FOCUS – Gibson e Varejao

Gibson e Varejao sono 2 giocatori fondamentali dei Cavs del futuro

Hanno stupito e fatto discutere, hanno segnato punti importanti e sostenuto in maniera fondamentale la loro squadra durante i Playoffs 2007: ora sono considerate due giovani promesse.
Futuro già  scritto o promesse da concretizzare?

Daniel "Boobie" Gibson

"Ehi, non male il ragazzo" ma da dove arriva?"
Chissà  quanti sono stati i tifosi dei Cavs che hanno pronunciato queste parole, tra i 20.437 presenti in media durante la stagione regolare, con un biglietto e magari un posto riservato alla Quicken Loans Arena, e soprattutto nei play-off.

Ma con l'avanzamento della post-season, è noto che i problemi aumentano, e la qualità  dell'avversario in genere anche. Così un coach, quando si trova in difficoltà , ci prova.
Ed ecco che il bravo Mike Brown, in piena bagarre play-off, si gira verso la panchina e chiama: "Let's go Boobie"" "Del resto, in allenamento è serio, tira mica male, ha il coraggio proprio della gioventù, non si sa mai""

Questo, più o meno, deve aver pensato l'head coach di Cleveland, e a lui, tutto sommato, è andata bene. In stagione regolare è stato poco utilizzato, del resto è alla sua prima stagione in Lega ma, con l'arrivo dei play-off, i Cavs hanno pescato l'asso, un rookie da 31 punti in una gara 6, abbastanza per cacciar fuori dalla corsa al titolo i Detroit Pistons, nientemeno.

E' Daniel Gibson, il rookie di Texas, che d'ora in avanti quel nomignolo che, dicono, gli avesse appioppato la mamma, dovrà  portarselo dietro per sempre.
Per tutti ormai è "Boobie", una delle poche sorprese e delle poche note di colore dei play-off 2007, volati via all'insegna della straordinaria concretezza degli Spurs, ma non certo dello spettacolo.

Il giovane sophomore dei Longhorns aveva chiuso la stagione in Texas con 13.4 punti di media e statistiche tutto sommato buone, ancorché normali. Con il 42 era stato scelto dai Cavs, dopo che la sua scelta di dichiararsi eleggibile al draft aveva sorpreso, e non poco.

Nella sua prima stagione di Nba la piccola guardia aveva toccato il campo in 60 occasioni, con una media di 16,5 minuti e 4,6 punti a gara. Nulla, ma veramente nulla poteva far pensare all'esplosione del numero 1 in maglia Cavs, soprattutto durante la finale di conference contro i Pistons.

Le statistiche di Gibson, ovviamente, ne hanno beneficiato, e così Boobie ha chiuso i play-off con 8,3 punti di media, che diventano più di 12 se si considerano solo le due serie finali, quelle in cui è stato utilizzato maggiormente. Davvero non male, per un rookie, ma tutto questo fa nascere un inevitabile interrogativo: e adesso?

La pressione sul giovane non sarà  di certo lieve, a partire dalla prima gara di regular season in autunno, e molti si chiedono se Lui riuscirà  a confermare le buone cose mostrate nelle ultime settimane, o se invece si sia trattato solo di un fuoco di paglia.

Bè, sinceramente il mio primo pensiero, dopo la sconfitta in finale contro gli Spurs, è che la franchigia dell'Ohio, già  dall'anno prossimo, possa contare su un po' di talento in più.

I Cavs hanno bisogno di un play, e probabilmente quello sarà  il principale obiettivo dell'estate: se l'operazione andrà  in porto, e per la squadra è auspicabile, Boobie dovrebbe partire dalla panchina ma sarà  il cambio principale per coach Brown nel reparto guardie.
Non male"

Tutto ciò accadrà  davvero? Gibson saprà  reggere la pressione, mettere i punti che gli si chiederanno, sfruttare gli scarichi di Lebron e colpire dalla linea dei tre punti?

Riflettendoci, se ha saputo farlo un momento così delicato della post-season, uno dei più importanti della storia dei Cleveland Cavs, non dovrebbe tradire le aspettative nella prossima stagione.
Se tutto andrà  per il verso giusto, potrebbe diventare presto uno dei tiratori più affidabili della Nba, un'arma letale se affiancata all'enorme talento di King James.

Anderson Franca Varejao "Wild Thing"

Il soprannome è già  tutto un programma per questo ragazzone brasiliano di 2 metri e 8 centimetri e quasi 110 chili, spigoloso e tenace in campo, divenuto con gli anni un avversario temibile.
Coriaceo, non ancora troppo esperto tatticamente (ma forse, prima o poi, si farà ) ma duro da abbattere, soprattutto in difesa.

E anche la sua stagione, numeri alla mano, può definirsi positiva.
Non ha i punti che possono trasformarlo in un top scorer, ma col tempo è diventato un elemento di grande importanza per la panchina della franchigia dell'Ohio.

Scelto al secondo giro dagli Orlando Magic nel 2004, fu girato subito in estate ai Cavs.
Dopo le prime due stagioni interlocutorie, nella terza le cifre sono cresciute tutte, anche se di poco, ma quel che più conta è stata la sostanza, che ne ha fatto un elemento affidabile.
Intendiamoci, c'è da migliorare, e molto, ma la strada dovrebbe essere quella giusta.

Qualche dubbio molti tifosi lo avevano avuto il 23 agosto dell'anno scorso, durante la prima fase dei mondiali di basket, quando quel fallaccio sul greco Nikos Zisis scatenò un putiferio e polemiche a non finire.

Ma il 25enne di Vitoria ha proseguito sulla sua strada, e nella sua terza stagione tra i Pro ha confermato le buone impressioni destate negli anni precedenti: giocatore solido, compatto, che fa della forza la sua arma migliore, soprattutto a rimbalzo.

Per questo è stato fondamentale per coach Brown quest'anno: 81 gare giocate, anche se solo 6 da titolare, ma spesso utilizzato come sesto uomo, talvolta per far tirare il fiato ad Ilgauskas, tante in coppia proprio con il centrone lituano, ormai un veterano ai Cavs, come ala forte al posto di Gooden.

Non a caso Cleveland, in stagione regolare, è risultata la seconda squadra di tutta la Nba per percentuale di rimbalzi a partita, e una delle migliori per numero di rimbalzi concessi agli avversari.
E non dimentichiamoci che proprio nel pitturato, spesso, nascono le fortune di una franchigia.

Per qualche giorno, Varejao è stato il cestista che più ha fatto discutere i tifosi, negli States come altrove, dopo il confuso e disgraziato finale di gara-3 contro San Antonio.
Veramente in pochi si aspettavano che sarebbe stato lui a prendere un tiro decisivo, ma talvolta la difesa degli Spurs costringe a decisioni non sempre felici.

Andy si è sentito sicuro e ha spiegato più volte nel dopo-gara di aver trovato lo spazio per tirare e di voler essere aggressivo. Giusto? Sbagliato? Forse soltanto naturale, ma nonostante l'errore, e le conseguenti polemiche per un presunto fallo di Bowen su James, forse non sarebbe cambiato nulla nella corsa al titolo.

Comunque sia andata, lui non ha avuto paura e ci ha tentato: dovrà  migliorare, e maturare, ma l'atteggiamento è quello giusto.

Dopo la stagione 2006/2007, tuttavia, ci sono certamente meno dubbi sul potenziale del brasiliano in prospettiva futura: bisognerà  che, presto o tardi, anche la dirigenza dei Cavaliers cominci a rifletterci, dal momento che "Wild Thing", tra un anno, potrebbe diventare free agent: diverse franchigie stanno con gli occhi aperti.

Il giudizio finale è positivo, e la prossima potrebbe essere davvero la stagione più importante per Varejao.

In conclusione"

Quante volte, in tanti anni, prima con i compagni di squadra e gli amici, poi con i tifosi del forum e di Play.it mi sono ritrovato a parlare di rookie o aspiranti tali, promesse che non sono mai state mantenute, speranze mai cresciute, talenti pazzeschi mai esplosi come si pensava"

Non so se questo sia il caso" l'impressione è davvero positiva, ma lo è ancor più analizzando il roster dei Cavs, che hanno saputo creare un gruppo in grado di farsi rispettare.

La finale, forse, è giunta un po' inaspettata, e Cleveland ha mostrato la sua scarsa attitudine a questo genere di appuntamenti, al contrario dei più quotati avversari, ma la lezione, ci scommetto, è servita eccome. Soprattutto a livello di esperienza.

Gibson e Varejao, nel loro piccolo, hanno cercato di sostenere il loro capitano, il giocatore simbolo della squadra, e lo hanno fatto come meglio potevano, e come nessuno si aspettava.
Adesso tutti sanno che, cercando alla voce Cavs, non compaiono più solo la foto e le statistiche del 22enne fenomeno di Akron.

Cleveland, dopo decine di anni, con un paio di aggiustamenti mirati nel roster, può puntare seriamente alla conquista di un titolo nello sport professionistico.

Quando calerà  la sera e si accenderanno le luci alla Quicken Loans Arena, sul parquet scenderà  un gruppo di giovani affamati e determinati. E puntare all'anello non sarà  più un sogno"

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