Questo ragazzo qui trasformerà da solo Orlando in una contender…??
La voglio così, la mia personale rubrica: rutilante come un martedì sera in cui la Nba celebra 13 partite di regular season, sfrontata come la fotografa che chiede alla Regina d'Inghilterra di togliersi la corona per una foto ufficiale, e come il collega che "ferma" Clemente Mastella, stravaccato e sbadigliante il giorno in cui si sta votando la sua riforma della Giustizia.
La voglio poco informata, se non addirittura male informata: basta col mito di sapere sempre tutto prima. Ci ha sonoramente rotto. "Una fonte che non posso rivelare - recitava pochi giorni fa "l'autorevole" www.sportsbusinessradio.com – mi ha detto che Kevin Durant, la seconda scelta assoluta di quest'anno, sta negoziando un accordo di sponsorizzazione con la Nike. Non posso ancora rivelare la cifra, ma sarà sicuramente un accordo pluriennale."
Complimenti alla tua fonte: ma che notizia è? E' da prima ancora che nascesse la Tepa che ogni giocatore in uscita dal college con un minimo di possibilità di far strada firma un contratto con la Nike. Nell'estremo atto di informare prima, il giornalista s'avvita su se stesso e sull'informazione stessa e reggiunge il risultato di non dire niente. Altro che sapere tutto prima. Per la cronaca: Kevin Durant ha poi firmato con la Nike.
La velocità e l'immediatezza sono la grande malattia dell'informazione, nell'epoca della libera circolazione delle idee. Dovrebbero esserci più fonti per voci diverse e spunti nuovi; in realtà nessuno fa altro se non rimestare nella stessa pappa, riscaldata e quasi immangiabile.
Noi non sappiamo nulla prima e ve lo diciamo subito: è faticoso stare sulla notizia. Ed è anche poco stimolante. E' molto più divertente parlare con il senno di poi, commentare, discutere. Anche riderne, se sarà il caso.
"Qui bisogna fare qualcosa - ha sentenziato Alonzo Mourning dopo aver annunciato di voler giocare un altro anno - abbiamo già perso Jason Kapono ora anche Gary Payton mi ha detto di non voler "tornare""
Che ne dici di una festa, Zo? Anche più imponente della parata di due anni fa?
Sono queste le notizie che cerchiamo: non ce ne frega niente se Anderson Varejao pensava di prendere i soldi che Memphis ha investito su Darko Milicic (ridete pure da soli, qui non serve della battuta). Non ce ne frega niente se Jannero Pargo ha una discreta chance d'andare a rinforzare gli Heat. (Consiglio per Riley: chiudila in fretta quella porta Pat, appena Payton sarà uscito).
Spazzatura in giro, a far materiale per sbeffeggiare tutto e tutti ce n'è fin troppa. Dopo aver investito sul free agent Rashard Lewis, "Are finally the Magic a contender?" si chiedeva il sito dalla ESPN, credibile e interessante oramai come un fondo in cui Giancarlo Padovan parla bene della Juve e male di Roberto Mancini.
Pronto? Detroit batte Orlando 4-0 al primo turno dell'edizione dei playoffs; nemmeno si trattasse di Wiltus Chamberlain da Philadelphia.
Questa rubrica nasce sotto la luce sinistra dell' affaire Donaghy che, ove ce ne fosse bisogno, è un'ulteriore conferma della nostra teoria: nessuno che sapesse nulla prima, che si sia azzardato a dire qualcosa. Ora tutti vanno ripetendo da giorni concetti "di superficie", difficili da sopportare, quando non in aperto contrasto con il buon senso e la realtà sotto gli occhi di tutti.
La spazzatura dicevamo: raccoglierla sarà la prima preoccupazione di questa rubrica. Qualsiasi scantinato del web in cui si fa "informazione" va bene. Rimaneggiarla come il polpettone fatto con i resti della carne della sera prima, e servirvela a mo' di luccicante rivista patinata, sarà la naturale conseguenza.
Non fate quella faccia li, abbiamo tutti bisogno di riallargare la nostra visione della Nba: 25 anni fa era delle dimensioni dell'Oceano Pacifico. Poche notizie, da poche fonti, pochissime immagini. E quindi la fantasia costruiva la personale Nba di tutti noi. E' arrivata poi internet, la libera circolazione delle immagini e delle informazioni, la valanga di partite scaricabili.
Di ogni giocatore pensiamo di sapere tutto. E la fantasia che ci aveva fatto appassionare è andata a farsi benedire. Di conseguenza: la stagione regolare è diventata una noia mortale, i playoffs sono "sciapi" come una zuppa senza sale, i personaggi latitano.
Facciamo un passo indietro, come il presbite davanti ad un quadro. John Stockton ha investito una carriera su quel passo d'arretramento che gli permetteva di veder meglio come si muovevano i compagni. Anche partendo dalla spazzatura, si può capire come funzionano le cose.