Focus: Baron Davis – Part I

Baron Davis ha mostrato talento e carattere negli ultimi Playoffs

"Play-off NBA", ovvero il palcoscenico sportivo in cui le emozioni e il carattere totalmente umano di un atleta diventano i fattori principali di una singola gara o di una intera sfida, a tal punto da mettere spesso in secondo piano anche il puro gesto tecnico o la più sensazionale performance, singola o collettiva.

I play-off NBA sono la traslazione del teatro classico nell' ambito sportivo: sono gioia, dolore, sofferenza, mentalità . Nello sport, probabilmente, nessuna altra competizione raggiunge altrettanto livello drammaturgico, e riesce a mettere a nudo, in maniera tanto efficace quanto spietata, il giocatore nella sua più profonda ed essenziale umanità : nei play-off, spesso, è l' Uomo a prevalere sul Giocatore, e visto che in questi momenti di intenso pathos, solo chi ha le stimmate del vero Vincente riesce ad imporsi, ecco allora che sono proprio queste sfide a sentenziare, in modo inappellabile, lo spessore mentale, prima ancora che quello tecnico, di un giocatore.

E lo spessore mentale e caratteriale di un atleta lo si valuta nella misura in cui esso sa essere un leader, da come sa gestire le difficoltà  o le emozioni di un frangente, dal suo grado di sopportazione del dolore: non è un caso che la storia dello sport sia fatta da record, statistiche, ma sia segnata ancora più profondamente, per esempio, da date come l' 8 Maggio 1970, in cui Willis Reed, grazie alla sua forza mentale, vince una caviglia (la sua) in fiamme, scende in campo per gara-7 della Finale tra New York e Lakers e, con il suo stoico gesto, accende nei suo compagni e in tutto il Madison Square Garden quella scintilla decisiva per vincere partita e titolo.

Analoga situazione, più o meno, è quella che i tifosi dei Warriors hanno rivissuto il 3 Maggio 2007 in occasione di gara-6 tra Warriors e Mavs (primo round di play-off): "rivissuto" perché diretti spettatori di quello che stava succedendo in campo, ma "rivissuto" perché per molti è stato probabilmente inevitabile riallacciarsi, con la memoria e con la suspense del momento, alla Finale degli anni '70.

4'51 al termine del secondo quarto: il Barone dopo un esplosivo rimbalzo difensivo, guida la transizione, attacca con la solita aggressività  la difesa non schierata dei Mavs e smazza un assist per una tripla "piedi per terra" di Pietrus. La tripla del francese finisce corta, ma quel che è peggio è che il movimento in accelerazione del Barone è di una potenza così brusca da procurargli uno stiramento al polpaccio.

Nelle fasi successive infatti il Barone zoppica vistosamente, sembra quasi strascinarsi per il campo: la sensazione diffusa, quasi un sinistro presagio, è che la sua gara debba concludersi da un momento all' altro.

Commento del Buffa: "Anche da questi episodi si vede come questa sia una franchigia sfortunata; perdere il proprio miglior giocatore in una gara di questa importanza".

A quel punto, inevitabilmente, molto spettri infausti hanno ricominciato a aleggiare per la Oracle Arena e per le menti dei tifosi Warriors; quegli spettri che per anni hanno marchiato la franchigia della Baia come una delle più perdenti, più inconsistenti della Lega, e che ora riapparivano per togliere ai Warriors il loro miglior giocatore in quella che poteva essere l' occasione della definitiva (o quasi) redenzione: battere i Mavs per ritrovare la "rispettabilità  perduta".

Fantasmi mentali che per anni avevano perseguito non solo la squadra, ma pure il Barone stesso, troppe volte definito come un giocatore dal talento tecnico e atletico, per certi versi, unico ma con una preoccupante e sinistra predisposizione a fallire gli appuntamenti decisivi; in breve Baron Davis era agli occhi della Lega un perdente, un giocatore totalmente fine a sé stesso, incarnava perfettamente l' essenza della squadra per cui ora giocava.

Spesso, sono questi i momenti attorno ai quali ruotano, non solo un' intera stagione o una serie di play-off, ma l' immagine stessa di una franchigia o di un giocatore: la reazione a queste difficoltà  rappresenta il discriminante fondamentale tra gli Uomini veri e quelli invece che rientrano nella norma.

E il Barone ha saputo reagire da campione, da leader, da uomo in missione: il successivo parziale di 11-0 (tre triple e una sospensione dall' angolo) porta interamente la firma di chi vuole, non solo vincere, ma vuole soprattutto cancellare in maniera decisa le critiche e le etichette negative che per anni lo hanno fortemente penalizzato.

La vittoria in gara-6 su Dallas, la serie vinta contro i Mavs, hanno rappresentato l' ideale prosecuzione di una regular season finalmente vincente da parte di Golden State, e che, per quanto riguarda il "5" gialloblu, sembrano aver consegnato un messaggio molto preciso: il Barone è finalmente diventato un leader, un trascinatore, ha dimostrato di essere speciale non solo sul piano tecnico ma anche su quello caratteriale.

Continua…

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