La famosa schiacciata di Lebron James su Tim Duncan nel confronto del 3 novembre scorso
NBA finals ci siamo.
Il confronto decisivo della stagione 2006/2007, infatti, è ormai alle porte: San Antonio Spurs contro Cleveland Cavaliers, Tim Duncan contro Lebron James, il sistema difensivo di Gregg Popovich contro quello, altrettanto efficace, del suo allievo Mike Brown.
Il vecchio e il nuovo, l'esperienza e l'istintività , la sostanza e la tecnica: tutto questo andrà in scena a partire dalla mattina italiana di venerdì prossimo, quando il palcoscenico dell'AT&T Center di San Antonio accenderà le sue luci e darà il via alla sessantunesima finale NBA della storia.
Sarà un confronto molto tattico, duro da un punto di vista fisico, in cui le difese tenderanno ad avere un'importanza maggiore rispetto agli attacchi e in cui le marcature sui rispettivi leader, al secolo Tim Duncan e Lebron James saranno decisive per l'esito finale della serie. E proprio qui sta l'arcano, il dilemma amletico che da qualche giorno sta facendo impazzire entrambi gli staff tecnici.
Da una parte coach Popovich sta riflettendo molto su come gestire l'attacco di Cleveland: meglio lasciare la palla a Lebron James o scegliere di affidarla in mano ai suoi compagni? E qualora ci fosse un finale punto a punto come marcare "king James"? Quali giocatori utilizzare per un eventuale raddoppio?
Dall'altra coach Brown, alla sua prima finale NBA da capo allenatore (dopo quella vinta nel 2003 come vice di Popovich), è pronto ad utilizzare tutti i trucchi della sua valigia per tentare di inceppare la macchina perfetta degli Spurs. Punto centrale sarà bloccare le capacità offensive di Duncan e limitare, per quanto possibile, i suoi due più validi scudieri: Manu Ginobili e Tony Parker. Praticamente un miracolo.
È statistica nota, infatti, che quando i "Big Three" non giocano alla grande, gli Spurs fanno molta più fatica a trovare la vittoria, senza contare che la scarsa vena del trio delle meraviglie porta tutta la squadra ad una minor fiducia e affidabilità sui tiri piazzati dal perimetro. Altro grande dilemma per lo staff dei Cavs sarà quello di distribuire, in eguale misura, i falli dei lunghi e dunque alternare, con una sapiente distribuzione del minutaggio, i vari Zydrunas Ilgauskas e Drew Gooden. In sostanza il pino dei Cavaliers dovrà farsi valere come, e forse meglio, che nella serie contro Detroit.
Dunque, se Cleveland vorrà avere qualche speranza in più di vincere questa serie dovrà assolutamente impantanare Duncan in attacco (e magari caricarlo di falli), costringere Parker e Ginobili a poche penetrazioni (accontentandosi di concedergli tiri dai 5-6 metri), offrire molte più responsabilità ai vari Michael Finley, Brent Barry e Jacque Vaughn e elevare ad un livello superiore la propria panchina. Non proprio un panorama rassicurante per Brown e colleghi.
I playoff dei due team
Entrambe le squadre hanno giocato dei playoff fantastici. I Cavaliers vengono da un 4-0 ai Washington Wizards (privi però delle sue due stelle Gilbert Arenas e Caron Butler), da un 4-2 ai New Jersey Nets di Jason Kidd e Vince Carter, da un altro 4-2 ai Detroit Pistons pentafinalisti consecutivi di conference. Non hanno giocato mai una gara7 e hanno messo in mostra un Lebron James molto maturo, pronto al grande palcoscenico della finale. Dall'altra parte del tabellone, gli Spurs hanno lasciato, se escludiamo un paio di gare con i Suns, le briciole agli avversari: 4-1 a Denver, 4-2 ai Suns, unica squadra a mettere davvero in difficoltà i texani, e 4-1 agli ormai appagati Utah Jazz.
Molti inseriscono un asterisco nel cammino dei nero-argento considerando non le espulsioni decise dalla Lega ai danni di Boris Diaw e Amare Stoudemire, peraltro giuste, quanto la mancata esclusione, per una o più gare, di Bruce Bowen (ginocchiate e ditate varie ai chi gli capitava sotto tiro), alla fine risultato decisivo con le sue triple dall'angolo.
La verità e che, però, nella western conference è arrivata in finale la squadra migliore, con il sistema di gioco più affidabile e con un'abilità mista ad esperienza che non ha eguali nella Lega. Il dilemma, questa volta per noi che assistiamo dall'esterno all'evento, è capire se ad avere la meglio sarà il sistema ben oliato degli Spurs o l'onnipotenza cestistica e la spavalderia dei giovani James e Brown. Compreso il rebus, risolto il dilemma.
La condizione fisica attuale
Gli Spurs hanno avuto più giorni per risposarsi, hanno avuto più tempo per studiare i loro avversari (tanto se si fosse qualificata Detroit, non dovevano far altro che andare in archivio e riprendere le cassette della finale 2005) e in generale hanno avuto una serie, quella contro Utah, meno stressante sia da un punto di vista psicologico, sia da un punto di vista fisico-atletico.
I Cavs, al contrario, hanno dovuto fare uno sforzo enorme per recuperare dal 2-0 iniziale dei Pistons (senza considerare che la botta psicologica dopo il doppio 79-76 era stata pazzesca) e vincere la serie per 4-2, con una gara5, conclusa al doppio "overtime", più che mai decisiva, ma oltremodo dispendiosa.
Le soluzioni, in vista dell'inizio delle "finals" potrebbero essere solo due: o i Cavs proseguono con la trance agonistica che hanno messo in campo contro Detroit e vanno a vincere una delle prime due in Texas (portando la serie a gara7), oppure si sciolgono come neve al sole e portano a casa un onorevole 4-2 (o 4-1).
Match-up
Parker – Hughes
Tony Parker è sicuramente in vantaggio rispetto a Larry Hughes, non tanto per le qualità tecniche, assolutamente di primo livello ed equivalenti fra i due contendenti, quanto per la condizione fisica deficitaria del play Cavs. Il piede detro, così come la caviglia, infatti, stanno facendo impazzire il giocatore di Cleveland e non gli permettono di avere quell'elasticità e reattività assolutamente indispensabili per marcare uno veloce come Parker.
Soprattutto nei pick'n'roll che verranno portati alternativamente da Duncan, Oberto ed Horry, il prodotto di St. Louis dovrà metterci tutto l'impegno possibile per non far andare via il francesino. Compito della difesa bianco-rossa sarà quello di raddoppiare in punta il francese, magari con qualche sortita fuori dal pitturato di Gooden o Varejao e dunque rendere molto più complessa e tortuosa la strada verso il canestro di Parker.
Inoltre, è molto probabile che Brown alternerà nel corso del match i vari Gibson e Snow, sperando di arrivare alle battute finali con un Hughes presentabile e la partita in equilibrio. L'apporto offensivo di Hughes, in termini di punti e assist, è assolutamente fondamentale ai Cavs per sperare di allungare la serie.
Finley – Pavlovic
Scontro molto interessante con l'ex Dallas vera sorpresa di questi playoff. Finley sta infatti giocando la sua migliore post-season della carriera: tanti minuti (29), tanti punti (13), buona percentuale dal campo (43%), ottima percentuale dal perimetro (46%), eccellente precisione dalla linea della carità (91%). Inoltre ha dimostrato nei vari turni che hanno preceduto la finale di avere la mano ferma anche quando, vedi la serie contro Phoenix, è stato necessario infilare canestri decisivi. Il vero problema per Finley è la difesa e questo sarà uno dei punti deboli su cui Lebrone e i Cavs dovranno puntare con maggiore insistenza.
Dall'altra parte il serbo, dopo una buona serie contro i New Jersey Nets, è andato un po' crisi contro Detroit, pagando un dazio elevato contro una difesa molto più rocciosa. Pessime infatti sono state le sue percentuali al tiro, addirittura disastrosa quella ai liberi (50%) e questo contro San Antonio potrà fare tutta la differenza del mondo. In difesa, invece, Pavlovic non si è comportato male, coprendo a dovere sui riccioli di Rip Hamilton (molto spesso anticipato) e resistendo con dignità alle penetrazioni di Chauncey Billups.
Bowen – James
Qui si giocherà gran parte della serie. Di sicuro Lebron si confronterà con il migliore difensore della Lega, uno che non ti lascia spazio, che ti pressa in continuazione, che non ti fa pensare e ti disturba continuamente il palleggio. Certo l'accelerazione di James, così come il suo primo passo, non possono essere tenuti da Bowen, ma con un discreto raddoppio (magari di Oberto o Horry), l'asso dei Cavs può essere messo in difficoltà . Il vero problema per San Antonio nascerà quando James comincerà a scaricare il pallone per qualche compagno sull'angolo, libero di concludere grazie al raddoppio portato dalla difesa sulla penetrazione di James.
Se, invece, James non dovesse scaricare il pallone, avrebbe di fronte a sé il solo Duncan, che occupa certamente l'area, ma non potrà continuamente stopparlo. Obiettivo per James sarà anche quello di caricare di falli Timoteo e sperare di relegarlo in panchina per la maggior parte del tempo. Il compito degli Spurs sarà duplice: impedire l'uno contro uno con Duncan e invitare James al tiro da 5-6 metri o allo scarico per i compagni.
Oberto – Gooden
Nello starting five sperone ci sarà certamente l'altro argentino, quello che ad inizio playoff non ti saresti mai aspettato: Frabricio Oberto. Si tratta certamente di un difensore cinque stelle, con un egregio movimento di piedi e un'intelligenza cestistica fuori dalla norma. In attacco sa massimizzare le sue limitate capacità e approfittare di quello che i compagni creano per lui. Inoltre, a rimbalzo, ha dimostrato un'efficacia insospettabile mettendo in crisi gente come Shawn Marion, Amare Stoudemire e Carlos Boozer. Non sarà un avversario facile per Gooden, il quale però in questi playoff ha sorpreso molti detrattori e soprattutto chi lo riteneva un giocatore dallo scarso talento. Contro Detroit ha dato dimostrazione di una buona qualità tecnica (il rilascio di palla è molto migliorato) e un'aggressività sotto canestro davvero insospettabile. Il suo minutaggio sarà costretto ad aumentare per fronteggiare la maggior profondità della panchina nero-argento.
Duncan – Ilgauskas
Sarà uno scontro molto interessante. Erano tanti anni che la finale non proponeva una sfida tra due centri veri, molto grossi e dalle elevate qualità tecniche. In alcune cose, soprattutto nel modo di attaccare il canestro o nel tiro dalla media distanza, i due si assomigliano molto, ma Duncan ha molte più frecce nel suo arco (tiro di tabella o una maggiore rapidità di piedi) e ha dimostrato come dal post basso non abbia assolutamente rivali. Inoltre Duncan è molto più realizzatore di Ilgauskas (23.2 contro 13.8) e ha una maggiore fisicità a rimbalzo (11.4 contro 9.5).
Se anche riesci a trovare un rimedio per limitarlo in un match, la gara successiva Duncan ti ha già preso le misure e i correttivi usati la volta precedente diventano inspiegabilmente inefficaci. L'unico aspetto in cui il lituano è superiore a Duncan è l'affidabilità ai liberi. Le percentuali del caraibico sono ondivaghe (64% nei playoff), mentre quelle di Ilgauskas sfiorano la perfezione (83%) soprattutto se pensiamo alla stazza di cui è dotato e se riflettiamo ai precedenti storici in quel ruolo.
Compito per i Cavs sarà quello di innervosire Timoteo, mandandolo spesso in lunetta e facendogli perdere più ritmo possibile. Limitarlo poi in difesa è tutta un'altra faccenda. Solo tre falli nei primi due quarti possono contrastare le capacità difensive di Duncan.
Mis-match
Le fortune o le sfortune di una o dell'altra squadra saranno decise anche dai confronti fra giocatori di diversa stazza. Intanto, la velocità di Parker potrebbe essere un bel problema per i Cavs i quali, molto spesso si troveranno a dover affrontare una penetrazione del franco-belga. Cosa fare? Collassare sul francese o proteggere il perimetro? Molto probabilmente l'area non sarà riempita da cinque uomini e non verranno concessi tiri con molto spazio agli Spurs. Obiettivo per Brown è quello di forzare la palla persa di Parker e di mandare fuori ritmo il futuro marito di Eva Longoria. Meglio un "jump shot" dai cinque metri di Parker che una sua veloce penetrazione.
Stesso discorso si può fare con Manu Ginobili il quale, però, avrà molta più credibilità rispetto al francese all'interno del pitturato. Ecco perché, sulle piste di Ginobili potrebbero scontrarsi sia Gooden che Ilgauskas, senza contare il lavoro difensivo che James sarà costretto a mettere in piedi per tenere le proiezioni offensive dell'argentino.
Dall'altra parte il mis-match per eccellenza sarà quello fra Duncan e James. Il compito di sua maestà sarà quello di caricare di falli il caraibico e dunque di penetrare con una certa frequenza all'interno dell'area sperona. Se ciò dovesse avvenire, come già detto in precedenza, gli Spurs non dovranno collassare su James, ma saranno costretti a proteggere il perimetro considerando soprattutto l'abilità che ha Lebron di trovare compagni liberi dietro la linea dei 7,24. Il duello poi, sarà fra Duncan e James che, già in stagione regolare, ha visto il 23 dei Cavs piazzare qualche schiacciata niente male in faccia all'ex nuotatore delle isole Vergini.
Allenatori
Anche questo sarà un tassello molto importante nello scacchiere della gara. Da una parte coach Popovich, ormai visto, rivisto e conosciuto da ogni angolazione. Dall'altra l'esordiente Brown, spavaldo e coraggioso, capace di leggere gli Spurs come nessun altro e di trovare alchimie e formule anti-Texas sconosciute ai semplici esseri umani.
La chiave della serie è soprattutto qui: quali mezzi metterà in campo Brown per rompere o inceppare gli oliati ingranaggi degli Spurs? Che tipo di difesa appronterà sui "Big Three"? E qualora il coach dei Cavs riuscisse nell'impresa (magari vincendo una delle prime due partite in trasferta) saprà l'ex agente della CIA adeguarsi e riportare l'inerzia della serie dalla sua parte?
Panchine
Qui si gioca un'altra grande fetta della contesa. Robert Horry, Matt Bonner, Brent Barry, Manu Ginobili, Jacque Vaughn e Beno Udrih. Stiamo parlando della panchina più decisiva e vincente che sia mai esistita. Senza contare la grande esperienza di playoff che potranno dare dal pino questi "ragazzi".
Potrebbe essere l'arma in più per i San Antonio Spurs, soprattutto considerando quello che può offrire dall'altra parte Cleveland: Donyell Marshall, Eric Snow, Scott Pollard e Damon Jones non sembrano giocatori che possono fare la differenza.
D'altronde, non si può neanche pensare che la matricola Daniel Gibson possa tenere i ritmi che ha avuto contro i Pistons nella finale della eastern conference o che il brasiliano Anderson Varejao trovi rimedi "voodoo" su Tim Duncan. La domanda, dunque, sorge spontanea: potrà il pino dei Cavaliers competere contro quello degli Spurs? Sulla carta no, ovviamente, ma nel basket i miracoli sono nel copione e con un Lebron James nei paraggi diventano ancora più probabili. Un po' come Gesù 2007 anni fa, in quel della Giudea.
Precedenti in stagione
In stagione regolare i Cavaliers hanno battuto in entrambe le occasioni gli Spurs. Già questo dato, da solo, sarebbe un bel punto di partenza per Brown per affrontare le finals contro i texani. Il primo successo però, è arrivato in un momento in cui, sia San Antonio che Cleveland erano ancora in rodaggio: il 3 novembre 2006, ad inizio campionato, è una data troppo distante per avere un peso rilevante a sette mesi di distanza.
In quell'occasione, comunque, Lebron James, sul terreno degli speroni, è riuscito ad infilare 35 punti (14/26 dal campo, 6/11 dalla lunetta e una schiacciata in testa a Duncan da lasciare in eredità ai posteri oltre che impressa sui poster), raccogliere 10 rimbalzi e concedere 4 assist. Il tutto in 42 minuti di gioco in cui gli Spurs sono riusciti a limitare il più possibile le scorribande di Lebron, mentre mostrarono qualche difficoltà in più nel raccogliere alcuni rimbalzi decisivi (40-49 il conto finale).
Il vero motivo della sconfitta nero-argento è stato, invece, nella scarsa percentuale dal perimetro (33% di squadra) e ai liberi (53%), con il solo Duncan "capace" di metterne nove su diciannove concessi. L'obiettivo per i Cavs è stato quello di innervosire gli Spurs con un gioco difensivo molto aggressivo che ha costretto gli uomini di Popovich alla miseria di 81 punti.
Nel secondo confronto, invece, targato 2 gennaio 2007, la vittoria per i Cavs è stata più netta (se così si può dire dando un'occhiata al punteggio) e il match è stato di sicuro più indicativo rispetto a quello precedente, non solo perché più vicino nel tempo, ma soprattutto perché all'epoca gli speroni avevano messo in cascina un totale di 23 successi e solo otto sconfitte. Un test attendibile insomma.
Alla fine, gli uomini di Brown hanno costretto Duncan e soci a 78 punti (38% dal campo e 26% dal perimetro), realizzandone solo 82, ma limitando moltissimo le proiezioni offensive di Manu Ginobili: 6 punti, con 1/8 dal campo e 0/5 da tre. Notevole è stato anche il numero di palle perse messe insieme dagli Spurs: ben 17. Non molto incoraggiante, invece, è stato il match di James: 19 punti (7/17 dal campo e 0/1 dal perimetro), 5 rimbalzi e 5 assist.
Pronostico
Se gli Spurs giocheranno al 100% non ci sarà Lebron James che possa tenere: probabile un 4-2, ma possibile perfino un 4-1. Qualora, invece, San Antonio non manterrà alta la concentrazione per ogni singolo minuto, ecco che il team di coach Brown ha molte possibilità in più di portare la contesa a gara7. "Tertium non datur"
Il programma
Gara 1, venerdì 8, ore 3.00: San Antonio - Cleveland = ?
Gara 2, lunedì 11, ore 3.00: San Antonio - Cleveland = ?
Gara 3, mercoledì 13, ore 3.00: Cleveland - San Antonio = ?
Gara 4, venerdì 15, ore 3.00: Cleveland - San Antonio = ?
Gara 5: lunedì 18, ore 3.00: San Antonio - Cleveland*
Gara 6: mercoledì 20, ore 3.00: Cleveland - San Antonio*
Gara 7: venerdì 22, ore 3.00: San Antonio - Cleveland*
*se necessarie
Stay tuned