Tim Duncan oscura la vallata, per i Cavs, dopo gara1, è notte fonda
Uno a zero Spurs nelle finali NBA 2007. Con questa certezza fondamentale (dal 1984 solo sei squadre che non hanno vinto gara1, hanno poi vinto l'anello) si è svegliata stamattina San Antonio, la quale, a piccoli passi, si sta avvicinando a gara2. Inevitabile però rivolgere il pensiero ancora al primo match della serie che è stato una conferma di quanto alla vigilia in molti avevano pronosticato: i "Big Three", al secolo Duncan-Parker-Ginobili, sono un fattore decisivo; Tim Duncan è un difensore senza eguali e Tony Parker non può essere marcato da nessun avversario che appartenga al roster dei Cavaliers. Se poi a questo ci aggiungiamo un Manu Ginobili extra lusso e un Robert Horry "formato finale" ecco che allora il banco è già ampiamente saltato.
Gli Spurs hanno giocato una partita perfetta, assolutamente non noiosa: hanno controllato nei primi due quarti, hanno ripreso confidenza con il parquet dopo una settimana di pausa e poi, al momento opportuno (vedi finale di terzo periodo), hanno dato vita alla classica sfuriata di tre minuti che ha rivoltato la partita come un calzino. Per i Cavs non c'è stato nulla da fare, se non tentare la rimonta finale quando però i buoi erano ormai fuori dallo steccato da un bel pezzo.
La squadra di Mike Brown è stata letteralmente annullata in attacco, dove sia Lebron James (0/8 dal campo e solo 4 liberi a referto fino a metà del terzo periodo) che Zydrunas Ilgauskas hanno faticato moltissimo a trovare anche solo il ferro.
Duncan con le sue cinque stoppate ha oscurato totalmente la vallata non permettendo a nessuno (tranne in rarissime occasioni) di appoggiare facili layup. A livello di squadra poi, gli Spurs hanno giocato una partita difensiva sublime, raddoppiando ogni tentativo di penetrazione bianco-rossa e ruotando sui pick'n'roll centrali o laterali in maniera divina, senza squilibrare la squadra, ma mantenendo ordinate e precise le spaziature tra un giocatore e l'altro. Una maglia di acciaio insomma, impenetrabile anche alle lame più affilate (vedi "King James").
A livello di singoli, al di là della prestazione di Timoteo, gli Spurs hanno fatto sudare le classiche sette camice a Lebron James e compagni: Bruce Bowen ha giocato forse la sua miglior partita dell'anno, muovendo i piedi in maniera divina e usando le mani molto meno di quello che i suoi detrattori più acerrimi si sarebbero aspettati. Di sicuro è stato molto più "pulito" rispetto alle serie precedenti.
Horry, come al solito, ha dato vita alla partita "che ti aspetti", il match delle piccole cose e dei movimenti sotto le foglie, che però alla fine hanno avuto un peso decisivo. Unico punto debole nell'assetto difensivo nero-argento è stato Parker, che in attacco ha sì dato vita ad una prestazione abbagliante, ma in difesa ha mostrato molti buchi neri, permettendo nel finale di quarto periodo un discreto parziale ai Cavs.
Nel dopo partita molto soddisfatto soprattutto Tim Duncan, ancora memore delle due partite di "regular season" in cui James lo aveva fatto faticare parecchio: "Abbiamo fatto un grandissimo lavoro su Lebron, non concedendogli quegli spazi che generalmente sfrutta. Si è trovato di fronte cinque ragazzi che sapevano quello che dovevano fare, che sapevano quale piano di gioco attuare e che lo hanno applicato".
Molto più esplicativo, anche se sotto forma di metafora, è stato Robert Horry: "Lebron è la testa del serpente e se vogliamo l'anello dobbiamo tagliare quella testa".
Altro dato abbastanza preoccupante per i Cavs (ma soprattutto David Stern) è che gli Spurs hanno dato idea di essere di un altro pianeta rispetto a Cleveland. Non solo sono stati più affidabili in difesa, ma in attacco ha avuto più continuità , hanno giocato con una discreta velocità e hanno avuto moltissimi tiri piedi per terra. Se nel primo tempo la mira dei vari Barry, Ginobili e Finley non fosse stata pessima la partita avrebbe avuto molto più garbage time.
Inoltre a livello di esperienza, di reattività e di energia gli Spurs sono stati davvero imbarazzanti: primi su ogni palla contesa, pronti nel tuffarsi per recuperare qualsiasi palla vagante, coscienti e concentrati anche sui tiri liberi, superiori a rimbalzo in maniera imbarazzante (13-9 quelli offensivi e 43-32 il conto toale). Cleveland, al contrario, è sembrata in balia dell'avversario e in alcuni momenti non sapeva che pesci prendere spaesata dall'ambiente e dalla enorme forza difensiva degli Spurs, ma anche dal profumo delle finali, una cosa veramente a parte rispetto a tutte le altre partite.
A completare il quadro la straordinaria prestazione offensiva di Tony Parker: 27 punti (12/23 dal campo e 3/6 ai liberi), 7 assist, 4 rimbalzi e 2 rubate. Davvero niente male per chi, nella prima stagione NBA, aveva scambiato 10 parole in tutto (conto preciso) con il nuotatore delle isole vergini. Giovedì notte, invece, Parker non solo ha messo in mostra una velocità pazzesca, superiore a qualsiasi altro giocatore della Lega, ma anche un elevato affiatamento con Duncan. In un'occasione, sul finire del terzo periodo, i due hanno anche esagerato, provando un alleyoop modello "Kobe-to-Shaq" che avrebbe fatto letteralmente esplodere l'At&t Center.
La dichiarazione più esaustiva su Parker l'ha data Mike Brown, primo coach di Parker negli States (ai tempi della Summer League 2003) e grande estimatore del franco-belga: "È un fulmine. È l'unico 'piccolo' della Lega ad essere fra i primi 10 realizzatori nel pitturato. Inoltre sta dimostrando una maturità che negli scorsi anni non aveva".
Dello stesso avviso Jacque Vaughn, uno che in passato ha giocato con John Stockton e Jason Kidd, non proprio gli ultimi della classe: "Tony è unico a livello di velocità e rapidità di movimento. È il più veloce giocatore con cui abbia mai giocato. Inoltre ha notevoli margini di miglioramento e nelle prossime partite potremo assistere al vero Parker".
Molto soddisfatto anche coach Popovich: "Tony ora si prende molte più responsabilità che in passato. Inoltre in campo pensa di più come un allenatore: è un aspetto di notevole importanza sul quale Parker ha fatto i miglioramenti più significativi ".
Ora gara2. Gli Spurs hanno ingranato. Toccherà ai Cavs adeguarsi e sistemare i pezzi sulla scacchiera. Compito degli speroni sarà quello di proseguire con il "game plan", di giocare difensivamente al livello di gara1 e mantenere le stesse percentuali in attacco. Certo Lebron non potrà sempre essere ridotto ai minimi termini, ma qualora segnasse anche 40-50 punti servirebbe un secondo violino per sperare di battere gli Spurs. Della serie: "Il gioco di squadra è sempre superiore alla singola stella avversaria, indipendentemente da quanto essa brilli".
Stay tuned