

Utah: voto 6 - pur avendo perso Fisher, ha ritenuto solo di aggiungere qualcosa al roster. E' attesa a far nuovamente bene, ma quest'anno dovrà  scontrarsi con qualche aspettativa in più.
Denver: voto 5 - l'unico movimento è stata la sostituzione di Blake con Atkins. Si spera nel ritorno di Martins e nell'affiatamento della coppia Anthony - Iverson. Potenzialmente e sulla carta sono devastanti, nella realtà  faranno bene ma non andranno lontano.
Portland: voto 8 - tutti aspettano Oden, ma il restante quartetto iniziale è da far drizzare i capelli guardando tra due, tre anni. Frye, Roy, Blake e Aldridge sono futuribili e con un potenziale enorme. Inoltre, via un elemento problematico come Randoph. La nuova era è davvero iniziata, potremmo avere forse la nuova San Antonio.
Seattle: voto 8 - ci vuole coraggio a perdere in un mese Ray Allen e Rashard Lewis e a decidere di puntare tutto su un ragazzo di soli 19 anni. I Sonics ce l'hanno avuto e per questo meritano un otto, nella speranza che questo acquisto possa portare il team della città  della pioggia agli sfarzi della Finale NBA, lontana ormai 11 anni.
Minnesota: voto 8,5 - un voto cosi alto ad un team che ha ceduto Garnett? Ritengo di si, poiché ha saputo trarre da una situazione nota a tutti (la volontà  di Kevin di cambiare aria) il massimo possibile. Squadra rivoluzionata, che ha in Al Jefferson e Gerald Green le nuove pietre angolari.

San Antonio: voto 6 - come scritto, squadra che vince non si cambia. Ma qualcuno può obiettare che anche per i vincenti gli anni passano. E anche questo è vero. Solo una sufficienza per i favoriti al Titolo 2008, data dalle firme di Finley e Oberto e dall'acquisto di Splitter in chiave, questa volta si, futura.
Dallas: voto 5 - l'esperienza di Eddie Jones non è abbastanza. Il team c'è, sulla carta forse il migliore ad ovest, ma ciò che manca a mio avviso è un centro degno di questo nome. Erika Dampier, cosi ribattezzata da Shaq, non è uomo da squadra da titolo. Ultima chance per i Mavs e per il loro MVP.
Houston: voto 7,5 - cambio di filosofia, via Van Gundy e a bordo sale Adelman. Gli acquisti di Francis, James e Scola danno immediatamente una profondità  in più al team texano. Che per l'ennesima volta cercherà  di non essere la terza squadra dello Stato. E ancora una volta tutto, nonostante gli acquisti, è sulla spalle di Tracy McGrady e Yao Ming.
Memphis: voto 7 - l'arrivo di Milicic non aveva scatenato la gente in mezzo alle strade, ma la firma di Navarro potrà  essere un motivo in più per gioire. Il play ex blaugrana potrà  dare molto alla squadra e soprattutto a Michael Conley, sgravato cosi dalle immediate redini del team.
New Orleans: voto 6,5 - firmato Peterson e scelto Wright dal draft, gli Hornets puntano ancora su Stojakovic. Pian piano questo team prende forma, ma il distacco dalle restante squadre divisionali rimane abissale.

Phoenix: voto 6,5 - un voto dato esclusivamente da Grant Hill, uomo di 14 punti l'anno passato ma che accanto ai canestri sa ancora regalare giocate da enciclopedia del basket. Un'ala piccola capace di dare minuti a Nash grazie alle sue doti di passatori. A mio avviso, accanto agli Spurs partono loro come pretendenti al Titolo, prima dei Mavs.
Golden State: voto 6,5 - l'arrivo di Brandan Wright, esplicito investimento sul futuro, è costato Jason Richardson. Non poco, almeno in ottica a breve termine. Belinelli è nell'ambiente giusto: si corre a 100 all'ora, si gioca liberi e si tira tanto.
Lakers: voto 5,5 - rifirmato Walton, tornato Fisher e scelto Crittenton. Non esattamente i grossi colpi che Kobe Bryant ha richiesto. È un peccato vedere il miglior giocatore del mondo senza una squadra che possa stargli dietro. Solo la crescita di Bynum e la solidità  di Odom sono speranze per una stagione migliore. Ma, a parte questo, non si prospetta nulla di nuovo all'orizzonte.
Clippers: voto 4 - niente mercato, giocatori ceduti e Brand infortunato. Fosche nubi si stagliano all'orizzonte per quelli che solo due anni fa ero parsi essere la prima squadra di Los Angeles.
King: voto 5,5 - di secondo piano l'acquisto di Moore. Più interessante l'inserimento di Hawes. Kings ancora alla deriva.

Per ora è tutto, alla prossima!

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